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Telegiornaliste anno VI N. 25 (242) del 28 giugno 2010
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MONITOR Premio
Ilaria Alpi: i vincitori di Silvia Grassetti
Grande partecipazione di ospiti e di pubblico a Riccione, per i cinque
giorni del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, giunto quest’anno
alla sua sedicesima edizione.
Dibattiti, mostre, seminari, proiezioni e spettacoli hanno riunito una platea
interessata ad approfondire i temi d’attualità, dalle mafie alla
politica, dall’ambiente alla guerra e le crisi internazionali.
Fino al gran finale: la serata di premiazione dei vincitori del Premio Ilaria
Alpi 2010.
Presentata dalla giornalista Rai Tiziana
Ferrario, la serata si è aperta con Ottavia Piccolo e l’anteprima di Lo
schifo, il suo nuovo spettacolo dedicato a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che
debutterà a luglio.
Undici giornalisti premiati e un riconoscimento alla carriera a
Demetrio Volcic, storico corrispondente Rai da Praga, Vienna e Mosca.
Citiamo tra gli altri il premio della giuria per la sezione Tg al
servizio di Tiziana
Prezzo e Flavio Maspes di Sky Tg24, Saccheggi e violenza a Port Au
Prince, che si aggiudica anche il premio Miran Hrovatin per le
migliori immagini, girate ad Haiti dopo il sisma dell’11 gennaio scorso.
Chiara Zappalà, della Scuola di giornalismo di Urbino, ha vinto il premio
per il miglior reportage tv locali con Una rovina di città, un
video girato nella periferia catanese, che porta alla luce il disagio dei
quartieri degradati.
Il premio giovani, riservato ai giornalisti under33, è andato a Luca
Bertazzoni di Annozero, con La spremuta, che indaga la realtà
di Rosarno tra sfruttamento del lavoro, immigrazione e criminalità. |
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CRONACA IN ROSA Lo
Sbarco degli italiani all'estero di
Erica Savazzi
Metti un gruppo di expats italiani, metti
l'insoddisfazione per la situazione italiana, metti una nave
da Barcellona a Genova, shakerate il tutto ed ecco qui
Lo Sbarco.
Partenza venerdì scorso dalla capitale catalana, rotta
notturna verso la città della Lanterna, una navigazione per
riflettere, confrontarsi e - perché no - divertirsi tutti
insieme, italiani all'estero che sono espatriati per trovare
un lavoro e una vita soddisfacente.
Emigrati italiani, che però hanno a cuore la terra natìa.
Preoccupati per l'andazzo che pervade la penisola, tra
legge-bavaglio, tentativi di diminuire i diritti dei
lavoratori, corruzione, razzismo e un intorpidimento
generale, hanno deciso di agire, in una sorta di spedizione
dei Mille - di cui cade proprio quest'anno il 150°
anniversario - per far sentire la propria voce e urlare che
questa Italia, vista da oltreconfine, è proprio
brutta.
Giunti a Barcellona da tutta Europa, si sono imbarcati sulla
Nave dei Diritti, quei diritti fondamentali che forse
non sono così ovvi e che devono essere protetti, per
approdare poi alle piazze dei diritti, cinque piazze di
Genova dedicate al diritto alla cura dell'ambiente e al
futuro, al diritto alla differenza, al diritto alla pace, al
diritto al sapere e alla bellezza e al diritto alla dignità
del lavoro. Con musica e spettacoli che ne hanno raccontato
tutta l'importanza.
Nata a Barcellona dall'idea di un italiano - gli italiani
sono la comunità straniera più numerosa in Catalonia -
sostenuta dal parlamentare europeo Oriol Junqueras e da
molti artisti, fra cui Dario Fo e Josè Saramago, ma ignorata
dai politici nostrani, lo Sbarco rappresenta quell'aria
fresca che ragazzi con iniziativa e capacità possono
portare alla nostra incartapecorita Italia. |
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FORMAT Georgia
Luzi: la mia estate a Uno Mattina di
Giuseppe Bosso
Incontriamo questa settimana Georgia Luzi,
reginetta d'estate nella versione summer di
Uno Mattina in coppia con Pierluigi Diaco.
Volto di Rai Gulp, protagonista di diversi spot,
quest'anno ha condotto I Raccomandati con
Pupo, Emanuele Filiberto di Savoia e Valeria
Marini. A luglio sarà anche su Radiouno.
