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Telegiornaliste anno VI N. 18 (235) del 10 maggio 2010
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MONITOR Mara
Azzarelli, gioie e dolori di una giornalista romana di
Giuseppe Bosso
Una laurea in Scienze Politiche e una grande passione per il giornalismo.
Mara Azzarelli collabora dal 2001 con Il Messaggero e, dall'anno successivo,
con la redazione del telegiornale dell'emittente locale romana Canale 10.
L'abbiamo intervistata.
Più gratificante lavorare a
Il Messaggero
o a Canale 10?
«Sono due esperienze diverse che affronto con la stessa passione. Amo il mio
lavoro e poter scrivere su una testata prestigiosa come Il Messaggero
insieme a professionisti bravi, è un’ottima palestra, è gratificante e mi dà una
grande adrenalina. Lavorare in tv ti crea un maggiore contatto con il pubblico,
sei più riconoscibile. Ma ripeto, amo fare entrambe le cose».
Gioie e dolori di una giornalista romana?
«Tra le gioie c’è la possibilità di poter fare quello che desideravo da
ragazzina: stare a contatto con la gente, dare seguito a una denuncia, a una
richiesta di aiuto. Fare la giornalista mi piace e mi rende felice. I dolori non
mancano, sono legati alle incertezze del mestiere, economiche e professionali.
Tanta gavetta e poche garanzie. Ci vuole tempo per affermarsi e anche un po’ di
fortuna».
Affermazioni come quelle del figlio di Bossi possono destabilizzare il clima
politico nel nostro Paese?
«Direi di no, è già destabilizzato di suo... Scherzi a parte, penso che siano
affermazioni a cui non bisogna dare tanto peso, la realtà è diversa da quella
che vorrebbe far apparire chi, come lui, non sente l’unione, il sentimento
nazionale che invece è presente e profondo. Se la battuta è stata esattamente
quella riportata dai giornali, non l’ho trovata divertente ma nemmeno le darei
troppa importanza. Non passerà di certo alla storia».
Quali sono le tue aspirazioni?
«Inserirmi stabilmente nella testata dove lavoro. Spero infatti di ottenere un
contratto duraturo con Il Messaggero, oltre a uscire dall’ambito locale
per poter trattare temi d’interesse nazionale ed essere apprezzata dalle persone
per impegno e serietà».
Nella tua scheda nel nostro sito c’è scritto che aspiri al
Tg1. Anche con
Minzolini?
«Non cado nelle provocazioni, ma penso che per ogni giovane giornalista, anche
magari dopo l’affermazione di altre emittenti, il Tg1 sia sempre il massimo
sogno, il traguardo che si spera di raggiungere. Per me è sempre stata
l’espressione dell’informazione istituzionale, seria e rigorosa. Quella che più
mi piace, insomma».
C’è spazio nella tua vita per gli affetti?
«Assolutamente sì, tengo molto al mio privato e a ritagliarmi degli spazi.
Certo, non è sempre facile conciliare gli impegni con gli affetti ma ci provo.
Spesso capita di dover fare delle rinunce in questo senso. Confesso che quando
ne ho la possibilità tento di recuperare coccolando le persone a cui voglio
bene».
Ti è piaciuto il nostro sito?
«Tantissimo, siete carini e professionali. Vi dedicate in maniera seria al sito.
Siete bravi a conciliare l’interesse dello spettatore con la divulgazione delle
informazioni che ci riguardano. Siete stati una piacevole scoperta. A parte il
fatto che tifo per le donne e quindi trovo meravigliosa la vostra idea!». |
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CRONACA IN ROSA Cuore
di gatto di Camilla Cortese
Il gatto è un animale che divide. Fra chi lo odia e chi lo
ama, i primi hanno molte spiegazioni, i secondi nessuna.
Essere un felino elegante è una superbia insanabile, la
raffinatezza di uno sguardo scintillante suscita nell’umano
invidioso strani giudizi che sfociano in una generica fama
di animale altezzoso.
Nel paragone col cane amico dell’uomo, il canide
risulta ai più vincente, come se per l’essere umano il
legame con un animale risultasse più saldo quanto più
quest’ultimo sia dedito ad annusargli le parti intime.
Il passo felpato, per una certa morale bigotta, diventa
subdolo, quando potrebbe semplicemente essere discreto,
il miagolio acuto diventa una lagna stridula, che ad alcune
orecchie pare invece un morbido richiamo.
