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Telegiornaliste anno XX N. 26 (773) del 16 ottobre 2024
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In
memoria di Silvia Rocchi
di Giuseppe Bosso
Una vita dedicata al giornalismo, anima e corpo, con passione
e impegno, sempre all’insegna della discrezione: Silvia Rocchi,
volto di Rainews, è venuta a mancare all’inizio di questo mese
di ottobre.
Dolore e sgomento per i colleghi, che si sono stretti
idealmente in un forte abbraccio ai familiari di una collega che, fin
dai suoi esordi e poi nel corso delle varie esperienze che
l’avevano portata, tra le altre redazioni, a lavorare per Rainews24,
Giornale radio, Tgr Lazio e speciali del Tg1, con
queste parole: Rainews ricorda con affetto Silvia, collega gentile e
autentica, capace di mettere cuore e passione anche nella professione, ed
esprime profondo cordoglio alla famiglia e in particolare alle figlie.
La scorsa primavera, partecipando al programma di Fabio Fazio
Che tempo che fa, aveva deciso di condividere il suo dramma,
raccontando della malattia che l’aveva colpita, probabile effetto dell’esposizione all’amianto durante gli anni in cui da inviata a
Sarajevo aveva seguito il terribile conflitto che ha dilaniato i
Balcani.
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Le
grandi voci delle star di Hollywood
il 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma
Il rapporto emozionale tra il doppiatore e l’attore al
centro dell’undicesima edizione di Suggestioni dal set,
dibattito sullo spettacolo e i suoi protagonisti ideato e
condotto dal giornalista Marco Bonardelli, da anni parte
degli eventi collaterali della
Festa del Cinema di Roma. Appuntamento il 20
ottobre (ore 15.00) presso lo Spazio Lazio Terra di Cinema
della Regione Lazio – Auditorium Arte dell’Auditorium Parco
della Musica della capitale.
“La dialettica doppiatore-personaggio tra linguaggio
digitale ed analogico. Il doppiaggio come connessione
emozionale” la tematica dell’evento, per ribadire in
tempi non facili per il settore - toccato dalla minaccia
dell’Intelligenza Artificiale - l’importanza del
talento umano nella buona riuscita di un film. Si
analizzeranno i vari aspetti della dialettica tra il
personaggio e il professionista al leggio, che diventa
alter ego dell’attore, restituendo, oltre alla voce,
elementi di un linguaggio gestuale unico e irripetibile, in
cui la connessione emotiva ha un ruolo centrale.
L’incontro è un ulteriore tassello dell’attività divulgativa
che Bonardelli porta avanti dal 2003 sul Web, dal 2011 come
co-fondatore e caporedattore di Enciclopedia del
Doppiaggio e dal 2012 come giornalista pubblicista.
Parteciperanno all’evento i doppiatori Mario Cordova
(voce di Richard Gere), Mino Caprio (Martin Short),
Carlo Valli (Robin Williams), Renato Cortesi
(Gerard Depardieu), Pasquale Anselmo (Nicolas Cage),
Benedetta Degli Innocenti (Lady Gaga) e Chiara
Fabiano (Jenna Ortega).
Promosso da Suggestioni Press e Luci della ribalta
- rubrica di interviste dello stesso Bonardelli, tenuta a
battesimo nel 2012 proprio con interventi a tema doppiaggio
- Suggestioni dal set 11 è realizzato grazie al
supporto della Regione Lazio, e verrà trasmesso in streaming
sul canale YouTube dell’ente patrocinatore.
L’evento è dedicato alla memoria di due colonne del
settore, Michele Kalamera e Dario Penne, voci
italiane di Clint Eastwood ed Anthony Hopkins,
scomparsi entrambi nel 2023.
