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Telegiornaliste anno V N. 44 (215) del 7 dicembre 2009
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MONITOR Raffaella
Daino, giornalista sopra le... note
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista dal 2002, Raffaella Daino inizia a lavorare a Palermo
nel 1990 collaborando con testate giornalistiche locali. Nel suo curriculum,
l'esperienza al canale all news di Tele+ digitale, INN, dove conduce il tg e si
occupa di servizi in studio e in esterna, tra cui un ciclo di reportages
realizzato in America dopo l'11 settembre. Dal 2003 lavora per SkyTg24 come
conduttrice, inviata e redattrice. Raffaella è anche un'appassionata musicista.
In te quanto della musicista c’è nella giornalista e viceversa?
«Direi metà e metà. Sembrano due attività in contrasto. Mi è capitato a volte,
in contesti musicali, di sentirmi chiedere se avessi una sorella che lavora al
tg o al contrario, in ambito lavorativo, di leggere la meraviglia negli occhi di
chi aveva appena scoperto della mia attività da musicista. Trovo questa cosa
divertente, a volte la gente non capisce come ci si possa sdoppiare, impegnarsi
e appassionarsi in due aspetti talmente – ma solo apparentemente – lontani. A
volte ci si ferma davanti alla paura di osare e si mettono da parte i propri
desideri. In realtà io ho solo messo in pratica quello che desideravo, dando
sfogo in due direzioni alla mia passione per la scrittura, all’esigenza di
comunicare. Alla fine, che ci sia o meno la musica, si tratta di scrivere, di
mettere insieme parole che suonino bene insieme, di creare l’armonia. L’arte si
può manifestare anche in un articolo di giornale o in un servizio televisivo,
basta scrivere con il cuore, senza dimenticare mai la passione».
Sei una delle pioniere di
Sky Tg24: a
ormai sei anni dal lancio, pensi sia stata una scommessa vinta per voi
giornalisti e per l’emittente?
«Certo, assolutamente! Sei anni di Sky Tg 24 sono serviti anche a cambiare
l’idea che la gente aveva dell’informazione, a proporre nuovi spunti, nuove
prospettive a chi ascolta, offrendo sempre l’obiettività. Sicuramente questa è
una delle caratteristiche del nostro Tg. E fa davvero tanto piacere quando la
gente per strada si complimenta con noi, ci fa notare che il nostro è il
notiziario che ormai vedono di più e che, seguendo noi, hanno la possibilità di
farsi un’idea delle notizie perché noi le offriamo così, con sobrietà, senza
esprimere giudizi o propendere per una o per l’altra parte, anche se poi è
chiaro ognuno ha le proprie precise idee sulla politica, sul senso della
giustizia che ormai sembra un concetto astratto e lontano».
Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato lasciando la tua
Sicilia per andare prima a Milano e poi a Roma?
«Sono passati più di 10 anni e non parlerei di difficoltà. Adoravo Milano, amavo
i contrasti che quella città offre. Nel tempo libero mi piaceva perdermi nella
città, assaporarne l’energia, respirare l’aria di internazionalità che la
permea; avevo sì nostalgia di casa, ma non mi davo nemmeno il tempo per sentirne
la mancanza perché avevo già deciso al momento della partenza che sarei tornata
a casa più spesso possibile. Confesso che per un decennio i miei voli a/r per
Palermo avevano la frequenza bimestrale. Adesso le cose sono cambiate: avendo
una stabile relazione sentimentale nella Capitale, torno a casa un po’ meno di
frequente, senza contare poi tutte le trasferte da inviata per Sky... è quello
mi dà tante soddisfazioni... fare l’inviata nella mia terra, tornando a casa la
sera dai miei genitori».
Facendo informazione 24 ore su 24, pensi che la tua emittente sia
avvantaggiata rispetto ad altri nell’affrontare eventi drammatici?
«Sicuramente sì, siamo in diretta di continuo e quindi ogni notizia diventa in
tempo reale ultim’ora. Con i mezzi veloci di cui disponiamo, le cosiddette
Fly (le regie mobili), siamo in grado di raggiungere qualsiasi posto in
breve tempo e di collegarci in diretta in tempi davvero velocissimi. Ma a
differenza degli altri tg che hanno poche edizioni, noi ci ritroviamo a
sostenere decine di dirette e spesso non abbiamo tempo sufficiente a prepararci.
