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Archivio Telegiornaliste anno VI N. 3 (220) del 25 gennaio 2010
 
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MONITOR Romina Disconzi: sport, passione e lavoro di Giuseppe Bosso

Giornalista professionista, Romina Disconzi inizia a collaborare con la carta stampata all'età di 17 anni. Nel 2006 approda a Triveneta network, emittente locale padovana ove si occupa del tg e di trasmissioni di approfondimento. Dal 2008 cura una rubrica sul basket e realizza telecronache live.

Da veronese, che idea ti sei fatta del caso Balotelli?
«Ormai tutti conosciamo questo personaggio, sappiamo che è fatto così: grande talento, ma anche molto provocatore. La tifoseria clivense la conosco bene, è tra le più corrette d'Italia e posso metterci la mano sul fuoco che quei fischi li ha ricevuti per il suo atteggiamento e certamente non per il colore della sua pelle».

Cosa pensi della partecipazione al reality Ballando con le stelle della tua collega Maria Concetta Mattei e di una sportiva come la Granbassi?
«È una cosa positiva, purché riesca a rimanere su quel binario. Professionalità e spettacolo possono conciliarsi se si riesce a mantenere i due ambiti nel loro spazio. La Mattei sa bene come funziona il video, la Granbassi lo sta imparando a poco a poco, e la vetrina di quel programma è davvero notevole».

Tanti successi per le azzurre lo scorso anno che hanno incentrato su di loro l'attenzione dei media e fatto fioccare proposte svariate dalla tv alla pubblicità: è positiva questa cosa?
«Potrei risponderti come per la Granbassi: l'importante è che sappiano gestire questi spazi senza dimenticare quello che sono. Federica Pellegrini, ad esempio, oltre ad essere una campionessa mi ispira fiducia proprio per la sua immagine positiva che trasmette anche a chi non è un appassionato di nuoto. Spero comunque che queste ragazze non cadano nell'errore in cui cadde Aldo Montano dopo le Olimpiadi di Atene. In quel caso, la notorietà che lo sport aveva dato non è stata gestita bene».

Digitale terrestre: incognita o grande prospettiva?
«Valuterò tra qualche tempo, quando avremo assimilato bene le nuove tecnologie. Al momento lo vedo soprattutto come una grande incognita».

Come ti sei avvicinata al giornalismo sportivo?
«Per gioco, una volta finita la scuola e non sapendo ancora cosa fare nella vita. Ho iniziato le mie prime collaborazioni occupandomi di cronaca locale, ma lo sport è stato sempre la mia grande passione. Sono contenta di poter seguire questa strada tra pallacanestro, pallavolo, ciclismo, pallanuoto».

Dove arriverà Romina?
«La mia aspirazione è diventare la 'Pizzul in gonnella' (ride, ndr). Scherzi a parte, spero di poter continuare questo percorso, magari non solo dedicandomi alle news ma conducendo trasmissioni di approfondimento».
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CRONACA IN ROSA 2010 in rosa di Erica Savazzi

Il tempio laico della parità di genere è in Lituania, a Vilnius. Qui l'Unione Europea ha da poco inaugurato l'Istituto europeo per la parità tra donne e uomini, una nuova agenzia che si occuperà di affiancare e aiutare i singoli Stati nei loro sforzi per attuare la parità tra uomini e donne. Con un bilancio di 52,5 milioni di euro per il periodo 2007-2013, l'istituto analizzerà dati, proporrà buone pratiche, sensibilizzerà l'opinione pubblica sul tema e faciliterà il dialogo tra gli enti che si occupano di questioni di genere.

Questo dal lato ideale. All'atto pratico invece, secondo un rapporto della Commissione Europea, la parità tra uomini e donne è ancora un miraggio, e recentemente le cose – soprattutto per colpa della crisi economica e finanziaria, invece di migliorare sono addirittura peggiorate.

Risulta infatti che se a perdere il lavoro sono stati uomini e donne in pari misura, queste ultime riscontrano una maggiore difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro e quindi a trovare una nuova occupazione. E questo nonostante tra il 1998 e il 2008 il tasso di occupazione femminile in Europa sia aumentato del 7,1%, raggiungendo il 59,1% della popolazione di riferimento. Tra maggio 2008 e settembre 2009 la disoccupazione femminile – nonostante le pessime condizioni dell'economia – è diminuita lentamente, ma ha subito una accelerazione negli ultimi mesi dello scorso anno, raggiungendo una percentuale simile a quella maschile (9% femminile contro il 9,3% maschile). Fanalino di coda sull'occupazione femminile è, insieme a Malta, l'Italia: secondo un'indagine Istat, lavora solo una donna su due.

