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Telegiornaliste anno XVII N. 26 (676) del 6 ottobre 2021
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TGISTE Paola
Cervelli, più forte con Leo di Giuseppe Bosso
Con molto piacere incontriamo nuovamente un volto noto agli spettatori
del Tg1,
Paola Cervelli, che ci racconta come la sua vita sia cambiata
grazie alla più grande gioia.
Bentrovata Paola: anzitutto auguri, come hai vissuto la maternità,
prima durante i nove mesi, al momento della nascita del tuo bimbo e
adesso?
«La maternità mi ha dato un nuovo centro, un equilibrio più stabile -
anche se apparentemente è il contrario perché ora gli aspetti da far
quadrare saranno molti, non sei più solo tu e il tuo lavoro, ora c’è…
Leo! Fin dalla gravidanza mi è stato chiaro quanto questa esperienza
fosse esplosiva e potesse arricchirmi. Non “completarmi”, perché penso
che una donna per essere completa non debba necessariamente avere figli.
Ma nel mio caso, e senza pretendere che valga per tutti, la maternità è
stata come un “booster”, e posso dire che - al di là della gioia immensa
di avere Leo - a livello personale mi sento più forte e più serena».
Pronta per tornare in video? Con quali prospettive?
«Prontissima! A breve tornerò al lavoro, dunque le prospettive sono il
rientro in conduzione; e, per quanto riguarda il mio ruolo di
giornalista parlamentare, c’è la prospettiva di un anno politico
importante, dalle elezioni amministrative a, naturalmente, la scelta del
nuovo Presidente della Repubblica».
Mamma e giornalista al tempo del covid. Quali sono le tue paure e le
tue sensazioni per un domani in cui man mano ci stiamo, nostro malgrado,
abituando a convivere con questo virus?
«Sono ottimista. Abbiamo raccontato, ciascuno nel suo settore di
competenza, due anni terribili. E ora credo nei vaccini come arma per
combattere questo nemico, credo nella solidarietà per cui se ci
vacciniamo tutti riusciamo a tutelare meglio anche chi non si può
vaccinare. Ne ero già convinta ma, con un bimbo di 5 mesi, lo sto
sperimentando sulla nostra pelle. Se tutti intorno a lui sono protetti,
anche lui lo è di più. Spero in un atto di responsabilità collettiva, a
tutela dei più piccoli e dei più fragili non vaccinabili».
Come ti sono stati vicini i colleghi e le colleghe in questo momento
della tua vita, unico e memorabile per una donna?
«Ho ricevuto tanto affetto. Davvero tanto. Pensieri, messaggi, regalini
per Leo, e in generale un clima di calore intorno, forse inatteso e
certamente molto prezioso».
La Paola giornalista, sia nelle vesti di conduttrice che di inviata,
in che modo cercherà di convivere con la Paola mamma?
«Eh…! Come fanno tutte le mamme lavoratrici del mondo, credo… cercando
di togliere il meno possibile al mio bimbo, nella sua crescita, e di
continuare a esserci al massimo nel mio lavoro, che è anche e
soprattutto una passione. Ed è un mestiere che, oltre alle tante ore in
redazione o “sul campo”, si fa davvero a tempo pieno; anche quando si è
a casa si finisce per controllare le agenzie, si risponde a telefonate,
si ricevono messaggi con informazioni e (qualche volta!) notizie… quindi
staccare è molto difficile, forse impossibile se si vuole farlo davvero
bene. Ma ho intorno molti esempi di colleghe con 2-3 figli che a casa
non staccano dal lavoro e al lavoro non staccano da (e monitorano in
tempo reale) la prole! In generale, quando penso alle donne che
lavorano, magari con più di un bambino, visualizzo l’immagine di un
giocoliere con molte palline che roteano sulla sua testa. E quindi nel
mio piccolo ce la farò come fanno tutte, speriamo!».
L’arrivo di tuo figlio ha cambiato la tua visione del domani?
«Mi sento un po’ più responsabile per ciò che lasceremo a lui e ai bimbi
in generale».
Infine un tuo messaggio per i nostri
lettori, da sempre tuoi convinti fans.
«Beh… grazie! Grazie a tutti per i tanti messaggi che ho ricevuto, sia
sui social che tramite voi del forum. È bello che così tante persone
abbiano dedicato un momento a farci gli auguri e a chiedere come
stessimo io e la mia famiglia. E… a prestissimo!». |
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TUTTO TV Katia Serra, tra Europei e calcio femminile
di Giuseppe Bosso
Ormai è un volto noto agli appassionati calciofili di tutta
Italia. Oltre vent'anni in campo nel passato, oggi dirigente
e commentatrice, che lo scorso 11 luglio per Raiuno ha
potuto raccontare la magica notte del trionfo azzurro a
Wembley, incontriamo nuovamente
Katia Serra.
