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Telegiornaliste
anno IV N. 33 (158) del 22 settembre 2008
Il filosofo Bardaro Grella
di Giuseppe Bosso
Dopo la laurea in filosofia,
Francesco Bardaro Grella ha frequentato per
due anni la scuola di giornalismo di Urbino,
prima di entrare a far parte della redazione del
programma Niente di personale. Entrato
nella redazione di Omnibus nel 2007, ha
continuato a lavorare al programma condotto da
Antonello Piroso. Durante l'estate ha condotto,
insieme a Francesca Barra, Omnibus estate.
Francesco, un bilancio della tua esperienza a
Omnibus estate.
«Assolutamente positivo, non solo per i buoni
ascolti che abbiamo realizzato. Per me è stata
un’importante occasione, perché per la prima
volta mi sono trovato davanti ad una telecamera,
ed ho compreso davvero quanto sia importante il
lavoro di chi ci si trova dietro. Sono due
aspetti ugualmente importanti e affascinanti del
nostro mestiere, pur con le loro differenze».
Come ti sei trovato a lavorare con
Francesca
Barra?
«Molto bene. Posso dire che è stata la prima
collega con cui ho avuto a che fare nella veste
di conduttore, e credo che sicuramente in questi
due mesi abbiamo ciascuno appreso qualcosa
dall’altro, non solo nello spazio riservato alla
nostra rassegna stampa».
Concordi con quanti dicono che l’estate è
l’occasione giusta per provare nuovi volti sul
piccolo schermo?
«Mah, non solo l’estate, direi. Anche durante i
mesi invernali le emittenti provano a lanciare
nuovi personaggi e nuove trasmissioni, così come
in estate, come dici. Ad ogni modo, è stata una
buona gavetta per me».
La notizia dell’estate, secondo te?
«L’arresto di Del Turco e della giunta abruzzese
è stato il caso che più ha fatto parlare, per
quanto riguarda la cronaca italiana. Poi le
Olimpiadi, non solo per l’aspetto sportivo ma
anche per la questione tibetana e quella
relativa al rispetto dei diritti umani in Cina».
Cosa porterai, in futuro, di questa parentesi?
«In questi due mesi ho concentrato la mia
attenzione soprattutto sul modo di presentarsi
in diretta davanti allo spettatore».
Una volta l’aspirazione maggiore per un
giovane giornalista in crescita era lavorare in
Rai. Poi è venuta Mediaset, quindi La7, Sky e le
varie emittenti satellitari. Quali sono, secondo
te, le aspirazioni delle nuove leve del mondo
dell’informazione di oggi?
«Il mercato si è molto ampliato con l’ingresso di
nuove emittenti, e quindi la richiesta di nuovi
personaggi è alta.
Io non cerco il canale di grido. Anche una
piccola emittente, se gestita bene, può darti
grandi soddisfazioni, soprattutto perché non hai
quei vincoli e quelle aspettative che circondano
un grande ambiente. L’avvento del digitale
terrestre è stato, in questo senso, molto
importante».
Dove ti vedremo prossimamente?
«Dove mi manderanno (ride, ndr). Battute a
parte, sono disposto ad accettare qualsiasi
collocazione.
La7
mi ha dato grande fiducia e ringrazio chi ha
creduto in me, a cominciare dal direttore.
L’esperienza da conduttore è stata interessante,
ma non mi soffermerò certo solo su questo tipo
di ruolo, in futuro. Sono aperto ad ogni
possibilità e credo che sia lo spirito giusto
per un giovane che voglia cimentarsi col nostro
mestiere. Ovviamente, però, ci vuole anche
qualcuno che nei giovani creda e che dia a loro
spazio».