Telegiornaliste
anno II N. 34 (66) del 25 settembre 2006
Francesca Barra, la giornalista della porta accanto
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista, laureata in Scienze della comunicazione,
Francesca Barra è stata il volto inaugurale del digitale di La7. Ma il suo
talento si è spinto in settori anche diversi: Francesca è sceneggiatrice di
commedie teatrali e scrittrice di guide per bambini.
L'abbiamo incontrata per i nostri lettori.
Francesca, come sei nata professionalmente?
«A dire il vero fin da piccola sognavo di fare la scrittrice. Poi mi sono
laureata e contemporaneamente, anzi, un mese prima, sono diventata giornalista
professionista. Per seguire i corsi e specializzarmi avevo rinunciato ad un
lavoro in Mediaset. Ma ero cocciuta: volevo buttarmi nella mischia solo se
davvero preparata. Un giorno, quasi per caso, mentre ero addetta stampa in
Parlamento, Edoardo Fedele, quello che allora era il responsabile del canale
Marcopolo, una delle persone che non dimenticherò mai di citare perché è stato
il mio portafortuna, mi ha proposto la conduzione di un programma di viaggi:
Missione Nausicaa. Da allora la mia vita è cambiata perché non solo ho
iniziato a lavorare in televisione, ma ho anche conosciuto mio marito: proprio
durante la mia prima registrazione».
Quanto è importante la gavetta nella professione giornalistica?
«Moltissimo. Dire che è fondamentale. Come ogni professione è importante
l’impegno. Non esiste l’allenamento solo nello sport. E, comunque, in questo
mestiere bisogna sapere che non si è mai arrivati. La cultura si deve alimentare
giorno dopo giorno, arricchire di interessi. Durante un colloquio, un dirigente
Rai guardando il mio curriculum mi disse: Bene. Ora hai preparato il menù, ma
devi scegliere il primo piatto che dovrà saziarti. E’ stata una grande
lezione perché fino a quel momento mi occupavo di tutto: sport, politica,
cultura, cinema, viaggi, cucina, carta stampata, video. Dovevo però scegliere la
strada da perseguire rinunciando a deviazioni, anche se interessanti».
Quali sono le tematiche che più ti interessa affrontare, avendo avuto una
carriera finora piuttosto variegata, che ha spaziato dallo sport alla
gastronomia, alla cultura?
«In questo momento della mia vita mi piacerebbe moltissimo poter continuare a
condurre programmi televisivi in cui si intrecciano gli interessi più comuni in
un unico contenitore. L’ultima trasmissione: La regola - reality di
viaggio e cultura alla ricerca del Graal nel mondo, ne è stato l’esempio:
viaggio, gioco, cultura. Pensiamo che la gente sia attratta solo da programmi
vuoti, ma non è così. La verità è che fino ad ora ha avuto poche alternative, ma
se ne avesse sono certa che mostrerebbe più giudizio nella scelta di quanto si
possa pensare. Il gruppo Sitcom, su Sky, per il quale ho lavorato alternandomi
con La7, è una scommessa vinta con il telespettatore e riserverà molte altre
sorprese.
Anche il programma condotto con Dario Vergassola su La7, Sempre meglio che
restare a casa, ha saputo opporsi alla documentaristica più comune, con una
innovativa chiave di lettura. Spazio, dunque, a format diversi, pensati e
studiati per sorprendere!
Non esistono temi di serie A o di serie B. Perfino il gossip potrebbe essere
condotto in maniera differente e meno scontata.
Un piccolo sogno comunque resta il misurarmi con il mondo dell’infanzia. Un
programma per bambini mi piacerebbe. E’ da loro che si dovrebbe partire per
cambiare un po’ il mondo, no?»
Cosa ti ha spinta a creare un blog e cosa pensi di questo strumento di
comunicazione che ha reso famoso, ad esempio, un personaggio come Selvaggia
Lucarelli?
«Più di una volta mi hanno chiesto di Selvaggia Lucarelli e su qualche giornale
mi hanno messa a confronto con giovani giornaliste in ascesa. Sembrerà una
strana coincidenza, ma è un piacere confrontarsi con diversi stili. Nello
specifico lei è una donna ironica, con la risposta pronta e opportuna, e sono
requisiti che stimo. Non bisogna prendersi troppo sul serio. Il blog ho scelto
di aprirlo perché molti telespettatori mi scrivevano per essere aggiornati sui
miei impegni futuri. Così ho scelto un mezzo diretto per poterli coinvolgere».