Il gatto opportunista è la versione più comune del
disprezzo. Come nell’uomo d’altronde, si dimentica che molto
fa il carattere, e si dimentica che, mentre il cane è un
animale da branco, perciò avvezzo alle logiche della
socializzazione, il gatto è un solitario per natura.
Ma il gatto ama l’amico umano e i suoi simili. Piange di
tristezza, fa le feste a chi torna a casa, non si fa notare
se il suo padrone è in collera, nessuno più del gatto sa
capire quando è il momento di defilarsi. Pulito, silenzioso
e riservato, più di tutto il micio fa le fusa, con
quest’arma antica e oscura comunica affetto, piacere e
benessere, e ci regala un po’ di sé. |
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FORMAT Eleonora
Daniele: il mio impegno per chi soffre e per il
pubblico
di Giuseppe Bosso
Dall'autunno 2006, dopo la versione estiva dello
stesso anno, è l'amica che dà il buongiorno ai
telespettatori di
Uno Mattina. Con immensa gioia
incontriamo Eleonora Daniele, ormai volto di
punta di Raiuno. Oltre al suo impegno quotidiano
al fianco di Michele Cucuzza, ci ha parlato
anche di una interessante iniziativa benefica,
l'associazione Life Inside, di cui è presidente.
Eleonora, come nasce
Life Inside?
«L’associazione che presiedo è nata alcuni mesi
fa con l’intento di offrire informazioni e
sostegno alle famiglie dei malati di autismo che
spesso, oltre alle difficoltà relative alla
diagnosi della malattia, vengono lasciate in
balia di se stesse nella gestione del malato,
situazione particolarmente gravosa quando ci si
trova davanti a soggetti in età adulta».
Quali sono gli obiettivi che si vuole
raggiungere con questa iniziativa?
«Non ci limitiamo a campagne di
sensibilizzazione e raccolta fondi per sostenere
la ricerca in questo campo, ma creiamo contatti
diretti con centri specializzati e strutture
pubbliche in grado di offrire assistenza e cure.
Spesso, le famiglie si ritrovano a dover cercare
affannosamente soluzioni di sostegno che non
sempre sono a portata di mano o di immediata
individuazione. Noi cerchiamo di essere un ponte
per trovare soluzioni concrete e migliorare la
qualità della vita non solo dei malati, ma anche
della famiglie, spesso caricate di oneri non di
poco conto, oltre che dei segni della sofferenza
che questi casi lasciano nel vissuto di chi ne
ha esperienza».
Pensa di coinvolgere anche i suoi colleghi,
come Michele Cucuzza?
«Certo, è nei programmi dell’associazione
realizzare iniziative che sensibilizzino
l’opinione pubblica verso questi temi e,
naturalmente, la partecipazione di colleghi
popolari e comunicativi come Michele è più che
benvenuta».
Dal 2004, dapprima con uno spazio e poi in
conduzione, è la padrona di casa a Uno
Mattina. Le pesa doversi alzare all'alba
cinque giorni su sette?
«Bisogna certamente calibrare le proprie
giornate in funzione della sveglia all’alba. Ma
se penso che ciò mi permette di svolgere il
lavoro che amo, fare incontri interessanti e
stimolanti, collaborare con un team di autori
ormai consolidato e raccogliere il consenso del
pubblico, credo che sulla bilancia pesino di più
le soddisfazioni che i sacrifici, peraltro
relativi rispetto a lavoratori che, per ragioni
quali il pendolarismo o la natura del proprio
mestiere, affrontano senz’altro difficoltà più
gravose delle mie».
Quali sono i momenti che più ricorda di
questi anni?
«Non è possibile stilare una classifica, mi
sembra ingeneroso, anche perché ogni incontro ha
lasciato qualcosa e mi ha aiutato a crescere
professionalmente e dal punto di vista umano.
Oggi sono una donna diversa rispetto alla
ragazza che sei anni fa ha dato per la prima
volta la sveglia agli italiani dagli studi di
Saxa Rubra. Porto nel cuore storie umane forti,
a volte dolorose, a volta ricche di speranza, di
gente sconosciuta che ha scelto me per
raccontarsi. Una cosa di cui vado molto fiera,
mi sento onorata quando un ospite affida a me il
racconto della sua vita, e la testardaggine di
tanti volontari che operano nei più disparati
campi del sociale. D’altra parte lavoro per la
Rai che da sempre fa del servizio pubblico un
obiettivo primario. E il mio lavoro nella
comunicazione è sempre rivolto a questa
finalità, in piena sintonia con gli autori Carlo
Raspollini e Pietro Raschillà».
