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Telegiornaliste anno VI N. 9 (226) del 8 marzo 2010
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MONITOR Veronica
Bencivenga, occhi aperti sul giornalismo
di Giuseppe Bosso
Giornalista pubblicista,
Veronica Bencivenga lavora alla redazione di Vg 21, il
tg dell'emittente partenopea Canale 21. Da dicembre 2009 è inviata per il
programma A occhi aperti.
A poche settimane dalle elezioni regionali, come state affrontando questa
campagna elettorale?
«La linea editoriale di
Canale 21 è
sempre la stessa, sia per i tg che per i programmi di approfondimento,
compatibilmente con i tempi stretti di cui disponiamo in trasmissione. È
fondamentale, in ogni caso, dare a tutti i candidati, indipendentemente dallo
schieramento di appartenenza, gli stessi spazi senza fare distinzioni».
Quali sono, secondo te, i toni giusti per raccontare le mille e più facce di
Napoli?
«Colleghi di altre regioni mi dicono spesso 'Beata te che vivi in una città dove
succede di tutto!'. Senza voler essere cinici, devo riconoscere che è proprio
così, ma in ogni caso per noi è essenziale mantenere ben saldi i parametri di
etica ed onestà nel fare il nostro mestiere, informare il cittadino, anche se
ovviamente anche il giornalista tende a formare i suoi convincimenti politici e
a manifestarli».
A occhi aperti, il programma cui partecipi, è un titolo che esprime il
modo di essere di Canale 21?
«Sì, diciamo che ci piace pensare di essere i paladini della giustizia, intesa
come attenzione rivolta non solo alla politica ma anche ai piccoli e grandi
problemi del quotidiano che cerchiamo di seguire nella fase di segnalazione ai
palazzi, ma anche in quella finale, sperando sia positiva. Dovrebbe essere così
per tutti, sia per chi opera in ambito locale che in ambito nazionale».
Da pochi mesi sei passata alla conduzione. Come hai vissuto questo passaggio?
«Lavorare in televisione è bello perché ti permette di fare tante cose; è una
parentesi che mi piace, ma per il resto continuo soprattutto a fare esterne».
Tra i servizi e le inchieste che hai curato, quale ripeteresti e quale no?
«L'esperienza decisamente negativa l'ho vissuta quando, anni fa, mi segnalarono
il caso di un ragazzo disabile. Andai a trovarlo con un operatore, e il padre mi
colpì raccontando la sua storia di disagi economici e di abbandono. Chiedemmo
sostegno ai telespettatori e una persona che stava per lasciare Napoli si fece
avanti offrendo un assegno da 2000 euro, la cui consegna fu da me documentata;
ma dopo un po' di tempo il padre non diede più notizie, nonostante il donatore ci
avesse chiamato per sapere come stava il ragazzo. Dopo un po', il padre si
rifece vivo chiedendo stavolta aiuto per dare un cane e un computer al figlio.
Non mi vergogno a dire che fui brusca nel rispondergli, memore di
quell'esperienza negativa. Di positivo potrei invece raccontarti l'incontro con
i detenuti di Valle Lauro. Ecco, è questo che amo del nostro lavoro: il prodotto
finale, come un'artista che ultima la sua opera. Molto più che la conduzione,
insomma, amo documentare storie di vita vera, anche magari dolorose come quella
degli sfollati di piazzetta San Carlo».
Com'è la giornata tipo di una tgista di Canale 21?
«Complicata! Sai che devi cominciare presto, ma non quando finirai... Fin da
quando ho iniziato la gavetta mi sono dovuta confrontare con orari assurdi, ma
se c'è passione e voglia, si sopportano anche le fatiche e gli impegni
massacranti. Le mie giornate, insomma, non sono mai le stesse, capitano giorni
in cui devo rimanere fino a tardi in redazione, e giorni in cui ho più tempo per
dedicarmi ai miei affetti e alle mie passioni come lo sport, la musica e
l'arte».
Guardando al domani, ti vedi più a Napoli o fuori?
«Se me l'avessi chiesto qualche anno fa ti avrei risposto che aspiravo ad andare
lontano, e ho anche avuto una parentesi all'estero. Ma adesso non potrei
lasciare la mia città dove ho le mie radici, non potrei proprio fare a meno dei
miei cari. Certo, se arrivasse una proposta importante la valuterei».
Riesci a trovare tempo per gli affetti con questi ritmi incerti?
