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Intervista a Barbara Sirotti   Tutte le interviste tutte le interviste
Barbara SirottiTelegiornaliste anno XVIII N. 26 (710) del 19 ottobre 2022

Barbara Sirotti, Aria di speranza
di Giuseppe Bosso

Anche quest’anno Roma sarà animata dalla Festa del cinema, giunta alla sua diciassettesima edizione. Tra gli eventi che animeranno l’Auditorium Parco della Musica ai Parioli, il 22 ottobre, penultima giornata della kermesse, la presentazione del cortometraggio Aria, diretto e interpretato dall’attrice e doppiatrice Barbara Sirotti.

Benvenuta Barbara, anzitutto come nasce Aria e cosa si aspetta dalla presentazione che si terrà il prossimo 22 ottobre alla festa del cinema?
«Grazie del vostro benvenuto, felice di essere qui con voi. Aria nasce dalla rielaborazione di un evento traumatico, una violenza subita in prima persona in ambiente domestico. Durante questi due lunghissimi anni di lockdown e restrizioni gli spazi che sembravano essere più sicuri, come quelli della casa, in realtà spesso si sono trasformati in veri e propri luoghi di violenza, dai quali era difficile e a volte impossibile fuggire. Gli eventi di cronaca ne sono stati purtroppo un'amara conferma. Per questo ho creato Aria, un corto di soli 2' e 59" che rappresenta ciò che per molte persone (donne e uomini) è stato un vero incubo: una violenza esercitata dalla persona che in quel momento è più vicina a te, da chi pensavi conoscere, da chi aveva la tua fiducia quotidiana e costante. Cosa mi aspetto? È sempre molto difficile soddisfare le proprie aspettative. Quello che so è che Aria, con l'appoggio di 4 guest che hanno creduto in me, sta forse smuovendo qualcosa. In seguito ad esempio a un dibattito presso la Fidapa, sezione di Sabaudia, mi è stato riferito che la mia testimonianza è stata utile a qualcuno, che ha deciso di denunciare il proprio aggressore (non so bene se uomo o donna)».

Riguardo la sua esperienza personale, il corto può rappresentare un invito a chi ha vissuto il suo stesso trauma a reagire?
«Sembra proprio di sì e credetemi... questo è un regalo enorme, come artista e come donna. Ancora più preziosi dei 60 premi e riconoscimenti vinti in tutto il mondo. Se sono qui a raccontarla, è perché con grande incredibile fatica ce l'ho fatta. E così come sono riuscita io, con l'aiuto di esperti professionisti dei centri antiviolenza, possono e devono farlo tutte le altre vittime».

Un tema purtroppo attuale non solo in Italia, ma in tutto il mondo come dimostrano i recentissimi fatti che arrivano dall’Iran: il fatto che a poco a poco ci siano comunque voci di protesta è un segno che può indurre speranza o siamo ancora molto indietro?
«I segni di speranza e di lotta di chi ogni giorno combatte contro gli atti di violenza sono importantissimi spirali di luce. Ma indubbiamente la strada è lunga. Io stessa mi sono sentita dire da una donna che credevo amica "beh, forse te la sei andata a cercare" e questo non è altro che victim blaming, una seconda aggressione che non può più essere accettata in un Paese che si pregia di essere civile e attento ai diritti umani».

Ha potuto contare sulla partecipazione di un grande protagonista del mondo del doppiaggio e non solo, Luca Ward: come è nato il suo coinvolgimento e cosa vuole dirgli oggi?
«Tutto quello che posso dire a Luca Ward è un grazie grande quanto la sua sensibilità di attore e uomo nel dimostrarsi estremamente attento alla causa. Francamente non mi aspettavo di avere un suo coinvolgimento così forte, come anche quello di Francesco Pannofino, Benedetta Degli Innocenti e Alex Poli. E mi piace pensare che questi grandi artisti, con le loro inconfondibili voci, siano rimasti colpiti da Aria e dal mio lavoro, corredato dalla regia di Brace Beltempo e dalle musiche originali e straordinarie del grande Enrico Merlin, musicista compositore e musicologo».

Già, ha citato questi protagonisti del doppiaggio che, il 22 ottobre, saranno protagonisti della presentazione di un altro corto, Libera: come si lega ad Aria quest’opera?
«Libera è la naturale evoluzione di Aria: cosa succede dopo la violenza? Perché sono tutti bravissimi a esortare alla denuncia (ed è sostanzialmente giusto) ma non si tiene mai conto dello stato psicofisico nel quale si trova la vittima? Per ben due anni ho vissuto in un loop spazio temporale che mi riportava sempre e inesorabilmente al ricordo dell'evento di violenza. L'unica cosa che volevo era "tornare a casa, tornare indietro per cancellare tutto". Paradossale! Adesso dopo un lungo percorso di rinascita personale ho capito che in me c'era molta più forza di quanto immaginassi. E solo adesso ho trovato la pace necessaria per cominciare a ricostruire me stessa, mattoncino dopo mattoncino. Ecco perché il mio monito non è solo denunciate, ma soprattutto rivolgetevi ai centri antiviolenza».

Oltre ad Aria a cosa sta lavorando per il futuro?
«Ci sono molti progetti in cantiere. In particolare uno che mi vede protagonista di un paio di film da girare a Los Angeles. Naturalmente per un'attrice questo è il sogno di sempre... ma adesso per me diventa la conferma di una vera e propria rinascita dalle proprie ferite, che resteranno per sempre... ma ora saranno fonte di energia e forza».

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