Telegiornaliste anno XX N.
26 (773) del
16 ottobre 2024
Maria Grosso, ovunque vada
di
Giuseppe Bosso
Abbiamo il piacere di rincontrare la cantautrice
Maria
Grosso, che ci racconta importanti novità che
l’hanno coinvolta.
Bentrovata Maria, anzitutto cosa puoi raccontarci del tuo
nuovo singolo?
«Ciao Giuseppe, un saluto a te e a tutti i tuoi lettori e
grazie mille per l'opportunità che mi dai; il mio nuovo
singolo, intitolato
Anywhere I go, è uscito il 9
agosto del 2024, distribuito da un'etichetta indipendente
del nord Italia chiamata corto Circuito Records. L’ho
scritto interamente da sola al pianoforte e poi per
l'arrangiamento mi sono avvalsa della collaborazione del mio
arrangiatore di fiducia Franco Poggiali Berlinghieri con il
quale collaboro ormai da diversi anni; fortunatamente siamo
riusciti a trovare un team di lavoro ben solido e
competente. Si tratta di una ballad pop rock che ricorda
molto i primi anni 2000. Per la creazione del video mi sono
affidata ad un videomaker pakistano consigliatomi da un mio
collega musicista proveniente dagli Stati Uniti; abbiamo
scelto di utilizzare l'intelligenza artificiale e abbiamo
utilizzato varie immagini già esistenti facendo un collage
per raccontare la tematica del brano è un video diverso
dagli altri che sono stati fatti sempre in prima persona con
me protagonista o con attori».
Cosa ti ha ispirato e cosa speri di trasmettere?
«Come sempre i brani che compongo sono tutti autobiografici,
ma cerco di scriverli con chiarezza e in maniera che tutti
possano rispecchiarsi in quello che scrivo. Nel brano
racconto una relazione finita, che poi è la mia: una
relazione lunga e importante finita bruscamente iniziata
durante il periodo di pandemia è terminata dopo quasi due
anni; racconto di quanto sia difficile affacciarsi a
qualcosa di nuovo, di quanto i fantasmi del passato ci
perseguitino non permettendoci di aprirci a nuovi orizzonti.
Quando finisce una relazione, soprattutto se siamo noi ad
essere stati lasciati, viviamo in una condizione di
inferiorità, crediamo che l’altro abbia scelto qualcuno
meglio di noi, ci sentiamo quindi inferiori, è un lutto che
va elaborato ed ognuno ha i suoi tempi per farlo.
Continuiamo a vedere il nostro partner ovunque negli occhi
di chiunque e non riusciamo a capire come sia possibile che
invece non tornerà mai più o comunque non tornerà così come
lo abbiamo conosciuto; i rapporti possono svilupparsi in
altre forme, ma non sono quelle precedenti alle quali
eravamo abituati».
Sono passati cinque anni dalla nostra prima
chiacchierata: cos'è cambiato da allora nella tua vita?
«In questi cinque anni non ho mai smesso di scrivere e
comporre, nel periodo di pandemia ho scritto tantissimo
molti brani sono ancora in fase di lavorazione e sto
cominciando a pensare seriamente a pubblicare un album
autoprodotto, ma è un lavoro che richiede tempo e costanza.
Dopo il brano
Mi vieni a cercare, pubblicato nel 2019
con Cantieri Sonori Produzioni, selezionato per Sanremo
giovani (ma purtroppo scartato) sono usciti altri singoli,
nel 2022 e nel 2023. Nel 2022 sono usciti
Il peggio di me
ep. Si tratta del singolo
Il peggio di me, inciso nel
2017 ma ha pubblicato soltanto nel 2022, distribuito da
Edizioni Lungo Viaggio di Enrico Ranalli Energy Power label,
una casa discografica indipendente con la quale poi ho
chiuso ogni rapporto. Nelle p c'erano tre versioni del
brano, poi nello stesso anno ho pubblicato
Stronger,
un singolo che avevo presentato svariati anni prima a
Caserta al Limatolafestival, un festival dedicato alle voci
emergenti e che mi è valso anche un premio. Nel 2022 ho
anche collaborato con un dj chiamato Anthony Mcbeat nel
brano
Shine del quale ho scritto il testo e ho
cantato su una sua composizione musicale che ricordava molto
la dance anni 90 di Gigi D'Agostino. Il brano è stato
distribuito sempre dalla Energy Power label e sempre con
loro o inciso un brano dance dal titolo drift che ho scritto
interamente io. Nel 2023 ho scritto insieme a Marko Dalbet,
un bassista neozelandese che vive tra l'Australia e Los
Angeles, un brano intitolato
Far Away. Io ho composto
la musica e lui ha scritto il testo, l'ho registrato
interamente nello studio a casa mia. Lo abbiamo distribuito
con Robots Records sotto il nome di Rav Medic, che è il nome
della sua band, quindi come fosse una collaborazione una
feat. Nello stesso anno ho inciso insieme al mio amico Mirko
Valeri un brano dal titolo
Ora voglio vivere. In questi anni ho avuto
tempo anche di coltivare un'altra delle mie passioni, il
podcast; infatti ho creato un podcast dal titolo
Women in
rock nel quale presento in ogni puntata quattro gruppi
musicali con voci femminili e di ognuna faccio ascoltare un
brano dopo averne illustrato la biografia e la discografia».
