Telegiornaliste anno X N. 42 (430) del 15 dicembre 2014
Greta Pierotti, la più
amata delle fate
di
Giuseppe Bosso
Volto di punta di
Rai Yoyo, dove affianca Gipo Scribantino, alias Oreste
Castagna, in
Le Storie di Gipo nei panni di Fata Ariele e, di
sera, è la narratrice di
Buonanotte con le favole di Yoyo,
intervistiamo Greta Pierotti.
Come è iniziata la sua esperienza a Rai Yoyo?
«Con il programma
Buonanotte con le favole di Yoyo, la narrazione
di una fiaba o favola che ogni sera mette al letto i bambini. Sono stata
selezionata dagli autori, attraverso un provino audio dove si richiedeva
capacità di narrazione e dizione. La mia fortuna fu aver studiato teatro
dove una delle basi è proprio la dizione».
Com’è nato il personaggio di Fata Ariele?
«Nei vari progetti del canale, c'era quello del riportare i giochi che i
nostri nonni da bambini facevano nelle piazze; nel programma vengono
chiamati
i giochi del tempo che fu, e da qui il concetto di
socializzazione dove in un' epoca come la nostra, i bambini sono
travolti dalla tecnologia e passano la maggior parte del tempo davanti
ai videogiochi; e ovviamente, un altro elemento, la saggezza dei nonni
stessi. Il personaggio di Fata Ariele nasce dagli autori che
necessitavano di un personaggio magico accanto a quello di Gipo
Scribantino; decisero di creare una costola del personaggio di
narratrice, visto che era stato molto apprezzato: da qui il personaggio
magico di Fata Ariele, la
fata del vento buono che è in
contrapposizione con il
vento cattivo della piazza; rappresenta
anche la dolcezza, la tenerezza, l accoglienza nei confronti dei
bambini; un personaggio materno che si rifà appunto al personaggio delle
favole».
Qual è stata, finora, l’esperienza che l’ha piacevolmente colpita?
«Senza dubbio quella del volontariato all'ospedale Bambin Gesù di Roma:
stavo con i bambini nella ludoteca e andavo nei vari reparti dove i
bambini erano costretti al letto; leggevo le favole e stavo con loro, mi
ha arricchita molto, un'esperienza bellissima, sicuramente più per me
che per loro. I bambini già regalano tanto, ma quelli che io definisco
speciali, ancora di più».
Veronica Maya, da noi
intervistata tempo fa, ci disse che gli spettatori più piccoli sono i
più esigenti per una sincerità che li distingue dal pubblico adulto: è
così anche per lei?
«Il bambino è verità in quanto non è ancora contaminato dall'esterno,
non ha schemi mentali formati, è nella sua piena naturalezza, e proprio
per questo la tv dei bambini deve essere ben studiata perché il bambino
cresce attraverso quello che vede ed ascolta quindi il primo compito è
quello di saper trasmettere i valori giusti, la netta distinzione tra
bene e male ed in questo sono fondamentali tv, famiglia e scuola per una
sana crescita; un bambino con una giusta e sana educazione sotto il
profilo psicologico sarà un giusto e sano adulto».
Quello di Rai Yoyo è un contesto che le sta stretto?
«Credo che nessun conduttore o attore che abbia iniziato la carriera nei
programmi per bambini possa aver pensato di stare nel segmento per
sempre; ovviamente vorrei proseguire nella mia carriera di attrice e non
conduttrice, ma di una cosa sono convinta: il riscontro che si ha con un
pubblico infantile non sarà mai equiparabile con quello adulto;
l'affetto, la spontaneità che sanno dare i bambini è veramente qualcosa
di prezioso».
Rispetto a quella che vedeva lei da bambina, come crede sia cambiata
la tv dei più piccoli oggi?
«La tv dei bambini è cambiata soprattutto in conseguenza al grande
sviluppo tecnologico. I bambini di 4-5 anni oggi giocano con i-pad e
vari apparecchi; oggi esistono all' incirca 20 canali tematici per
bambini, ci sono cartoni animati a tutte le ore; devo dire che la Rai ha
sempre dato cartoni o programmi di valore nel settore bambini. Nel mio
canale per esempio si può notare che a qualsiasi ora un genitore può
lasciare il bambino davanti alla tv con la certezza che non incappi in
cartoni violenti o programmi comunque non adatti alla loro età. Prima
questa sicurezza non c'era, quindi direi che oggi c'è molta più
attenzione per il pubblico infantile».
Essere continuamente a contatto con i bambini ha suscitato in lei
desiderio di maternità?
«Io amo e ho sempre amato i bambini e già ha 15 anni insegnavo
catechismo ai bambini nella diocesi del mio paese in provincia di
Perugia. Dire desiderio di maternità non è corretto nel mio caso, io
vorrei una famiglia: un bambino è un gioiello prezioso che prima di
tutto ha bisogno di stabilità, sicurezza e tanto amore, quindi tutto
starà nel trovare prima un bravo padre per mio figlio. I miei genitori
si sono separati quando avevo un anno e sinceramente la cosa che mi
auguro con tutto il cuore è quella di avere un giorno la mia famiglia».
In prospettiva futura cosa le piacerebbe fare, oltre alla tv dei
piccoli?
«Mi piacerebbe fare l attrice di cinema impegnato, ma la mia più grande
passione è il teatro, le tragedie».