E lì ti aiuta la capacità di improvvisare e di cavartela in qualsiasi situazione
di difficoltà».
Il servizio o l’intervista che più ti è rimasto nel cuore ?
«Una delle esperienze più intense e gratificanti è stata quella negli Usa pochi
giorni dopo gli attentati alle Torri Gemelle: ai tempi lavoravo per INN. Mi
mandarono una settimana tra New York e Washington a realizzare una serie di
reportages e ricordo ancora l’emozione, alla vista delle macerie che fumavano,
degli sguardi atterriti della gente che non sapeva cos’altro sarebbe potuto
succedere... Altro bellissimo viaggio, per Sky, è stato alle Bahamas dove ho
seguito la conferenza mondiale sugli uragani, poco dopo la devastazione che
aveva colpito New Orleans, con tanto di dirette sulla spiaggia, davanti
all’oceano. Mi sembrava un sogno. Avevo appena deciso di smettere di condurre,
dopo 2 anni, e quella fu la conferma di una scelta estremamente felice. Andare
sul campo, partire, raccontare le storie in diretta era sicuramente più
emozionante che stare in studio a leggere le notizie scritte da altri. In Italia
invece, ricordo tantissime trasferte interessanti per seguire vicende che mi
hanno appassionato. La cronaca, la giudiziaria, le storie di mafia. Come la
cattura di Provenzano; ero per caso a Palermo in tribunale per seguire un’altra
vicenda quando giunse la notizia. Corsi nell’ufficio del procuratore e arrivai
tra i primi».
Raccontaci del tuo progetto musicale.
«Pivirama è la mia creatura sonica, compie tra poco 10 anni. Era una sfida, una
scommessa, perché ho iniziato davvero tardi a suonare la chitarra e cantare; ma
volevo riuscire a far apprezzare la mia musica che è fatta spesso di ricerca
sonora e sperimentazione, di canzoni che non sempre hanno un vero e proprio
ritornello, che non sempre sono facili motivetti pop ma navigano su atmosfere
dilatate, regalando parole sussurrate, a volte acide e altre taglienti, e quando
si fanno incalzanti lo sono in modo psichedelico e sognante, visionario e folle;
psycho post rock e paillettes, cosi mi diverte definirlo, un ponte virtuale tra
la psichedelica degli anni Settanta e il post rock del nuovo secolo! Metti
insieme Pj Harvey, Patti Smith, i Pixies, i Radiohead, i Sonic Youth e Cristina
Donà e condisci con qualcosa di estremamente personale. Le soddisfazioni
arrivano, e sono ancora più grandi quando non solo scrivi i testi e le musiche
ma investi su di te, realizzi in maniera autogestita i dischi e curi le
relazioni, i contatti, l’organizzazione degli eventi, senza un manager! Certo, è
faticoso ma dà un’immensa felicità. Il secondo disco, In my mind, è
uscito anche negli Usa e ora sto lavorando al mio terzo disco che sarà il primo
da solista. I musicisti della famiglia Pivirama si sono sparpagliati tra Milano,
Roma, Palermo e quindi sto lavorando parecchio per conto mio. Collaboro anche ai
dischi di altri artisti, senza barriere di sonorità, senza pregiudizi sui generi
musicali. La musica è una cosa seria e va rispettata, amata e condivisa, e se
qualcuno fosse curioso... basta andare su
MySpace
o Youtube,
i dischi sono ancora disponibili, non avete che da chiedere!».
Cosa pensi di Telegiornaliste?
«È un sito divertente, è la 'wikipedia' per chi ha interesse o curiosità a
saperne di più su un giornalista o un conduttore televisivo, ed è bello che
diate spazio anche a personaggi meno noti, tipo me!». |
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CRONACA IN ROSA In
rosa a Bruxelles di Erica
Savazzi
Un terzo. Nove su ventisette. Questa è numericamente la
nuova Commissione europea che sarà in carica fino al
2014: nove donne e diciotto uomini.
Passando alla qualità degli incarichi: è una donna l'Alto
rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza, la
prima in assoluto a ricoprire questo incarico, introdotto
con il nuovo Trattato di Lisbona in vigore il primo
dicembre. Catherine Ashton, inglese, nominata a
sorpresa tanto da non avere nemmeno preparato un discorso
per la conferenza stampa seguita all'elezione, finora era
commissaria al Commercio estero. Toccherà a lei
rappresentare le posizioni comuni dell'Unione sulle
questioni internazionali.
