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Archivio Telegiornaliste anno VI N. 7 (224) del 22 febbraio 2010
 
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MONITOR Rosaria Sica, giornalista con sprint di Giuseppe Bosso

Pubblicista dal 2000, Rosaria Sica conduce i programmi Show wine, Show magazine e By night television. Attualmente possiamo seguirla anche a Telecolore e Lira tv.

Al di là dei temi, quali differenze hai riscontrato tra Show magazine e Show wine?
«Show magazine è più sciolto, lo sento più mio rispetto a Show wine che è piuttosto rigoroso e schematico. Così come By night che conduco da 1 anno. Vorrei condurre anche qualcosa dove potrei essere spontanea come mi è capitato, tempo fa, a Cabareboli, una serata cui fui inserita all'ultimo momento con un conduttore, Ivano Montano, che non conoscevo, e senza fare alcuna prova. Fu un successo, piacque molto al pubblico, e così ho scoperto una verve comica che non avrei mai immaginato di avere».

Difficoltà e soddisfazioni di operare a Salerno?
«Le difficoltà sono tante, c’è molta concorrenza, poche possibilità, devi sudare tantissimo per poter emergere e ci vogliono anche le conoscenze giuste. Ma l'impegno e l'onestà pagano se segui questi principi con costanza, e l'essere riconosciuta e salutata dalla gente per me è una grande soddisfazione».

Tv, stampa, radio. Dove ti esprimi al meglio?
«Tre settori diversi, ma mentre gli articoli ti richiedono molto impegno e ti danno spesso la gioia di poter risolvere piccoli problemi quotidiani della gente, la tv è un canale a 360 gradi a cui vorrei dedicarmi maggiormente. Nella radio ho invece trovato una meravigliosa palestra per il suo filo diretto con la gente e la grande attenzione per la dizione».

Rispetto agli inizi della tua carriera, in cosa pensi di essere cambiata?
«Penso di essere cresciuta negli anni, ho imparato a poter dire no quando qualcosa non mi piace, mentre agli inizi è inevitabile dover accettare tutto, anche gratis. Inoltre, penso di essere diventata più sicura delle mie capacità».

Fai anche servizi fotografici e l’immagine è importante per la tv. Ma una bella ragazza, oggi, deve anche saper auto ironizzare sul proprio aspetto per poter andare avanti?
«Le ragazze belle sono tante, l'aspetto è importante per il pubblico, ma io credo che la gente apprezzi di più chi sa essere simpatico e professionale. Sono queste le cose su cui ho deciso di puntare, ed è con piacere che riscontro di avere molto consenso anche tra le donne».

Punti di più all’informazione o all’intrattenimento?
«Sogno di arrivare al tg, ma anche l’intrattenimento è qualcosa che vorrei continuare a fare. Non ai livelli del Bagaglino, intendiamoci, ma qualcosa di target come Mattino Cinque o Uno Mattina. In ogni caso, nasco giornalista e tale voglio rimanere. Per questo sto valutando delle proposte per il futuro».

Sei anche insegnante. Cosa cerchi di trasmettere ai tuo allievi e cosa, se c'è, apprendi da loro?
«Con i ragazzi di scuole superiori cerco soprattutto di affrontare temi di attualità che riscontrano grande interesse tra loro, mi ascoltano sempre con attenzione. Da loro, poi, imparo ad ironizzare su me stessa. Ma alla fine si vantano anche della loro prof!».

Hai anche ricoperto la carica di direttore di un giornale. Hai avvertito resistenze dai tuoi colleghi?
«Premetto che è stata una carica che ho rivestito per poco tempo, e comunque non mi sentivo a mio agio in quel contesto. No, ho avuto a che fare con persone che mi hanno seguita e ascoltata. In genere, credo che non sia un problema per una donna ricoprire cariche di responsabilità, se c’è l’intelligenza di non creare queste resistenze».

Tra tanti impegni riesci a trovare spazio per gli affetti?
«Per fortuna ho accanto una persona intelligente che mi capisce e mi sostiene, che condivide le mie scelte e mi incoraggia. Questa è la cosa più importante per poter riuscire a districarsi tra l’ambito privato e quello professionale, oltre ovviamente alla reciproca fiducia».

Cosa vedi nel tuo domani?
«Vorrei fare un programma di intrattenimento e di informazione, magari la domenica pomeriggio, in cui poter valorizzare artisti e comici locali. Una mia amica lavora a Roma, in Rai, e mi aveva proposto di raggiungerla. Non ho problemi a dire che ho rifiutato proprio perché credo nel mio territorio ed è qui che voglio emergere. Voglio affermarmi nella mia dimensione, a patto però di avere sempre a che fare con persone serie e corrette che mi propongano idee interessanti. Purtroppo non sempre è stato così».

