Maria
Rosaria Palmigiano, prevenire la violenza
di
Giuseppe Bosso
Criminologa Psicologa Psicoterapeuta, originaria della Campania,
incontriamo
Maria Rosaria Palmigiano.
Benvenuta sulle nostre pagine, dottoressa, anzitutto ci
racconti come si è svolto il suo percorso professionale che l’ha
portata a dove è arrivata oggi.
«Mi sono trasferita dalla Campania circa 30 anni fa, ho
conseguito la laurea in Psicologia Clinica e poi la
specializzazione in Psicoterapia e Criminologia, che è diventata
nel tempo la mia vera passione. Ho conseguito successivamente un
Master in Criminologia Investigativa e Psichiatria forense
applicata ai sex offenders e oggi sono consulente per il
Ministero della Giustizia presso il carcere di Piacenza e la
Casa Circondariale di Modena».
Abbiamo avuto il piacere di conoscerci in occasione della
comune partecipazione al programma della carissima
Sabrina Bertolani,
che dà molto spazio a figure professionali come la sua: quanto
pensa sia importante il supporto dei media per la sua categoria,
o meglio, dei suoi potenziali utenti per una migliore
comprensione del supporto che la vostra figura è in grado di
fornire loro?
«Molto importante. Soprattutto quando riguarda aspetti di cui si
parla poco, e mi riferisco in particolare a quelli legati alla
prevenzione, alla terapia e a tutto ciò che potrebbe scongiurare
eventi tragici come i purtroppo per nulla infrequenti casi di
femminicidio. Ed è con questo approccio che mi sono improntata
anche in quell’occasione a Sabdavance».
Ma il fatto che ci sia questa eccessiva esposizione mediatica
di queste tragedie non rischia di ampliarne la diffusione in
qualche modo?
«Non credo ci sia una correlazione con questa divulgazione
mediatica. Anzi, piuttosto come le dicevo penso che sia il caso
di parlare molto più di prevenzione, anche attraverso convegni e
incontri nelle scuole, cosa che faccio molto spesso per
fortuna».
Quindi in ogni caso l’aspetto preventivo è da prediligere
rispetto a quello sanzionatorio?
«L’inasprimento di leggi già esistenti non porta a nulla. Da
criminologa quando intervengo per delitti già consumati non
posso fare molto, ma quando invece assumo altre vesti in
contesti di studio e di dialogo posso davvero fare molto. Se
riesco a salvare anche solo una o due persone che con l’ascolto
e la condivisione delle loro esperienze possono trovare il
coraggio di dire basta a rapporti tossici è un grandissimo
risultato. E se posso dire una cosa credo che bisognerebbe
organizzare dei convegni anche alle scuole elementari; ormai
dobbiamo essere consapevoli che un ragazzo o una ragazza di
undici anni oggi non sono quello che erano gli undicenni di
tanti anni fa».
Quindi ha modo di interagire frequentemente con i giovani e
giovanissimi. Con quale linguaggio cerca di porsi nei loro
confronti?
«Semplice ma non semplicistico, per così dire. È anzitutto
essenziale che si sentano coinvolti in senso responsabile; sono
sicuramente incuriositi da questi argomenti e riescono a
percepire quei segni come il divieto di frequentare una palestra
o un locale come sintomo non di amore ma di un rapporto tossico
che non può portare a nulla di buono».
I suoi prossimi impegni dove la porteranno?
«Sono appena stata nominata Assessore alle Politiche sociali e
alle Pari Opportunità al comune di Brescello, in provincia di
Reggio Emilia, e in questa veste, ma non solo, ho in cantiere
una serie di progetti che prenderanno corpo nella seconda metà
del 2023, in particolare in autunno dove riporterò in scena uno
spettacolo, da me prodotto, in cui una coppia di giovani attori
metterà in scena una rappresentazione di ciò che è una relazione
pericolosa e a quali conseguenze può portare».