Dei sette vicepresidenti della Commissione tre sono donne:
la Ashton stessa, Viviane Reding, lussemburghese,
commissaria alla Giustizia, diritti fondamentali e
cittadinanza, che rappresenterà il presidente Barroso in
caso di assenza e si occuperà anche della tutela giuridica
dei consumatori e della comunicazione, e Neelie Kroes,
olandese, che si occuperà dell'Agenda digitale. Maria
Damanaki, greca, assume la guida degli Affari marittimi
e pesca, la danese Connie Hedegaard si occuperà del
portafoglio sul Clima, di nuova creazione e di cruciale
importanza, Rumiana Jeleva, bulgara, è alla
Cooperazione internazionale, aiuto umanitario e risposta
alle crisi, Cecilia Malmström, svedese, guiderà gli
Affari Interni. Androulla Vassiliou, cipriota, avrà
le deleghe a Educazione, cultura, multilinguismo e gioventù
mentre l'irlandese Maire Geoghegan-Quinn lavorerà su
Ricerca e innovazione.
Ashton, Reding, Kroes e Vassiliou hanno già fatto parte
della commissione Barroso nel periodo 2004-2009, ma con
portafogli diversi. Ora si attendono le audizioni dei
Commissari presso il Parlamento europeo che valuterà le
nomine in base alle loro capacità generali, all'idoneità a
ricoprire una carica europea, alla loro indipendenza e alla
conoscenza della materia di cui si occuperanno. |
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FORMAT Lorenza
Licenziati, ottimismo e precisione
di Giuseppe Bosso
Incontriamo questa settimana un volto noto e
amato dal pubblico napoletano, Lorenza
Licenziati.
A cosa stai lavorando in questo periodo?
«Il mio principale impegno adesso è la
conduzione di Anteprima Teatro, in onda
su varie emittenti come Italia Mia, Televomero e
anche su Sky».
Ti crea più stress la conduzione in diretta o
una serata evento?
«Decisamente le serate. Ho terminato da tempo la
conduzione di Gran Bazar show che era
diventata una vera casa per me anche se
comportava molta fatica, ma innegabilmente le
serate ti richiedono uno sforzo maggiore,
nell’impostazione e nell’allestimento. Mi è
capitato ultimamente, tra le altre cose, con il
Premio Rea e con il Premio Masaniello,
due importantissime rassegne culturali».
Tempo fa, durante un’intervista ad
Angela Siciliano di Canale 21, hai parlato
di come, a inizio degli anni ’90, avesti modo di
lavorare con Anna Palumbo, madre di Noemi
Letizia. Che idea ti sei fatta di questa
vicenda?
«Non è che della signora Palumbo abbia un
ricordo preciso perché non avemmo modo di
lavorare a stretto contatto. Per quanto riguarda
la vicenda, pur comprendendo come una madre con
trascorsi nell’ambiente televisivo possa, nel
voler avviare la figlia alla stessa strada,
cercare qualche facilitazione, non ne è uscito
un insegnamento positivo. L’immagine estetica,
per quanto importante, non deve mai prevaricare
la professionalità e l’impegno, e mi ha dato
francamente da pensare tutto l’interesse che ha
suscitato questa ragazza che, al momento, non ha
ancora avuto importanti esperienze
professionali».
Spopolano da tempo programmi come Amici
e X Factor che si propongono di lanciare
nuovi talenti. Cosa ne pensi?
«Non amo particolarmente questo genere di
trasmissioni, ma le seguo perché trovo che
questi ragazzi che si impegnano per valorizzare
i loro talenti siano meravigliosi e meritino
sostegno per i sacrifici che fanno. E in ogni
caso sono decisamente preferibili questi format
rispetto ai vari "grandi fratelli" e "isole"
che, quanto a contenuto, lasciano davvero poco e
niente. Mi è molto piaciuta Alessandra Amoroso,
così come tanti ragazzi napoletani che
attraverso queste trasmissioni stanno
cominciando a farsi apprezzare».
Su Youtube ci sono molti tuoi video, anche di
qualche tempo fa; cosa ti ha suscitato
scoprirlo?
