Telegiornaliste anno XIII N. 15 (525) del 3 maggio 2017
Stefano Brusa. Romics sempre magico
di
Giuseppe Bosso
Tra i più apprezzati doppiatori e direttori del doppiaggio
incontriamo
Stefano Brusa, reduce dalla conduzione, con la
collega Perla Liberatori, dell'ultima edizione del
Gran
Galà del Doppiaggio che si è svolto, in occasione della
rassegna
Romics (dedicata a fumetto, animazione,
videogames e intrattenimento) lo scorso 8 aprile a Roma.
Figlio di Mario, anche lui attore e doppiatore, e fratello
di
Angela Brusa, da noi recentemente intervistata.
Che sensazioni ti ha lasciato questa edizione di Romics?
«Il
Romics è sempre un momento magico, che ci
permette di fare anzitutto un punto della situazione
dell’anno passato, a cominciare dalla perdita di colleghi
che purtroppo ci hanno lasciato, che vengono sempre
ricordati, sia dei migliori film, serie e cartoni usciti
durante l’anno e soprattutto dando spazio alle voci
emergenti che in futuro potranno affermarsi nel panorama del
doppiaggio; il pubblico si è fatto sentire anche quest’anno
molto caloroso».
Dove ti potremo “ascoltare” prossimamente?
«Proprio in questi giorni è uscita la nuova stagione di
Love su Netflix, alla seconda edizione dopo un buon
successo della prima, dove la direzione del doppiaggio è di
Laura Boccanera (storica doppiatrice, tra le altre, di Jodie
Foster, ndr), che mi ha scelto per un personaggio che per
carattere sento nelle mie corde, scelta condivisa con
Francesco Vairano (voce italiana, tra gli altri, di Alan
Rickman nella saga
Harry Potter e di Andy Serkis nel
ciclo de
Il Signore degli Anelli, ndr) , direttore
artistico di Sedif; recentemente è andato in onda su
Mediaset, il film
Elser - 13 secondi, storia di un
orologiaio tedesco che era stato vicinissimo, appunto di 13
secondi, dall’uccidere il Fuhrer prima dello scoppio della
seconda guerra mondiale; un film bello perché racconta una
vicenda umana e politica da conoscere; ultimamente mi sono
state affidate delle direzioni del doppiaggio interessanti,
come la seconda stagione della serie
Ash Vs Evil Dead,
tratta dall’horror cult
La Casa, dove ho avuto la
fortuna di dirigere un maestro del doppiaggio come Michele
Gammino (voce italiana di Harrison Ford e Steven Seagal,
oltre che di Terence Hill, ndr) ; è una grande possibilità
poter lavorare con questi professionisti da cui c’è sempre
tanto da imparare».
Hai modo di dirigere anche giovani leve del doppiaggio in
questa veste: come ti poni nei loro confronti?
«Sempre molto aperto, pensando che potrei essere stato io in
passato al loro posto, consapevole dell’importanza dei
consigli di chi questo lavoro lo faceva prima di me; cerco
sempre di ascoltarli, e nelle distribuzioni che ho fatto ho
cercato sempre di dare spazio ad almeno una o due voci che
fossero emergenti e da premiare. Ma ultimamente sta
diventando molto difficile fare selezione, sono davvero
tantissimi e sentirli tutti è piuttosto complicato, porta
inevitabilmente a fare qualche errore di valutazione; cerco
comunque di dare attenzione a tutti, ma non mi è capitato di
sentire ultimamente ragazzi pronti per ruoli di livello».
Come tua sorella Angela anche tu fai spola tra Torino e
Roma: che differenze hai riscontrato tra i due ambienti?
«Sono arrivato a Roma avendo già alle spalle molti anni di
esperienza a Torino, ma sicuramente avendo molto ancora da
imparare; a parte qualche dettaglio tecnico comunque alla
fine non ci sono molte differenze nel fare questo
meraviglioso lavoro di dar voce a facce che parlano un’altra
lingua, è stato affascinante realizzare che alla fine
facevamo lo stesso lavoro a tanti chilometri di distanza».
In questi giorni è purtroppo venuta a mancare una tua
collega,
Monica Bonetto: qual è il tuo ricordo di lei?
«Con Monica ho condiviso un’esperienza importante legata al
teatro, uno dei miei primi lavori:
Il Mago di Oz, in
una rivisitazione di Marco Gobetti, andata in scena a Torino
da una giovane compagnia per la regia di Santo Versace; lei
interpretava la strega buona, e ho il ricordo di una di
quelle esperienze che ti legano per sempre. Ho appreso della
sua scomparsa mentre ero in viaggio; è stato un duro colpo
ma anche l’occasione di ripensare a questi momenti, legati
alla mia adolescenza, che anche per la sua presenza mi
porterò sempre dentro».