Bentrovata Katia, grazie della disponibilità: anzitutto
glielo voglio chiedere a bruciapelo, con quel “sì!” alla
parata di Donnarumma sul tiro di Saka sente di essere
entrata nella storia anche lei come i nostri azzurri
campioni d’Europa?
«Lì per lì sinceramente no. Ero solo felice per la vittoria
degli Azzurri, al pari di tanti italiani. Col passare delle
ore ho ricevuto tantissimi messaggi di congratulazione per
essere “Campione d’Europa” così, giorno dopo giorno ho
realizzato. Diciamo che mi sento tale grazie a Mancini e ai
ragazzi e, scrivere la storia è sempre stato un mio
obiettivo, un forte desiderio».
Il calcio femminile, di cui è stata protagonista in
un’epoca, per così dire, ancora pionieristica, è ormai una
realtà consolidata, che manca però del riconoscimento del
professionismo: ritiene questo passo imminente o ancora la
strada è lunga?
«Il passaggio avverrà sicuramente a luglio 2022. Ritengo che
vada valutato bene in quale modo, perché replicare il
modello maschile sarebbe un errore imperdonabile. Siamo
diversi per storia, cultura, interesse mediatico ed
economico. Serve dare tutele a tutti coloro che ci lavorano,
ma graduali e commisurate alla nostra realtà».
Ingaggi stratosferici, violenza negli stadi e altre
problematiche ancora attuali hanno in parte minato
l’interesse per il calcio maschile: non c’è pericolo che
alla lunga possano coinvolgere anche quello femminile?
«Voglio sperare di no e, oggi, lo vedo un non problema. La
responsabilità di non lasciarsi coinvolgere nella direzione
sbagliata fa capo a tutti, indistintamente, ed è legata alle
scelte che si compiono ogni giorno. Fa più danno un
atteggiamento sbagliato reiterato che un uragano
improvviso».
Come è stata accolta dal giornalismo televisivo in un
contesto dove, pur con la presenza di valide professioniste,
prevale ancora una maggioranza maschile?
«Il mio è un ruolo diverso rispetto alle giornaliste. Vengo
dal calcio giocato come gli ex calciatori, con un passato
importante ma sconosciuto perché, come dicevi prima,
appartengo a una generazione pionieristica. Attorno a me per
anni ho avvertito tanta sorpresa, difficoltà ad essere
accettata e ho la consapevolezza che sto sulle montagne
russe. Da un po’ di anni la situazione è migliorata, questo
è un periodo “up”, sono mentalmente forte per sapere che la
situazione potrebbe ricambiare, ma mi auguro di fare ancora
il talent a lungo, perché mi diverte e tante persone me lo
chiedono. Prima di tutto lo devo a loro. Mi piace l’idea di
essere uno stimolo per le più giovani e, per fortuna,
ultimamente incontro personaggi che hanno il coraggio di
migliorare la cultura sessista».
Ritiene maturi i tempi per una presenza femminile anche
ai vertici delle organizzazioni calcistiche?
«Al vertice ci deve arrivare chi è competente, professionale
e ci arriva con un percorso senza favoritismi, dopo la gusta
esperienza. Ridurre tutto al genere lo trovo limitante, mi
piace di più pensare di battermi per la meritocrazia, anche
se le quote rosa sono necessarie per avere le opportunità.
Senza le donne troverebbero ancor più difficoltà».
In prospettiva futura si vede più in veste di
commentatrice o dirigenziale nel mondo del calcio?
«Nel mondo del calcio ho ricoperto tanti ruoli, spaziando da
quelli tecnici ai quelli dirigenziali, dall’insegnare a
scuola fino all’università. Non mi pongo mai limiti e valuto
le offerte che mi arrivano. Fino ad oggi ho avuto la fortuna
di poter scegliere, spero sia sempre così…». Katia Serra,
tra Europei e calcio femminile
di Giuseppe Bosso
Ormai è un volto noto agli appassionati calciofili di tutta
Italia. Oltre vent'anni in campo nel passato, oggi dirigente
e commentatrice, che lo scorso 11 luglio per Raiuno ha
potuto raccontare la magica notte del trionfo azzurro a
Wembley, incontriamo Katia Serra.
Benvenuta Katia, grazie della disponibilità: anzitutto
glielo voglio chiedere a bruciapelo, con quel “sì!” alla
parata di Donnarumma sul tiro di Saka sente di essere
entrata nella storia anche lei come i nostri azzurri
campioni d’Europa?