«Beh, qualche sorriso mi è scappato, non lo
nego. Mi ha fatto piacere constatare come ci sia
gente che mi ammira e che mi abbia seguito così
assiduamente, ma la maggior parte di questi
filmati di cui parli sono appunto risalenti a
parecchi anni fa. Spero, nel frattempo, che chi
mi apprezza dal punto di vista estetico abbia
imparato anche a stimare la mia
professionalità».
Chi è attivo nel campo della cultura e dello
spettacolo deve farsi portavoce di una Napoli
positiva, contrapposta a quella di violenza e
criminalità che i media tendono invece a
privilegiare?
«Assolutamente sì. Malgrado siamo ridotti a uno
sfacelo, credo che dal punto di vista culturale
la nostra città non abbia nulla da invidiare a
nessun'altra in Italia. Sono una napoletana doc
e cerco sempre di evidenziare le cose positive
che ci circondano, ma devo constatare che spesso
siamo noi stessi a non accorgerci delle
meraviglie e delle bellezze che abbiamo. Tanto
per farti un esempio, tempo fa ho assistito alla
rappresentazione teatrale di Ecuba con la
straordinaria Isa Danieli in una chiesa
sconsacrata durante il Napoli Teatro Festival
Italia. Dovremmo imparare a riscoprire
queste meraviglie e a farle brillare di luce
propria».
Qual è il tuo ritratto?
«Sono una donna solare, aperta alle amicizie, e
molto mamma».
Cosa vedi nel tuo domani?
«Penso alla vita con ottimismo, ho sempre
affrontato con questo spirito il mio lavoro e
per questo sono molto aperta alle novità, come
il digitale terrestre che magari, inizialmente,
può essere visto come un’incognita, ma che
secondo me si rivelerà un’innovazione positiva».
Da anni sei protagonista di un noto spot il
cui slogan è "Precisi come sempre... anche di
più". E tu lo sei nella vita?
«Certamente, e detesto chi non lo è. Quanto a
questo spot, è una mia piccola soddisfazione
perché lo slogan l’ho inventato io!». |
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HOT GIRLS Il
matrimonio non sfina
di Valeria Scotti
La tanto agognata fede al dito c’è. Così
come un marito che, ogni notte, dorme al tuo
fianco. E tu, giorno dopo giorno, lo senti
russare, lo vedi rientrare sempre più tardi da
lavoro. E lui si allarga, tra maniglie
dell’amore e pancetta.
E la donna? Lei parte certamente in vantaggio.
Arriva al grande giorno in forma smagliante, in
un abito tutta bella strizzata, merito di una
drastica dieta e poi, una volta che lo status di
sposine si allontana e si diventa solo mogli,
molla i freni e la situazione cambia
radicalmente. A un anno dalla cerimonia, una
donna su 5 arriva a mettere su fino a 10 chili.
E se numeri e statistiche fanno paura, il grasso
fa rabbrividire.
Una ricerca britannica, commissionata
dall'azienda Yakult e riportata dal quotidiano
britannico Daily Mail, ha così svelato la
trasformazione che avviene per almeno 3mila
donne sposate.
Al primo anniversario, il 22 per cento delle
signore lievita letteralmente. Tra queste, più
della metà ha dichiarato di non essere
preoccupata per la nuova linea dopo il
matrimonio, mentre una donna su 5 ha confessato
di aver iniziare ad abbuffarsi già in luna di
miele. E ancora, per il 42 per cento i chili di
troppo significano vita tranquilla e relax,
mentre il 22 per cento gode della situazione e
dichiara di non ritenere (più) necessario
impressionare il proprio partner. Ormai lui è
bello e incastrato.
Poi ci sono quelle che mangiano per alleviare la
delusione che puntualmente giunge dopo i fasti
del grande giorno, quelle senza lavoro che
saccheggiano il frigo perché non hanno più nulla
da fare una volta organizzato il matrimonio e si
crogiolano in una sorta di depressione
post-fiori d'arancio, e quelle che si
lasciano andare perché considerano la propria
casa come un luogo ove dare il peggio:
pantofole, vestaglia, bigodini e rotoli di
ciccia.
E i mariti notano la trasformazione? Eccome, gli
occhi non li hanno mica foderati di prosciutto.
