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Telegiornaliste anno IV N. 28 (153) del 21 luglio 2008
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MONITOR Emma D’Aquino, impegno e passione al
Tg1
di Giuseppe Bosso
Nata a Catania, Emma
D’Aquino è giornalista professionista dal 2000. E' stata inviata di Porta
a Porta
per poi passare al Tg1 dove si è occupata prima degli speciali Tv7, poi
della redazione di cronaca e politica.
Gioie e dolori di un’inviata del
Tg1?
«Le gioie sono sicuramente il riconoscimento del tuo lavoro e non mi riferisco
certo solo alla gente che ti incontra per strada. Quanto ai dolori, magari il
fatto che capitano periodi in cui devi incentrare la tua vita solo su questo
mestiere dalla mattina alla sera. Ad esempio, quando ho seguito per più di due
mesi la vicenda del delitto di Perugia, mi è capitato di stare sul posto 24 ore
su 24. Ma in fondo è una fatica che faccio molto volentieri».
Spesso si criticano i tg che danno troppo spazio ai fatti cronaca nera. Tu
cosa ne pensi?
«Credo che il nostro telegiornale dia alla cronaca lo stesso spazio che hanno
altri temi. Piuttosto la cosa che trovo indegna per chi fa informazione è
soffermarsi sulle immagini più raccapriccianti. E’ una cosa inutile e dannosa
per lo spettatore che, invece, ha diritto solo di essere informato sulla cronaca
intesa come fatti che si sono svolti, senza trascendere nei particolari. Gli
amici e le persone che conosco, per esempio, mi chiedono gli sviluppi dei casi
che seguo e questo denota un grande interesse per i fatti di cronaca. Nessuno mi
chiede i dettagli più scabrosi, spesso inutili da sapere».
Tra canali satellitari e web, lavorare al Tg1 rappresenta ancora una grande
aspirazione per un giovane giornalista?
«Sì, almeno per me. Sono ormai sei anni che ci lavoro ed era il mio obiettivo.
Ho avuto la fortuna di avere un grande maestro come Bruno Vespa in una scuola
importante come
Porta a Porta, ma il Tg1 era il mio sogno e sono felice di averlo
realizzato. Sul lavoro possono capitare disparità di vedute, soprattutto su temi
come la politica, ma è bene anche confrontarsi con chi non la pensa come te.
Magari su qualcosa devi anche cedere».
L’intervista o il servizio a cui sei più legata?
«Un’intervista che feci per Tv7 alla figlia di un boss mafioso che viveva
sotto protezione, avendo deciso di collaborare con la giustizia. È stato un
incontro molto intenso: una persona che, dopo aver vissuto da bambina con il
mito del padre, si era resa conto di una realtà crudele e aveva deciso di
impegnarsi per combatterla a costo di sacrificare la sua stessa esistenza,
rinunciando ad avere una propria libertà di movimento e una propria identità.
Ecco, il telegiornale sicuramente ti limita nel parlare di queste storie. Devi
rispettare rigorosamente una scaletta di servizi e soprattutto una durata spesso
rigida. Nei programmi di approfondimento, invece, hai più spazio e puoi
soffermarti maggiormente su queste storie. Un’altra esperienza che ho molto
amato professionalmente è stata quella che ho vissuto a New York, da inviata di
Porta a Porta, dopo l’attentato dell’11 settembre. Ho potuto conoscere
un’America diversa da quella vista dalla visuale del turista, sono stata in
posti dove le persone non potevano accedere e ho vissuto una realtà molto
toccata da quell’evento».
Cosa pensi della polemica che Grillo ha scagliato contro l’Ordine dei
giornalisti, di cui chiede l’abolizione?
«Grillo dice tante cose: alcune si possono condividere, altre no. Quanto
all’Ordine, non è certo solo lui a chiederne la soppressione. Personalmente non
capisco questa cosa: si tratta pur sempre di uno strumento di tutela della
nostra professione».
Stefano Campagna, tuo collega del Tg1, raccontò per la prima volta, in una
nostra
intervista, di essere gay: da allora è cambiato qualcosa nei vostri rapporti
in redazione?