«Lì per lì sinceramente no. Ero solo felice per la vittoria
degli Azzurri, al pari di tanti italiani. Col passare delle
ore ho ricevuto tantissimi messaggi di congratulazione per
essere “Campione d’Europa” così, giorno dopo giorno ho
realizzato. Diciamo che mi sento tale grazie a Mancini e ai
ragazzi e, scrivere la storia è sempre stato un mio
obiettivo, un forte desiderio».
Il calcio femminile, di cui è stata protagonista in
un’epoca, per così dire, ancora pionieristica, è ormai una
realtà consolidata, che manca però del riconoscimento del
professionismo: ritiene questo passo imminente o ancora la
strada è lunga?
«Il passaggio avverrà sicuramente a luglio 2022. Ritengo che
vada valutato bene in quale modo, perché replicare il
modello maschile sarebbe un errore imperdonabile. Siamo
diversi per storia, cultura, interesse mediatico ed
economico. Serve dare tutele a tutti coloro che ci lavorano,
ma graduali e commisurate alla nostra realtà».
Ingaggi stratosferici, violenza negli stadi e altre
problematiche ancora attuali hanno in parte minato
l’interesse per il calcio maschile: non c’è pericolo che
alla lunga possano coinvolgere anche quello femminile?
«Voglio sperare di no e, oggi, lo vedo un non problema. La
responsabilità di non lasciarsi coinvolgere nella direzione
sbagliata fa capo a tutti, indistintamente, ed è legata alle
scelte che si compiono ogni giorno. Fa più danno un
atteggiamento sbagliato reiterato che un uragano
improvviso».
Come è stata accolta dal giornalismo televisivo in un
contesto dove, pur con la presenza di valide professioniste,
prevale ancora una maggioranza maschile?
«Il mio è un ruolo diverso rispetto alle giornaliste. Vengo
dal calcio giocato come gli ex calciatori, con un passato
importante ma sconosciuto perché, come dicevi prima,
appartengo a una generazione pionieristica. Attorno a me per
anni ho avvertito tanta sorpresa, difficoltà ad essere
accettata e ho la consapevolezza che sto sulle montagne
russe. Da un po’ di anni la situazione è migliorata, questo
è un periodo “up”, sono mentalmente forte per sapere che la
situazione potrebbe ricambiare, ma mi auguro di fare ancora
il talent a lungo, perché mi diverte e tante persone me lo
chiedono. Prima di tutto lo devo a loro. Mi piace l’idea di
essere uno stimolo per le più giovani e, per fortuna,
ultimamente incontro personaggi che hanno il coraggio di
migliorare la cultura sessista».
Ritiene maturi i tempi per una presenza femminile anche
ai vertici delle organizzazioni calcistiche?
«Al vertice ci deve arrivare chi è competente, professionale
e ci arriva con un percorso senza favoritismi, dopo la gusta
esperienza. Ridurre tutto al genere lo trovo limitante, mi
piace di più pensare di battermi per la meritocrazia, anche
se le quote rosa sono necessarie per avere le opportunità.
Senza le donne troverebbero ancor più difficoltà».
In prospettiva futura si vede più in veste di
commentatrice o dirigenziale nel mondo del calcio?
«Nel mondo del calcio ho ricoperto tanti ruoli, spaziando da
quelli tecnici ai quelli dirigenziali, dall’insegnare a
scuola fino all’università. Non mi pongo mai limiti e valuto
le offerte che mi arrivano. Fino ad oggi ho avuto la fortuna
di poter scegliere, spero sia sempre così…». |
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Donne |
DONNE Napoli
Cultural Classic serata a Marigliano
Sabato 9 ottobre 2021 ore 20.30 presso l'insigne
Chiesa Collegiata Santa Maria Delle Grazie in
Marigliano, si terrà la serata conclusiva "20+1"
del premio festival internazionale "Napoli
Cultural Classic".
Presentano
Emanuela Tittocchia e Valerio Lombardi,
diretti da Lorenzo Maffia. Special Guest Peppino
Di Capri con Adriano Favilene, Giovanni Block.
L'evento è volto a celebrare l'arte in tutte le sue
forme: pittura, scultura, fotografia,
danza, teatro, radio, cinema,
musica, scrittura, TV e ricerca
artistica.
Free entry su prenotazione tramite
pagina ufficiale facebook Napoli Cultural
Classic.
Saranno osservate tutte le normative anti-covid, mascherine
e green pass all'ingresso. La serata è soggetta a riprese
audio visive. |
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