La parola a Marco Bonardelli: Il doppiaggio è stata la
mia palestra di intervistatore ed è ancora oggi un settore
che mi appassiona profondamente. Dopo dieci edizioni
dedicate ai vari aspetti del cinema e dello spettacolo, non
poteva mancare lo sguardo verso quest’arte di eccellenza in
un momento storico delicato, segnato da diverse
problematiche - le stesse che nel 2023 hanno portato allo
sciopero di tutte le professionalità del settore - e dalla
questione spinosa dell’Intelligenza Artificiale. Non riesco
a fare previsioni sul futuro, né riguardo una possibile
soluzione delle problematiche, né sulle ripercussioni delle
nuove e sofisticate tecnologie, ma custodisco e diffondo la
speranza che il doppiaggio non venga intaccato da macchine e
algoritmi, strumenti utili in altri contesti, ma incapaci di
sostituire il talento vero, quello che trasmette emozioni.
Inoltre, rappresenta un artigianato tutto italiano, unico al
mondo per prestigio e stile, e in quanto tale va preservato
sia nel valore intrinseco che in quello storico.
“Suggestioni dal set 11” intende ribadire la valenza di
questa professione, prendendo spunto da lavori passati, con
uno sguardo attento al presente e al futuro del settore. Un
presente che parte da Venezia, portando un po’ della Mostra
del Cinema a Roma, a partire dalla presenza di Mario
Cordova, protagonista al Lido di una masterclass col “suo”
Richard Gere. D’ispirazione veneziana anche altre due
ospiti: Chiara Fabiano, doppiatrice e content creator molto
amata dai giovani, e Benedetta Degli Innocenti, che hanno
ancora una volta prestato rispettivamente la voce a Jenna
Ortega e Lady Gaga in “Beetlejuice Beetlejiuce” e “Joker:
Folieu à Deaux”; uno film d’apertura della kermesse
lagunare, l’altro titolo in concorso tra i più
chiacchierati, soprattutto in questi ultimi giorni. Assieme
a Cordova non potevano mancare Pasquale Anselmo, voce di
Nicolas Cage, e Mino Caprio, doppiatore di Martin Short da
film come “Il padre della sposa”, nello spassoso ruolo
dell’organizzatore di matrimoni Franck, fino alla recente
serie “Only Murders in The Building”, giunta alla quarta
stagione. Tra i veterani del settore ho interpellato Renato
Cortesi e Carlo Valli come protagonisti e testimoni di un
periodo d’oro, al pari di Michele Kalamera e Dario Penne, ai
quali è dedicato l’incontro. Due eroi della mia infanzia che
ho avuto il privilegio di conoscere (con Michele c’era
proprio una forte amicizia) e senza i quali non avrei
intrapreso il percorso divulgativo di questi 21 anni.
Scegliere il cast di questa edizione è stato piuttosto
complesso, perché tanti sarebbero stati i professionisti con
cui avrei voluto dibattere, tutti ugualmente meritevoli di
attenzione; ma ho dovuto giocoforza fare una scelta per
l’impossibilità di inserirli in un unico evento. Rimane la
promessa a me stesso e agli illustri assenti di una seconda
tranche dell’evento, per continuare a parlare di quest’arte
meravigliosa. Mi scuso quindi per la momentanea omissione
cui rimedierò al più presto.
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Maria
Grosso, ovunque vada
di Giuseppe Bosso
Abbiamo il piacere di rincontrare la cantautrice
Maria
Grosso, che ci racconta importanti novità che l’hanno
coinvolta.
Bentrovata Maria, anzitutto cosa puoi raccontarci del tuo
nuovo singolo?
«Ciao Giuseppe, un saluto a te e a tutti i tuoi lettori e grazie
mille per l'opportunità che mi dai; il mio nuovo singolo,
intitolato Anywhere I go, è uscito il 9 agosto del 2024,
distribuito da un'etichetta indipendente del nord Italia
chiamata corto Circuito Records. L’ho scritto interamente da
sola al pianoforte e poi per l'arrangiamento mi sono avvalsa
della collaborazione del mio arrangiatore di fiducia Franco
Poggiali Berlinghieri con il quale collaboro ormai da diversi
anni; fortunatamente siamo riusciti a trovare un team di lavoro
ben solido e competente. Si tratta di una ballad pop rock che
ricorda molto i primi anni 2000. Per la creazione del video mi
sono affidata ad un videomaker pakistano consigliatomi da un mio
collega musicista proveniente dagli Stati Uniti; abbiamo scelto
di utilizzare l'intelligenza artificiale e abbiamo utilizzato
varie immagini già esistenti facendo un collage per raccontare
la tematica del brano è un video diverso dagli altri che sono
stati fatti sempre in prima persona con me protagonista o con
attori».