Ti pesa rinunciare alle vacanze?
«No, il gioco vale la candela, è un'esperienza
troppo importante questa per me. E poi ho fatto
un viaggio ad aprile, quindi sono qui bella
carica».
In passato la conduzione di Uno Mattina
Estate ha portato bene, tra le altre, a
Paola
Saluzzi,
Eleonora Daniele e
Veronica Maya. Sarà così anche per te?
«Me lo auguro, ma non dipende da me. Io comunque
vivo questa avventura con entusiasmo e impegno».
C'è qualcuna delle tue 'predecessore' al
rotocalco quotidiano di Raiuno a cui ti ispiri?
«Sì,
Antonella Clerici, una splendida
professionista e soprattutto una persona molto
semplice, che di questa qualità ha fatto la sua
arma e il suo credo».
A luglio ti ascolteremo su Radiouno a No
comment, con
Francesca Fialdini e Arianna Ciampoli. Come
vivrai questa parentesi?
«Ho già avuto una esperienza radiofonica con
Paolo Belli che mi ha dato davvero tanto perché
ho imparato il bello della diretta,
l'improvvisazione momentanea. Ora sono contenta
di lavorare con due amiche come Francesca e
Arianna. Si dice che tra le donne sul lavoro ci
sia forte rivalità, ma nel nostro caso non è
così, anzi vorremmo lavorare più tempo assieme».
Com'è stato lavorare con il personaggio
dell'anno, Emanuele Filiberto?
«Mi sono trovata bene sia con lui che con Enzo
(Pupo, ndr), due persone dolcissime che
sono state molto protettive con me,
incoraggiandomi in questa mia prima esperienza
di prima serata e aiutandomi nei momenti di
tensione».
Ti senti più pupa o più secchiona?
«Né l'una né l'altra. Preferisco definirmi una
persona pensante...». |
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HOT GIRLS Il
piacere non fa rumore di
Valeria Scotti
La verità ti fa male, lo so, caro maschietto.
Eppure è così: il sesso rumoroso delle donne
altro non è che una finzione. Un copione già
scritto e ripetuto da tutte le lei del mondo.
Gemiti e gridolini di piacere? Falsi,
peggio di una riproduzione cinese di scarsa
qualità. Lo dice una ricerca pubblicata su
Archives of Sexual Behavior che ha testato,
se così si può dire, 71 volontarie e le loro
performance sonore a letto. Concertini veri e
propri che sembrano essere dissociati
dall'orgasmo.
Il piacere, dunque, sarebbe silenzioso. Modalità
volume: low, se non off. Donne smascherate:
essere rumorose è solo una scelta volontaria,
non una necessità.
Scientificamente la chiamano manipolazione.
Ovvero la macchinazione fatta con intenzione da
parte delle donne degli istinti maschili a loro
vantaggio. Lei finge il godimento, ne aumenta la
portata. E l’uomo va a mille.
La maggior parte delle belle signore recitano
una parte, dunque, al solo scopo di far sapere
al partner se si sta comportando più o meno
bene. Il top dei vocalizzi femminili,
sappiatelo, avviene poi poco prima
dell'orgasmo, vero o fasullo che sia. Ma
questo è un altro lungo discorso… |
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DONNE L'addio
a Bocca di rosa di
Chiara Casadei
'La chiamavano bocca di rosa, metteva
l’amore, metteva l’amore', cantava
Fabrizio De Andrè nel lontano 1967. E la
sedicente Bocca di rosa, nonché Liliana
Tassio, è morta lo scorso 15 giugno a
Sampierdarena all’età di 88 anni. Il mito
della musa ligure è tuttora un controverso
caso, ma Liliana continua a legare la sua
figura con quella di Faber, nonostante un
grande alone d’incertezza.
Tra realtà e leggenda, la distanza è davvero
minima, se non fosse che Fabrizio stesso, in
un’intervista del 1996, dichiarò: «È un
fatto vero. Il paesino di Sant’Ilario citato
nella canzone è in realtà la stazione di
Nervi. Fu lì che sbarcò la mia bocca di
rosa».
Le voci a riguardo sono state smentite dalla
moglie del cantautore e dall’amico Paolo
Villaggio che afferma: «Non ho mai
conosciuto la Tassio, ma sono moltissime le
persone che mitizzano il proprio passato.
