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Telegiornaliste anno V N. 35 (206) del 5 ottobre 2009
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MONITOR Brunella
Chiozzini: Canale 21, la mia seconda casa
di Giuseppe Bosso
Giornalista professionista,
Brunella Chiozzini inizia la sua carriera nella
redazione partenopea de Il Tempo. Oggi è un volto noto di Canale 21 ove,
oltre a condurre il Vg21, cura anche il rotocalco Neapolitans.
Il Vg21 è stato l'unico a interessarsi al caso della
signora dei topi: è questa la fotografia di Napoli?
«Non è certo solo questa l’immagine della nostra città che ha più di mille
sfaccettature; è importante segnalare queste vicende di degrado per evidenziare
a cosa possa portare uno stato di bisogno estremo come quello di questa signora
che, per tanto tempo, era sotto gli occhi di tutti quelli che passavano per Via
Marina, senza che le istituzioni muovessero un dito. Con il nostro intervento
speriamo che qualcosa si stia facendo».
L’informazione può essere protagonista nella ripresa napoletana?
«Certo, abbiamo una grossa responsabilità, a condizione di esporre la realtà in
maniera corretta, e farlo in modo del tutto apolitico. Sono queste le
caratteristiche essenziali per essere buoni giornalisti. Ogni volta che ci
vengono segnalate delle disfunzioni, delle situazioni che non vanno, andiamo sul
posto e diamo ascolto alle due campane, quella del cittadino e quella delle
istituzioni. È stato così per il caso della discesa di Coroglio l’anno scorso:
siamo stati i primi a segnalare il problema, e quando il Comune se ne è occupato
ha chiamato noi per documentare la riapertura».
Come affrontate la sfida del digitale terrestre?
«Con la voglia e la curiosità di sperimentare queste nuove tecnologie che
offrono enormi potenzialità.
Canale 21
esiste e va avanti grazie alla lungimiranza della famiglia Torino, a partire dal
dottore Andrea Torino che ha creduto in questa avventura. Poi, il figlio Paolo
ha preso le redini alla sua scomparsa. Nessuno si è mai tirato indietro di
fronte a sperimentazioni e nuove idee e sarà così anche per il digitale
terrestre».
Da cosa nasce Neapolitans?
«Da un’idea del direttore editoriale del Vg 21, Gianni Ambrosino, che ha voluto
creare una striscia per valorizzare e riscattare l’immagine positiva di Napoli,
per rappresentare quei lati e quelle storie della città che stimolano i turisti
a tornare nelle nostre zone. Come ho già detto, Napoli ha tante sfaccettature,
sia negative che positive, e queste vanno valorizzate meglio».
Cosa rappresenta per te l’emittente in cui hai trascorso buona parte della
tua carriera?
«Canale 21 è un punto di riferimento con cui convivo tutti i giorni. È un
rapporto affettivo e di grande rispetto per un’azienda che, tra mille sacrifici,
porta avanti una sfida da oltre trent'anni e ha permesso a tanti volti
importanti del giornalismo e della televisione di formarsi e di farsi strada, e
i risultati li vediamo oggi. Non è facile in una realtà come la nostra dare
spazio ai volti nuovi in maniera libera e attiva, devi aver la fortuna di
trovare editori intelligenti e pronti alle sfide, e per fortuna Canale 21 li ha
avuti».
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?
«La prima è stata entrare in questo ambiente. Non mancano momenti di stress e di
stanchezza, ma sono contenta perché faccio un lavoro bellissimo, in cui cerco di
pormi ogni giorno con umiltà per scoprire nuove cose».
Tante donne nella redazione del Vg21. Rivali o complici?
«Siamo assolutamente complici, non esistono rivalità. Canale 21, nelle
selezioni, è attento anche a questo aspetto, scegliendo persone disposte al
lavoro di gruppo e alla collaborazione, tanto da parte degli uomini quanto delle
donne. Prima che colleghi siamo davvero amici e cerchiamo sempre di aiutarci nel
lavoro».
Anche tuo marito, Lello La Pietra, è giornalista: pensi sia un bene o un male
fare lo stesso lavoro?
«Credo che nessuno possa capire meglio le difficoltà della professione
giornalistica quanto chi la fa; solo chi svolge questo lavoro è consapevole del
fatto che non ci sono orari, non ci sono ferie, non ci siano schemi rigidi da
seguire. È un bene, ci capiamo e adeguiamo i nostri ritmi. Abbiamo anche
lavorato nella stessa redazione, gomito a gomito. E adesso, pur non essendo
sempre a stretto contatto, riusciamo a condividere gioie e dolori di questo
mestiere e di nostra figlia, una grande gioia di vita».
Da caporedattore di
Giovani del sud, ritieni siano i giovani la strada per il futuro della
nostra realtà?
«Assolutamente sì, ed è proprio questo lo spirito che ci ha animati
nell’intraprendere questa iniziativa: sviluppare un progetto che coinvolgesse
attivamente le nuove generazioni, prima in televisione e poi, da qualche anno,
in rete. Abbiamo avuto un grande riscontro da docenti e studenti che si sono
appassionati, ed è il miglior risultato che potevamo conseguire».
Che notizia vorresti dare un giorno?
«Vorrei davvero fare un tg senza notizie di cronaca nera, raccontare fatti
positivi. Ogni edizione, dalla mattina alla sera, può essere importante per
raccontare al pubblico qualcosa di bello, in mezzo a tante negatività».
A livello locale ci sono migliori condizioni rispetto a quelle delle
emittenti nazionali affinché una donna possa ricoprire una carica di rilievo,
come la tua amica
Serena Albano?