Avevamo parlato delle difficoltà che la disabilità porta
sia a chi ne soffre che di chi gli sta accanto: purtroppo
non mancano storie tristi di episodi di aggressioni o
bullismo; ti spaventa questa cattiveria sempre più forte?
«Purtroppo ancora oggi, nonostante i molteplici passi avanti
ci sono ancora molti troppi pregiudizi sulla disabilità.
Nonostante la tecnologia ci permetta di fare quasi tutto
veniamo ancora considerati come i poveretti che non possono
fare niente, e spesso quando ci relazioniamo con gli altri
facciamo molta fatica perché gli altri non riescono ad
essere spontanei e ci evitano oppure ci fissano in maniera
assolutamente insistente come fossimo alieni, ma senza
riuscire a relazionarsi con noi. I social purtroppo danno la
possibilità a chiunque di esprimere la loro opinione, che
non sempre è dettata dall'esperienza ma spesso soltanto da
cattiveria generata dalla loro frustrazione. Il bullismo è
una piaga sociale che purtroppo è ancora sottovalutata, io
ne ho sofferto al liceo e grazie al mio carattere e
all'aiuto della mia migliore amica sono riuscita a
lasciarmelo alle spalle, ma non c'erano ancora i social, o
comunque non venivano utilizzati così tanto; purtroppo per
oggi non è per tutti così c'è gente che non riesce a reggere
alla cattiveria dei leoni da tastiera che nella maggior
parte delle volte neanche leggono i post che commentano per
intero, ma decontestualizzano tutto scrivendo commenti al
veleno generando soltanto cattiveria e odio che poi è
difficile da sradicare. Oggi siamo tutti iperconnessi e
perennemente utilizziamo qualunque app di messaggistica
anche in contemporanea più volte al giorno e a volte anche
per un'intera giornata, e quindi difficile poter tenere
sotto controllo ogni commento e ogni messaggio che arriva
nonostante i social abbiano impostato delle restrizioni ma
sono ancora troppo poche, e soprattutto sono comunque
generate da un algoritmo che non ragiona come una persona, e
quindi alcuni commenti non vengono nemmeno segnalati. Se da
una parte i social permettono di stare in contatto con il
mondo, permettono quindi ai nostri fans di mantenersi in
contatto con noi, dall'altra non c'è più privacy, qualunque
cosa viene messa sotto la lente e commentata da chiunque che
si sente in diritto di giudicare avendo sempre la risposta
pronta proprio perché non gli riguarda da vicino. È molto
facile commentare quando non si è coinvolti e nella maggior
parte dei commenti; la gente non è coinvolta emotivamente.
Fortunatamente io non ho odiatori nei miei commenti
semplicemente perché ho adottato una semplice strategia che
però non è condivisa da tutti: nella mia pagina musicale sia
di
Facebook che di
Instagram, io pubblico pochissimo, pubblico
soltanto quando ha contenuti veramente rilevanti e magari
possono passare molti mesi, questo perché voglio evitare
commenti irrilevanti, pubblicare tutti i giorni non è sempre
una cosa positiva».
E a proposito di Mirko Valeri di cui mi parlavi poco
prima, non è l’unico artista con cui hai collaborato: quanto
può migliorare dal punto di vista artistico questa tipologia
di interazioni?
«Mirko Valeri è prima di tutto uno dei miei migliori amici,
per scrivere questo brano dal titolo
Ora voglio vivere
ci siamo basati su una composizione che avevo fatto ma avevo
lasciato da parte, abbiamo scritto insieme il testo con
molta naturalezza, dopodiché siamo andati in studio a
registrarlo. Lo abbiamo pubblicato il 23 giugno del 2023,
nel brano raccontiamo le nostre storie, abbiamo unito I due
mondi, quello della disabilità e quello della
tossicodipendenza raccontando le periferie. La difficoltà
che comporta viverci, i pregiudizi che ci sono attorno, ma
nonostante tutto volendo vivere la vita a pieno cercando di
abbatterli e dimostrando che le periferie non sono solo
delinquenza. Le collaborazioni con gli artisti sono molto
importanti, spero di farne molto di più, sono una persona
però che non ama collaborare con generi profondamente
diversi, perché significa significherebbe snaturarci quindi
preferisco fare un genere che ha comunque simile al mio».