«Ce la faccio, certo. In ogni caso, è la qualità che conta, più che la quantità
di tempo».
Qual è, in conclusione, il ritratto di Veronica Bencivenga?
«Dovresti chiedere agli altri più che alla diretta interessata che comunque si
considera riservata, ma socievole, non amante della mondanità - preferisco
decisamente una serata col mio compagno, davanti ad un buon bicchiere di vino -
e degli snob che si sentono arrivati contrariamente che a coloro che, con
umiltà, riconoscono sempre di dover imparare giorno per giorno. E molto, molto
capatosta (scoppia a ride, ndr)!». |
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CRONACA IN ROSA Fa'
la cosa giusta per un futuro sostenibile di
Chiara Casadei
Fa’ la cosa giusta! non è solo un invito dal tono
paternalistico, ma un vero e proprio evento dal carattere
innovativo che prende vita dal 12 al 14 marzo a Milano
nel suo settimo appuntamento. La fiera nazionale del consumo
critico e degli stili di vita sostenibili ha accresciuto,
nel corso degli anni, l’interesse per quella che viene
definita economia solidale: relazioni economiche e
sociali che coniugano uomo e ambiente.
Dall’organizzazione di Terre di Mezzo eventi e Insieme nelle
terre di mezzo Onlus, la mostra-mercato si focalizza su
progetti, idee e soluzione per un consumo e una produzione
in linea con i principi di una sostenibilità economica,
ambientale e sociale.
Al suo interno, la fiera propone ben 14 sezioni tematiche
che interessano l’editoria indipendente, l’economia
carceraria, la casa sostenibile e il turismo sociale, le
energie rinnovabili e gli ecoprodotti, senza dimenticare
progetti di educazione alimentare, finanza etica e commercio
equo solidale. Con una sezione speciale fa capolino anche la
moda: Critical Fashion attrezza la fiera con un
salone nel salone dedicandosi appunto alla moda critica,
bella e giusta. Dall’abbigliamento alle scarpe e gioielli,
l’esposizione sarà completa e valorizzerà in particolar modo
la manualità, la creatività e l’autoproduzione di questi
prodotti d’uso estetico attraverso l’utilizzo originale di
materiali ecologici e riciclati.
Non solo. Saranno anche accolti una sezione esclusivamente
votata al cibo dal titolo Kuminda, il progetto
Verde di Tutti che porta all’attenzione nuove e pratiche
idee su riqualificare gli spazi verdi e abbandonati delle
nostre città, e ulteriori momenti di incontro e riflessione
con workshop, laboratori e lectio magistralis. Le buone
pratiche e l’arte di aggiustare: il nucleo propulsore
della fiera, che si estende a coprire efficacemente tutti
gli ambiti interessati, parte dai nobili principi di una
green economy per un futuro migliore. |
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FORMAT Overdose
Belen di Valeria
Scotti
La Belen dei miracoli. Dall’Isola dei
(poco) famosi con tanto di affair Rubicondi al
quasi monopolio della tv italiana. E qualunque
cosa tocchi, si trasforma in oro.
La Belen del più vedo che non vedo, quella degli
spogliarelli e del lato B che ha
infuocato la tv nella scorsa estate. La Belen
che posa su Playboy, che cerca di trovare
un posticino in Italia per la sorella Cecilie
(complimenti alla mamma), la Belen canterina
– arrivata addirittura sul palco di Sanremo per
dare sostengo a Toto Cutugno – quella degli spot
pubblicitari per una nota compagnia telefonica e
per il karaoke casalingo. Se canta lei, Canta
Tu.
Ancora, la Belen madrina delle serate mondane,
delle ospitate nei programmi e quella, pare, dei
cinepanettoni, pronta a sostituire Michelle
Hunziker nel prossimo film natalizio targato
Luigi De Laurentis. Tanto, secondo il collega
Christian De Sica, abbiamo davanti a noi la
Sofia Loren del futuro. Ne dubito fortemente.
Ma Belen è anche una donna innamorata del
mangiasoldi Corona, pronta a combattere per
difendere il suo amore - «Tanti i contratti
saltati, a partire da quello di testimonial per
un’azienda di underwear e mare. Una linea di
cosmetici mi ha detto che a stare con Fabrizio
non avevo un’immagine pulita» – e che supporta
il compagno nelle infinite vicende giudiziarie
dichiarandosi addolorata.
