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Telegiornaliste anno VII N. 10 (270) del 14 marzo 2011
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MONITOR Laura
Tangherlini: il giornalismo, la mia strada e la mia passione
di Giuseppe Bosso
Intervistiamo Laura Tangherlini,
volto di punta di Rainews
24 dal 2007.
Dal giornalino della scuola a Rainews: possiamo dire che lei giornalista ci è
nata?
«Ho deciso di voler fare questo mestiere all'età di dieci anni, quando dovetti
interrompere gli studi di danza classica dopo aver sentito un servizio
radiofonico sulla guerra in Iraq che raccontava di una casa bombardata di cui
restava in piedi solo una parete con delle scarpette da danza appese. Mi sembrò
un segno del destino: avrei fatto la giornalista per dare voce a chi non ce
l'ha. E poi sono nata nel giorno del santo protettore dei giornalisti: una
coincidenza? (ride, ndr)».
A un anno di distanza dall'entrata del digitale nel nostro quotidiano pensa
sia stata una scommessa vinta o ancora da valutare?
«Penso sarà una scommessa vinta perché non lo è ancora del tutto. Di certo per
Rainews è potenzialmente un'ottima cosa!».
Quali sono, secondo lei, le gioie e i dolori dell'essere giornalista oggi?
«Essere giornalisti oggi è più difficile che in passato a causa dell'accesso
alle notizie che è più facile per chi come me lo fa di mestiere, ma anche per la
gente comune. Raccontare cose inedite diventa sempre più difficile, ma forse ciò
mi permetterà di concentrarmi sugli approfondimenti e sui lati più umani che
preferisco rispetto alla cronaca spicciola».
Ha mai ricevuto proposte indecenti?
«Proposte indecenti blande, come pure ricatti che mi han fatto versare
tantissime lacrime all'inizio perché non mi sono mai piegata a certe logiche e
me l'hanno fatta pagare cara. Ma l'importante è che ho mantenuto la coscienza
pulita. Tutto quel poco che ho raggiunto l'ho raggiunto da sola e nonostante
tutto».
C'è una notizia che spera di poter dare un giorno?
«Notizie in particolare no, però voglio fare l'inviata e/o corrispondente dal
Medio Oriente e raccontare la quotidianità e l'umanità come pure eventuali
grossi cambiamenti storici di quei posti».
L'intervista che vorrebbe fare?
«Una che sognavo da più di venti anni l'ho già fatta e peraltro mi ha permesso
di essere premiata al più importante Festival mondiale del giornalismo
televisivo sportivo nella passata edizione: è quella a Elisa Di Francisca,
campionessa del mondo in carica di fioretto femminile nonché mia grande amica di
infanzia dai tempi dell'asilo, della scuola materna, della danza classica, della
comunione e della cresima! È stata l'intervista più emozionante che io abbia mai
fatto per il legame tra noi e perché realizzavamo un sogno ventennale. Si
concretizzava la reciproca promessa che ci facemmo da bambine, e cioè che
l'avrei intervistata un giorno quando sarei diventata una giornalista e lei una
schermitrice famosa. Ora non mi resta che intervistarla dopo le Olimpiadi di
Londra incrociando le dita per l'oro!».
Quali sono i consigli che darebbe a un giovane, soprattutto della provincia
come nel suo caso, che volesse avventurarsi nel mondo del giornalismo?
«Unico consiglio: crederci, rimboccarsi le maniche, rischiare, essere pronti a
spostarsi, studiare».
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi che avverte nel lavorare per il
servizio pubblico?
«Lavorare nel servizio pubblico ti costringe a sottostare o comunque ad
adeguarti a burocrazie, tempi, lungaggini, gerarchie e giochi di potere spesso
purtroppo non legati alla meritocrazia e troppo suscettibili a maldicenze e
chiacchiere. Ma resta almeno a livello teorico una grande soddisfazione e una
grossa responsabilità nei confronti di chi ti ascolta e guarda».
Che idea si è fatta del nostro sito?
«Non ho ben capito chi lo frequenta, ma potenzialmente l'idea del vostro sito è
molto simpatica!».
Un aggettivo, in conclusione, per descrivere Laura Tangherlini come donna e
come giornalista.
«Curiosa, passionale, entusiasta, insicura». |
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CRONACA IN ROSA 150
di Anna Rossini
17 marzo, 150esimo anniversario dell'Unità nazionale.
Il compleanno dell'Italia. La nascita del nuovo Stato dopo
le lotte risorgimentali, secoli di dominio straniero e di
piccoli territori pronti a farsi la guerra. Dopo le
polemiche degli ultimi mesi - festeggiare o non festeggiare,
fare vacanza o no – vi indichiamo alcuni motivi per cui,
secondo Telegiornaliste, il 17 marzo è una data da
celebrare. Tutti insieme.