Cosa ti ha ispirato e cosa speri di trasmettere?
«Come sempre i brani che compongo sono tutti autobiografici, ma
cerco di scriverli con chiarezza e in maniera che tutti possano
rispecchiarsi in quello che scrivo. Nel brano racconto una
relazione finita, che poi è la mia: una relazione lunga e
importante finita bruscamente iniziata durante il periodo di
pandemia è terminata dopo quasi due anni; racconto di quanto sia
difficile affacciarsi a qualcosa di nuovo, di quanto i fantasmi
del passato ci perseguitino non permettendoci di aprirci a nuovi
orizzonti. Quando finisce una relazione, soprattutto se siamo
noi ad essere stati lasciati, viviamo in una condizione di
inferiorità, crediamo che l’altro abbia scelto qualcuno meglio
di noi, ci sentiamo quindi inferiori, è un lutto che va
elaborato ed ognuno ha i suoi tempi per farlo. Continuiamo a
vedere il nostro partner ovunque negli occhi di chiunque e non
riusciamo a capire come sia possibile che invece non tornerà mai
più o comunque non tornerà così come lo abbiamo conosciuto; i
rapporti possono svilupparsi in altre forme, ma non sono quelle
precedenti alle quali eravamo abituati».
Sono passati cinque anni dalla nostra prima chiacchierata:
cos'è cambiato da allora nella tua vita?
«In questi cinque anni non ho mai smesso di scrivere e comporre,
nel periodo di pandemia ho scritto tantissimo molti brani sono
ancora in fase di lavorazione e sto cominciando a pensare
seriamente a pubblicare un album autoprodotto, ma è un lavoro
che richiede tempo e costanza. Dopo il brano Mi vieni a
cercare, pubblicato nel 2019 con Cantieri Sonori Produzioni,
selezionato per Sanremo giovani (ma purtroppo scartato) sono
usciti altri singoli, nel 2022 e nel 2023. Nel 2022 sono usciti
Il peggio di me ep. Si tratta del singolo Il peggio di
me, inciso nel 2017 ma ha pubblicato soltanto nel 2022,
distribuito da Edizioni Lungo Viaggio di Enrico Ranalli Energy
Power label, una casa discografica indipendente con la quale poi
ho chiuso ogni rapporto. Nelle p c'erano tre versioni del brano,
poi nello stesso anno ho pubblicato Stronger, un singolo
che avevo presentato svariati anni prima a Caserta al
Limatolafestival, un festival dedicato alle voci emergenti e che
mi è valso anche un premio. Nel 2022 ho anche collaborato con un
dj chiamato Anthony Mcbeat nel brano Shine del quale ho
scritto il testo e ho cantato su una sua composizione musicale
che ricordava molto la dance anni 90 di Gigi D'Agostino. Il
brano è stato distribuito sempre dalla Energy Power label e
sempre con loro o inciso un brano dance dal titolo drift che ho
scritto interamente io. Nel 2023 ho scritto insieme a Marko
Dalbet, un bassista neozelandese che vive tra l'Australia e Los
Angeles, un brano intitolato Far Away. Io ho composto la
musica e lui ha scritto il testo, l'ho registrato interamente
nello studio a casa mia. Lo abbiamo distribuito con Robots
Records sotto il nome di Rav Medic, che è il nome della sua
band, quindi come fosse una collaborazione una feat. Nello
stesso anno ho inciso insieme al mio amico Mirko Valeri un brano
dal titolo
Ora voglio vivere. In questi anni ho avuto
tempo anche di coltivare un'altra delle mie passioni, il
podcast; infatti ho creato un podcast dal titolo Women in
rock nel quale presento in ogni puntata quattro gruppi
musicali con voci femminili e di ognuna faccio ascoltare un
brano dopo averne illustrato la biografia e la discografia».
