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Annapaola RicciTelegiornaliste anno VIII N. 40 (342) del 3 dicembre 2012

Annapaola Ricci: viva la spiritualità!
di Giuseppe Bosso

Incontriamo nuovamente Annapaola Ricci, volto storico del Tg1, reduce dalla prima, soddisfacente edizione della sua rubrica del sabato dedicata al tempo libero e da un viaggio in Israele.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza israeliana?
«Una profonda emozione e riflessioni ispirate; nel nostro lavoro occorrono valori che prescindano dalla sete di notizie da divulgare; la foga non ci consente di godere come dovremmo le cose della vita. Mi sento stordita, ma non cambiata; questi spazi di spiritualità sono necessari».

Un bilancio della tua esperienza alla rubrica Tempo libero.
«Mi sono alternata con Massimo Mignanelli. Andava in onda il sabato mattina, all'interno del Tg delle 8 ed ha sempre avuto ascolti molto buoni, a cui si aggiungevano quelli della replica, nel telegiornale della notte, sempre di sabato. Ho trovato molto interessante coordinare il lavoro dei colleghi delle testate regionali, sempre - è ovvio - con la supervisione del mio caporedattore, Marco Franzelli; sono colleghi con cui ho mantenuto uno splendido rapporto; con orgoglio e meticolosità hanno realizzato servizi per valorizzare i loro territori. Confesso che all'inizio era la parte più faticosa, mancava la confidenza e alcuni sono molto più anziani di me; ma nel tempo è diventato quasi l'elemento più piacevole. Il turismo è una risorsa che dovremmo valorizzare il più possibile».

Non trovi, però, che possa apparire fuori luogo per il servizio pubblico occuparsi di tempo libero in questo momento di crisi?
«Dipende da come lo intendi; tempo libero è anche, per esempio, la storia di una coppia che inaugura un bed & breakfast per gli studenti in cerca di un soggiorno alla loro portata per il week-end... sono tante piccole storie che però raccontano di un'Italia che vuole ripartire e non vuole rassegnarsi alla crisi. Basta saperne parlare stuzzicando la curiosità dello spettatore, anche con ironia. Insomma, il nostro è un popolo che ha un'infinità di risorse anche in questo settore; l'autoflagellazione non aiuta di certo. Che male c'è nel distrarsi guardando un minuto dedicato all'ultimo lussuoso albergo appena inaugurato a Dubai? L'importante è sempre il modo, il come ne parli».

Cosa ti aspetti in vista delle prossime elezioni, come giornalista e come cittadina?
«Che ognuno di noi faccia il suo dovere impegnandosi in prima persona dove può e come sa. Se deleghi agli altri acriticamente o non ti informi a sufficienza, è troppo comodo lamentarsi quando la frittata non ci piace».

Da veterana del Tg1, per te approdarvi è stato punto d'arrivo o di ripartenza?
«Sono orgogliosa di lavorare per questa testata; mi trovo a contatto con colleghi che seguivo fin da ragazzina e che mi hanno insegnato a non fossilizzarmi, ma al contrario a tenere sempre gli occhi aperti, perché non si finisce mai davvero di imparare».

Cosa non faresti per uno scoop?
«Non esporrei mai minori e non metterei mai nessuno a rischio della vita, oltre me. Nessuna notizia, per quanto importante, vale una vita umana. Io di mio rischierei, e ci mancherebbe. Detto questo, credo sempre che una notizia, se c'è, va data sempre e comunque».

Sono maturi i tempi per una 'direttora' anche al Tg1?
«E perché no? Abbiamo validissime professionalità che possono ricoprire questo ruolo all'interno dell'azienda».

Se si avverasse la profezia dei Maya, come vorresti trascorrere l'ultimo giorno di lavoro?
«In verità preferirei proprio non passarlo al lavoro... a meno che, però, non mi capiti un bel servizio sulle feste di Natale a Ibiza o sull'aperitivo a Zanzibar, un luogo caldo e accogliente. Hai presente quando noi giornalisti diciamo, sogghignando: è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare?».

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