«Assolutamente no. Stefano è un grande professionista e una persona molto
simpatica. I suoi gusti sessuali sono una cosa che riguardano unicamente lui».
Cosa pensi di Telegiornaliste?
E' un sito molto simpatico. L’ho scoperto per caso tramite un amico e mi sono
fatta delle gran belle risate leggendo dei vostri utenti che si lamentavano di
non vedermi in viso nei servizi, che volevano dei miei primi piani. Siete
davvero molto bravi».
Il tuo sogno nel cassetto?
«Mi ritengo fortunata: faccio il lavoro che sognavo da sempre e in un contesto
bello come quello del Tg1. Spero di continuare, anche se è un lavoro molto
faticoso, ma con l’impegno e la passione tutto si sopporta». |
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CRONACA IN ROSA Comunicare tutelando
di Federica Santoro
I quotidiani abusi della stampa nei confronti dei
migranti hanno spinto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(Unhcr) a chiedere un protocollo deontologico che richiamasse i
giornalisti a tenere un comportamento rispettoso verso le diversità e conforme
ai principi etici e morali di una società civile. Una proposta presentata dal
rappresentante dell’Agenzia per la regione del Mediterraneo, Walter Irvine, e
accolta lo scorso 13 giugno dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti
e dalla Federazione Nazionale della Stampa, che hanno approvato all'unanimità il
Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della
tratta e migranti, denominato Carta di Roma.
Nel documento i giornalisti vengono invitati a esprimersi con
termini giuridicamente accettabili e appropriati, in
modo da evitare la confusione portata da un uso distorto di termini imprecisi o
sommari verso i migranti. Una consuetudine che, nel corso degli ultimi mesi, ha
inevitabilmente acuito il dibattito nazionale e dato vita a
intolleranze e paure infondate nei confronti di
persone provenienti da situazioni difficili e spesso al limite della
sopravvivenza. È il caso dei rom e dei rumeni, sui quali si è concentrata
l’attenzione dei media, spesso distorcendo atti di violenza nei confronti di
cittadini italiani come consuetudine di certi particolari gruppi di stranieri
clandestini o rifugiati. Una rappresentazione poco documentata che rende
difficile l’integrazione e l’inserimento degli stranieri nella società e porta
invece alla nascita di facili razzismi.
Tra le priorità previste dalla Carta, «tutelare i
richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta e i migranti che
scelgono di parlare con i giornalisti», adottando ogni accortezza in merito
all’identificazione e all’immagine della persona per salvaguardarne l’identità
ed evitando possibili ritorsioni contro questa o i suoi familiari da parte sia
delle autorità del Paese di origine che di altre entità. E ancora, «interpellare
quando ciò sia possibile, esperti e organizzazioni specializzate in materia» per
poter fornire al pubblico un’informazione chiara e completa anche sulle
cause degli attuali fenomeni migratori, evitando di cadere negli stereotipi.
Il documento è stato realizzato grazie alla collaborazione di
un comitato scientifico composto da docenti dell’Università La Sapienza e Roma
3, da rappresentanti del Ministero dell’Interno, Ministero della Solidarietà
sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), Presidenza del
Consiglio - Dipartimento per le Pari Opportunità e da giornalisti italiani e
stranieri. In allegato al documento, un glossario pronto per l’uso che raccoglie
i principali termini per una comunicazione più consapevole e meno
superficiale. |
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FORMAT
La web tv degli sceneggiatori di Hollywood
di Federica Santoro
Cosa succede quando la creatività si trova a fare
i conti con le dure leggi del mercato del lavoro? Tre mesi di sciopero:
film, show e serie televisive sospesi. Un vero terremoto che ha investito da
novembre a febbraio l’AMPTP - l’alleanza degli studi televisivi e delle majors
cinematografiche americane - facendo annullare la prestigiosa cerimonia
hollywoodiana dei Golden Globe Award, mandando in fumo 2,5 miliardi di dollari e
lasciando senza lavoro migliaia di
creativi, scrittori e sceneggiatori
appartenenti al WGA, Writers Guild of America.
Sospesi anche i programmi di satira politica in tv e kolossal come Angeli e
demoni, slittato al 2009.
