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Telegiornaliste anno XXI N. 17 (796) del 21 maggio 2025
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Veronica
Gatto, far parlare le immagini
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Veronica Gatto.
Inviata del programma di informazione e approfondimento
Agorà, in onda su Rai 3, con alle spalle una significativa
esperienza, anche artistica, che è passata attraverso programmi come
Domenica In, con Massimo Giletti, Unomattina e La vita in
diretta, fino alla conduzione del fortunato programma di Raiuno
Easy Driver.
Sei progressivamente passata nel tuo percorso da un ambito di
intrattenimento a quello dedicato all'informazione. Ti è successo tutto per
caso o hai voluto indirizzarti tu in questa prospettiva?
«Inizialmente avrei dovuto condurre un programma itinerante su Rai 3 che
avrebbe dovuto raccontare le nuove Start Up gestite da giovani imprenditori
in relazione alle risorse che l’Italia offre ma poi a causa della pandemia,
il progetto si è bloccato ed è arrivato Agorà. Un programma che poi
ho sentito molto mio, perché volevo occuparmi di attualità e di cronaca,
conoscere le persone attraverso il racconto giornalistico. Ad Agorà
posso davvero mescolare l'informazione del tg con quello della trasmissione;
sono cinque anni che ho iniziato questa esperienza che ha rappresentato un
vero e proprio cambiamento totale per la mia vita. È iniziato tutto a
ridosso del Covid e ho avuto anzitutto l'opportunità di occuparmi di quei
lavoratori che si sono trovati alle prese con le criticità che in quel
momento hanno colpito le aziende italiane e hanno organizzato presidi, ho
seguito la vita reale delle persone dando voce anche a chi non ne aveva la
possibilità, una cosa che amo fare per l'empatia che mi lega subito alle
persone. Mi sono occupata dei cambiamenti climatici in occasione delle
terribili alluvioni ma anche della siccità che hanno colpito il nostro
Paese; ho raccontato lo spopolamento e i disagi dei piccoli paesi fantasma
del sud Italia; ho incontrato e raccontato storie di ucraini fuggiti dalla
guerra; ho intervistato esponenti politici. Insomma ho fatto un lavoro a 360
gradi che ha completato la mia formazione giornalistica che parte dai miei
studi alla facoltà di scienze della comuniazione, perché la consideravo la
vera base di partenza per poter diventare giornalista, che avrebbe poi
dovuto essere seguita dall'esperienza sul campo. Roma Tre, la mia facoltà,
era convenzionata con la Rai, e questo mi ha dato subito la possibilità di
frequentare uno stage; poi è arrivata l'esperienza a Domenica In con
Massimo Giletti e a Unomattina dove ho potuto occuparmi di territorio
con rubriche come Italia in Bici e Italia Low Cost. Per sei
anni ho condotto Easy Driver che coniugava territorio e motori,
un'esperienza gratificante che ricordo con piacere. Dopo l'esperienza a
La vita in diretta ho capito che specializzarmi nella cronaca e
nell'attualità era la strada da seguire, che mi ha portata ad Agorà
dove ho trovato una squadra ben collaudata, mi hanno fatto molto piacere le
parole di un’autrice che ha apprezzato il modo di pormi nei confronti degli
spettatori con un eloquio, mi ha detto, chiaro evocativo e semplice, ed è
quello che mi piace fare attraverso le immagini che devono parlare e
trasmettere alle persone, anche quando si tratta di storie dolorose che
vanno affrontate con rispetto ed empatia nei confronti di chi le ha
vissute».
Essere costantemente in giro per l'Italia, si trattasse di andare in giro
in auto come quando conducevi Easy Driver o come oggi da inviata di
Agorà è una cosa che ti ha caratterizzato: ti possiamo definire 'la
ragazza con la valigia?
«È una cosa che abbiamo in comune tutti noi inviati e inviate, che non
facciamo mai in tempo a tornare a casa che dobbiamo nuovamente ripartire. Ma
è necessario per conoscere davvero il mondo che raccontiamo».
Raccontare l'Italia di oggi attraverso i tuoi reportage: quali sono le
storie che preferisci raccontare e quelle a cui vorresti dedicare maggiore
spazio?
«Mi piace raccontare le persone, che attraverso le interviste riescano anche
a trasmettere il loro disagio e anche a trovare una soluzione. È questo che
deve e dovrebbe fare davvero il servizio pubblico, a maggior ragione in
questo momento di crisi che parte proprio dall'anno del Covid, che ha
coinciso con il mio approdo ad Agorà. Far emergere la verità e le
criticità è il modo per spingere anzitutto le istituzioni a trovare il
rimedio.
