Telegiornaliste anno XVII N. 7 (657) del 24 febbraio 2021
Francesca
Tardio, i miei cuori neri
di
Giuseppe Bosso
Questa settimana intervistiamo la doppiatrice
Francesca Tardio, tra aneddoti del suo percorso e
nuove prospettive.
Ricordi il tuo primo doppiaggio e le sensazioni che hai
provato?
«Nella serie
True Bloods, una vampira: erano solo
dieci righe di battuta, ma ricordo l’emozione di quella
prima volta, la soggezione di essere al cospetto di colleghi
più esperti… è qualcosa che magari all’inizio ti blocca, ma
che acquisendo esperienza superi. Sono passata da quelle
dieci righe ai copioni che oggi ho l’abitudine di annotare
cuori neri sulle battute».
Quale attrice o personaggio hai sentito più vicine al tuo
modo di essere?
«Per mia fortuna posso dire di avere sempre trovato
interpreti con cui mi sono trovata davvero in sintonia; se
proprio devo farti dei nomi, menziono sicuramente Carmen
Canivall, interprete della soap
Il Segreto che ho
doppiato per tanti anni, e Tati Gabrielle, che nella serie
Le terrificanti avventure di Sabrina ha interpretato
una splendida antagonista. Devo dirlo, mi piace doppiare i
personaggi cosiddetti ‘cattivi’ e trovo che in questo le
attrici di colore come lei abbiano un talento unico, non ne
ho mai trovate di inadatte».
L’avvento di Netflix e di altre piattaforme che stanno
rivoluzionando il mondo delle serie tv e anche, in
considerazione della pandemia, la distribuzione
cinematografica ha cambiato anche il vostro settore?
«Ci sono stati dei pro e dei contro, ma soprattutto direi
che ne stiamo risentendo dal punto di vista qualitativo;
l’aumento delle produzioni comporta minore tempo per curare
il doppiaggio, e questo non avvantaggia anzitutto le nuove
leve, che si vedono spesso ‘buttate nella mischia’ senza
avere alle spalle un percorso formativo fatto di tanti
‘brusii’, per così dire, che hanno accompagnato anche la mia
crescita».
Come hai vissuto i cambiamenti che la vostra professione
ha affrontato per rispettare le prescrizioni imposte
dall’emergenza covid?
«Anzitutto con il dispiacere della perdita di quel contatto
con figure come l’assistente e il fonico, con cui prima
riuscivi a scambiare due parole tra un turno e l’altro. Non
c’è più la possibilità di incontrarsi nemmeno nei salottini,
si lavora in colonne separate anche per piccole parti. Le
nuove prescrizioni hanno portato all’addio dei copioni
cartacei e all’uso di tecnologie che magari per noi un
po’più giovani non creano difficoltà ma che per colleghi un
po’più anziani non sono altrettanto agevoli da usare».
Dove potremmo “ascoltarti” prossimamente?
«Ci sono molte cose in cantiere, ma anche per ragioni di
riservatezza non posso dirvi nulla. Continuate a seguirmi e
saprete (ride, ndr)».
Non tutti sanno che hai avuto modo di doppiare anche una
giovanissima attrice italiana che la nostra testata tempo fa
ha intervistato,
Giulia Sara Salemi, nella serie live action di successo
Miracle Tunes: che tipo di esperienza è stata dal tuo
punto di vista di doppiatrice?
«È stata un’esperienza divertente e insolita, trovarsi a
doppiare una ragazzina che potrebbe benissimo essere mia
figlia, anche se all’inizio non è stato facile, perlomeno
nei primi episodi, calarsi in quella parte. Ho avuto modo di
interloquire con lei su Tik Tok, ed è davvero un vulcano
come nella serie».