Hai mai ricevuto proposte indecenti?
«Tempo fa ho avuto la possibilità di approdare ad un’importante emittente salernitana, ma la persona responsabile si è comportata malissimo con me. Pur essendo sposata, mi ha fatto capire chiaramente cosa avrei dovuto dargli in cambio, e non ci ho pensato su a lasciar perdere tutto, con grande delusione. Vedendo oggi molte ragazze che lavorano lì mi chiedo se non sia stato così anche per loro».

Come descrivi Carla Schiavo?
«Una ragazza in gamba, molto dolce, che ama il suo lavoro e lo svolge con passione. Non dubito che farà molta strada; personalmente non me la sento di darle consigli, se non che dovrebbe imparare ad essere un pochino più scaltra».

E tu, invece?
«Determinata, ma molto di cuore. Nel mio piccolo, cerco sempre di dare una mano a chi ne ha bisogno. Ho imparato a essere sicura di me stessa con le esperienze che ho vissuto, tanto nel lavoro quanto nella vita privata, due aspetti che non si possono scindere».

Mai subito condizionamenti?
«Mai!».
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CRONACA IN ROSA I vizi capitali delle donne di Silvia Grassetti

È partito lo scorso 21 gennaio il progetto culturale ideato da Nicla Vassallo: I vizi capitali delle donne.

Nella Sala Conte Biancamano del museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, chi credeva che noi donne fossimo di indole ingenua, pura e virginea si dovrà ricredere.

Già si è parlato della nostra superbia e dell’avarizia che ci apparterrebbero. Nei prossimi giovedì, dalle 18.00, si dirà di noi: che siamo lussuriose (il 4 marzo), invidiose (il 25 marzo), golose, il 15 aprile.

E ancora, il 6 maggio si discuterà della nostra ira, e dell’accidia che a volte ci vince – questo è l’ultimo appuntamento, l’ultimo vizio capitale, il 27 maggio prossimo.

Tra i relatori, oltre Nicla Vassallo, Willy Pasini, Isabella Bossi Fedrigotti, Oliviero Toscani.

Il progetto culturale è promosso da O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, in partnership col Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. L’ingresso è libero, ma i posti limitati.
Donne, non capitolate dinnanzi all’accidia!
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FORMAT Signora di Sanremo di Valeria Scotti

Sospirone. Antonella Clerici non condurrà il Festival di Sanremo del prossimo anno. Eppure l’edizione appena terminata non è andata così male in materia di ascolti. Anzi, tra le migliori di sempre. Vuoi la condizione senza frizzi e lazzi, il suo aspetto da massaia, il preferire un comodo ascensore al posto della scala assassina, simbolo della kermesse. Insomma, un festival a conduzione familiare, come il migliore dei bed & breakfast.

Fatto sta che, calato il sipario, è giusto tirare le somme e rendersi conto che il personaggio Clerici, un tempo regina dei fornelli, ha fatto parlare per ben altro. A partire dal ricovero confessato a pochi giorni dal debutto. Una dieta ferrea e «ho preso le polverine, quelle proteiche. Sono stata male, mi hanno portata in ospedale e ho dovuto fare le flebo».

Poi, l'abbondante davanzale. E lei le ha provate tutte per contenerlo oltre al solito push up. «Mi hanno anche cucito il reggiseno dentro il vestito perché non uscisse il seno. Ma il problema è che è vero e quindi si movimenta».

Al di là di questi movimenti tettonici, l’abbiamo vista zoppicare sul palco - «Non sono abituata a camminare sui tacchi e i vestiti pesano come delle armature» - ballare il can can con corpetto e giarrettiera, apparire come la Madonna dei poveri, trasformarsi in un pupazzo blu parlante stile Avatar e fare gaffe: «Ora la do (la pubblicità, ndr)».

Signora di Sanremo, in tutto e per tutto. Al suo labrador Oliver hanno addirittura concesso un pass per scorrazzare libero e felice tra le quinte del teatro, mentre il compagno Eddy Martens ha messo la ciliegina sulla torta: «Il sesso? Libera la testa ed è un appuntamento fisso. Lo facciamo tutte le sere e a Sanremo più che mai». Peccato non abbiano considerato il palco dell’Ariston come possibile location. Sai che boom d’ascolti.
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HOT GIRLS Quasi 27 centimetri di Silvia Grassetti

«Manca qualche millimetro».
È successo davvero. Due giorni fa.