Nel suo futuro c'è ancora il contenitore
mattutino di Raiuno o ci saranno nuove
esperienze che l'aspettano? Pensa di dedicarsi,
in futuro, maggiormente all'informazione o
all'intrattenimento?
«Mi auguro di sì e spero di poter consolidare il
prossimo anno la mia presenza su Rai Uno con
esperienze più vicine allo spettacolo ed
all’intrattenimento puro, anche se l’infotainment
rimane il mio primo amore».
C'è molta attenzione nei suoi confronti, come
dimostra non solo il seguito che ha presso i
nostri lettori ma anche a siti a lei dedicati,
come un
forum a cui recentemente anche sua sorella
Elisa si è iscritta. Quanto sono importanti i
fan per lei?
«Non vorrei essere banale, ma noi personaggi
pubblici esistiamo in funzione dell’affetto e
del consenso della gente che ci segue da anni e
sostiene il nostro lavoro. Ho un rispetto enorme
verso il pubblico, che si sostanzia nel
tentativo quotidiano di offrire notizie e
partecipazione, anche emotiva, oltre che
professionale, al lavoro cui sono chiamata da
una azienda che, non dimentichiamolo, ha nel
canone una sua fonte economica non trascurabile.
Vuole che il rapporto con il pubblico, il suo
giudizio, la sua partecipazione anche alle
occasioni per incontrarmi - dai forum alle
serate - mi siano estranei? Ringrazio tutti
coloro che mi seguono con affetto da anni. Spero
di poter sempre essere all’altezza delle loro
attese».
Per lei è più importante l'aspettativa per il
futuro o la gioia del presente?
«Entrambe. Che cosa è la gioia del presente se
non la riserva di entusiasmo per costruire, con
una buona dose di volontà e di fortuna, un
futuro sereno e possibilmente appagante?». |
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HOT GIRLS Ossitocina
mon amour di Valeria
Scotti
Care irriducibili, oggi abbiamo una speranza in
più. Quella di cambiare l’uomo. O almeno
l’illusione è garantita da una bomboletta spray.
Tra deodoranti, fertilizzanti e lacche, i
ricercatori dell'Università Fredrich Wilhelms di
Bonn e del Babraham Institute di Cambridge ci
regalano un’essenza a base di ossitocina,
l'ormone femminile che stimola l'affettività e
gioca un ruolo importante durante il periodo
della gravidanza.
Pronte all’attacco? Uno spruzzo qua, uno spruzzo
là, ed ecco che lui, anche se tutto muscoli e
sentimenti pari quasi a zero, si addolcisce,
si intenerisce. Diventa un cucciolo, un
coccolone.
Gli scienziati ne sono certi: dopo aver fatto
inalare la sostanza a un campione di 24 uomini,
hanno riscontrato livelli emozionali che di
solito si manifestano nel gentil sesso.
Funziona, potremmo esclamare ad alta voce,
perché va ad abbassare i livelli di ansia e a
far accettare più facilmente la vicinanza di
un’altra persona.
Peccato che lo spray sia attualmente in fase
di sperimentazione. Gli studiosi devono
ancora infatti appurare con esattezza la durata
del suo effetto. Ma a noi, sotto sotto,
narcotizzare il nostro uomo anche solo per pochi
minuti potrebbe bastare. |
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DONNE L’invidia
del pene di
Silvia Grassetti
Se non vi siete sentite abbastanza
masochiste
leggendo di Nietzsche, continuiamo così,
facciamoci del male. Ora tocca a Freud.
L’invidia del pene non è un luogo comune, ma
una convinzione radicata.
La donna, già da bambina, avvertirebbe come
un handicap il fatto di non possedere il
membro maschile, e vorrebbe essere nata
uomo.
Questa è l’origine di tante nevrosi - Freud
non manca di ricordarci che tutte le sue
pazienti nevrotiche sono donne, appunto.
Ma altre perle dello psicanalista non sono
altrettanto note.
Per esempio, la teoria freudiana sulla
verginità. Analizzando vari riti
tribali, in cui la sposa viene “iniziata”
alla vita matrimoniale da un uomo o da
uomini diversi dal futuro sposo, Freud
ritiene di essere di fronte al tabù della
verginità: il dolore fisico causato dalla
deflorazione scatena la reazione violenta
della donna. Quindi è consigliabile che lo
sposo stia alla larga, visto che dovrà
condividerne il letto per molto tempo.
Come dire: l’uomo in generale, anche
nella società civile, ha paura che la
donna gli renda pan per focaccia.
E fa bene!