Altro dato negativo: il gender pay gap, ovvero la differenza di retribuzione media oraria tra uomini e donne a parità di occupazione, arriva all'incredibile percentuale del 17%, ovviamente a favore di coloro che portano la cravatta. Un problema, considerato che in alcuni Paesi il distacco sta aumentando, nonostante le donne siano in media più preparate e più produttive dei colleghi. E un problema anche per il futuro: le pensioni delle donne avranno importi più limitati, con seri rischi di povertà per le anziane ex lavoratrici.
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FORMAT Sarah Maestri: il presente è il dono più bello di Giuseppe Bosso

Il 2009 appena trascorso è stato per lei ricco di soddisfazioni, «ma anche molto brutto per tante cose, per cui spero di lasciarmelo alle spalle». Il suo romanzo autobiografico La bambina dei fiori di carta, edito da Aliberti, ha spopolato in libreria raggiungendo ben cinque ristampe; su Radiodue è stata protagonista della mezzanotte in estate e in autunno; l’abbiamo vista in una puntata della quarta serie di Un caso di coscienza, incentrata sul tema delle morti bianche; ha girato a Malta un episodio della nuova serie de Il commissario Rex e in Argentina la serie in costume Terra ribelle, di Cinzia Th Torrini.

È con molto piacere, dunque, che incontriamo Sarah Maestri, una delle più amate e promettenti attrici della nuova generazione che ci racconta dei suoi progetti e delle sue aspettative per il nuovo anno, a cominciare dal film girato nel 2007, La Terra Nel Sangue, diretto da Giovanni Ziberna e presentato in anteprima a Gorizia lo scorso 14 gennaio.

Che bilancio puoi trarre dall’esperienza di Effetto notte, il programma radiofonico che hai condotto con Fernando Maraghini su Radiodue?
«Molto positiva. In primavera tornerò di nuovo ad animare le notti dei radioascoltatori che mi hanno seguito sempre con affetto».

Questa esperienza ti è stata utile per la tua carriera di attrice?
«Per la carriera di attrice no, ma sicuramente mi ha arricchito tantissimo. La possibilità di potermi mettere in gioco con la voce, anziché con la faccia, è stata di grande utilità perché mi ha permesso di entrare direttamente nelle case della gente come Sarah e farmi conoscere per come sono».

Che idea ti sei fatta del pubblico della notte?
«È un pubblico attento, che partecipa. Di giorno, con la luce del sole, c’è più distrazione, mentre nel silenzio dell’oscurità ci si apre all'ascolto».

Parliamo di La Terra Nel Sangue, il film che hai girato nel 2007 e che è stato da poco presentato nelle sale.
«È una storia che tratta delle radici, dell'importanza di riscoprire la propria cultura e le proprie origini. Sono contenta di averlo fatto, è un film realizzato da giovani che hanno lottato con le proprie gambe».

Un altro film indipendente, dopo Il nostro Messia: come ti sei avvicinata? Le istituzioni non sembrano molto vicine...
«Fare l'attrice è il mio lavoro, ma anche un hobby. Hobby, quindi, perché mi dà la possibilità di fare anche film che mi piacciono, film a cui partecipo gratuitamente. Giovanni Ziberna è un caro amico e un valido professionista. Credo che il cinema abbia bisogno anche di figure di questo tipo. Le istituzioni possono esserci o meno, ma l'importante è che ci sia l'impegno della gente che ci lavora e che il risultato sia quello di trasmettere emozioni al pubblico».

Quindi cosa preferiresti tra un cinepanettone e un film di questo tipo?
«Le due cose possono coesistere senza problemi. Ho sperimentato tutte e due le cose, sia il prodotto commerciale rivolto alle masse, come Centovetrine e Notte prima degli esami, sia le pellicole rivolte a un pubblico più ristretto e il teatro. Non direi di no né a Parenti né a Özpetek».

Prossimamente ti vedremo in Terra ribelle, serie in costume che stai girando a Buenos Aires. Come hai conosciuto Cinzia Th Torrini?
«L'ho conosciuta in Puglia, in occasione di un premio. Da tempo speravo di lavorare con lei, e quando mi ha proposto di partecipare a questo progetto ho subito preparato la valigia. Ho trovato un gruppo splendido».

Sofia per Un caso di coscienza, Malta per Rex, Buenos Aires adesso... E pensare che i tuoi genitori ti avevano soprannominato "la ragazza con la valigia".
«Sì, è la mia vita e sono contenta di quello che sto facendo e che spero di continuare a fare sempre».

Dopo un anno, pensando al grande successo che hai avuto con il tuo libro, non ti sei pentita di esserti esposta raccontando anche gli aspetti più dolorosi della tua vita come la malattia che segnò la tua infanzia?
«No, ho mantenuto gli amici e i fan che avevo e ne ho trovati nuovi che hanno apprezzato e scoperto questo mio diario segreto. Spero che sia stato recepito il messaggio che ho cercato di trasmettere, e cioè che ci sono tanti problemi per tutti, ma degli altri abbiamo bisogno sempre per percorrere insieme questa strada, questa corsa meravigliosa che è la vita».