Sanremo è ancora un sogno che coltivi come mi dicesti o
hai deciso di virare su nuove aspettative?
«Credo che partecipare al Festival di Sanremo sia il sogno
di tutti gli artisti; riconosco però che è molto difficile
soprattutto negli ultimi anni, sia per i vincoli anagrafici
che sono stati imposti, ma soprattutto per i numeri.
Purtroppo oggi per andare a Sanremo non fa più curriculum la
tua carriera artistica ma fa curriculum soltanto la quantità
di ascolti accumulati su Spotify e sulle altre piattaforme
di streaming. Ovviamente non mi trovo d'accordo, perché
imporre un limite anagrafico significa escludere a priori un
artista che merita; non è detto che un giovane artista abbia
la maturità artistica e umana, per scrivere un testo adatto
al contesto sanremese. Oggi se non hai un entourage e un
management valido non vieni nemmeno considerato Per il
festival sia per la categoria delle nuove proposte e ancora
di più per la categoria Big, nonostante paradossalmente
nelle ultime edizioni abbiamo visto gente partecipare nei
big, che di canoro aveva veramente poco, erano più che altro
influencer o persone molto seguite sui social dai giovani.
Spero comunque di riuscire a partecipare un giorno per ora
prendo quello che viene e penso a scrivere».
Inevitabilmente in chiusura voglio chiederti, visto che
ne hai parlato all'inizio, cosa pensi dell'intelligenza
artificiale: minaccia o risorsa?
«L'intelligenza artificiale, in realtà l'abbiamo sempre
utilizzata, soltanto che oggi ne facciamo un uso smisurato
in tutti gli ambiti, in tutti i campi, ma soprattutto sta
progredendo in maniera velocissima e molto spesso non
riusciamo nemmeno a starle dietro. Se ci pensiamo, anche i
programmi che utilizziamo in studio di registrazione sono
considerati intelligenza artificiale, anche la tastiera con
la quale compongo ha al suo interno l'intelligenza
artificiale perché riproduce dei suoni in maniera molto
fedele. Adesso però la si utilizza a mio parere in modo
smisurato, per la musica è un'ottima risorsa ma va saputa
gestire, ad esempio i brani che ho fatto nel 2022 con
l'impronta dance, hanno usufruito dell'intelligenza
artificiale perché grazie a un programma hanno composto una
base sulla quale io ho cantato. Bisogna però fare
attenzione, il computer e l'intelligenza artificiale che
progredisce sempre di più, non va vista come un qualcosa che
sostituirà il lavoro fatto dagli esseri umani, anche se è
gestita comunque da esseri umani che la programmano, ma ora
sta andando secondo me da sola senza seguire un binario
delineato. Dando l'illusione a persone totalmente inesperte
nell'ambito musicale e non solo, di poter fare tutto in
autonomia molti utilizzano un programmino per cellulare che
compone delle basi spesso tutte uguali, convincendosi di
essere dei grandi musicisti assemblano dei suoni con delle
librerie che comprano sul web e sono convinti di saper
comporre. La musica è un'arte e come tale va studiata ma
soprattutto ci vuole del talento innato e uno studio alle
spalle se io utilizzo un programma per fare il mio podcast,
comunque non utilizzo solo quello la biografia la leggo e la
faccio interpretare dalla mia voce vera non utilizzo voce
campionate mi avvalgo di un programma con l'intelligenza
artificiale per fare il montaggio audio ma il resto lo
faccio io in prima persona. Anche questo tanto criticato
auto-tune in realtà esiste dal 1997, letteralmente si
può tradurre come sintonizzatore di intonazione ossia dà
l'opportunità tramite un computer, di vedere disegnate le
forme d'onda della voce, e intonare o meglio sintonizzare
sulle giuste note la voce ma se la voce è stonata quindi
priva di intonazione, questo programmino peggiorerà soltanto
le cose perché tenderà ad evidenziare gli errori e le
imprecisioni vocali mettendole ancora più in risalto. Chi sa
cantare davvero e ha studiato canto, questo programmino non
lo usa anzi lo detesta perché rende la voce ancora più
robotica».