Il nodo della questione riguardava i diritti
internet acquisiti dall’uso su web dei programmi tv e cinematografici
scritti dagli sceneggiatori. Il WGA, infatti, ha chiesto che il nuovo contratto
preveda per gli sceneggiatori una percentuale più alta dei guadagni fatti dalle
case di produzione sul nuovo mezzo. E dopo tre mesi di stop, il sindacato si è
detto soddisfatto del risultato raggiunto: «Il nostro sciopero è stato un
successo» hanno dichiarato in un comunicato congiunto Patric Verrone e
Michael Winship, presidenti rispettivamente di Wga West e Wga Est, le
organizzazioni sindacali della Costa Ovest e della Costa Est degli Stati Uniti,
dando finalmente l’annuncio «Strike is over!».
In questi mesi, però, i creativi in sciopero
hanno progettato un nuovo network. Strike Tv, o Hollywood unplugged
- come si autodefiniscono i creatori - sarà «il primo network online creato da
scrittori e sceneggiatori di Hollywood che unisce originalità e qualità del
video e dell’intrattenimento e che si propone come nuova piattaforma creativa
nel panorama dei new media». Un progetto ambizioso dedicato soprattutto ai
talenti che cercano
libertà creativa e una via preferenziale per
raggiungere visibilità e successo su web e non solo. Inoltre il network
risolverà sul nascere il problema dei cosiddetti residuals
(diritti su internet) che andranno direttamente
agli sceneggiatori senza intermediazioni.
Strike Tv proporrà entro l’estate quaranta
programmi brevi, alcuni in forma serializzata, altri di una sola puntata. I
progetti spazieranno dallo stile drammatico, al comico ai film televisivi. Tra i
partecipanti al progetto, Lester Lewis (The office), Stephen E. de Souza
(Die hard), Karen Harris (General hospital) e tanti altri.
Come negli scacchi mossa chiama mossa, così anche
le majors entrano in rete e lanciano
Takehollywood, un social network per attori,
registi e sceneggiatori che possono postare il proprio curriculum, confrontarsi
con i colleghi e partecipare ai contest. La partecipazione avviene però
solo su invito o previo screening del candidato da parte del team editoriale. Il
risultato è una community chiusa, un luogo perfetto per i talent scout. Accanto
al social network, la Takehollywood academy propone lezioni, esercizi
sullo show biz e interviste con personaggi famosi del jet set internazionale.
Quale dei due vincerà la partita finale? |
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CULT Actions.
Art, Culture, Generation al femminile
di Valeria Scotti
Il titolo la dice lunga. Actions. Art, Culture, Generation è il
messaggio scelto per la mostra, inaugurata lo scorso 10 luglio in Trentino-Alto
Adige, caratterizzata da opere site-specific e dislocata in tre sedi: la
Galleria Arte Boccanera Contemporanea di Trento con opere pittoriche, il parco
dell'Ente CRA di Villazzano con sculture e installazioni, e il nuovo Centro
Intermodale di Pergine Valsugana con opere fotografiche, video e
video-installazioni.
Tre luoghi che hanno accolto volentieri tutti lavori al femminile. E c’è
appunto spazio per ogni tipo di creatività: pittura, scultura, fotografia,
video, installazioni e molto altro ancora nate dalla mano e dalla mente di 10
artiste conosciute sia a livello locale che internazionale: Lien Botha,
Tatiana Festi, Annamaria Gelmi, Kaoru Katayama, Luci'a Madriz, Elena Monzo,
Maria Lucrezia Schiavarelli, Cinthya Soto, Chiara Tagliazucchi, Ueia Lolta. Un
appuntamento dall’intento esplorativo, per interrogarsi sui cambiamenti
generazionali in rosa e sul Trentino-Alto Adige, terra di incontro e
di transito.
Il Progetto – visitabile fino al 21 settembre – è inserito nel più ampio
Manifesta7,la prestigiosa Biennale europea d'arte contemporanea con 100
giorni dedicati esclusivamente all’arte, tra artisti, architetti e scrittori.
