Telegiornaliste
anno II N. 12 (44) del 27 marzo 2006
Provvisionato, giornalista "old stile"
di Filippo Bisleri
Sandro Provvisionato, un
giornalista di lungo corso, un apprezzato scrittore e, da qualche anno,
l’anima di
Terra!
, con Toni
Capuozzo, ci racconta il suo essere giornalista.
Sandro, come hai scelto di fare il giornalista?
«Da ragazzo ero attirato dall'idea di fare il giornalista.
Cominciai molto presto con un giornalino di carattere sportivo che
dirigevo e ciclostilavo, facendoci scrivere gli amici che facevano atletica
leggera con me. Poi ci fu l'esperienza del volontariato all'Ansa
(1972 - 1976), e della direzione di Radio Città Futura, una delle primissime
radio libere romane (1975-77)».
Cosa ti affascina di più del giornalismo?
«In questo mestiere due sono le mansioni che hanno più appeal: il
direttore e l'inviato. Per ora faccio il caporedattore con
funzioni da inviato».
Quali sono gli argomenti che ti piacciono di più?
«Vengo dallo sport, sono stato assunto all'Ansa nella redazione
economica, ho fatto l'inviato di cronaca, poi di politica, il capo della
redazione politica e poi di quella centrale dell'Ansa, ancora l'inviato di
cronaca, l'inviato di esteri, il capocronista, l'inviato di guerra, il
conduttore di un tg, ora il curatore e l'inviato di un settimanale. E in più
dirigo un sito Internet di giornalismo investigativo. Che altro? Gli
argomenti che mi piacciono di più, comunque, sono la cronaca
e gli esteri».
Lavori in tv per scelta o per una preferenza rispetto agli altri
media?
«Nasco in una radio, ho lavorato per 16 anni nella carta
stampata, ora da 13 in una Tv. Ma la carta stampata resta il mio grande
amore».
Quali sono i personaggi o i servizi cui sei più legato nella tua
carriera professionale?
«I servizi sono tutti legati alla guerra (Libano '82, Bosnia '92,
Kosovo '99 e Iraq 2004). Quello che più ricordo è l'ingresso in Kosovo il
giorno dopo la fine della guerra, nel giugno 1999. Ma anche i 55 giorni del
caso Moro (1978) restano indimenticabili».
Chi sono stati i tuoi maestri di giornalismo?
«Direttamente un grande cronista d'agenzia, Annibale Paloscia,
capocronista all'Ansa e oggi caporedattore a Liberazione. Per averli
letti e seguiti Giorgio Bocca ed Ettore Mo. Per quanto
riguarda la grinta (al di là delle sue posizioni politiche) Vittorio
Feltri, che ho avuto come direttore all'Europeo».
Chi apprezzi di più tra i colleghi?
«Gli inviati sobri, che non hanno atteggiamenti divistici (troppo
facili in televisione)».
Sei una delle anime di Terra! e, di recente avete ottenuto
anche l'ambito riconoscimento del Telegatto. Puoi raccontarci
quell'emozione? E qualche aneddoto di Terra!?
«Terra! è un'idea nata nel settembre del 2000 che si rinnova e si
reinventa ad ogni numero, ormai da quasi sei anni. Ha la sua forza nel
collettivo, anche se poi l'immagine è legata al suo conduttore Toni
Capuozzo. La forza di Terra! sta tutta nella sua capacità di
indagare e raccontare senza mai cadere nella faziosità o nella banalità,
anche se qualche errore in questo senso lo abbiamo fatto anche noi.
Terra! piace (e il Telegatto con i voti della gente lo dimostra)
perché è sempre un prodotto pensato e che si permette di non vivere con
l'ossessione della stretta attualità. C'è poi l'aspetto della cura formale e
in una certa idea di montaggio, rapido ed incisivo e nella scelta
delle musiche che arricchiscono il programma».
Che consigli daresti ai giovani che vogliono fare il giornalista da
grandi?
«Oggi il giornalismo è un mestiere difficile. Mal pagato, mal
lavorato, mal vissuto da chi lo fa da parecchio. Il mio consiglio è quello
di non accontentarsi mai di essere un giornalista (non basta un
contratto per
esserlo), ma di diventarlo davvero riuscendo a raccontare. E per questo
devi fare il free lance (già, ma poi come campo, almeno in Italia)
oppure l'inviato. Un ruolo che oggi sta morendo. Mai accontentarsi di
qualcosa di meno. Se dovessi ricominciare e mi proponessero (come spesso
oggi accade) di fare il giornalista dietro un computer, copiando le agenzie
di stampa o pescando da Internet, penserei ad un altro lavoro».
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