Neppure la conobbe. Fabrizio mi ha detto che
non era genovese ma una fan che gli aveva
raccontato la sua vita. Mi sembra che
venisse da Trieste».
Qualsiasi sia la verità su Liliana Tassio,
non cambia il fatto che Genova è stretta
nella perdita di una compaesana così legata
alla storia della musica italiana. Il
mistero resta imbrigliato nei versi di una
canzone che non tramonterà mai e di un pezzo
della storia italiana: 'C'era un cartello
giallo, con una scritta nera, diceva addio
bocca di rosa, con te se ne parte la
primavera'. |
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TELEGIORNALISTI Enrico
ricomincia da (La)7
di Giuseppe Bosso
Aveva lasciato Mediaset nell'inverno 2009, in forte dissenso per la
decisione di Canale 5 di trasmettere il Grande Fratello la triste
sera della morte di Eluana Englaro. Qualche mese dopo a Vanity
Fair aveva raccontato la sua versione dei fatti, definendo il Biscione
un 'comitato elettorale'. Da allora, per un anno mezzo, lo abbiamo visto
ospite in diversi talk show e programmi di approfondimento.
Ma adesso per Enrico Mentana l'esilio è finalmente finito. A 55 anni
l'ex direttore del
Tg5,
dieci anni in Rai scanditi dalla telecronaca del matrimonio di Carlo e Diana
e dall'intervista alla madre di Ali Agca, riparte da
La7 dove
sostituirà Antonello Piroso che pare destinato a percorrere il suo cammino
all'inverso, sebbene i vertici Telecom premano per una sua conferma
quantomeno alla conduzione di Omnibus.
Mentana sarà alla direzione del telegiornale dell'emittente che da
ormai dieci anni tiene testa al duopolio Rai-Mediaset con programmi di
qualità e nomi di peso.
Nella conferenza stampa tenutasi il 23 giugno a Milano, alla presenza di
gran parte dei volti di punta di La7, Mentana ha dichiarato i suoi
obiettivi: «In questo panorama la cosa più innovativa è fare un tg senza
nascondere le notizie. Tutte le notizie». Su Berlusconi: «Mi rivoleva a
Mediaset, ma avrebbe significato tornare nella foto di gruppo; qui invece è
una missione nuova, precisa, che mi intriga e una sfida che voglio vincere». |
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SPORTIVA Ragazze
scatenate di Pierpaolo
Di Paolo
Quello delle cheerleaders non è mai stato un
ruolo di primo piano. Almeno non in Europa, dove lo
spazio dedicato a queste forme scenografiche di
esaltazione dello sport non è mai stato ampio. Nel
calcio, principale sport del continente, le
cheerleaders sono ancora un fenomeno quasi del tutto
sconosciuto.
Discorso ben diverso se ci spostiamo, ad esempio, in
America. Qui il fenomeno delle cheerleaders è una
vera e propria cultura. Con i colori, il
sincronismo e la bellezza dei loro movimenti e delle
coreografie, questa attività si è evoluta in senso
sempre più professionistico. È diventata una vera e
propria arte. Elemento scenografico che esalta e
rende più spettacolari i grandi eventi sportivi. La
funzione di queste ragazze è dunque importante.
Essere una cheerleaders è motivo di vanto, una veste
prestigiosa, a volte, tanto quanto quella di chi
scende in campo.
L'interesse che si crea intorno queste figure può
essere enorme, specialmente se hanno l'aspetto e le
misure di Romi Bean, una delle
34 cheerleader della squadra di football americano
Denver Broncos. L'atleta, grazie al suo ruolo,
ha attirato attenzioni e notorietà, al punto da
essere considerata una delle donne più sexy del
pianeta.
Con la loro bellezza, i fisici atletici esaltati da
costumi colorati e provocanti, le coreografie
sensuali e maliziose che realizzano, i loro
atteggiamenti ammiccanti, ragazze come Romi danno
costantemente vita alla rappresentazione scenica
della trasgressione. Quanto esse abbiano finito
con l'incarnare il sogno proibito dell'americano
medio, può essere intuito da pellicole come
Fab Five: Texas Cheerleader Scandal. Il
film, ispirato a fatti veri, racconta le vicende di
cinque cheerleaders di un liceo dei sobborghi di
Dallas che, tra trasgressioni e comportamenti sexy,
sconvolgono ed infrangono impunite ogni regola
sociale. |
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