1. 150 anni si festeggiano una volta sola.
2. È la festa di tutti. Gli italiani sono
campanilisti, attaccati al paesello, alla frazione, alla
provincia. Retaggio della disgregazione dalla quale l'Italia
è nata. Però siamo tutti italiani, anche chi la bandiera la
usa "per pulirsi il c…". Ed è come italiani che ci
presentiamo al mondo, volenti o nolenti.
3. Si festeggia l'Italia, non i politici italiani. È la
festa degli italiani che sono impiegati, disoccupati, operai
etc., non quella del presidente del Consiglio.
4. Festeggiare l'Italia vuol dire amarla. E se tutti
l'amassimo un po' di più certi comportamenti che le fanno
male non esisterebbero. Ad esempio: evadere le tasse e
ricoprire cariche pubbliche dedicandosi a corruzione,
clientelismo, rapporti con la criminalità organizzata. Chi
ama il proprio Paese non lo fa. Chiamatelo senso civico.
5. Non è un giorno di vacanza che fa colare a picco il PIL
italiano. E più importante: è la produttività, ovvero
l'essere uomini-macchina e poi uomini-consumatori, più
importante dell'essere cittadini?
6. A
Torino, prima capitale unitaria,
Roma e altre città italiane sono stati organizzati
eventi, mostre e celebrazioni. Perché non parteciparvi?
7. Un ripasso della nostra Storia è molto utile. Quei
politici veri, quei sognatori, quei combattenti per un alto
ideale che hanno fondato (1861) e rifondato (1946) l'Italia
meritano di essere ricordati e ascoltati.
8. Bisogna festeggiare per ricordarci che l'Italia può
essere migliore di come è ora. Le energie positive non
mancano. |
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FORMAT Sarah
Maestri: un'Euridice che farà riflettere
di Giuseppe Bosso
Incontriamo di nuovo
Sarah Maestri, alla vigilia della
presentazione a Barcellona del suo ultimo film,
Dietro il buio del regista Giorgio
Pressburger, ispirato al romanzo di Claudio
Magris Lei dunque capirà. In autunno la
vedremo su Rai 1 nella quarta serie di
Provaci ancora prof e in una nuova serie
interpretata da Elena Sofia Ricci Che Dio ci
aiuti.
Di cosa parla il film, Sarah?
«È una rivisitazione del mito di Orfeo ed
Euridice, ma stavolta dalla parte di lei. È una
coproduzione italo-spagnola di cui sono molto
orgogliosa; è stata una grande occasione per me
poter lavorare con Pressburger, probabilmente il
più autorevole regista nel settore teatrale.
Sono stata scritturata davvero per caso, ma
leggendo la sceneggiatura non ti nascondo che mi
è venuto quasi un colpo: in pratica ho rivisto
molto del mio libro La bambina dei fiori di
carta, anche perché in una scena mi ritrovo
davvero in un campo di fiori fatti di carta».
È una storia che può essere una metafora del
nostro tempo, riferita al rapporto di coppia?
«Magari ci fosse qualcuno disposto a fare quello
che fa Orfeo! Purtroppo io non l’ho ancora
incontrato, soprattutto in questi tempi così
frenetici in cui alla prima difficoltà sembra
che debba crollare tutto».
Il cinema italiano, negli ultimi tempi, vive
degli exploit di pellicole come quelle di Checco
Zalone ed Antonio Albanese: cosa ne pensi?
«Il cinema italiano degli ultimi anni,
innegabilmente, ha ottenuto grandi introiti
proprio dalla commedia come quel Notte prima
degli esami che mi ha portato tanta fortuna.
È il pubblico che sceglie cosa vedere e c’è
voglia di ridere, ma spero ci sia spazio anche
per la riflessione…».
Sei nel pieno delle riprese di Provaci
ancora prof e hai girato con Elena Sofia
Ricci un episodio della nuova serie Che Dio
ci aiuti: che personaggi interpreti?
«In Che Dio ci aiuti sono una novizia,
come mi era capitato undici anni fa in I
cavalieri che fecero l’impresa, il mio primo
film, con Pupi Avati. Un segno del destino, così
come ancora una volta, dopo Terra ribelle
e La leggenda del bandito e del campione
(le due fiction Rai in cui l’abbiamo vista lo
scorso anno, ndr) sono un’insegnante,
Anna Scarpa, una professoressa di scienze
apparentemente timida e insicura che però
stupirà non poco a lungo andare».
Da circa due anni ti si vede poco in
televisione: è una tua scelta?