Avevamo parlato delle difficoltà che la disabilità porta sia
a chi ne soffre che di chi gli sta accanto: purtroppo non
mancano storie tristi di episodi di aggressioni o bullismo; ti
spaventa questa cattiveria sempre più forte?
«Purtroppo ancora oggi, nonostante i molteplici passi avanti ci
sono ancora molti troppi pregiudizi sulla disabilità. Nonostante
la tecnologia ci permetta di fare quasi tutto veniamo ancora
considerati come i poveretti che non possono fare niente, e
spesso quando ci relazioniamo con gli altri facciamo molta
fatica perché gli altri non riescono ad essere spontanei e ci
evitano oppure ci fissano in maniera assolutamente insistente
come fossimo alieni, ma senza riuscire a relazionarsi con noi. I
social purtroppo danno la possibilità a chiunque di esprimere la
loro opinione, che non sempre è dettata dall'esperienza ma
spesso soltanto da cattiveria generata dalla loro frustrazione.
Il bullismo è una piaga sociale che purtroppo è ancora
sottovalutata, io ne ho sofferto al liceo e grazie al mio
carattere e all'aiuto della mia migliore amica sono riuscita a
lasciarmelo alle spalle, ma non c'erano ancora i social, o
comunque non venivano utilizzati così tanto; purtroppo per oggi
non è per tutti così c'è gente che non riesce a reggere alla
cattiveria dei leoni da tastiera che nella maggior parte delle
volte neanche leggono i post che commentano per intero, ma
decontestualizzano tutto scrivendo commenti al veleno generando
soltanto cattiveria e odio che poi è difficile da sradicare.
Oggi siamo tutti iperconnessi e perennemente utilizziamo
qualunque app di messaggistica anche in contemporanea più volte
al giorno e a volte anche per un'intera giornata, e quindi
difficile poter tenere sotto controllo ogni commento e ogni
messaggio che arriva nonostante i social abbiano impostato delle
restrizioni ma sono ancora troppo poche, e soprattutto sono
comunque generate da un algoritmo che non ragiona come una
persona, e quindi alcuni commenti non vengono nemmeno segnalati.
Se da una parte i social permettono di stare in contatto con il
mondo, permettono quindi ai nostri fans di mantenersi in
contatto con noi, dall'altra non c'è più privacy, qualunque cosa
viene messa sotto la lente e commentata da chiunque che si sente
in diritto di giudicare avendo sempre la risposta pronta proprio
perché non gli riguarda da vicino. È molto facile commentare
quando non si è coinvolti e nella maggior parte dei commenti; la
gente non è coinvolta emotivamente. Fortunatamente io non ho
odiatori nei miei commenti semplicemente perché ho adottato una
semplice strategia che però non è condivisa da tutti: nella mia
pagina musicale sia di
Facebook che di
Instagram, io pubblico pochissimo, pubblico soltanto
quando ha contenuti veramente rilevanti e magari possono passare
molti mesi, questo perché voglio evitare commenti irrilevanti,
pubblicare tutti i giorni non è sempre una cosa positiva».
E a proposito di Mirko Valeri di cui mi parlavi poco prima,
non è l’unico artista con cui hai collaborato: quanto può
migliorare dal punto di vista artistico questa tipologia di
interazioni?
«Mirko Valeri è prima di tutto uno dei miei migliori amici, per
scrivere questo brano dal titolo Ora voglio vivere
ci siamo basati su una composizione che avevo fatto ma avevo
lasciato da parte, abbiamo scritto insieme il testo con molta
naturalezza, dopodiché siamo andati in studio a registrarlo. Lo
abbiamo pubblicato il 23 giugno del 2023, nel brano raccontiamo
le nostre storie, abbiamo unito I due mondi, quello della
disabilità e quello della tossicodipendenza raccontando le
periferie. La difficoltà che comporta viverci, i pregiudizi che
ci sono attorno, ma nonostante tutto volendo vivere la vita a
pieno cercando di abbatterli e dimostrando che le periferie non
sono solo delinquenza. Le collaborazioni con gli artisti sono
molto importanti, spero di farne molto di più, sono una persona
però che non ama collaborare con generi profondamente diversi,
perché significa significherebbe snaturarci quindi preferisco
fare un genere che ha comunque simile al mio».
