Telegiornaliste
anno III N. 14 (92) del 9 aprile 2007
Cristina Bianchino, l'eclettica del tg
di Nicola Pistoia
Cristina Bianchino, romana, è
giornalista professionista dal 2003. Prima di approdare, nel 2006, alla
conduzione dell’edizione della notte del Tg5, Cristina ha lavorato nella
redazione di Verissimo per oltre cinque anni e contemporaneamente in
quella del telegiornale.
Nella sua carriera ha ricoperto vari ruoli professionali: conduttrice televisiva
di programmi sportivi e d’intrattenimento, conduttrice ed inviata radiofonica
per Tele Radio Stereo, Rds e Isoradio Rai; autrice televisiva, firmando
programmi come Vivere Bene e A tu per tu. E' stata anche
redattrice a Buona Domenica e giornalista d’approfondimento al
settimanale Terra!.
Come e quando è nata la passione per il giornalismo?
«La prima vera passione è stata quella per la televisione. Frequentavo l’ultimo
anno del liceo classico, a Roma: mi chiesero di condurre un programma per
ragazzi per una tv locale, assieme ad altri coetanei. Nacque subito l’amore per
la tv e, subito dopo, capii che mi piaceva raccontare agli altri tutto quello
che succedeva. Ho firmato e condotto alcuni programmi televisivi (sempre a
circuito locale). Per GBR ho condotto un programma sportivo in diretta, la
domenica pomeriggio, al fianco di
Marco Liorni. Ho lavorato molto in radio. C’è stata una parentesi importante
anche nella tv satellitare Stream come conduttrice di programmi dedicati ai
viaggi.
Poi è arrivata la grande occasione con Mediaset: sapevo che Maurizio Costanzo
cercava giornalisti per la sua nuova Buona Domenica con Fiorello (era il
1996); feci il colloquio e mi presero subito.
Ho lavorato diversi anni come autrice di programmi televisivi. Nel 2000 il salto
alle news del Tg5:
Toni Capuozzo e Sandro Provvisionato mi offrirono la possibilità di lavorare
al nuovo settimanale di approfondimento del nostro telegiornale: Terra!.
E’ stato un anno intenso, in cui ho imparato molto. Successivamente Enrico
Mentana mi chiese di entrare a far parte della redazione di Verissimo
dove sono rimasta fino alla stagione 2005-2006. Parallelamente ho lavorato anche
nella redazione cronaca del Tg5. Chiusa l’esperienza con Verissimo,
sono ora in forza al telegiornale, sempre in cronaca. E, naturalmente, conduco
l’edizione della notte del Tg56».
Qualche volta si sente in colpa di aver scelto una professione piena di
sacrifici?
«Nessuno può prescindere dal proprio lavoro e questo è il mio. Sono orgogliosa
di quello che faccio e chi mi conosce mi apprezza anche per questo. E poi sono
convinta che in ogni professione si debbano fare dei sacrifici per poter
conciliare anche la vita privata. Non credo di sottrarre molto tempo alla mia
famiglia: l’importante è organizzarsi e programmare tutto con un po’ di
anticipo. Ma questo è quello che succede a tutte le persone che lavorano,
qualsiasi cosa facciano».
Quali sono le differenze nel lavoro del giornalista, tra un rotocalco come
Verissimo e un tg?
«Moltissime, innanzitutto la notizia: al tg è fondamentale, in un rotocalco si
può semplicemente raccontare una storia, descrivere un personaggio o anche solo
illustrarlo. Anche le immagini fanno la differenza: un conto è fare un pezzo di
un minuto per il telegiornale; altro è confezionare un servizio di cinque o sei
minuti, con lunghe interviste, musica e immagini patinate. C’è un grosso lavoro
di preparazione: se al tg ci bastano pochi minuti di girato (ovvero di
registrazione), per un programma come Verissimo occorre registrare anche
un’ora o due per essere certi di avere materiale a sufficienza. E poi il
montaggio: si utilizza quasi sempre la post-produzione per avere effetti
speciali e suggestivi come la dissolvenza. Tutte accortezze che nei pezzi del tg
non sono necessarie, perché lì è importante dare la notizia, anche con immagini
sporche e poco curate. Insomma: paradossalmente a Verissimo si lavorava
di più, ma nelle vesti di autore, regista, eccetera. Al tg si è giornalisti a
tutto tondo».
Ci può descrivere con un aggettivo le tre diverse edizioni di Verissimo
che si sono susseguite in questi ultimi tre anni, quella con Cristina Parodi,
quella con Paola Perego e quella con Silvia Toffanin?
«Un solo aggettivo è difficile: sono tre edizioni che si differenziano tra loro
in tante cose. E’ ovvio che il Verissimo di
Cristina Parodi è quello che conosco meglio e a cui sono più legata; potrei
definirlo “di classe”: Cristina è sempre riuscita a dare levità anche alle
notizie più tristi e una certa allure a quelle di puro gossip.
Con Paola Perego ho lavorato solo pochi mesi: diciamo che è stato un
Verissimo di cambiamento, più verace e più vero (ricordate il pubblico in
studio?); Paola doveva necessariamente rompere gli schemi di un programma che
per un decennio aveva avuto il volto e il tono di un’altra conduttrice: e c’è
riuscita. L’attuale edizione condotta da
Silvia Toffanin la vivo da telespettatrice: mi sembra molto patinata e
glamour e lei, giovane e fresca, ha un volto pulito e un tono sempre pacato.
L’unico rammarico è quello di vedere Verissimo solo il sabato pomeriggio:
ha tenuto compagnia agli italiani ogni giorno, per dieci anni. E’ davvero un
peccato che il suo spazio sia stato ridotto».
Lei, oltre che inviata, conduce anche il tg della notte: le sta un po'
stretto come ruolo o è contenta così?
«Non scherziamo, io mi ritengo una privilegiata: a fronte di centinaia di
giornalisti, i conduttori di un telegiornale nazionale sono un numero davvero
esiguo. Sono grata a Carlo Rossella che ha avuto fiducia in me, regalandomi
questa grande opportunità di crescita. Il tg della notte, inoltre, grazie anche
alla rassegna stampa, offre la possibilità di fare approfondimenti che in altre
edizioni non troverebbero spazio. E’ un bel tg, mi piace e poi… In futuro,
chissà».
Un consiglio a chi, come lei, volesse intraprendere questo lavoro?
«E’ un lavoro bellissimo e, come tale, è molto ambito. Ci sono tanti giornalisti
costretti a fare un altro lavoro, in attesa dell’occasione giusta. Io stessa,
come ho già detto, ho lavorato diversi anni come autore, come addetta stampa,
prima di diventare giornalista a tutti gli effetti. Poi mi sono trovata - come
si dice – “nel posto giusto al momento giusto”. Se davvero si vuole
intraprendere questa professione, bisogna tener conto delle difficoltà di
occupazione, proporsi con insistenza ed essere disposti a cominciare dal basso,
sacrificando spesso la vita privata. E infine bisognerebbe poter contare su una
buona dose di fortuna!».