Il tuo blog è molto visitato e commentato: quali sono i complimenti e le
osservazioni che più ti piace ricevere e quali ti hanno messa a disagio?
«Qualcuno l’ho dovuto cancellare, lo ammetto. Non amo la volgarità soprattutto
perché non ho fornito l’opportunità di esserlo. Ci sono persone che mi hanno
seguita in televisione e che si congratulano. Di questa gioia non si può fare a
meno. Però c’è una grande parte di lettori che vorrebbe che io raccontassi
qualcosa di personale, più che solo di lavoro. Tuttavia credo che esistano
contesti migliori o momenti giusti per farlo. Sicuramente il blog, ovvero il
“diario” virtuale lo prevede, ma è uno spazio libero ed io, per ora, mi sento
libera così… Non è detto che essere un personaggio pubblico preveda per forza la
messa a nudo della propria anima».
Dalle tue fotografie emerge l'immagine di ragazza acqua e sapone: quanto
conta per te la bellezza? E' un'arma vincente sul lavoro o punti di più sulla
professionalità?
«Non vorrei essere retorica e tenterò di non cadere in questo errore. Ho un viso
da brava ragazza che non ha, fino ad ora, dato sorprese diverse. Nel senso che è
in linea con il mio modo di condurre, di vivere e di approcciarmi all’altro.
Certamente nel mondo televisivo ha aiutato, ma vi assicuro che chi mi ha scelta
l’ha fatto perché avevo qualcosa da trasmettere. Di ragazze belle e anche
giovanissime è piena la tv. Sicuramente anche brave, anche se spopola il
“qualunquismo”. Non si fa più caso alla dizione, alla proprietà di linguaggio.
La differenza, comunque, la fa sempre l’obiettivo che si persegue. Io so che, se
mai fra qualche anno dovesse togliermi il posto una bellissima ventenne, avrei
sempre la mia penna per scrivere, la mia professionalità per passare dall’altra
parte del video, la mia famiglia a casa pronta a farmi sentire importante nel
mio microcosmo».
Aspirazioni e progetti?
«Sto scrivendo un libro di viaggi per bambini per la casa editrice Elzeviro e un
libro originale di “viaggi a tema” a cui tengo moltissimo. Questo è il presente.
Da fine settembre, invece, mi rivedrete in video… ma non voglio ancora scoprire
le carte».
Sei sposata da poco: con un lavoro impegnativo come quello di giornalista
pensi di riuscire a conciliare la carriera e la famiglia?
«Beh, adesso racconto una cosa personalissima! A luglio ho partorito un bimbo.
Ho condotto l’ultima trasmissione con il pancione in “crescita” e continuato a
presentare eventi, convegni e a scrivere per numerose testate. La sera preparavo
a maglia il corredo, cucinavo per gli amici e il giorno ancora al lavoro. Nella
mia vita è essenziale non rinunciare alle mie passioni. Mio figlio non si
sentirà mai solo, ma allo stesso tempo, avrà sempre una madre felice ed
impegnata. Per non parlare di mio marito che lavora nel mio stesso settore.
Abbiamo sempre cercato di non trascurarci e di mettere al primo posto la nostra
relazione. Fino ad ora ci siamo riusciti. L’importante è avere un datore di
lavoro intelligente e disposto a capire che l’essere madri non significa per
forza dover scegliere se lasciare il figlio all’asilo o trascurare il lavoro. In
Italia non siamo molto pronti a questo genere di aiuto per le donne che lavorano
e che decidono di diventare madri e non tutte possono permettersi di portare in
camerino il figlio e allattarlo in pausa. Le promesse fatte dai politici in
questi anni non sono state sempre mantenute. Ma se ci dovessimo piegare alla
realtà delle cose senza lottare nel nostro piccolo, non nascerebbero più
bambini. Dobbiamo ripetere la domanda fra qualche mese per vedere se sono stata
troppo ottimista, che ne dite?».