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Emanuela RonzittiEmanuela Ronzitti, occhio alle dipendenze
di Giuseppe Bosso

Ritroviamo con piacere Emanuela Ronzitti che possiamo ascoltare su Radio 1 con una interessante novità editoriale.

Bentrovata Emanuela. Anzitutto com'è nato questo format Indipendente-mente e come si struttura?
«È un piacere risentirti. Ora ti racconto tutte le novità… da questo anno sono alla guida di Indipendente-mente, un nuovo programma del palinsesto autunnale di Rai Radio 1, voluto dal direttore Nicola Rao per sensibilizzare il nostro pubblico, giovane e meno giovane, genitori e figli, su un tema così attuale come quello delle dipendenze, spesso poco trattato in maniera così incisiva e fuori dalle inibizioni sociali. Purtroppo stiamo assistendo ad una recrudescenza delle vecchie dipendenze, ma vediamo anche il proliferare di quelle nuove, comportamentali, senza necessariamente far uso di sostanze, le cosiddette new addiction, frutto amaro di una società sempre più complessa e in continua evoluzione. Parlo, da una parte per esempio, del ritorno dell'eroina, tra le droghe endovena, che in Italia ha segnato profondamente la generazione della fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, lasciando dietro di sé una scia di morti. Ma anche della diffusione, molto in voga tra i ragazzi, delle droghe sintetiche che si trasformano e diventano sempre più potenti e letali. Di farmaci stimolanti, inizialmente utilizzati nel campo medico e scientifico - anfetamine e metanfetamine - e ora usati come sostanze per sballarsi, o come il Fentanyl, un potente oppioide, la cosiddetta droga degli zombi, che annienta la vita in poco tempo… penso anche al gioco d’azzardo patologico, e alla sua evoluzione in quello on line, che si può praticare tranquillamente senza dover uscire di casa, usando semplicemente uno smartphone. Siamo partiti con l’idea di creare un format diverso dal solito, dove le testimonianze, storie forti e incisive di coloro che sono usciti dal tunnel delle dipendenze o vedono la luce, sono le protagoniste e i loro messaggi tracciano una traiettoria dritta. È un po' come dire, se lui ce l'ha fatta, allora ce la posso fare anche io! E poi ci sono le voci degli esperti che operano in strutture pubbliche e private, nelle tante comunità terapeutiche, del mondo medico e scientifico, della scuola e delle associazioni. Spazio anche agli approfondimenti e ai contributi legati al mondo della musica, dell’arte, dell'editoria e non ultimo dei social, che forniscono la percezione esterna rispetto a questi argomenti. E poi c'è una finestra sulla gente, così l'abbiamo chiamata, la voce dalla strada che ogni settimana, grazie alla collaborazione dei colleghi del Giornale Radio, in particolare di Maria Cristina Cusumano, ci consegna una ulteriore riflessione. Si tratta di un format dinamico e più moderno, che vuole tenere alta l'attenzione di chi ci ascolta».

Un programma se vogliamo con il quale cercherai anche di sfatare alcune percezioni errate o 'tabù' per così dire di questa problematica?
«Assolutamente sì, già parlarne settimanalmente e con le voci di chi ha vissuto certe esperienze sulla propria pelle, permette di abbattere ogni preconcetto. Oggi poi, la scarsa informazione sulle nuove dipendenze, porta a sottovalutare un certo tipo di comportamenti che in realtà dietro celano insidie patologiche. L’obiettivo è eliminare i filtri e dare informazioni corrette il più possibile, come è dovere del servizio pubblico».

Chi ti affianca in questa esperienza?
«Al mio fianco ci sono Roberta Di Casimirro che cura la regia con grandissima professionalità, in redazione la nostra Antonella Romano preziosa, sempre sul pezzo».

Quali sono, per le ricerche che avete fatto, le dipendenze più pericolose del nostro tempo?
«Di sicuro le droghe, in qualsiasi nuova forma esse si presentino. Ma tutte le dipendenze sono pericolose, ognuna ha un risvolto negativo sulla propria vita e su quella di chi ti sta accanto. Si va dal giocatore d’azzardo patologico, a chi soffre di dipendenza da shopping compulsivo, in entrambi i casi si rimane soli e si va verso il tracollo economico che pesa su tutta la famiglia. Ma anche la dipendenza da smartphone o da social, che portano all’isolamento e all’auto distruzione, e quella da alcool, da cibo, da sesso, da lavoro».

Il progresso tecnologico e il cosiddetto benessere del nostro mondo occidentale sono, paradossalmente, terreno fertile per queste insidie?
«A mio avviso, purtroppo sì, è nelle economie più ricche che si sviluppano le nuove Addiction, molte sono figlie del benessere, e si vanno a sommare a quelle vecchie. E per molti sono difficile da riconoscere e accettare».

Quale speri sia il messaggio che gli ascoltatori ricaveranno, anche dalle storie di chi ne è venuto fuori?
«Di essere un loro megafono e di fornire loro il più possibile strumenti utili, non solo su come affrontare le dipendenze, ma anche su come evitarle. Puntiamo a raggiungere il cuore e la mente non solo dei genitori, ma anche dei figli, perché poi sono l'uno lo specchio dell'altro.  Insomma, alzare l'attenzione su temi e pericoli spesso sottovalutati. Il cellulare fin da piccoli è uno di questi. Si ignora completamente quali siano i danni prodotti sul cervello ancora giovane del proprio figlio».

Cosa rappresenta questo step nel tuo percorso giornalistico? 
«Si tratta di un passaggio importante, di crescita professionale e personale, ma anche di ulteriore responsabilità. Gli argomenti sono nelle mie corde, ma vanno trattati sempre con cura e precisione. Cerco di esser rigorosa, usando però un linguaggio accessibile, che arrivi a tutti».

In prospettiva futura quali altri tematiche vorresti affrontare?
«Nel Giornale Radio Rai ho comunque la fortuna di parlare di diverse tematiche. Mi vedrai bene anche in una trasmissione improntata sul mondo social, tra tendenze, nuove sfide e l’impatto della IA, o su grandi eventi storici e contemporanei, ma mi appassionano molto anche il racconto del territorio, delle tradizioni e delle sfide umane. Presto sarò in libreria, insieme a Daniele Morgera, anche lui giornalista Rai, con un volume per Marlin editore tutto da scoprire, dedicato al variegato e irriverente mondo degli influencer e sul business che gira intorno. Un’idea editoriale fuori dal coro, che analizza in modo preciso ma piacevole, il ruolo sempre più importante che i creator hanno per la nostra società e quanto la dominano nel villaggio globale della comunicazione».

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