Sono online, in incognito con il mio nickname di battaglia. Mi contatta questo tizio, tale "XxX 27 cm". Rispondo. Lascio ai lettori interpretare se l'abbia fatto interessata o meno alle dimensioni - fermo restando che ho sempre sostenuto che le dimensioni contano.

"27cm" mi spiega subito che non tutte possono fare sesso con lui proprio a causa del suo grande "strumento di piacere", che non è solo lungo ma anche largo, e mi chiede se sono mai stata con un uomo altrettanto dotato.

Rispondo: «Sì, non stavo lì col righello come te, ma sono certa che ti battesse di un paio di centimetri».
Perfida.
Lo so.

Non si deprime. Mi spiega anzi che lui non è molto delicato, quando si tratta di spingere, e quindi vorrebbe sapere se questo suo modo di fare mi metterebbe in difficoltà.

È lungi dal mettermi in difficoltà, confesso, con la stessa perfidia di poco prima.
A questo punto il signor "Quasi 27cm" passa alla documentazione fotografica, e mi chiede se voglio vedere sue foto.
«Vestito?», chiedo sospettosa.
«Non ho foto vestito, ma solo osé», dichiara.

Declino. Non demorde.
«Tu hai foto nuda?», è la domanda seguente. Figuriamoci. Anche se ne avessi, non le mando in giro, te compreso, commento sarcastica. Se mai un giorno ci incontrassimo mi vedresti dal vivo, ciccio.

E qui trasecolo. «Ah no, io non incontro nessuna se prima non ho una panoramica completa di lei nuda».

È il sesso ai tempi di internet. Si naviga a vista.
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DONNE Maria Amelia Lopez: over 90 ma hi-tech di Chiara Casadei

Chi l’ha detto che per utilizzare internet è necessaria una mente giovane e svelta? Maria Amelia Lopez, alias 'la blogger più vecchia del mondo', come lei stessa si definiva, negli ultimi due anni di vita ha postato i suoi pensieri dalla casa sul mare in Galizia.

Appassionata di nuove tecnologie, era diventata in pochissimo tempo una protagonista del web. Tutto questo grazie al nipote che per il suo 95esimo compleanno aveva regalato all’anziana signora niente di meno che un blog: amis95.blogspot.com.

«Quando sono su internet, mi dimentico delle mie malattie. Questa distrazione mi fa bene, mi fa comunicare con la gente, sveglia il cervello e ti dà grande forza». Con queste parole Maria Amelia descriveva la sensazione di benessere nello scoprire giorno per giorno l’incredibile potenza che scaturiva dal suo blog. Raccontando per esempio del periodo della guerra civile del ’36 e del soldato che salvò la sua famiglia, riuscì a mettersi in contatto col nipote di questi. Internet si rivelava ancora una volta più potente di qualsiasi capillare mezzo di comunicazione.

Tra gli argomenti da lei affrontati non c’erano solo testimonianze di un passato lontano, e per lo più sconosciuto per i giovani habitué del web, ma anche pensieri e riflessioni su affari internazionali, sulla politica spagnola e sulla vecchiaia. Con nostalgia e humour, la nonnina vinse attraverso il suo blog prestigiosi premi destinati ai media, perfino la possibilità di incontrare il premier spagnolo Josè Rodriguez Zapatero, che le scrisse complimentandosi per la sua vivacità.

Classe 1911, Maria Amelia aveva ancora tante cose in programma, tra cui imparare delle lingue nuove e migliorare le sue competenze informatiche. «C'è una grande differenza tra ciò che c'era ai miei tempi e ciò che c'è ora, ma ho voluto capire la cultura attuale, voglio conoscere le cose [...] Persone anziane come me, o anche più giovani, trovate qualcuno che vi mostri come usare internet. Nella vita bisogna essere informati», così saggiamente aveva riconosciuto.

Tre mesi prima della sua morte - è scomparsa nel maggio dello scorso anno - Maria Amelia aveva aperto sul gettonatissimo social network Facebook un gruppo dal titolo 'Anziani in azione', una degna eredità per coloro che non si sentono poi tanto “over”.
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TELEGIORNALISTI Un paradiso per il libero giornalismo di Giuseppe Bosso

Chissà cosa avrebbe pensato Giacomo Leopardi che, in una delle sue celeberrime Operette morali, l'aveva identificata come terra inospitale e invivibile. Certo, il clima artico non la rende esattamente un paradiso terrestre. Eppure, almeno per chi esercita la professione giornalistica, sembra proprio che l'Islanda stia per diventare vera e propria terra promessa.

