Telegiornaliste anno XIV N. 1 (548) del
10 gennaio 2018
Alessandra Hropich ci racconta i suoi libri
di
Tiziana Cazziero
Ho scambiato una breve chiacchierata con la scrittrice Alessandra
Hropich, ha scritto
Quando il mostro è il proprio padre! e
La Felicità? Ve la do io!: le ho chiesto di
raccontarci qualcosa su questi libri.
Ciao Alessandra, comincio subito da Quando il mostro è il proprio
padre!, un tema di forte impatto, si parla spesso di violenza ma
quando questa si svolge all’interno delle mura domestiche procura
reazioni più avverse. Come mai hai deciso di scrivere questo libro, cosa
ti ha fatto scattare la molla o l’ispirazione per mettere nero su bianco
la storia di Maria, che ha accettato di narrare le vicende dolorose
svolte nella sua famiglia?
«Questo libro nasce dalla voglia di riscatto e dalla forte ribellione
verso le persone che approfittano delle donne e di tutti coloro che
reputano indifesi. Va detto che l' abusante è sempre una persona
insicura ma che trova la sua sicurezza scagliandosi su persone che, per
mille ragioni, non reagiscono».
Quali difficoltà hai incontrato, se ci sono state nel narrare il
vissuto di Carlo, l’uomo protagonista delle violenze inflitte alle donne
della sua famiglia?
«Ci sono state delle difficoltà iniziali, io non ho mai scritto nulla
usando parole o descrivendo immagini forti e volgari. Ma ho pensato che
una storia vera dovesse rispettare l' assoluta realtà dei fatti, dunque,
ho ritoccato il testo fino a completarlo con i fatti raccontati con
particolari anche scandalosi o imbarazzanti, dopotutto, un "Mostro" non
poteva essere abbellito. Solo il mio imbarazzo iniziale mi impedì di
mettere nero su bianco ogni bruttura e volgarità ed oggi, con l'
edizione attuale, mi sento soddisfatta di aver descritto e detto tutto
quello che doveva essere raccontato, senza peli sulla lingua».
Perché la necessità di scriverne un libro? Forse non se ne parla
tanto in Italia di queste violenze, solo negli ultimi anni le cronache
danno ampio spazio alle crudeltà denunciate. Pensi che sia importante
dare ai lettori testi come Quando il mostro è tuo padre? Per attirare
attenzione maggiore su questa piaga cercando magari soluzioni che
sembrano non arrivare o essere tempestive?
«Ne ho scritto un libro perché le violenze, ne sono assolutamente certa,
sono molte di più di quelle denunciate e non abbiamo la vera dimensione
del fenomeno perché le vittime si vergognano e, allo stesso tempo, si
sentono quasi colpevoli, insieme ai carnefici, del resto i mostri hanno
poteri anche di far sentire le loro vittime incapaci ed inadeguate a
stare su questa terra. Senza dubbio, proporrei il libro
Quando il
mostro è il proprio padre! anche nelle scuole perché esiste troppa
superficialità in giro e adulti e ragazzi non comprendono che i mostri
sono persone apparentemente normali e possono viverci accanto. Credo
nella prevenzione del fenomeno e molto poco nella punizione, essendo la
punizione molto più complessa e i mostri, diciamolo pure, lasciano ben
poche tracce, non sono stupidi, sono solo mostri!».
Passiamo a La felicità? Ve la do io! Di cosa parla? Qual è il
segreto della felicità?
«É, come al solito, un libro di storie vere, alcune molto infelici,
altre, felicissime. Storie che fanno sorridere perché io amo molto
prendere in giro la società ma anche dispensare consigli sul come
evitare errori grossolani e gravi. Il segreto della felicità? Ci sono
diversi segreti per esserlo ma, il primo in assoluto, è quello di voler
bene a noi stessi, preoccuparci di noi, amarci noi per prima, dobbiamo
essere un po’ egoisti su questo perché nessuno, lo sottolineo, nessuno
si preoccupa della nostra felicità, nemmeno chi ci vive accanto. Quindi,
una piccola dose di sano egoismo che porta a coccolarsi, ad avere cura
di sé stessi, a meditare, a fare sport oppure a dedicarsi ad interessi
che ci fanno stare bene, tutto ciò che facciamo per noi stessi ci
predispone al benessere individuale. La felicità vuole essere aiutata,
non arriva dal cielo».
Da cosa nasce la voglia di parlare di felicità e dispensare il
segreto per raggiungerla?
«La voglia di raccontare la felicità nasce dall' osservazione della
realtà, non riesco a vedere persone felici in giro ma, dal momento che
io sono sempre stata definita come la persona saggia perché felice,
voglio solo mettere a disposizione quello che ho imparato io sul campo
e, la felicità di cui parlo io è assolutamente una felicità per tutti».
Perché oggi siamo alla ricerca della felicità, senza tuttavia
trovarla? Cosa ci racconti nel tuo libro e come sei giunta alle tue
conclusioni?
«Oggi tutti cercano la felicità aspettandola come un terno a lotto,
senza minimante fare neppure uno sforzo di pensiero, poi, aggiungo che
le persone, pressoché tutte, sono prive di qualsiasi capacità
autocritica, nessuno vuol essere giudicato, né aiutato o consigliato,
esiste molta presunzione in giro che porta tutti a sentirsi vittime del
fato avverso, senza mai fare un mea culpa, nessuno ha mai torto, lo
sbaglio appartiene sempre agli altri, ovviamente, questa cecità generale
non porta ad autocritica e dunque, ogni infelice, non sa di essere la
causa della sua infelicità».
Prima di giungere ai libri, scrivevi testi per l’organizzazione di
eventi, e programmi televisivi, come sei arrivata alla stesura di un
libro? C’è forse stato un qualcosa che ti ha spinto verso quella strada?
«Ho sempre scritto, dagli eventi ad ogni altro documento, bozze di
legge, persino atti giudiziari nel breve periodo della pratica legale,
scrivere un convegno è una cosa complicata perché occorre documentarsi
prima di scrivere ed essere certi delle dichiarazioni che poi andranno a
fare i Relatori ma non è semplice nemmeno scrivere testi per programmi
televisivi anche se, in questo secondo caso, hai l' aiuto dell' intera
redazione. Scrivere un libro è difficile perché devi scegliere i fatti
più significativi, li devi scrivere con una logica e una forma ben
precisa, senza perderti ma è meglio di mille sedute dallo
psicoterapeuta, solo quando scrivi un libro che racconta le assurdità
del mondo, come io faccio, ti liberi dalle brutture stesse».
Come concili la vita di tutti i giorni con la scrittura?
«Non è facile scrivere e gestire una casa, una famiglia e un lavoro ma,
la scrittura, è come una purificazione per me da tante brutture che,
altrimenti avrei visto e vissuto solo io, troppe cose mi sono successe,
troppe cose ho visto e sopportato e non voglio che sembrino cose private
perché le cose che succedono a me rappresentano benissimo lo stato dell'
attuale società, è giusto che tutti sappiano».
Progetti per il futuro? Puoi accennarci qualcosa?
«É di prossima pubblicazione un nuovo libro dal titolo
Mostri!.
Come sempre, sono storie vere, non saprei scrivere altro con la stessa
passione».