Ideata e curata da Giorgia Lucchi e Marco Tomasini con il sostegno
dell'Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento, la
realizzazione della mostra Actions. Art, Culture, Generation è della
Galleria Arte Boccanera Contemporanea, in collaborazione con Mafalda -
Associazione Donne Trento e con Trentino Trasporti che permette ogni giorno di
visitare agevolmente le tre sedi utilizzando i mezzi pubblici lungo la
Valsugana. |
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DONNE Federica
Guidi: la nuova guida dei Giovani imprenditori di
Martina Barin
Di energia ne ha da vendere. E non soltanto perché Federica
Guidi è una stacanovista, ma anche perché è Direttore generale e Consigliere di
amministrazione della Ducati Energia SpA. Pragmatica e propositiva, questa
manager è cresciuta in una realtà maschile fatta di strumenti
elettronici, contatori di energia e condensatori.
Modenese di nascita, si laurea in giurisprudenza e frequenta
un master in Business administration presso la Profingest di Bologna,
seguito da due anni in Rolo finance. Poi si dedica con un impegno quasi
totalizzante all’azienda dal padre, la Ducati energia di Bologna. Ma il suo
essere figlia d’arte non le ha concesso corsie preferenziali, al punto che in
azienda ha svolto anche le mansioni proprie di una qualsiasi stagista, comprese
le fotocopie.
Il 24 aprile scorso è eletta Presidente dei Giovani
imprenditori di Confindustria, aggiudicandosi anche il ruolo di
vicepresidente della confederazione a fianco di Emma Marcegaglia. Ma la Guidi
non è una neofita di Confindustria: dal 2002 al 2005 è stata vicepresidente di
Confindustria Emilia Romagna e presidente dei Giovani imprenditori della stessa
regione. Dal 2005, è vicepresidente degli under 40 della confederazione, con la
presidenza di Matteo Colaninno.
Tra le carte vincenti del suo programma, spunta in primis l’attenzione
alla meritocrazia. Di qui, l’auspicio a una maggiore liberalizzazione della
forma contrattuale di lavoro, dove ciascuno viene valutato secondo il principio
del
rendimento. «Il contratto dovrebbe essere allora sempre
meno collettivo e sempre più tailor made, fatto su misura, tagliato
attorno al singolo individuo», ha dichiarato al convegno dei Giovani
imprenditori a Santa Margherita Ligure il 7 giugno scorso. Sempre sulla base del
medesimo concetto, si oppone alle quote rosa che stigmatizzerebbero le
disuguaglianze: maggiori servizi e orari flessibili, adatti alle nuove esigenze
del mondo del lavoro sono, a suo avviso, gli unici strumenti per ridurre il
divario tra donne e uomini. Altri aspetti, sui quali il nuovo presidente dei
Giovani imprenditori si soffermerà nel corso del suo mandato, sono la
diffusione della cultura di impresa come entità dinamica in relazione al
contesto mondiale e la detassazione degli straordinari, come metodo far
ripartire consumi e produttività.
A causa dei numerosi ruoli che ricopre, Federica Guidi ha una
vita sufficientemente impegnata e non ha molto tempo per la mondanità o per le
soirée alla Briatore. Le uniche concessioni a tanto rigore? Un debole per i
cani e mezz’ora al giorno di tapis roulant. |
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TELEGIORNALISTI
Renzo Giannantonio, in campo con la Lazio
di Giuseppe Bosso
Laureato in Scienze della Comunicazione,
Renzo Giannantonio
lavora a RomaUno dal 2005 dopo numerose esperienze nell’ambito della radiofonia
locale. Parte attiva della redazione sportiva, è lo speaker ufficiale della
S.S.Lazio nelle partite disputate allo Stadio Olimpico.
Da due anni speaker ufficiale della Lazio: cosa rappresenta per te questa
esperienza?
«E' una gratificazione e al tempo stesso un ritorno ai miei ricordi di tifoso.
Ma ovviamente riesco a scindere la passione sportiva dalla professionalità, è
necessario».
La tragedia di Gabriele Sandri ha segnato la stagione biancoceleste: nei
tifosi che incontri all’Olimpico cosa hai trovato di diverso dopo questa
ennesima storia di morte di calcio?
