Telegiornaliste
anno II N. 22 (54) del 5 giugno 2006
Cristina Parodi, Miss Eleganza di
Nicola Pistoia
«Il Tg5 ha perso uno spazio informativo quotidiano di un ora e mezza
che poteva essere riempito di argomenti più di sostanza». Così
Cristina Parodi riassume con brevità ed efficacia il passaggio di
Verissimo, rotocalco della testata giornalistica, a Videonews.
E prosegue: «L'unica sconfitta in questa vicenda televisiva è del Tg5.
Il Verissimo di oggi è un altro programma rispetto al mio, non si
possono certo fare paragoni, ma io – continua Cristina - non mi sono
assolutamente pentita della mia scelta. Certo quando qualcuno, come te, mi
dice che sente la mia mancanza a Verissimo mi fa piacere, ma nulla
tolgo alla professionalità di Paola Perego che ha una storia professionale
diversa dalla mia e che per questo è adatta a fare un programma più di
intrattenimento e meno di informazione».
E dopo la “perdita" di Verissimo, anche le
dimissioni di Lamberto Sposini…
«L’abbandono del tg da parte di Sposini è stato sicuramente una grave
perdita. Sposini rappresenta un pezzo di storia del Tg5 avendolo
fondato nel 1992 con Mentana e Mimun. Evidentemente la frattura che si era
creata con il direttore era insanabile. Ma questo non modifica la linea
editoriale del tg diretto da Rossella e coadiuvato da altri validissimi vice
direttori».
Cristina Parodi ha un’eleganza tutta sua, che esprime con naturalezza anche
quando, invece di intervistare, è lei a trovarsi dall’altra parte del
“microfono”.
C'è chi la definisce, insieme a Didi
Leoni, una delle giornaliste più raffinate della tv. «Non mi imbarazzo –
ci dice - anzi mi fa molto piacere ricevere complimenti educati e
rispettosi».
Essere tra le telegiornaliste più amate d'Italia le fa «un gran piacere, ma
è il pubblico che deve esprimersi sul gradimento. Io ce la metto tutta a
fare il mio lavoro nel migliore dei modi, sono una persona molto critica con
se stessa. Non mi rivedo mai in tv perché non faccio altro che trovarmi
difetti. Se invece i telespettatori e i dati di ascolto rivelano
apprezzamenti nei miei confronti non posso che ringraziare e cercare,
proprio per questo, di fare ancora meglio».
Cristina, chi tra le tue colleghe, anche di altri tg, apprezzi di più?
«Se ti riferisci alle conduttrici trovo che siano tutte molto brave e
professionali. Ognuna ha un modo ed uno stile suo di porgere le notizie e di
presentarsi al pubblico. Preferisco di base chi non usa il gobbo elettronico
per leggere le notizie e ha un approccio più naturale con il pubblico».
E' stato difficile tornare ad adattarsi ai ritmi del tg, dopo tante edizioni
di Verissimo?
«E' stato in realtà più facile del previsto, anche se è molto diversa la
conduzione di un tg da un rotocalco pomeridiano. Per me è stato molto
interessante negli anni di Verissimo provare a creare un linguaggio e
una comunicazione che fosse sia giornalistica ma anche colloquiale e
amichevole, adatta al pubblico pomeridiano, così come è stato bello
riprendere invece lo stile decisamente più sobrio e autorevole del
telegiornale delle 20.00».
Come hai iniziato ad appassionarti al giornalismo?
«Ho iniziato come spesso succede collaborando con il quotidiano della mia
città, che è Alessandria. Il giornale si chiama Il Piccolo e io
scrivevo ogni tanto durante il Liceo Classico. Poi, essendo un’appassionata
di tennis e una ex tennista (fino a 18 anni giocavo a livello agonistico),
lavoravo per alcune riviste specializzate come Match Ball o Tennis
Italiano, fino a quando iniziai a lavorare ad Odeon Tv in un programma
di calcio. Credo che la palestra del giornalismo sportivo sia stata molto
importante, oltre che divertente, perché il pubblico che segue lo sport è
esigentissimo e molto attento. Ma il calcio non era esattamente la mia
passione e così quando arrivai a Mediaset (allora era ancora Fininvest),
dopo un anno di redazione sportiva, passai alle news prima con Emilio fede e
poi, con l’arrivo di Mentana, al Tg5.
C’è un servizio, un personaggio o un’intervista che ricordi ancora con
partecipazione?
«Ricordo con grande piacere un incontro informale con Lady Diana durante una
sua visita in Italia. Ebbi l'onore, insieme a pochi altri, di poterle
rivolgere alcune domande e di quella conversazione mi rimane ancora in mente
la dolcezza ma anche la tristezza della principessa del Galles, soprattutto
quando le chiesi se riusciva a passare molto tempo con i suoi figli e lei mi
rispose di no. L'altra persona che ricordo con grande emozione è Papa
Giovanni Paolo II, che ebbi modo di incontrare più volte durante la
preparazione dei concerti di Natale in Vaticano, ma che una volta durante
un'udienza privata prese in braccio mia figlia Benedetta, che allora aveva
un anno, e le diede un bacio».
Sei mamma di tre bambini - nettamente sopra la media delle donne italiane;
eppure sembra difficile conciliare lavoro e famiglia, come ci hanno
raccontato Maria Luisa Busi,
Karina Laterza e
Adriana Pannitteri: qual è la ricetta giusta per le donne di oggi?
«E' difficile per me come per tutte le donne che lavorano. Bisogna avere
grande energia e forza di volontà per far quadrare la vita professionale (se
è molto intensa) e quella famigliare. E soprattutto bisogna avere o i nonni
molto disponibili o i mezzi economici per avere un aiuto in casa. E questo
purtroppo non tutte le donne se lo possono permettere».
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere la professione di
giornalista?
«Difficile dare consigli. Il giornalismo è un mestiere che richiede
passione, disponibilità e grande curiosità. Sempre più giovani vogliono
intraprendere questa carriera e utilizzano scuole di formazione che aiutano
poi ad inserirsi in una redazione. Per chi non ha la fortuna di fare questa
strada l'unico modo è insistere iniziando dal basso, dai giornali o dalle
televisioni private, dalle realtà più piccole per fare gavetta prima di
tentare il grande salto. L'unico consiglio è non scoraggiarsi subito se gli
inizi danno poca soddisfazione. Come per ogni cosa, bisogna crederci. In
bocca al lupo a tutti».