11-continua |
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TELEGIORNALISTI Libertà
di stampa, l'Italia scivola
di Valeria Scotti
Un peggioramento generale per la libertà di stampa c’è stato. Lo
afferma il rapporto annuale sull’indipendenza dei media Freedom of the
Press 2010: A Global Survey of Media Independence a cura di Freedom
House e che si fonda su tre criteri: cornice legale, influenze politiche e
pressioni economiche intese come concentrazione del potere editoriale.
Il risultato è evidente: solo una persona su sei oggi vive in Paesi
dove i media sono realmente indipendenti. Un declino che vede però qualche
eccezione, come nel sud asiatico ove da nessuna libertà si è passati a una
parziale indipendenza. Prendiamolo come un segnale positivo.
No comment, invece, circa Cina, Russia, Venezuela e altri Paesi ove la
censura addirittura impedisce l’accesso ad alcune informazioni.
Jennifer Windsor, direttore esecutivo per Freedom House, ha spiegato che «la
libertà di espressione è la base per tutte le altre libertà. Il rispetto
della legge, elezioni trasparenti, la libertà di associazione e governi
responsabili dipendono dall’esistenza di una stampa libera che possa fungere
da controllore. Ecco perché questi risultati sono così inquietanti.
Quando in Iran le guardie della rivoluzione torturano un giornalista - ha
continuato - o le autorità comuniste in Cina imprigionano un blogger, o
criminali assassinano in Russia un altro reporter investigativo, si manda un
chiaro messaggio che ricorda a ogni persona che combatte per diritti di base
che potrebbe subire la stessa sorte».
L'Italia? Non l’abbiamo dimenticata. Presente, al 74esimo posto,
ultima tra le nazioni europee. Fate le vostre riflessioni. |
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SPORTIVA Le
gemelline del sincro di
Pierpaolo Di Paolo
Tranquilli, non vedete doppio. Le due ragazze della
foto sono Bia e Branca Feres, 22enni
brasiliane, gemelle del nuoto sincronizzato. Bionde,
bellissime, delle forme decisamente statuarie e,
soprattutto, assolutamente identiche.
Non c'è dubbio che per uno sport come il nuoto
sincronizzato, l'esser gemelle rappresenti un
punto di partenza di enorme vantaggio su tutte le
altre. Il fine principale della disciplina, il vero
obiettivo dei loro rigorosissimi allenamenti, è
ottenere che le due atlete riescano a muoversi
all'unisono, a raggiungere un feeling e una
coordinazione assoluta, al punto da sembrare un
tutt'uno nell'esibizione. Nel perseguire questo
risultato, uno degli ostacoli che a volte può anche
rivelarsi insormontabile è la diversità fisica nella
coppia. Per ovviare a questa difficoltà, le
sincronette sono scelte in modo da essere il più
affini possibili, quanto a struttura fisica. Ma mai
possono essere identiche. E una differenza, magari
di statura, anche minima in termini di centimetri,
incide notevolmente. Per uno sport come questo, in
cui la perfezione estetica è tutto, Bia e Branca
rappresentano l'ideale.
Le due sportive, forti della loro uguaglianza, hanno
raggiunto una coordinazione e un feeling
ragguardevoli, migliorandoli progressivamente
attraverso allenamenti intensi e sistematici. Se a
tutto ciò si aggiunge che sono belle e intriganti, e
con due fisici mozzafiato, ecco spiegata l'enorme
attenzione che si è creata intorno a loro. Una
attenzione inusuale per uno sport come il
sincronizzato.
Sul web i loro video sono ricercati e cliccatissimi.
I commenti dei fan sulla loro bravura e sulla loro
bellezza si sprecano, tutti a parlare della
perfezione sincronica dei loro movimenti e di quanto
sarebbero state favorite alle Olimpiadi di
Pechino 2008. Ma nessuno che si è reso conto,
fino alla fine, che alle olimpiadi le Feres non ci
erano affatto arrivate. Il Brasile è stato
rappresentato da Nayara Figueira e Lara Teixeira,
atlete meno famose ma, evidentemente, in quel
momento più preparate per la rassegna mondiale.
Poco male. Maliziose e affascinanti,
sorridono divertite alla telecamera, mostrandosi
completamente a loro agio al centro di così tanta
attenzione. Nell'attesa di sapere se stavolta
saranno davvero loro ad ottenere il pass per
Londra 2012, le sorelline brasiliane si stanno
decisamente consolando con servizi fotografici, le
interviste e gli sponsor che la notorietà sta loro
garantendo.
Riusciranno a non smarrire la retta via, densa di
sacrifici, che il loro sport richiede? |
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