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Ludovica GuerraLudovica Guerra, era tutto scritto
di Giuseppe Bosso

Intervistiamo Ludovica Guerra, volto di Sky Sport MotoGp

Lei e i motori: come nasce questo incontro?
«Nasce grazie a mia nonna, Angela che già negli anni '60 si dilettava in gare di kart e girava l’Europa con macchine veloci. Passione tramandata a mia mamma che ha ben deciso di crescermi a pane e motori educandomi al motorsport e raccontandomi al posto delle favole della buonanotte le gare della 500 e dei suoi protagonisti degli anni '70/80. Ogni sera c’era un eroe e un pilota diverso, accompagnato dalle foto e dalle diapositive fatte su rullino da mia madre a spasso per i paddock d’Europa. Storie incredibili di vita e adrenalina che mi hanno fatto innamorare di questo mondo e che mi hanno permesso di coltivare una passione e di renderla poi il mio lavoro. Così, quando nel 2017 ho avuto l’opportunità di fare uno stage a Sky in concomitanza con gli studi universitari, mi sono detta “nonna era già tutto previsto, e forse tu un po' lo sapevi”. Tra i miei portafortuna, il cronometro che mia madre usava per prendere i tempi dei piloti in rettilineo».

Le sue prime impressioni sulla nuova stagione del MotoGP.
«È stato un inizio di stagione che ha consacrato il ritrovato Marc Marquez nella sua era del Todo Rojo. Maturità, guida pulita, composto e sorriso sono gli ingredienti che hanno caratterizzato il debutto in Ducati dell’otto volte campione del mondo. Un compagno di Box importante e stimolante per Pecco Bagnaia, due volte iridato, con il quale sta creando un ottimo rapporto da team mate con l’obiettivo di mantenere il titolo in casa Borgo Panigale. La superiorità di Ducati è sancita anche dagli ottimi segnali dati anche nei test invernali da parte di Alex Marquez e Franco Morbidelli. Assente importante, il campione del mondo 2024 Jorge Martin che ha portato il numero 1 sul cupolino della sua Aprilia. Un infortunio nella pausa invernale l’ha costretto a fermarsi per recuperare e tornare magari a insidiare quella che potrebbe essere un egemonia ducati. Segnali lenti ma positivi per quanto riguarda le case giapponesi di Honda e Yamaha, crisi e terremoto interno in Ktm con un Pedro Acosta, rookie maravilla del 2024 in netta difficoltà. Se di rookie parliamo non possiamo non citare il debuttante nella classe regina Ai Ogura, vincitore in Moto2 lo scorso anno che ha stupito tutti... e chissà magari continuerà a essere l’outsider che si confermerà costante nelle prestazione con la sua Aprilia TrackHouse. Ci aspetta una stagione, che farà bene al motorsport con talento, passione e piloti che ad ogni gara scrivono una pagina di storia della MotoGP».

Quali sono state, secondo lei, le più importanti innovazioni tecnologiche di questi anni e in che modo hanno impattato?
«Negli ultimi anni la MotoGP ha visto un continuo progresso tecnologico volto a migliorare le prestazioni, la sicurezza e l’affidabilità delle due ruote. Dall’elettronica avanzata con l’arrivo delle centraline per una gestione più precisa della moto, alla miglioria del motore con le conseguenti implementazioni sui sistemi di recupero, pneumatici più performanti, aerodinamica impattante sulla sicurezza e stabilità in curva fino ad arrivare al data analyst con i sistemi avanzati di telemetria. Tutto questo con un unico minimo comune denominatore: alzare il livello di efficacia sicurezza e spettacolo della MotoGP».

Tra i personaggi che ha avuto modo di intervistare o con cui ha interagito tra i protagonisti delle due ruote quali le sono rimasti impressi maggiormente?
«Beh, come non menzionare la prima intervista che ho fatto per Sky proprio a Valentino Rossi durante la 100km dei campioni al suo ranch. Mano che tremava, mutismo selettivo sbloccato da una domanda banale. Vale ha capito mi ha guardata e mi ha detto “prima volta?”; siamo scoppiati a ridere. Vale è così, riesce a metterti a tuo agio in qualsiasi momento e a creare una perfetta connessione. Un altro momento che ho impresso e incorniciato per bene nella mia testa è stata l’intervista all’Eicma a Casey Stoner lo scorso novembre, quando dopo anni è tornato su una moto e si è esibito in traversi davanti a tantissime persone. Con la coda dell’occhio mi vedevo nel maxi schermo e pensavo a quando da bambina lo vedevo danzare sui circuiti del motomondiale con la sua ducati. Li era davanti a me, in carne e ossa a parlare un inglese australianizzato scherzando insieme a me sul fatto che non aveva più il fisico di una volta ma per me, per noi appassionati Casey sarà per sempre Casey».

Domanda magari un po' banale ma glielo chiedo: si è mai sentita discriminata o sottostimata in quanto donna nell'avvicinarsi a questo ambito?
«Quello che dico da sempre è la donna nello sport farà notizia quando non farà più notizia. Il numero di quote rosa nel nostro settore aumenta sempre di più, facendo sì che in qualsiasi nuovo ambiente di lavoro io mi sia approcciata, sono stata accolta nel migliore dei modi senza mai farmi sentire un pesce fuor d’acqua. Non nego però che all’inizio del mio lavoro sono passata sotto a sguardi, giudizi sospettosi e poco convinti, ma per il carattere che ho per me è stata una sfida incredibile riuscire a far ricredere chi pensava che fossi arrivata solo per passaggio senza passione e senza preparazione tecnica. Se li ho fatti ricredere? Sì, tutti».

In futuro potrebbe anche considerare di dedicarsi ad altri settori del giornalismo o la passione per i motori resterà sempre qualcosa che la contraddistinguerà?
«I motori sono la colonna sonora della mia vita e se dovessi immaginarmi tra 10/15 anni in una qualsiasi parte del mondo, mi vedrei su in circuito: è una cosa troppo viscerale quella che mi lega all’asfalto e al profumo degli autodromi quindi non sono mai riuscita a vedermi in altri settori. Però facendo della velocità e dell’adrenalina il mio lavoro e anche il mio cervello sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli ma saranno sempre legati alle due e alle quattro ruote».

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