Non sei l'unico caso di ragazza che dall'intrattenimento ha virato
sull'informazione: è stato difficile acquisire credibilità con questa tua
formazione?
«Anche se mi occupavo di intrattenimento c'è sempre stato in tutto quello
che ho fatto un legame con l'attualità; se ce l'hai dentro non hai
difficoltà a trasferirla. La credibilità è anzitutto data dal modo in cui
agisci».
Se potessi scegliere per i prossimi dieci anni vorresti continuare ad
andare in giro per l'Italia o accetteresti la conduzione di un programma di
punta?
«Ho già condotto in passato, tornare a farlo sarebbe una cosa quasi
naturale. Se dovesse arrivare mi farebbe piacere».
Cosa farà Veronica da grande?
«Lo sono già (ride, ndr). Continuo a fare il mio lavoro, qualunque cosa in
più che rappresenterà una crescita ulteriore la accetterò».
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Su
Netflix arriva Sara
di Silvestra Sorbera
Al via il 3 giugno su Netflix la serie Sara -
La donna nell'ombra, tratta dai romanzi di
Maurizio De Giovanni.
Protagonista della serie sarà Teresa Saponangelo
nei panni della protagonista; insieme a lei troviamo
Claudia Gerini, Massimo Popolizio, Flavio
Furnò e Carmine Recano.
Sara non vuole esistere: il suo dono è l'invisibilità,
il talento di rubare i segreti delle persone;
capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo
dall'anonimato in cui si è chiusa; per amore
ha lasciato tutto seguendo l'unico uomo capace di farla
sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e
rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha
lavorato in un'unità legata ai Servizi, impegnata in
intercettazioni non autorizzate.
Il tempo le è scivolato tra le dita mentre
ascoltava le storie degli altri. E adesso che
Viola, la compagna del figlio morto, la sta per
rendere nonna, il destino le presenta un
nuovo caso. Anche se è fuori dal giro, una vecchia
collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le
labbra - fin quasi i pensieri - della gente, la
spinge a indagare su un omicidio già risolto.
Così Sara, che non si fida mai delle verità più
ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide
Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto
per caso, e con il contributo inatteso di Viola, e
del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.
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Perla
Liberatori, sì al progresso, però...
di Giuseppe Bosso
Abbiamo nuovamente il piacere di incontrare
Perla Liberatori, voce italiana di attrici come Alba
Flores (Nairobi della nota serie La Casa di Carta), Colby
Minifie (Ashley della nota serie The Boys) e di
personaggi come Stella delle Winx e direttrice di
doppiaggio di serie di successo mondiale come Wednesday e
Scissione. È reduce dalla conduzione del
Gran Gala del Doppiaggio che anche quest'anno
si è tenuto nei giorni del Romics a Roma.
Le tue sensazioni sul Galà che anche quest'anno ha animato i
giorni del Romics, conclusosi da poco e nuovamente condotto con
Stefano Brusa dopo tantissime edizioni condivise insieme.
«Un'esperienza bellissima che si rinnova da ormai vent'anni e
che anche stavolta non ha tradito le aspettative. Faticosa,
certo, ma divertente, che ci consente di stare a stretto
contatto con il pubblico che tanto ama il doppiaggio e che anche
tramite il Galà del doppiaggio ci mostra il suo affetto. Vedere
sul palco colleghi come Carlo Valli, Rossella Izzo, che hanno
fatto la storia di questo mestiere è sempre emozionante. Del
Romics mi piace il dualismo rappresentato dal fatto che non
sempre i premi assegnati dalla giuria corrispondono a quelli
assegnati dal pubblico. Un altro fattore distintivo del Romics è
che c'è spazio per tutti, veterani ed emergenti, blasonati e
meno affermati. Siamo pienamente soddisfatti anche di questa
edizione, che era incentrata sulla problematica
dell'intelligenza artificiale e sul suo uso smodato e sulla
forte conflittualità con il nostro lavoro; non ho nulla contro
l’avanzamento della tecnologia e sulle necessità della
modernizzazione dei tempi, ci tengo a precisarlo, che possono
servire in alcuni casi anche a migliorare o a supportare la vita
delle persone. Purtroppo, però, qui si parla di svilire e
impoverire un lavoro artistico che porterebbe lentamente a
renderne sterile non solo la sua bellezza ma oltretutto a
privare un’intera categoria di lavoratori di un mestiere fatto
di grande tradizione e apprezzato dall’intera nazione. Spero che
anche il Romics abbia contribuito a far arrivare questo forte
messaggio al cuore delle persone».
