Telegiornaliste anno XIV N.
33 (580) del
5 dicembre 2018
Gianluca Crisafi, w l’arte in ogni forma
di
Giuseppe Bosso
Attore, musicista, commediografo e anche doppiatore molto
apprezzato, incontriamo
Gianluca Crisafi.
Iniziare tardi rispetto ad altri tuoi colleghi ti ha
creato svantaggi?
«Sì, diciamo che “vengo da fuori”, nel senso che non vengo
da una famiglia che opera nel settore, ho cominciato verso i
trent'anni a doppiare. È una realtà completamente diversa,
non crescendo a contatto con i doppiatori e, soprattutto con
i direttori, che non hai altro modo di avvicinare se non
facendoti ascoltare».
Che sensazioni ti ha dato la prima volta al leggio?
«Meravigliose e spaventose al tempo stesso! Ricordo il primo
provino, fatto con Silvia Pepitoni, che è stata anche la
prima persona a mettermi al leggio, dopo averle fatto una
buona impressione, dandomi una prima parte nella serie
The West Wing, sul presunto fidanzatino della figlia del
presidente degli Stati Uniti – ride, ndr – e da lì è
iniziato tutto».
Come nasce il progetto Timeless?
«È stato un ritorno, in realtà. Suono da oltre vent’anni con
Marco Divizia, Ernesto Perna e Alessandro Vedovini, miei
amici prima di ogni cosa; ci siamo conosciuti nel 1997,
abbiamo suonato insieme fino al 2008, quando mi sono dovuto
fermare perché non riuscivo a conciliare le tante serate di
musica con il doppiaggio, perché rischiavo di arrivare
scarico di voce in sala; poi però un anno fa mi hanno
chiesto di dare vita a questo nuovo progetto musicale, i
Timeless, una band che mi diverte da impazzire, e ho
accettato con entusiasmo. Anche perché adesso sono spesso in
direzione e quindi anche se sono un po’ più stanco con la
voce, ogni tanto, non influisce sul mio lavoro. Alla vecchia
guardia si sono aggiunti anche Alessandro Mari e Gianni
Romani, persone e musicisti meravigliosi, e ora la band va
alla grande, suoniamo tanto e ci divertiamo, al motto:
La
musica, così come l’amicizia... non ha tempo, da qui il
nostro nome, TIMELESS».
Quanto c’è della musica nel doppiaggio, e viceversa?
«Forse l’unica cosa in comune è l’utilizzo della voce; e che
fanno parte dell’arte, cosa che amo in ogni sua forma, dalla
recitazione al doppiaggio, alla musica».
Tra i personaggi e attori che hai doppiato con chi ti sei
sentito maggiormente in sintonia?
«Direi che Michael Peña, attore che ho doppiato in
Ant-Man, è un personaggio straordinario, che ha la
caratteristica di essere poco appariscente fisicamente ma
molto nella personalità, è ironico, entusiasta, coinvolgente.
In questo ci somigliamo, credo...».
I tuoi prossimi impegni?
«Sto dirigendo una nuova serie Netflix in questo periodo,
Sex Education, e un’altra con protagonista Paz Vega,
La fuggitiva. Riprenderà a breve anche
The Orville,
e ne sono molto contento; poi, come attore, c’è la decima
stagione di
Modern Family, la quinta di
Ray
Donovan, quella che dovrebbe essere l’ultima stagione di
Elementary e al cinema il film
Museo,
sudamericano molto carino in cui io e Davide Perino doppiamo
i protagonisti».
Hai partecipato in due occasioni alle trasmissioni di
Radio Cigliano, cosa ne pensi di questa finestra che il
tuo collega
Alessio dà ai vostri colleghi?
«Trovo che Alessio sia anzitutto una bellissima persona, un
artista che mette tutta la passione che ha nella radio,
forma meravigliosa di comunicazione; ho partecipato al
Dopocena del giovedì con entusiasmo, il nostro è un
lavoro al buio e più gli si dà visibilità più gli si rende
giustizia, e lui lo fa per convinzione, amore, non per un
ritorno personale; ho partecipato anche al programma del
sabato, per parlare di musica, con il “mio” chitarrista e
amico, Trillo, ed è stata un’altra esperienza che ricorderò
con grandissima emozione e piacere».