«E’ stato un anno difficile per la Lazio e la tragedia di Gabriele ha fatto in
gran parte passare in secondo piano gli aspetti puramente sportivi. E’ stato un
duro colpo per tutti i tifosi di Roma, non solo biancocelesti, ma al tempo
stesso devo dire che la reazione è stata anche positiva, e all’ultimo derby
abbiamo potuto assistere a una grande partecipazione di entrambe le tifoserie in
maniera pulita e corretta. Abbiamo visto Totti e Rocchi, capitani delle due
squadre, deporre una corona di fiori sotto la gigantografia di Gabriele in
curva: anche questo ti fa capire come lui fosse una figura importante e amata».
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una serie di episodi di violenza che
hanno riguardato Roma, a cominciare dall’omicidio Reggiani fino ai recenti
scontri del Pigneto e della Sapienza. Cosa sta succedendo nella capitale?
«Non penso di essere banale se dico che Roma è lo specchio d’Italia. Quello
che sta attraversando è un po’ quello che vive tutto il Paese. Ci sono grandi
problemi di integrazione con nuove realtà che non sempre trovano gli strumenti
per adattarsi, e anche questo causa gli episodi citati. Comunque credo che Roma,
fin dalle sue origini più remote, abbia dimostrato che l’integrazione è
possibile, ed è in questo senso che bisogna andare».
Cosa pensi potrà portare il sindaco Alemanno?
«E’ da verificare nel tempo. Intorno alle elezioni e nella prima fase
successiva sicuramente si cerca di porre di più l’accento su taluni aspetti
esteriori che poi, a lungo andare, vanno messi in secondo piano. Anche in
questo, la capitale è lo specchio di quello che vive l’Italia».
RomaUno è nata con l’intento di diventare la vera tv dei romani: a distanza
di quasi cinque anni alla sua nascita, pensi che questo intento si sia
realizzato?
«Malgrado le difficoltà che un’iniziativa come RomaUno poteva incontrare e ha
incontrato, direi che i risultati finora sono stati positivi. Abbiamo cercato di
realizzare una televisione diversa, vicina al cittadino romano e quindi molto
attenta a quegli eventi magari trascurati dagli altri media, cercando di essere
vicini al punto di vista della gente».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Continuare questo lavoro, di cui mi sento sicuramente più convinto ora che a
18 anni, quando ho cominciato a farlo senza pensarci molto». |
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SPORTIVA Golden Girls: bellezza sotto le
stelle di
Pierpaolo Di
Paolo
Lo scorso 12 luglio, all'Old Fashion di
Milano, si è tenuto il Golden Girls, evento mondano storico con calcio e
moda per la prima volta assieme in passerella. Bellissime atlete griffate
Castellani, Kris gioielli e Primopiano hanno sfilato sotto le stelle per una
serata dedicata a sport, eleganza e bellezza.
L'appuntamento ha unito il fascino della moda
- vestiti e accessori di pregevole fattura sui corpi statuari delle calciatrici
- alla suspance delle gare sportive e di bellezza.
Presentato da
Ivan Zazzaroni, il Golden Girls ha avuto
in programma la premiazione delle migliori giocatrici dell'anno per ciascun
ruolo, migliore società, miglior tecnico, nonché della calciatrice più bella.
Alla presenza di numerose personalità dello
sport e dello spettacolo - quali Gino Orengo, Giancarlo Padovan, Giovanni
Francini, Franco Ricci - il Bardolino Verona, squadra campione d'Italia, ha
fatto il pieno di Oscar.
Così le premiazioni: a Melania Gabbiadini
(Bardolino), il pallone d'oro come migliore
calciatrice dell'anno; a Brunozzi, Sorvillo, Tuttino e Longega (Bardolino)
rispettivamente i premi come miglior portiere, difensore, centrocampista e
tecnico; Silvia Fuselli
(Torres) è la miglior attaccante. E ancora,
premio alla carriera a
Rita Guarino che supera la
concorrenza, tra le altre, di Carolina Morace. Il premio alla giocatrice più
carina del campionato è andato a Elena Tramonti, giovanissima e
bellissima centrale di difesa del Livorno calcio.
La rassegna è stata una grande successo, al
punto che già si pensa, per il prossimo anno, di estenderla a livello europeo. |
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