Telegiornaliste
anno III N. 39 (117) del 29 ottobre 2007
Giovanna Carollo: Rai International come la BBC
di Silvia Grassetti
Giovanna Carollo, giornalista
professionista dal 1993, in forza a Rai International, è la conduttrice di
Italia News, un contenitore di un’ora, in onda dalle 13.00 alle 14.00, che
cerca di analizzare l’attualità italiana e i fatti del mondo insieme a colleghi
e ad esperti, ospiti in studio o in collegamento televisivo diretto.
Giovanna, cosa è cambiato in meglio e cosa in peggio a Rai International con
l'arrivo del nuovo direttore
Badaloni?
«L'arrivo di un nuovo direttore porta sempre delle novità e quasi mai in peggio.
Piero Badaloni conosce bene il mezzo televisivo, e con lui il resto della
squadra della nuova direzione di Rai International, perciò ha saputo rinfrescare
il palinsesto, soprattutto gli appuntamenti con l'informazione. Oggi Rai
International strizza l'occhio alle grandi, come BBC World, France 24, con
approfondimenti internazionali, collegamenti con i nostri corrispondenti nelle
varie capitali del mondo. Insomma: è tutto più proiettato in un'ottica globale».
Badaloni ha ribadito in diverse occasioni la sua attenzione per gli italiani
nel mondo. Tu sei un'esperta in materia...
«Quando parliamo di italiani nel mondo spesso pensiamo agli emigranti di prima
generazione, quelli partiti ad inizio secolo, a volte senza né arte né parte.
Invece gli italiani nel mondo oggi sono in maggioranza manager, ricercatori,
esperti, uomini di certa e fondata cultura, di seconda e terza generazione con
un doppio passaporto in tasca e almeno due lingue madri, aperti al mondo
globalizzato. Altro che valigia di cartone. Il compito di Rai International è
seguire questi cambiamenti».
Commentare le notizie dal mondo è più facile rispetto al passato?
«Certamente sì. Abbiamo a disposizione maggiori strumenti, c'è anche una
migliore conoscenza dei fatti e delle società: una volta capire le svolte
politiche e sociali degli altri Paesi, specie se fuori dall'Europa, era un
privilegio di pochi. Oggi anche la cosiddetta "casalinga di Voghera" si
interessa dei fatti dell'ex Birmania o delle vicende del Kurdistan. Merito della
televisione certo, ma anche e soprattutto di internet. Una finestra sempre
aperta sul mondo».
Oramai il giornalista svolge il suo lavoro da dietro una scrivania: gli
approfondimenti sui fatti ne risentono?
«Non sono d'accordo. Dietro una scrivania puoi confezionare un giornale,
deciderne i contenuti, il giornalismo copia-incolla non è giornalismo. Io
faccio parte della vecchia scuola e parlare di un fatto, raccontare una storia
senza avere verificato di persona mi riesce estremamente difficile. Poi, certo,
tutto si può fare. Ma a quel punto non è più giornalismo».
Quanto spazio c'è e quanta autorevolezza hanno le giornaliste che si occupano
di politica rispetto ai colleghi?
«C'è spazio per tutte, ma devi avere la passione, soprattutto per seguire i
fatti politici. E' come una lunga fiction, capisci gli avvenimenti se hai
seguito tutte le puntate. Quanto all'autorevolezza... Beh, non credo affatto che
chi si occupi di politica abbia più credito di chi invece segue la cronaca o
l'economia».