Cosa accade dalle parti di Reykjavik? Il Parlamento islandese sta discutendo una proposta di legge - presentata tra l'altro dai partiti di opposizione dell'attuale governo - nominata The Icelandic modern media initiative (Iniziativa Islandese dei media moderna) che renderà l'isola dei geyser 'zona franca' per quelle testate di informazione investigative che nei loro Paesi non riescono a fare le pulci ai potenti senza il timore delle 'leggi-bavaglio'. Le stesse che noi italiani, da qualche anno, stiamo sperimentando a nostre spese.

Così facendo, le testate di tutto il mondo saranno incentivate a spostare in Islanda le loro sedi e a poter fare il loro mestiere senza alcun timore di censura.

A proporre l'iniziativa, Julian Assange e Daniel Schmitt, membri di Wikileaks, spauracchio di governi e poteri forti, chiuso per difficoltà economiche. I due, in una conferenza a Berlino, hanno dichiarato di voler condensare in un'unica normativa le leggi di protezione svedesi, il primo emendamento della Costituzione americana e le leggi belghe che proteggono i giornalisti per proteggere la società dell’informazione dall'autocensura cui spesso sono costretti i grossi giornali per paura dei costi legali.

La proposta prevede anche l’istituzione di un premio per la testata giornalistica più coraggiosa. Innegabilmente le motivazioni di natura economica non hanno avuto un ruolo secondario, specie per una situazione come quella islandese non esattamente florida, ma è in ogni caso auspicabile che questo esempio non rimanga isolato.

Aspettiamo i risultati di queste innovazioni nella speranza, comunque, che vi sia un domani non troppo remoto in cui tutte le legislazioni, a cominciare dalla nostra, trattino i giornalisti come veri cani da guardia del potere, liberi da ogni guinzaglio e da poco graditi ossi che non consentano di vigilare come dovrebbero.
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SPORTIVA Provateci ancora, ragazze! di Pierpaolo Di Paolo

Sono passati appena tre mesi dal successo di Reggio Calabria, in cui le giocatrici della nazionale femminile hanno dimostrato il livello mondiale raggiunto dal nostro tennis. Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Sara Errani e Roberta Vinci hanno sbaragliato le nazionali di Francia, Russia e Stati Uniti, conquistando la seconda Fed Cup della nostra storia.

Sembra accaduto l'altro ieri e la voglia di restare a dormire sugli allori è ancora tanta, ma siamo nel 2010 e la giostra si è implacabilmente rimessa in moto. Non c'è già più tempo, le nostre ragazze sono nuovamente chiamate al complicato compito di difendere il titolo. Le campionesse in carica hanno iniziato il 6 febbraio il nuovo percorso, affrontando a Kharkhiv l'ostica Ucraina delle sorelle Bondarenko.

La sfida è insidiosa, come dimostra subito il difficile esordio di Francesca, sconfitta in 2 set dalla più giovane e pericolosa delle sorelle, Alona. Flavia, scesa in campo contro Kateryna Bondarenko con la pressione dello 0 - 1 iniziale, ha rimesso le cose a posto. La sfida è terminata 4 - 1 per le azzurre, grazie anche alla splendida prova nel doppio di Sara Errani e Roberta Vinci. Il risultato, in tutta onestà, non rende merito delle difficoltà che le ucraine, Alona su tutte, hanno saputo creare nei singoli match alle nostre atlete.

Le semifinali, in programma il 24 aprile, ci vedono opposte alla Repubblica Ceca che si è sbarazzata con gran fatica della Germania. L'altra sfida vede a confronto le corazzate di Russia e Stati Uniti. Che ci si stia avviando verso una finale/rivincita Italia - Stati Uniti? È certamente presto per dirlo, anche perché la Russia della Kuznetsova è tutt'altro che un avversario comodo, ma una cosa è sicura: gli avversari da battere siamo noi, e tutti si aspettano l'Italia ancora in finale.

Questo non sarà necessariamente un vantaggio. Anzi, partire con i favori del pronostico rende - Ucraina docet - le sfide sul campo infinitamente più problematiche. Mantenere il livello di concentrazione, l'umiltà, lo spirito di abnegazione indispensabili a vincere a questi livelli, adesso che non siamo certo più una sorpresa, è sicuramente un compito arduo. Le nostre donne dovranno fare appello a tutto il loro talento e spirito di sacrificio per riuscire nell'impresa di bissare il successo dell'anno scorso. Non sarà facile, ma provateci ancora, ragazze!
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