«Sì, ho deciso di ‘defilarmi’ anche se non
dimentico mai il grande affetto che il pubblico
mi ha dimostrato per il libro e per Notte
prima degli esami. Sento il bisogno di
riscoprirmi come Sarah, non come personaggio; ho
imparato a parlare quando ho qualcosa da dire se
no preferisco il silenzio».
Attrice, scrittrice, cantante, conduttrice
radiofonica: c’è una
Sarah Maestri che non abbiamo ancora
scoperto?
«Non ho mai nascosto che il Festival di Sanremo
sarebbe un sogno a cui non ho ancora rinunciato.
Potrei dipingere, chissà… ma sono fiera di
quello che ho fatto giorno per giorno e il libro
è stata la gioia più grande. Il futuro vedremo
cosa mi riserverà anche se per me è importante
vivere il presente».
Dovessero chiederti di interpretare una
giornalista, a chi ti ispireresti?
«A Oriana Fallaci, una donna che ho sempre
stimato».
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HOT GIRLS Il
ragno anti-impotenza
di Valeria Scotti
Maschietti, fate attenzione: in fondo l’impotenza
è sempre dietro l’angolo.
Pochi capelli e una cura costante per l'alopecia
androgenetica o calvizie? Meglio di no: i
farmaci per porre rimedio al problema – se così
può essere considerato – portano a disfunzioni
sessuali. Il fumo? E che te lo dico a fare. La
conferma arriva dal recente studio promosso
dall'Università di Hong Kong con tanto di dati
alla mano: su 700 uomini tra i 30 e i 50 anni,
il 53,8% ha smesso di fumare e ha visto ridurre
l'impotenza già dopo sei mesi.
E pure lo shopping è nemico: secondo l'urologo
Frank Sommer, l'impotenza vedrebbe tra le sue
cause il Bisfenolo A (BPA), un composto chimico
che spesso e volentieri si trova negli imballi
dei prodotti esposti in vendita nei
supermercati. Della serie: se un uomo tocca
dunque la confezione che contiene l’inchiostro e
poi prende in mano gli alimenti che si trovano
al suo interno, viene contaminato.
E allora che si fa? Niente paura, c'è speranza
per voi e per le vostre partner grazie al
ragno delle banane. Sì, proprio lui, nome
scientifico Phoneutria nigriventer.
C’è già chi parla dell'animaletto sudamericano
come del prossimo Viagra. Un aracnide -
raggiunge 15 centimetri di lunghezza -
conosciuto per il suo veleno, uno dei più
potenti del mondo. Secondo Kenia Nunes,
ricercatore del Medical College of Georgia a
lavoro in particolare su una tossina, un morso
del ragno provocherebbe un'erezione di lunga
durata.
La prossima volta pensateci bene prima di
schiacciarne uno. |
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DONNE Una
first lady modello: la Sheikha Mozah
di Simona Di Martino
Il Qatar, uno degli emirati più
ricchi del Medio Oriente, vanta alla sua
guida una first lady dalle doti
politiche e umanitarie a dir poco esemplari.
Si tratta di Mozah Bint Nasser Al-Missned,
seconda delle tre consorti dell'emiro del
Qatar.
La Sceicca è una delle personalità più
rilevanti nello scenario politico mondiale
per quanto concerne lo sviluppo
dell'educazione e della ricerca.
Presidente della Qatar Foundation for
Education, Science and Community Development,
istituzione non-governativa attiva dal 1995,
Mozah pone al centro della sua politica
l'educazione, la ricerca, la famiglia.
«Il fatto di essere madre di sette figli
mi consente di comprendere appieno
l'importanza dell'educazione per le nuove
generazioni e quelle future. Sono convinta
che non bisogna lasciarsi sfuggire
l'opportunità, nella posizione in cui mi
trovo, di mettere in atto la mia passione e
la mia fiducia nell'educazione».
L'impegno più recente si è concretizzato lo
scorso 13 febbraio con l'inaugurazione di
una nuova sede della Georgetown
University School of Foreign Service in
Qatar all'interno della Education
City, il grandioso agglomerato di centri
di ricerca internazionale nato nel 2003
proprio su proposta di Mozah. Il campus
costituisce un prestigioso nodo di
collegamento tra le varie istituzioni
universitarie del mondo, e mira
all'eccellenza e all'innovazione nella
formazione dei giovani.
Degne di nota sono anche le sue cinque
lauree honoris causa, la nomina a
Inviato Speciale dell'UNESCO per
l'Istruzione superiore e di base, e il
Fondo per l'Alta Formazione in Iraq con
cui la Sceicca affronta di tasca propria la
ricostruzione delle scuole irachene.
«Se si vuole ottenere un cambiamento,
riforme reali, politiche o sociali, bisogna
cominciare dal cuore del problema:
l'educazione». Alla faccia dei tagli alla
scuola italiana. |
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