Telegiornaliste anno IV N. 17 (142) del 5 maggio 2008
Lo spazio bianco di Valeria Parrella di
Valeria Scotti
Un parto prematuro e l’angoscia di una madre non più giovanissima, Maria,
verso la sua Irene “sospesa” in un’incubatrice. E’ questo il tema raccontato nel
libro Lo spazio bianco, Einaudi editore, l’ultimo lavoro della
scrittrice napoletana Valeria Parrella. Una condizione che l’autrice ha
vissuto in prima persona e che ha voluto in parte descrivere nel suo vero primo
romanzo, dopo le raccolte di racconti Mosca più balena e Per grazia
ricevuta, edite da Minimumfax. L'abbiamo intervistata.
Maria, la protagonista, è una donna complessa che nella vita non sa
aspettare. Anche sua figlia è così: nasce infatti prematura. Come si riempie lo
spazio bianco dei mesi di terapia intensiva neonatale?
«Si riempie di paure, di speranze, di nuove parole da cercare per definire la
situazione e della possibilità di incertezze nei ricordi».
La storia è frutto di un’esperienza autobiografica. C’era una giusta distanza
da mantenere tra la donna e la scrittrice?
«La scrittrice non se ne frega della donna. La scrittrice non pensa mai a una
mediazione quando scrive, altrimenti perderebbe l’unico motivo per cui lo fa,
cioè sentirsi libera».
Lo spazio bianco s’allarga anche su Napoli, la sua città. In che modo?
«Non si allarga su Napoli, semmai è dentro Napoli. La città, in questo caso, è
vista da lontano, o tramite le donne e gli uomini che la protagonista incontra».
Siamo tutti coscienti del confronto, spesso difficile, tra individuo e
istituzione. La giusta via, anche in questo caso, può stare nel mezzo?
«La mia protagonista incarna uno spirito consapevole e combattivo, quindi
definisce il conflitto tra individuo e Stato già presente nel coro
dell’Antigone. E’ per definizione un’antinomia, quindi insolubile».
Nei suoi precedenti lavori sono apparse spesso donne dalle situazioni
precarie o dall’anima tormentata. Denuncia di un malessere o ricerca di
condivisione e comprensione tra l’universo femminile?
«Entrambe. Le donne sono belle, permeabili, forti e raccontano molto. Insomma,
un bacino di riferimento per me imprescindibile».
Lei è anche autrice teatrale. Tra gli ultimi lavori, al Teatro Mercadante di
Napoli è andato in scena lo spettacolo 3 terzi di cui fa parte la sua
storia L'incognita boh!: ci parla di questa esperienza visiva e non solo
cartacea?
«Avevo già scritto per il teatro un’opera poi pubblicata da Bompiani nel 2007
con il titolo Il verdetto. Il teatro è un passo molto importante. In
genere uno scrittore è solo con le pagine. Qui, invece, tutto si anima grazie
alle luci, ai costumi e ai corpi».