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Telegiornaliste anno XXI N.
3 (782) del 29 gennaio 2025
Chiara
Sani, piacevoli Imprevisti
di
Giuseppe Bosso
Da poco in sala per la regia di Alessandro Ingrà e Alberto
Cavallini, girato in Toscana la scorsa primavera,
Gli
Imprevisti. Un poliziesco che mescola abilmente azione e
umorismo. Nel cast Alvaro Vitali,
Emanuela Tittocchia, Alessandro Paci, Graziano
Salvadori e Chiara Sani, con cui parliamo della pellicola.
Benvenuta, Chiara. Di cosa parla il film e qual è il tuo
ruolo?
«
Gli Imprevisti è un film poliziesco, il protagonista,
nonché regista, è Alessandro Ingrà, a capo di un team di
poliziotti di cui faccio parte anch'io. Ci troviamo alle prese
con un rapimento che ci coinvolgerà in situazioni pericolose e
vicende personali. Non vi spoilero nulla, vi invito a venire in
sala, ne vale la pena davvero, alcune scene soprattutto sono
certa vi sorprenderanno».
Possiamo in qualche modo dire che è un pellicola che strizza
l'occhio a quel genere che grande successo ha avuto in passato
nelle nostre sale, in particolare se pensiamo agli anni '70?
«Sono d'accordo con questa considerazione, ma al tempo stesso
Ingrà e Cavallini hanno saputo commistionare tra loro generi
diversi, alternando scene di azione ricche di pathos a momenti
di divertimento e comicità, e non potrebbe essere diversamente
per Paci e Salvadori, due apprezzati esponenti di quella scuola
toscana di comici che ben conosciamo. Non mancano momenti di
romanticismo; insomma è davvero un film dalle tante
sfaccettature, com'è giusto che sia».
Parliamo di una produzione che si è realizzata al di fuori
del circuito delle grandi major; il cinema indipendente gode
ancora di queste roccaforti di resistenza?
«Sì, come hai detto questo film è una produzione indipendente;
pur non disponendo delle risorse delle grandi case di produzione
questo cinema per fortuna riesce ancora a sopravvivere sfornando
prodotti di qualità».
Ti conosciamo sia come attrice che ha lavorato con registi
del calibro di Pupi Avati che come personaggio televisivo: ma
dove hai trovato la tua vera dimensione?
«Ho fatto tanta tv sia in Mediaset che in Rai; ho lavorato con
Pippo Baudo per
Destinazione Sanremo; quando ho avuto la
fortuna di lavorare con un maestro come Avati ho scoperto la
grande differenza che c'è tra questi due ambiti, sono aspetti
davvero diversi. Quando lavoro in televisione metto tutta la mia
voglia di vivere, la mia esuberanza; da attrice devo calarmi in
una veste diversa, a seconda del personaggio e del genere che
capita. Due mondi diversi che però mi appagano allo stesso
modo».
Ti sei anche cimentata nelle regia in passato: pensi di farlo
ancora?
«Mi sono scoperta sceneggiatrice e regista durante la pandemia
con una pellicola intitolata
Vecchie canaglie, dove ho
avuto la possibilità di dirigere attori come Lino Banfi, Andy
Luotto, Andrea Roncato e Greg; una commedia agrodolce dove
protagonisti sono dei vecchietti ospiti di una casa di riposo
che si ribellano. Conto di realizzare il mio secondo film
prossimamente;
Vecchie canaglie è disponibile su Amazon
Prime adesso, all'epoca ci siamo trovati in distribuzione
proprio nel momento in cui le sale a poco a poco faticosamente
stavano ripartendo dopo il lockdown, con le difficoltà che
potrai immaginare».