Telegiornaliste anno XIII N.
2 (512) del 18 gennaio 2017
Monica
Gasparini, dalla parte dei giovani
di
Giuseppe Bosso
Volto e caporedattore di
Studio Aperto, incontriamo
Monica Gasparini che, con grande cordialità e gentilezza, ci
racconta del suo lavoro e della sua vita.
La tua giornata tipo.
«Sveglia presto, colazione con i miei figli, accompagnare la piccola a
scuola e poi in redazione, piena fino a sera; non è solo un lavoro di
conduzione il mio come saprete, essendo anche caporedattore, c’è anche
quello che non vedete, il coordinamento, le proposte con i colleghi».
A proposito di colleghi, negli ultimi anni Studio Aperto e
Tgcom 24 stanno lanciando tanti volti nuovi, giovani soprattutto: come
ti rapporti nei loro confronti?
«Con tutta la simpatia che meritano i ragazzi che iniziano questo
percorso con entusiasmo, come lo sono stata io ai miei inizi; sono
convinta che nella nostra professione, come in genere in tutte le altre,
occorrano nuove energie, nuove competenze, nuove sensibilità che a
trent’anni sono diverse da quelle che potrei sentire io adesso. Quindi
dico largo ai giovani, e dai giovani mi aspetto molto».
Ripensando ai tuoi esordi in cosa ti senti cambiata?
«Forse potrei dire che mi sento più sicura adesso, ma quando vado in
onda c’è sempre quel ‘brivido’, quella consapevolezza delle aspettative
che hanno le persone che mi ascoltano, che col tempo ho imparato ad
affrontare sempre con scrupolo ed attenzione. La mia vita è cambiata
diventando mamma, vivendo il dolore di perdere mio marito Alberto
D’Aguanno. Dietro la cronaca spesso c’è dolore, e questo richiede una
particolare sensibilità nell’affrontare queste vicende».
E come vedi cambiato il mondo del giornalismo rispetto ad allora?
«Cambieranno i linguaggi, i mezzi di comunicazione, ma a parte questo
non riscontro grandi differenze. Ci sono ritmi più veloci, maggiori
fonti, il web e internet hanno cambiato tanto, però vedo, ed è una nota
positiva, che la sostanza è sempre la stessa e tale deve restare:
raccontare le cose con la massima oggettività, onestà intellettuale».
Studio Aperto e i tg Mediaset vengono spesso criticati per
l’eccessivo spazio lasciato alla cronaca nera e al gossip: cosa ne pensi
da diretta interessata?
«Che chi parla di tg Mediaset ancorati al gossip non guarda i tg
Mediaset: almeno per quanto riguarda
Studio Aperto potete
riscontrare che di gossip non parliamo se non per quelle notizie
clamorose ‘da prima pagina’ che finiscono anche sui quotidiani; quanto
alla cronaca è una scelta editoriale legata al tipo di informazione
richiesta dall’utenza che si appassiona all’argomento e vuole esserne
aggiornata continuamente».
A distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, Alberto è ancora vivo
nel ricordo dei suoi colleghi: cosa pensi sia stato il suo lascito per i
giovani aspiranti giornalisti?
«Non è una domanda facile, questa… proprio in occasione dei dieci anni
che Alberto è venuto a mancare come immagino avrete visto Mediaset ha
dedicato uno speciale;
Alberto Brandi, attuale direttore di Premium è anzitutto un
amico mio e di Alberto, così come lo erano i tanti colleghi che
venticinque anni fa hanno iniziato insieme a noi questa avventura e che
in quello speciale hanno voluto dimostrare il loro affetto; ma mi sono
resa conto che quando dicono
Alberto era il più bravo non è solo
un modo dire, era davvero così…».