Sanremo è ancora un sogno che coltivi come mi dicesti o hai
deciso di virare su nuove aspettative?
«Credo che partecipare al Festival di Sanremo sia il sogno di
tutti gli artisti; riconosco però che è molto difficile
soprattutto negli ultimi anni, sia per i vincoli anagrafici che
sono stati imposti, ma soprattutto per i numeri. Purtroppo oggi
per andare a Sanremo non fa più curriculum la tua carriera
artistica ma fa curriculum soltanto la quantità di ascolti
accumulati su Spotify e sulle altre piattaforme di streaming.
Ovviamente non mi trovo d'accordo, perché imporre un limite
anagrafico significa escludere a priori un artista che merita;
non è detto che un giovane artista abbia la maturità artistica e
umana, per scrivere un testo adatto al contesto sanremese. Oggi
se non hai un entourage e un management valido non vieni nemmeno
considerato Per il festival sia per la categoria delle nuove
proposte e ancora di più per la categoria Big, nonostante
paradossalmente nelle ultime edizioni abbiamo visto gente
partecipare nei big, che di canoro aveva veramente poco, erano
più che altro influencer o persone molto seguite sui social dai
giovani. Spero comunque di riuscire a partecipare un giorno per
ora prendo quello che viene e penso a scrivere».
Inevitabilmente in chiusura voglio chiederti, visto che ne
hai parlato all'inizio, cosa pensi dell'intelligenza
artificiale: minaccia o risorsa?
«L'intelligenza artificiale, in realtà l'abbiamo sempre
utilizzata, soltanto che oggi ne facciamo un uso smisurato in
tutti gli ambiti, in tutti i campi, ma soprattutto sta
progredendo in maniera velocissima e molto spesso non riusciamo
nemmeno a starle dietro. Se ci pensiamo, anche i programmi che
utilizziamo in studio di registrazione sono considerati
intelligenza artificiale, anche la tastiera con la quale
compongo ha al suo interno l'intelligenza artificiale perché
riproduce dei suoni in maniera molto fedele. Adesso però la si
utilizza a mio parere in modo smisurato, per la musica è
un'ottima risorsa ma va saputa gestire, ad esempio i brani che
ho fatto nel 2022 con l'impronta dance, hanno usufruito
dell'intelligenza artificiale perché grazie a un programma hanno
composto una base sulla quale io ho cantato. Bisogna però fare
attenzione, il computer e l'intelligenza artificiale che
progredisce sempre di più, non va vista come un qualcosa che
sostituirà il lavoro fatto dagli esseri umani, anche se è
gestita comunque da esseri umani che la programmano, ma ora sta
andando secondo me da sola senza seguire un binario delineato.
Dando l'illusione a persone totalmente inesperte nell'ambito
musicale e non solo, di poter fare tutto in autonomia molti
utilizzano un programmino per cellulare che compone delle basi
spesso tutte uguali, convincendosi di essere dei grandi
musicisti assemblano dei suoni con delle librerie che comprano
sul web e sono convinti di saper comporre. La musica è un'arte e
come tale va studiata ma soprattutto ci vuole del talento innato
e uno studio alle spalle se io utilizzo un programma per fare il
mio podcast, comunque non utilizzo solo quello la biografia la
leggo e la faccio interpretare dalla mia voce vera non utilizzo
voce campionate mi avvalgo di un programma con l'intelligenza
artificiale per fare il montaggio audio ma il resto lo faccio io
in prima persona. Anche questo tanto criticato auto-tune
in realtà esiste dal 1997, letteralmente si può tradurre come
sintonizzatore di intonazione ossia dà l'opportunità tramite un
computer, di vedere disegnate le forme d'onda della voce, e
intonare o meglio sintonizzare sulle giuste note la voce ma se
la voce è stonata quindi priva di intonazione, questo
programmino peggiorerà soltanto le cose perché tenderà ad
evidenziare gli errori e le imprecisioni vocali mettendole
ancora più in risalto. Chi sa cantare davvero e ha studiato
canto, questo programmino non lo usa anzi lo detesta perché
rende la voce ancora più robotica».
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