Telegiornaliste anno II N. 25 (57) del 26 giugno 2006
Toffanin,
felice di essere giornalista
di Silvia Grassetti
Essere giornalista significa svolgere «un lavoro stimolante che permette di
approfondire temi e argomenti sempre nuovi. Aver inoltre il privilegio di
informarsi per informare è l'aspetto di questo mestiere che mi da più
soddisfazione. Allo stesso tempo però sento la responsabilità che tutto ciò
implica».
Parola di Silvia Toffanin,
approdata anni fa nelle case degli italiani dagli schermi di Passaparola,
il programma condotto con successo da Gerry Scotti, che ben presto ha deciso
quale fosse la sua strada, salutando il quiz e concentrandosi sulla
professionalità.
Come nasce la giornalista Toffanin?
«Il mondo della comunicazione e in particolare del giornalismo mi ha sempre
interessata, fin dai tempi del liceo.
Ho scelto di fare questo mestiere cinque anni fa, entrando a far parte della
redazione di Nonsolomoda. Sono diventata giornalista professionista
il 21 settembre 2004».
Sei un personaggio eclettico: conduttrice tv, giornalista, cittadina del
mondo. C'è qualcuna delle tue occupazioni a cui non potresti mai rinunciare?
«Quelli che hai elencato sono tre aspetti di un’unica occupazione: sono una
giornalista televisiva che per lavoro, passione e interesse, viaggia molto».
Ciò che ti lega alla televisione è amore eterno, o nel tuo futuro
professionale contempli anche la possibilità di lavorare nella radio o nella
carta stampata?
«Perché no! Mi attira l’idea di potermi mettere alla prova con strumenti di
comunicazione diversi.
Ho ancora molto da imparare e sono convinta che un’esperienza in un
quotidiano, o in una radio, sarebbe per me un’ottima palestra e un’occasione
di crescita professionale».
C'è un personaggio incontrato, o un evento, che ricordi con particolare
partecipazione?
«L’incontro con Papa Benedetto XVI. Ogni volta che penso a quel momento mi
commuovo».
Hai un sogno nel cassetto o un progetto, professionale e non?
«Mi piacerebbe in futuro poter dirigere una rivista femminile».
Una esperienza professionale che ricordi con piacere?
«Di sicuro la mia prima intervista a Giorgio Armani.
Ero emozionata e per un istante ho avuto paura di non ricordare più tutto
quello che avrei voluto chiedergli. Per fortuna però dopo i primi minuti di
tensione, mi sono rilassata e tutto è andato bene.
E' un po' la stessa sensazione che si prova ad un esame per il quale si è
studiato molto: quando si arriva davanti al professore ti sembra di non
ricordare più niente».