Cecilia
Sala, un calvario a lieto fine
di
Silvestra Sorbera
Dopo ventuno giorni di angoscia si è finalmente concluso il
calvario della giornalista Cecilia Sala, rientrata in Italia
dopo essere stata detenuta in Iran. Felice conclusione di una
vicenda che ha animato a ridosso delle festività il dibattito
politico, non solo in Italia, con pesanti ripercussioni anche su
scala internazionale. Fine di un incubo che ha tenuto con il
fiato sospeso la famiglia della giornalista, che si è tenuta a
stretto contatto con le autorità per arrivare all'epilogo.
Cecilia Sala nel 2015 ha iniziato a collaborare come inviata e
reporter con
Vice per poi iniziare a lavorare con Michele
Santoro a Servizio pubblico su LA7, dove diventa giornalista
professionista. Dal 2022 diventa autrice e voce di un nuovo
podcast,
Stories, pubblicato quotidianamente su
Chora Media.
E proprio per realizzare un ciclo di
puntate sul Paese
asiatico dove, com'è noto, ancora oggi persistono problematiche
legate al
patriarcato e alla sistematica
repressione
degli oppositori politici che è iniziata questa tormentata
vicenda, che ha visto Cecilia Sala essere arrestata e rinchiusa
nella tristemente nota prigione di
Evin, fino al suo
rilascio.
Prescindendo dalle considerazioni politiche legate anche alla
parallela vicenda dell'
ingegnere iraniano Mohammad Abedini
Najafabadi, rattrista e indigna constatare come ancora oggi
in molte zone del mondo, nemmeno tanto remote rispetto alla
nostra Europa, fare semplicemente il proprio
lavoro,
ossia
raccontare e documentare la realtà di un luogo,
anche nei suoi aspetti più contraddittori e problematici,
comporti il rischio di vedersi privati della propria
libertà.
La nostra speranza, che confidiamo sia condivisa dalla stessa
Cecilia Sala, è che
un giorno queste tristi vicende non
debbano ripetersi ulteriormente.