In molti spingono la propria sposa a fare
qualcosa per ritornare al proprio peso forma,
magari lasciandosi andare a commenti pesanti e
poco carini che non staremo certo qui a
ripetere, mentre un’altra grossa fetta ha
ammesso di essersi messo a dieta con la propria
metà, nell'illusione di incoraggiarsi a
vicenda. Nella buona e nella cattiva sorte. |
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DONNE Emma
Marcegaglia, l'affermazione del gentil sesso di
Alba Dellavedova
Prima donna presidente della
Confindustria, Emma Marcegaglia é
manifestazione concreta e massima
dell’affermazione del gentil sesso anche in
quei settori da sempre considerati
tipicamente maschili.
Nata a Mantova nel 1965, ottiene nel 1989 la
laurea in Economia Aziendale (poi
perfezionata con un master professionale a
New York). Da qui una carriera in ascesa:
dalla collaborazione nella gestione delle
aziende familiari, alla presidenza della
fondazione Areté Onlus (associazione a
sostegno del progetto Vita-Salute
dell’Ospedale San Raffaele di Milano) fino
alla carica di vice presidente della
Confindustria, sfociato nel marzo 2008
nell’ottenimento della presidenza con 125
voti favorevoli su 132: un plebiscito.
Nonostante la evidente difficoltà che sta
nel ricoprire l’incarico di presidente di
Confindustria, la Marcegaglia - affermazione
questa pressoché totalmente condivisa - ha
avuto il merito di mantenere un’apertura
e una capacità di dialogo che oltrepassa
facili schieramenti politici, rivolgendosi a
maggioranza e opposizioni.
Al di là di un’elencazione delle iniziative
tecniche intraprese, delle divergenti
opinioni sul suo operato o alle questioni
relative a un’inchiesta attualmente in corso
che coinvolge l’azienda familiare, Emma
Marcegaglia va ricordata soprattutto in
quanto manifestazione di un qualcosa di più
ampio, che va al di là della sua persona:
rappresenta infatti il superamento di ancor
diffusi pregiudizi, la scalata delle
capacità delle donne fino ai vertici
della società. Un segnale importante,
questo, che testimonia il possibile
concretizzarsi di ideali di uguaglianza che
si temeva rimanessero utopici. |
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TELEGIORNALISTI Marzio
Di Mezza, con la testa... tra i libri
di Valeria Scotti
Nulla dies sine linea. Non lasciar passare un giorno senza scrivere una
riga. E senza leggerla, aggiungiamo. Giunge così al terzo anno il Festival
del Libro e della Scrittura di San Giuseppe Vesuviano. Appuntamento dal 10
al 12 dicembre con l'attenta regia di
Marzio Di Mezza, Direttore Artistico
del Festival.
Ci rincontriamo un anno dopo. Cosa è accaduto in questi 12 mesi nella tua
vita professionale e in quella del Festival?
«Sono cambiate un po' di cose nel mio lavoro. Ho lasciato la televisione
dopo sei anni di redazione per dedicarmi ad altri progetti che avevo
parcheggiato. Ho girato un po' per l'Italia per presentare il mio secondo
romanzo, A Napoli un po' di più, e mi sono rimesso a scrivere: sto
lavorando ad un altro romanzo e a un libro-inchiesta. Presto tornerò a fare
lavoro di redazione perché è chiaro che mi manca. Naturalmente ho potuto
dedicare più tempo al progetto Festival del Libro che cresce e regala
soddisfazioni. Anche quest'anno devo ringraziare il sindaco di San Giuseppe
Vesuviano che non ha esitato un solo istante nel confermare l'appuntamento e
mi ha voluto ancora alla guida del Festival».
Un ampio programma per tutti, laboratori per giovanissimi, testimonianze
particolari come quella da te moderata con il Procuratore Antimafia Pietro
Grasso, una serata jazz. Con quale criterio decidi di unire voce dopo voce,
storia dopo storia per comporre tutti i pezzi del Festival?
«Fin dalla prima edizione la mission del festival è stata quella di
agevolare l'incontro tra chi i libri li produce e chi li divora. Mettere
insieme scrittori, editori e lettori. Muovendoci lungo questa linea abbiamo
cercato di soddisfare più esigenze e target vari. Alla fine, come
giustamente dici, il mosaico che si compone è policromo. Ci siamo posti solo
dei punti fissi: il coinvolgimento dei più giovani e l'attenzione alla
qualità. Il risultato ci regalerà momenti molto intensi come il reading di
Valeria Parrella; spazi di riflessione come per gli incontri con il
procuratore antimafia Pietro Grasso e la scrittrice Marida Lombardo Pijola;
la conoscenza di scritture giovani e di mondi meno conosciuti, e così via».