Ormai hai acquisito esperienza anche da formatrice di nuove
voci, e lo possiamo vedere anche dai tuoi profili
social, dove sei diventata in poco tempo molto attiva. Come
hai vissuto questo passaggio da mentore?
«Sono insegnante della scuola di doppiaggio e cinematografia
A&F Dubbing, nata due anni fa da un'idea di
Alessandro Parise, attore e doppiatore che sentiva come me il
bisogno di mettere a disposizione dei giovani e dei giovanissimi
il nostro bagaglio artistico; quest'avventura è progressivamente
andata avanti grazie ai nostri colleghi amici che un po’ alla
volta si sono uniti al nostro percorso, da Marco Altini,
insegnante di dizione a Massimo Triggiani e Lorenzo Accolla
docenti di doppiaggio, da Mirko Fabbreschi docente di doppiaggio
cantato ad Andrea Lavagnino; ma anche a vari direttori di
doppiaggio e professionisti (come Federica Vincenti) che hanno
partecipato a masterclass e lezioni speciali (come noi amiamo
chiamarle) che hanno contribuito a coadiuvare la formazione dei
ragazzi. Cerchiamo di trasmettere a questi ragazzi le nostre
competenze artistiche perché vogliamo che possano inseguire il
loro sogno con una preparazione solida e strutturata. La
recitazione e il doppiaggio sono ambiti complessi e vogliamo che
i ragazzi sappiano mettere a frutto la loro creatività,
sperimentando e sviluppando il lavoro di squadra, essenziale per
raggiungere i loro obiettivi al meglio. A&F non vuole, inoltre,
creare false illusioni, vuole insegnare ai giovani a vivere
ancorati alla realtà, senza costruire castelli in aria. Sono
molto orgogliosa di questo mio ruolo di insegnante e sono felice
di poter trasmettere tutto il mio patrimonio attoriale ereditato
da straordinari professionisti come Renato Izzo, Maria Pia Di
Meo, Cesare Barbetti, Vittoria Febbi (ne cito solo alcuni dei
tanti che hanno avuto un forte peso sulla mia formazione),
grazie ai quali ho imparato parole come disciplina e passione
qualità indispensabili per questo mestiere. Questo cerco di
trasmettere a questi giovani con molta umiltà insieme ai miei
colleghi, ogni giorno, nella nostra scuola e spero che tutti
possano avere presto o tardi delle chances in risposta al loro
impegno e alla loro dedizione instancabile. Il passaggio del
testimone è una cosa che nel tempo avverrà naturalmente; il
tempo scorre e le voci cambiano e alcuni personaggi doppiati in
passato da noi devono essere affidati necessariamente a voci
giovani. A&F punta a formare giovani doppiatori e doppiatrici
con la D maiuscola, che abbiano un bagaglio culturale importante
e che a un certo punto della passeggiata possano andare avanti
con le loro gambe; vogliamo costruire non solo dei
professionisti ma anche delle menti dotate di giudizio critico e
di personalità artistica, che possano respirare il mondo del
teatro e del cinema a tutto tondo, anche attraverso uscite di
gruppo organizzate dalla nostra struttura. Vi invito a seguire
le nostre attività sui nostri social e sul nostro sito
scuoladoppiaggioroma.it per spiare più da vicino la nostra
realtà. Da noi troverete tanto amore, tanta professionalità e
tanto lavoro di cui potrete fruire nel corso delle lezioni».
Nella nostra prima intervista se ricordi avevamo parlato
proprio di come il vostro lavoro è cambiato nel corso degli
anni, anche dal punto di vista di norme di sicurezza; guarda
caso ci siamo sentiti proprio un anno prima del covid che ha
comportato anche per voi cambiamenti improvvisi. Come hai
vissuto questo passaggio?
