Telegiornaliste
anno II N. 20 (52) del 22 maggio 2006
Katiuscia Laneri, la tv a 360° di
Giuseppe Bosso
Probabilmente i lettori non campani non la conosceranno, eppure
Katiuscia Laneri, giornalista pubblicista da ormai dieci anni, nella
regione del Vesuvio e della tarantella è un volto abbastanza noto.
Dopo gli inizi alla redazione napoletana de Il Tempo, ha iniziato una
promettente carriera televisiva non solo come giornalista e conduttrice, ma
anche come produttrice, in qualità di presidente della
Kappaelle, una società che, pur operando in ambito locale, ha delle
strutture e delle potenzialità considerevoli, degne di un bacino d’utenza
animato come quello partenopeo.
Giornalista e produttrice televisiva: un caso più unico che raro il suo,
almeno per quanto riguarda la Campania: cosa l’ha spinta a questa scelta e
quali erano le sue aspettative?
«Anzitutto per necessità, nel vero senso della parola: purtroppo, a livello
di emittenti locali, è necessario autoprodursi per fare informazione, non ci
sono molte possibilità di inserimento per i giornalisti; e poi anche perché
è una cosa che mi piace, produrre quelle che sono le mie idee. Negli anni
sono riuscita a creare un valido staff di collaboratori che curano ogni
aspetto della realizzazione delle trasmissioni: non ci occupiamo solo del
programma in sé, ma anche di aspetti come il montaggio e le riprese».
Special, una delle sue creazioni più note,tratta vari temi legati
alla regione campana, dalla gastronomia agli eventi culturali, passando per
l’attualità: quali sono gli eventi e i personaggi che più le sono rimasti
impressi?
«Mentre di solito in ambito giornalistico la parola “special” viene
impiegata per definire servizi di approfondimento legati ad un particolare
tema, questo programma che porto avanti da ormai quattro anni(testata
registrata al tribunale di Napoli), vuole portare a conoscenza del
pubblico le persone, appunto, “speciali”; per me, dopo ogni puntata, tutto
quello che ho trattato è importante e mi rimane impresso, tutti per me sono
meritevoli».
Nel sito della sua casa di produzione, la Kappaelle, si evince, tra gli
scopi, quello di coinvolgere, anche attraverso l’impiego delle nuove
tecnologie, l’utente durante la visione del programma e di essere informati
sempre e comunque: ritiene che in futuro queste nuove tecnologie
(Internet,telefonino, eccetera) soppianteranno la tradizionale informazione
televisiva?
«La tv rimane sempre la regina della comunicazione. Più che soppiantare
credo piuttosto che queste tecnologie possano coprire quegli spazi in cui la
televisione non interviene. Ad esempio, in quei frangenti in cui non si è
potuto seguire un programma o un tg, attraverso l’utilizzo del pc
scaricarlo, o col digitale terrestre scegliere quando vederlo, senza
sottostare a forzature di orario o di palinsesto».
Il giornalismo sta attraversando una fase piuttosto travagliata quanto la
libertà di espressione: secondo lei come potrebbe realizzarsi veramente un
informazione libera e imparziale?
«È sempre stata una delle prerogative che ho seguito nel mio mestiere. Ho
cercato sempre di mettermi nei panni del pubblico che mi ha seguito e nella
mia attività non ho mai permesso a nessuno di intaccare il mio lavoro,
nemmeno quando ho fatto informazione. Se poi ci sono colleghi che lo
fanno…».
Ma in ogni caso non è facile per un giovane inserirsi in questo ambiente che
sembra a rischio precarietà: lei cosa suggerirebbe ad un ragazzo o ad una
ragazza che volessero seguire la sua strada?
«Il giornalismo è un lavoro fatto di nottate, e richiede grande passione;
consiglio sicuramente di rimboccarsi le maniche e cercare sempre di
proporsi, perché le occasioni non ci vengono fornite, ma siamo noi a
crearcele, giorno per giorno».
Un recente sondaggio ha affermato che le giornaliste sono le lavoratrici che
poco riescono a conciliare lavoro e vita privata. Lei cosa sente di dire a
riguardo?
«Non sono d’accordo con questo sondaggio. Tutti i lavori portano via del
tempo, anche quello di casalinga. Credo che il non riuscire a conciliare
vita professionale e privata sia più una questione caratteriale che di
professione, altrimenti nemmeno cantanti e attrici riuscirebbero ad avere
una loro vita privata».