Telegiornaliste anno XVII N.
5 (655) del 10 febbraio 2021
Alessandra Hropich, Mostri e felicità
di
Antonia Del Sambro
Giornalista scrittrice e appassionata del sociale, scrive per molte
testate e organizza convegni ed eventi. Incontriamo dopo tre anni
Alessandra
Hropich, Il suo ultimo libro si chiama
Mostri! e questa è
la sua intervista per la nostra testata.
Benvenuta Alessandra a questa nostra chiacchierata e grazie per avere
accettato. Tu sei una giornalista ma soprattutto una scrittrice. E
quindi ti chiedo, che rapporto hai con la scrittura, quanto fa parte di
te e se è questo che sognavi di fare anche da bambina?
«Con la scrittura ero in lite. Mi era ostile il fatto di dover mettere
nero su bianco i miei pensieri, le mie osservazioni perché sono sì
un’attenta osservatrice della realtà ma poi, tradurla su carta, non era
semplice. Da piccola volevo diventare una ballerina, il mio idolo era
Carla Fracci».
I tuoi libri hanno nel titolo parole come felicità e mostri. Suppongo
pertanto che tu non abbia un genere unico, ma che scrivi solo le storie
che ti va di raccontare. E allora ti chiedo come e da dove nascono le
tue trame?
«La felicità e i
Mostri sono argomenti apparentemente distanti
ma, per me, vicinissimi. Essere felici significa vivere bene la propria
vita (cosa che in pochi fanno) mentre, essere Mostri significa vivere la
vita altrui per distruggerla. Non ho un genere unico, infatti nei miei
articoli sui giornali tratto diversi argomenti. Ma i libri debbono
affrontare tematiche che riguardino un’ampia fascia di persone. Le
storie che racconto le scelgo tra le più significative, non ho trame
particolari ma amo mettere in luce aspetti assolutamente privati delle
persone, ai miei lettori piace molto il mio indagare e sapere che poi
riporto in ciò che scrivo».
C’è un libro che ti ha influenzata? Il libro della tua vita e che
consiglieresti anche agli altri?
«Molti libri mi piacciono. Ma adoro:
Uno, nessuno è centomila di
Pirandello e
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Amo raccontare le maschere che tutti noi indossiamo, amo capire e
tradurre nei miei libri e articoli la doppiezza di molte persone. Il
fatto di essere diabolici mi appare un fatto assolutamente normale, non
da gialli necessariamente. Ci sono fin troppe persone diaboliche sedute
accanto a noi o di cui ci fidiamo. Consiglio di leggere questi due
libri».
E oltre al libro del cuore hai anche un luogo del cuore dove di
solito ti metti a scrivere o semplicemente a riordinare le idee?
«Il luogo ideale per scrivere sarebbe al mare (senza nessuno). Dentro
una chiesa, soprattutto quelle del centro storico con mura spesse ove vi
è il silenzio assoluto (quando non vi è la messa ovviamente). Ma il
posto in cui attualmente scrivo è la mia scrivania, il mio ufficio che è
il mio harem».
Che cosa bolle in pentola nel tuo computer, hai qualche anticipazione
sulle novità editoriali che ti riguardano e che vorresti condividere con
le nostre lettrici?
«In pentola, a lentissimo fuoco, perché ho pochissimo tempo, bolle un
desiderio di scrivere un libro sulla comunicazione, su tutto ciò che ho
imparato ma non posso dire di più ora ma, visto che è la mia passione,
intendo trasmetterla agli altri. Mi coccolo e mi rallegro del discreto
successo del mio quarto libro:
Mostri! che ultimamente mi sta
dando un mare di cose da scrivere ovunque. A tal proposito, vi lascio il
link».