Hai aderito, come altri vip (tra cui la giornalista Anna Piras, ndr), all'iniziativa Facciamo un libro della Onlus Amici della Zizzi.
«Ho accettato con gioia di partecipare a questo progetto a sostegno di una casa famiglia quando il fondatore Riccardo Zizzi me l'ha proposto. Magari racconterò qualcosa di Buenos Aires, quando tornerò per ultimare Terra ribelle».

Cosa vedi nel domani?
«Non penso al domani. Credo che il passato e il futuro non ci appartengano: per questo ho imparato a vivere il presente, il dono più bello che ci è stato fatto».
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HOT GIRLS Io leggo nuda di Valeria Scotti

E poi dicono che la lettura non tira. Hanno ragione ad inventarsi un escamotage affinché la gente si decida a dedicare qualche minuto alle cose serie. E se un gruppetto di ragazze sceglie di denudarsi per dare vita a un reading live e aperto a tutti, la soluzione è servita.

Naked Girls Reading è la chiave magica. Ambienti intimi dalle luci soffuse, donne in versione adamitica adagiate comodamente su un sofà e la lettura ad alta voce, la loro, di alcuni romanzi scelti in base al tema della serata. A fare da contorno, tavolini, consumazioni e un pubblico attonito. Soprattutto maschile.

La moda oltreoceano è frutto di Michelle L’Amour e Franky Vivid, rispettivamente showgirl e poeta erotico, ideatori e selezionatori delle ragazze. Quasi tutte performer di teatro burlesque che non temono gli occhi puntati sulla pelle svestita mentre recitano Christian Andersen, Charles Baudelaire, Stephen King. La scelta del calderone letterario è ampia. E non giudicatele male. Le protagoniste in fondo amano leggere per puro arricchimento personale, conoscono la letteratura e si occupano puntualmente delle recensioni sul sito ufficiale.

Per ora il boom è tutto americano, ma le Naked Girls non disdegnerebbero un progetto allargato, una sorta di franchising per esportare l’idea in altri Paesi. Cercasi dunque coraggiosi investitori.

Intanto, se non potete concedervi l’esperienza dal vivo – l’America in effetti non è proprio dietro l’angolo – provate voi a trasformarvi in Naked Girl, magari tra le pareti domestiche. Come spiegano le stesse professioniste, il rito è più che semplice: scegliete un testo e una sistemazione comoda, spogliatevi e lasciatevi andare. Col permesso dei presenti in casa, s’intende.
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DONNE Ilaria Buitoni Borletti, nuovo presidente del Fai di Chiara Casadei

«Lascio la carica a Ilaria Buitoni Borletti che saprà dare continuità al mio operato – ha annunciato Giulia Crespi, fondatrice del Fondo ambiente italiano e ad oggi suo presidente – Sono sicura che con la sua esperienza nelle onlus e il suo senso manageriale, di gran lunga superiore al mio, porterà il Fai a traguardi anche più importanti di quelli raggiunti finora». Con queste parole, la Crespi ha passato il timone di comando alla 54enne Borletti, signora dell’alta borghesia industriale milanese.

La neopresidente era già nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione dal 2008 e presidente regionale FAI dell’Umbria dal 2007. Di origini milanesi, si è laureata in Scienze Politiche, ha da sempre alternato la sua attività tra le imprese e il non-profit, con un’attenzione particolare per l’Africa e per il sostegno e la promozione di attività culturali.

Non solo infatti si occupa della direzione di alcune società nel settore editoriale e high-tech, ma si interessa di solidarietà a livelli ben più impegnativi di semplice sensibilità umana. «Per quindici anni, un mese all'anno, andavo in Kenya in un ospedale del nord. Lì ho imparato a restituire i privilegi, a condividere la fortuna delle mie origini. E lì ho capito che le mie qualità sono soprattutto organizzative». Si parla di associazioni e istituti noti: Amref, Summit della Solidarietà e il Borletti-Buitoni Trust (fondato col marito) che promuove giovani concertisti di musica da camera nel mondo.

La voce, lo sguardo e gli stessi modi riservati che Ilaria Buitoni Borletti possiede sono una caratteristica tipica di una generazione di imprenditori che, dal dopoguerra in poi, hanno costruito Milano e l’Italia. Un animo sensibile sì, ma energico e solido per garantire risultati e successi.
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TELEGIORNALISTI Piero Ottone: vizi e virtù di Silvia Grassetti

Protagonista negli ultimi trent’anni di alcuni dei momenti più importanti della recente storia del giornalismo, dalla direzione de Il Corriere della Sera - con le dimissioni di Indro Montanelli - alla guerra di Segrate tra De Benedetti e Berlusconi per il controllo della Mondadori, fino ai dibattiti con Umberto Eco sulla libertà dell’informazione e la separazione tra notizia e commento.