Per concludere con la Belen super paparazzata
e la sua pelle nuda che ci raggiunge ovunque.
Addirittura, un anno fa, gli obiettivi la
colsero alle Maldive, intenta a far l’amore
non nei laghi (Valerio Scanu docet), ma alla
luce del sole. Chissà se, in questa overdose
Belen, la rivedremo mai più così. |
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HOT GIRLS L'amore
è una questione di numeri di
Valeria Scotti
La matematica non sarà un’opinione, ma di certo
ha a che fare con l’amore. Ce lo dice lo
scrittore newyorkese Andrew Trees che ha
trascorso gli ultimi due anni della sua vita ad
analizzare l'aspetto statistico e scientifico
dell'amore. Come? Attraverso sondaggi e ricerche
sui rapporti sentimentali. Il risultato si
chiama Decoding Love, libro cult
negli Stati Uniti che, c’è da scommetterci, farà
faville anche bel nostro Paese.
L'amore, insomma, sarebbe fatto di numeri
e avrebbe un approccio razionale, non solo
emozionale. Un esempio? Il numero di sorrisi da
sfoggiare in un'ora per conquistare un uomo è
uguale a trentacinque. Meglio se in un bar,
luogo ove il sesso femminile è più incline a
dichiarare i propri sentimenti. Non bisogna però
dimenticare di aggiungere un bel po’ di sguardi
sexy, come afferma uno studio del 1985 ma ancora
attuale.
Con l'ovulazione, poi, le donne
sembrerebbero essere più affascinanti agli occhi
dei maschi. Lo afferma lo psicologo dello
sviluppo Geoffrey Miller dell'Università del New
Mexico che, tramite l'osservazione di un gruppo
di ballerine di lap dance, ha scoperto che le
mance ricevute dalle ragazze variano a seconda
dei giorni del ciclo. Da non crederci.
Altri consigli: spaventare la propria preda
significa garantirsi nelle ore successive
maggiori attenzioni, mentre chi sceglie un
profumo dalla fragranza floreale e speziata si
garantisce 5 chili in meno seppur solo di
illusione ottica.
Occorre poi fare attenzione ad alcuni aspetti, e
le regole valgono per entrambi i sessi.
Prendiamo i comportamenti da evitare al
ristorante: mai rispondere al cellulare, mai
trattare sgarbatamente il personale, mai citare
gli ex e, soprattutto per le donne, mai parlare
di peso forma e dieta. Poca fame a tavola
uguale a poca fame sessuale. Bocca chiusa, ci
siamo capite. |
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DONNE Come
eravamo - 1 di
Silvia Grassetti
La culla della civiltà è la Grecia
classica. È da qui che ci sono giunte molte delle notizie su chi
erano e cosa facevano le donne dell’epoca.
Ben poco. Almeno, ben poco decidevano per se
stesse.
Fino ai sette anni, le bambine vivono con le
altre donne nel gineceo. Fino ai 14 anni, le si prepara per il
matrimonio. Ben sette anni di specializzazione serviranno pure a
qualcosa!
Arriva il gran giorno: un cambiamento
epocale. Un gineceo nuovo di zecca.
Ma una volta mogli, le donne hanno
finalmente uno status sociale: sono le madri dei nuovi
cittadini – e speriamo non sia femmina... (sic!)
E questi mariti saranno come nei sogni di
sette anni da adolescenti? Sì, se le fanciulle li avevano sognati
vecchi come i propri papà, pieni di interessi e responsabilità tutti
da svolgere fuori di casa, maniaci delle palestre. Lo so, questa
magari vi piace. Il fatto è che i maschi si dedicavano alla cura del
corpo per mostrarlo agli altri maschi... (sic!)
Una figura molto nota è quella dell’etera,
una donna straniera e colta che fungeva da accompagnatrice degli
uomini. La prima versione della escort, ma almeno con un
cervello.
L’etera più famosa fu Aspasia di Mileto,
compagna di Pericle dopo il divorzio dalla moglie. Aspasia insegnava
e riceveva i suoi discepoli e amici, intrattenendosi con loro in
lunghe conversazioni.
Quanto ci è sempre piaciuto chiacchierare!
2-continua |
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TELEGIORNALISTI Il
ritorno di Costanzo in Rai di Giuseppe Bosso
Aveva lasciato Viale Mazzini agli inizi degli anni '80 per seguire Silvio
Berlusconi nella sua nascente carovana allora chiamata Fininvest, che poi
sarebbe diventata Mediaset. Quella Mediaset di cui, per oltre due decenni, è
stato uomo di punta, di schermo e di scrivania, con il più longevo dei talk
show, ma anche per Buona Domenica e Tutte le mattine.