Il Marzio Direttore Artistico del Festival afferma: "Un libro aiuta a
crescere, anche soltanto salendoci su". E il Marzio uomo, al di là della sua
professione, quanto è cresciuto - e continua a crescere - con la lettura?
«Per noi che divoriamo libri, la lettura è fonte di vita. Se il grande
Wittgenstein diceva che il pensiero è digestione, io - molto umilmente - mi
permetto di aggiungere che la lettura è alimentazione. Mi entusiasmo quando
scopro un bel libro, ma negli ultimi tempi sto conoscendo anche un altro
piacere: quello di condividere alcune letture e pagine con il più grande dei
miei due figli, che ha 8 anni e gli piacciono Sepulveda e Kureischi di
"Coccinelle a pranzo"... Cresco insieme a lui».
Ma esiste anche il Marzio autore. Come si colloca tra il Marzio Direttore
e il Marzio papà dedito alla lettura con i figli?
«Intanto cercando di ritagliarmi il tempo per scrivere compatibilmente con
il tempo da dedicare a loro e quindi alla famiglia. Poi è normale che la
scrittura si arricchisce delle esperienze di genitore. Mentre il Festival
rende possibile un confronto più ampio con autori più bravi di me, dai quali
non posso che apprendere».
C'è un progetto che ancora non sei riuscito a realizzare per il tuo
Festival?
«Desideri... tanti. Immagino un incontro sui linguaggi mettendo insieme
Umberto Eco, Maurizio Costanzo, Erri De Luca. Poi un faccia a faccia tra
Andrea De Carlo e Alessandro Baricco. Di nomi ne ho in mente tanti e di
situazioni pure, da Andrea Camilleri a Carlo Lucarelli, passando per Hanif
Kureishi. Ma siamo soltanto alla terza edizione... Ci sarà tempo!». |
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SPORTIVA La
corsa più pazza del mondo di
Pierpaolo Di Paolo
Ashley Force è una delle sportive più belle
al mondo. Secondo un recente sondaggio condotto da
AOL,
avrebbe scalzato perfino la Sharapova dal trono
delle atlete più intriganti del pianeta.
La 26enne californiana è una pilota di Drag Race,
una competizione di pura accelerazione in cui i
piloti, due alla volta, si sfidano in match ad
eliminazione diretta. Il tracciato è un rettilineo
di 400 metri nel quale i riflessi e la velocità di
accelerazione dell'auto sono tutto.
La categoria nella quale la Force gareggia è quella
delle Funny Cars, macchine da corsa non
convenzionali. Si tratta di auto dall'aspetto
improbabile ed originale, che sotto la divertente
carrozzeria celano però motori di primissimo ordine.
La particolare abilità della ragazza consiste nel
partire prima della luce verde senza tuttavia
incorrere in una falsa partenza, che vorrebbe dire
eliminazione immediata. Ciò è possibile grazie al
tempo che intercorre tra il comando dato alla
macchina e l'effettiva partenza della stessa. Si
tratta di un giochetto molto rischioso che richiede
dei riflessi eccezionali, ma consente di
annullare del tutto i tempi di reazione, guadagnando
centesimi che in una gara del genere sono decisivi
per la vittoria.
Questa abilità Ashley l'ha ereditata dal padre,
l'icona del Drag Racing John Force. «Io sono
il tipico padre che avrebbe voluto che i figli
seguissero la sua strada - spiega papà Force - ma
non ho mai avuto figli maschi. Non mi sarei mai
aspettato che Ashley avrebbe condiviso questa
passione».
«C'è qualcosa che non ho preso da papà - ammette la
pilota - sono di base una persona timida. Mio padre
era un divo, io non sto a mio agio di fronte a tutta
questa folla di persone. Non mi è mai venuto
naturale. A scuola, sono stata l'unica
cheerleader che non portava proprio allegria e
l'unica del coro che non si è mai esibita in un
assolo. La parte della guida è semplice, è tutto il
resto ad essere molto più duro per me».
L'altra sua passione è il cinema, nel quale
Ashley ha dimostrato un autentico talento producendo
anche dei cortometraggi divertenti. Parodie di
eventi dello sport. Forse, mettersi dietro la
telecamera è anche un modo per sottrarsi un po' ad
essa. |
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