Dopo aver ricoperto, tra l’altro, il ruolo di garante del lettore al quotidiano La Repubblica, Piero Ottone si dedica oggi soprattutto alla grande passione per la vela e all’acuta osservazione dei costumi italiani con la rubrica Vizi & Virtù su Venerdì di Repubblica. È autore di diversi libri tra cui: Storia del giornalismo italiano, Memorie di un vecchio felice, Gianni Agnelli visto da vicino.

Piero, cosa ci vuole per fare bene il giornalista?
«Curiosità, interesse per tutti gli esseri umani, e soprattutto la mentalità dello spettatore che non ha l’ambizione di essere un protagonista».

E per fare il direttore?
«Il bello è che si può decidere. Noi viviamo al massimo quando possiamo decidere. Questo è l’appagamento massimo che si può avere nel mestiere di giornalista».

Un difetto del mestiere di giornalista?
«Difetto sì, ma veniale: l’eccessiva letteratura. Spesso il giornalista vuole mettere in mostra le sue qualità di novelliere a scapito del fatto. Il migliore in questo senso è Indro Montanelli. È un prosatore stupendo ma ha privilegiato sempre la prosa e le sue impressioni ai fatti».

E un difetto tutto italiano?
«Molto spesso, in Italia, il giornale appartiene a gruppi economici e quindi c’è sempre il sottofondo di propaganda».

Il peggiore difetto?
«Un difetto mortale: la professione giornalistica in Italia non crede nel principio dell’obiettività. Il giornalista deve avere una sua Weltanschauung, ma deve raccontare le cose come crede che stiano, indipendentemente dalle sue idee. Deve dare il massimo di obiettività».

Cioè?
«In Italia dire che un giornalista deve essere obiettivo è una stranezza, mentre dire che un magistrato deve essere giusto è banale: il ragionamento deve essere applicato a entrambi».

Un esempio?
«Scalfari: è un caso schizofrenico. Ha un lato di giornalista nato, però nega che l’obiettività sia possibile e dà importanza all’orientamento del giornale. Fortuna che con Ezio Mauro il concetto della libertà e dell’obiettività è stato accentuato».
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SPORTIVA Golden Girls: la notte delle stelle di Pierpaolo Di Paolo

È una nuova notte di stelle per il calcio femminile. Il 21 dicembre 2009 si è tenuta la 2a edizione del Golden Girls, notte degli awards per premiare le migliori giocatrici del nostro campionato.

La manifestazione è stata anticipata da un appassionante match: da un lato le Golden Girls, dall'altro una formazione di giornalisti ed ex campioni. Uomini contro donne insomma, in una curiosa sfida organizzata a scopo di beneficenza.

La serata, svoltasi a Roma presso il Grand Hotel Villa dei Papi, ha visto la partecipazione di numerosi vip. Personalità di spicco del mondo politico, dello spettacolo e dello sport sono accorse per rendere omaggio alle nostre sportive, per un'occasione in cui si accendono finalmente anche su di loro i più che meritati riflettori.

Tra gli ospiti, impossibile non notare la presenza di Giorgio Napolitano*, chiamato ad assolvere il gradito onere di premiare la ragazza vincente: Melania Gabbiadini. Con questo successo, ottenuto con unanimità di voti, l'attaccante del Bardolino Verona bissa il trionfo della passata edizione, confermandosi ancora una volta la più forte giocatrice di calcio del nostro Paese.

La bella novità di quest'anno è stata però rappresentata dalla premiazione di Valentina Casaroli, Marta Mason, Valentina Pedretti e Elena Linari, come migliori giovani promesse del nostro calcio. D'altronde, dopo l'elezione di Giancarlo Padovan a presidente della Lega Calcio femminile, questo non è che uno dei tanti particolari che dimostrano come il movimento stia acquisendo pian piano quella consapevolezza e maturità proprie di una grande organizzazione, attenta anche ai suoi settori giovanili e perciò destinata a crescere.

La rassegna si è conclusa con la nomina della The Golden Girl, la giocatrice più bella. Il premio è stato vinto da Melania Mazzurana, diciottenne portiere del San Martino. Un grande successo, come si evince dalle parole dell'organizzatore, un entusiasta Walter Pettinati: «il Golden Girls ha ottenuto riconoscimenti importanti dai Ministeri e dalle Istituzioni calcistiche e si merita un palcoscenico più ampio, per questo stiamo già lavorando alla prossima edizione che si svolgerà alla fine del campionato 2009-2010».

* Il Presidente non è stato presente all'evento, ma ha partecipato inviando la medaglia per la premiazione della vincitrice. Ci scusiamo con i lettori per l'imprecisione.
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