Preannunciato da tempo, il ritorno di Maurizio Costanzo alla Rai è
stato tenuto a battesimo da Lino Banfi, ospite della prima puntata di
Bontà sua, andata in onda lo scorso 22 febbraio.
Un titolo non casuale, scelto ricalcando quel Bontà loro con cui il
giornalista romano, nel 1976, importò in Italia il format che oltreoceano
aveva spopolato, e che probabilmente agli albori aveva suscitato, alle
nostre latitudini, più di una perplessità. Per poi raggiungere 13 milioni di
telespettatori e diventare, ai giorni nostri, una realtà consolidata e
imitata.
Dalla seconda serata all'orario della pennichella, le 14.10. Cambia
la fascia oraria, ma non il consueto stile di uno dei mostri sacri del
piccolo schermo italiano che affronta questa nuova sfida con l'entusiasmo di
sempre e con la stessa motivazione di entrare nelle case delle persone senza
distinzioni, dai professionisti alle casalinghe. Proprio come uno di
famiglia. |
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SPORTIVA La
Boxe femminile sbarca alle Olimpiadi
di Pierpaolo Di Paolo
È accaduto. Dopo le donne nelle forze armate, le
donne arbitro, le
donne manager e quelle sulla luna, l'ennesima
barriera tra i sessi è crollata. Il 13 agosto 2009
il
CIO ha ufficialmente inserito la boxe
femminile nell'elenco delle discipline ammesse
ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Quaranta
combattenti, delle categorie di maggior peso, sono
state inserite al posto di altrettanti pugili
uomini, delle categorie di minor peso (e perciò
considerate meno spettacolari).
Da sempre il pugilato femminile è accolto con
diffidenza e ostilità. Le motivazioni di questo
approccio sono le più varie: sovente si è sostenuto
che è uno sport violento, poco femminile. Altre
volte sono state avanzate ragioni mediche o dubbi
sulla sua natura diseducativa. La stessa
circospezione, gli stessi sospetti, non hanno mai
circondato il settore maschile, nonostante non si
possa certo sostenere sia meno cruento. Un
importante passo nel percorso di emancipazione è
stato fatto con il decreto Veronesi che, il
12 febbraio 2001, ha autorizzato le ragazze a salire
sul ring in Italia, aprendo la strada al pugilato
professionistico. Adesso, caduto l'ultimo divieto,
si scatena la soddisfazione di quanti hanno sempre
sostenuto la natura nobile di questa disciplina.
Entusiasta Franco Falcinelli, presidente
della
FPI:«Con l'ingresso del pugilato femminile cade
una barriera fatta di oltre cento anni di storia.
Questa decisione del Cio dà il colpo di grazia a
quelli che dicono che la boxe è solo violenza,
anziché arte ed esercizio di stile».
Lo ringrazia Petrucci:«È grazie al proficuo
impegno di persone come Franco Falcinelli che è
stato possibile avere questa opportunità storica, a
lui vanno i miei complimenti».
La soddisfazione di Katia Belillo:«In Italia
adesso c'è una discriminazione in meno, c'è più
spazio per le donne ed è bello che proprio gli
uomini si siano battuti per raggiungere questo
risultato».
A fronte di tanta esultanza, impossibile non
registrare qualche nota di rammarico. Le principali
pugili italiane, Bianchini e Galassi
su tutte, non ci saranno.
La Bianchini è stata la prima italiana a
conquistare, nel 2005, un titolo mondiale.
Simona Galassi, atleta di punta del circuito
italiano, è certamente una delle sportive che ha
accolto con maggiore frustrazione il rinvio
dell'ingresso della boxe femminile alle Olimpiadi,
da Pechino 2008 a Londra 2012. Nel 2008,
ancora all'apice della carriera, la Galassi si è
laureata campionessa del mondo Wbc per i pesi mosca.
Per lei, come per altre grandi pugili, questa attesa
scelta è giunta troppo tardi. Per tutte le altre,
quelle ancora in tempo, un sogno che si avvera.
Adesso non resta che attendere le donne al
Vaticano. A quel punto la parità sessuale,
almeno sulla carta, non avrà più roccaforti da
conquistare. |
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