«Il covid è stato un momento traumatico che, come tu stesso hai
sottolineato, ha portato cambiamenti repentini anche nel nostro
settore, come l’obbligo dei guanti e delle mascherine durante i
turni. Ma ha anche portato ad una svolta radicale:
l’impossibilità di accedere alle sale di doppiaggio se non in
concomitanza dei turni per forti restrizioni imposte dai
clienti: questioni di riservatezza dei prodotti lanciati sul
mercato. Questo ha portato molta gente a vedere il doppiaggio
come un ambiente elitario ed esclusivo non alla portata di
tutti. Questa è una necessità legata a fattori di carattere
tecnico. Per questo motivo sono contenta che la nostra scuola
con le masterclass abbia potuto in parte colmare questa distanza
tra i giovani e il mondo professionale. Una masterclass non è
una garanzia di lavorare ma un'occasione per ampliare il
ventaglio delle tue conoscenze. Non ci si improvvisa doppiatori,
ma ci si diventa con anni di studio e di costante applicazione e
perfezionamento continuo della dizione e della recitazione.
Doppiare vuol dire lavorare con impegno, costanza e tanta
resilienza».
Tornando all'intelligenza artificiale di cui stavamo parlando
prima, sicuramente la vostra categoria è tra le più esposte. Ma
a ben vedere in realtà stiamo andando incontro a uno scenario
che davvero coinvolge tutti a livello generale, non solo in
campo esclusivamente artistico.
«Come ti dicevo è giusto che il progresso vada avanti, ma non
deve esserne fatto un uso smodato e fuori controllo. Purtroppo
di controllo nel nostro settore ce n'è tanto. L'Anad,
Associazione Nazionale Attori e Doppiatori, presieduta da
Daniele Giuliani, sta facendo un enorme lavoro per mettere delle
regole e per impedire che le nostre voci vengano sfruttate in
maniera indiscriminata, come purtroppo è capitato a molti
colleghi che hanno visto le loro voci modificate e utilizzate
per intere serie, su applicazioni telefoniche o addirittura su
dei siti a luci rosse. Mi rattrista leggere commenti di una
cattiveria inaudita da parte di persone che non hanno capito a
cosa stiamo andando incontro. Il doppiaggio non è da demonizzare
perché permette di scegliere di seguire un prodotto comodamente
nella nostra lingua e di consentire a tanta gente di fruire di
un servizio di cui diversamente non godrebbe. Se il doppiaggio
muore come auspicano queste persone, non finisce solo il nostro
lavoro ma anche quello di tutte le persone correlate ad esso:
fonici, assistenti, impiegati di interi uffici, società di
servizi in generale. Tanti posti di lavoro spazzati via in poco
tempo, tante famiglie in difficoltà. Permetteteci di fare il
nostro lavoro e assimilatelo ad un servizio utile come tanti
altri presenti nella nostra società. Facciamo in modo che
l’intelligenza artificiale venga regolamentata e normata in modo
intelligente. Evitiamo gravi cadute di stile, come quella che ha
coinvolto di recente la trasmissione Splendida Cornice di
Rai 3 che ha letteralmente clonato la voce del compianto Claudio
Capone, suscitando comprensibile sdegno in tutti i nostri
colleghi e non solo. È un atto vergognoso e il tentativo di
porre rimedio alla gaffe è arrivato troppo tardi quando ormai il
dado era tratto. Non solo per l’appropriazione indebita della
voce, ma soprattutto per aver leso l’immagine di una persona che
non è più tra noi. Se avessero voluto omaggiare il grande
Claudio Capone, quando hanno maldestramente cercato di
giustificarsi i responsabili, avrebbero potuto farlo con il
materiale di repertorio. Davvero questa arbitrarietà e
approssimazione sono preoccupanti come eredità per i nostri
figli. Un episodio analogo è accaduto a me e alle mie colleghe
con cui abbiamo doppiato la serie delle Winx. Ci siamo
ritrovate ad ascoltare le nostre voci riprodotte con
l'intelligenza artificiale, all’interno di alcuni canali di
YouTube o TikTok sui video originali della popolare serie
animata firmata da Iginio Straffi. I contenuti erano di una
volgarità imbarazzante e non per una questione morale ma per una
questione di rispetto e di decoro nei confronti di una madre che
sa che gli amici del figlio che la conoscono in quanto voce del
personaggio di Stella, possano entrare in contatto con i
contenuti stessi. Non metterò mai limiti all’utilizzo della mia
voce per supportare i miei fan e di chi vuole goderne per
affezione ma questi episodi sgradevoli mi danno dei forti spunti
di riflessione che mi spingono a tutelarmi e a proteggermi da
futuri attacchi che potrebbero ledere la mia immagine pubblica».
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