«Penso che a livello nazionale siano soprattutto scelte politiche a condizionare
le nomine, anche se ci sono donne come la Annunziata che hanno saputo farsi
valere. Altre, come la
Gruber, hanno preferito seguire la strada della politica per poi tornare al
giornalismo, o come Carmen Lasorella che, anche se non tutti lo sanno, da tempo
in Germania sta ottenendo molto successo. Ma credo che man mano le differenze si
stiano assottigliando». |
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CRONACA IN ROSA Un
ulivo per Peppino di Erica
Savazzi
La notizia è questa: il 9 settembre il nuovo sindaco
leghista di Ponteranica (Bergamo) ha fatto rimuovere la
targa con la quale la biblioteca civica veniva dedicata a
Peppino Impastato. A distanza di tre settimane, proprio
alla vigilia della manifestazione che voleva ricordare il
ragazzo vittima della mafia, l'ulivo a lui dedicato piantato
in un giardino dedicato a eventi culturali è stato
sradicato.
Nota storica: Peppino Impastato è stato ucciso il 9 maggio
1978 dalla mafia. Dai microfoni della sua Radio Aut
Peppino e i suoi amici volevano “offrire alla gente un
servizio fondamentale per la crescita della
coscienza antimafiosa“.
Intendiamoci, non ho niente contro il dedicare opere
pubbliche alle personalità locali, che anzi devono essere
ricordate. Però trovo assurdo che in paese non ci fosse
altro da dedicare al sacerdote Giancarlo Baggi, una via, una
piazza, per esempio. No. Si sceglie, a un anno e mezzo
dall'inaugurazione, di togliere la dedica a Peppino
Impastato.
Il distruggere quello che è stato fatto
dall'amministrazione precedente è un pessimo costume
italiano, per la serie “se non lo faccio io non va bene
niente”. Con in più la sgradevole sensazione del paragone
tra personalità molto diverse tra loro, col risultato che
“la mia è più importante della tua”. Diamo per buono che
l'amministrazione leghista della città non abbia fatto
questa scelta perché Peppino era siciliano, ma solo per
mancanza di spazi. Quello che conta è il risultato: passata
qualche settimana per qualcuno è diventato lecito devastare
il giardino e abbattere l'albero piantato nel nome di
Impastato. Il passo è breve: un messaggio sbagliato
può provocare grandi danni.
E il dubbio resta. Si ritiene forse che la lotta contro le
mafie non riguardi il ricco nord Italia?
Peccato che, come ha denunciato anche Roberto Saviano, la
mafia si sia ad esempio infiltrata nei lavori per la
ricostruzione dell'Abruzzo e perfino per l'Expo 2015 di
Milano. |
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FORMAT Elisa
Bagordo: «Nella vita bisogna impegnarsi per raggiungere un risultato»
di Giuseppe Bosso
Questa settimana intervistiamo con grande piacere
la bella Elisa Bagordo, che affianca per il secondo anno consecutivo
Edoardo Raspelli
nella conduzione di Mela Verde su Rete 4.
Nata a Mestre, partecipa nel 2002 a Miss Italia vincendo il titolo di
Miss Cotonella. Tra il 2003 e il 2005 è "schedina" a Quelli che il
calcio..., poi conduce con Marco Cattaneo 1X2 Generation
su Sky Sport 1 e partecipa come "contadina" al
reality Un, due, tre...stalla! condotto da Barbara D'Urso su Canale 5 nel
2007. Quest'anno, oltre ad affiancare Raspelli, l'abbiamo vista al Tg4 di Emilio
Fede alla conduzione del meteo.
Come stai vivendo questa esperienza a
Mela Verde?
«L'esperienza è straordinaria. È un programma
che si combina a pieno con il mio modo di essere e vivere. È sicuramente
gratificante e, in più, faccio ciò che amo e mi piace e questo lo rende ancora
più interessante».
Quali sono state, finora, le esperienze più
curiose tra quelle che hai vissuto come inviata?
«Condurre un programma del genere ti porta ogni
giorno a conoscere realtà uniche e persone speciali che davvero mettono prima di
tutto la loro passione nel vivere e portare a termine i propri sogni. Sarebbe
banale scegliere una fra le tante storie che raccontiamo perché ognuna di queste
ha qualcosa di magico e curioso che la rende importante».
Che idea ti sei fatta di Edoardo Raspelli?
«È un bravo critico e un buon presentatore, ma
non riusciamo mai a vederci perché lavoriamo in giorni diversi».
Per poter seguire da vicino le produzioni
alimentari ti documenti prima di realizzare i tuoi servizi?
«Documentarsi è necessario, ed è la parte più
bella e divertente visto che imparo tantissime cose che altrimenti non avrei mai
scoperto: curiosità, leggende, segreti nel preparare i piatti tipici... insomma
un labirinto infinito di cose!».
Dopo Miss Italia sei stata "schedina", "meteorina"
e concorrente del reality Un, due, tre...stalla!: che idea ti sei fatta
della recente polemica sulle "veline"?
«Ad essere sincera nessuna idea. Il mondo è
bello perché è vario, tutti pensano di tutto su tutti, quindi sono solo i fatti
che fanno la differenza, i risultati! Per me l'abito non fa il monaco...».
L'immagine, nel tuo lavoro, aiuta o rischia
di costituire, anche per la vicenda sopra citata, un handicap, nel senso di
costringere molte ragazze a doversi impegnare più delle altre?
«L'immagine aiuta, ma non bisogna soffermarsi a
quella anche perché, oltre a fare la schedina, il meteo e il reality, nel mio
piccolo ho sempre portato avanti la carriera di conduttrice prima come inviata
in alcuni programmi Rai e poi in diretta su Sky Sport 1. Nella vita, per tutto,
bisogna impegnarsi se si vuole raggiungere un risultato».
L'esperienza nel reality è stata positiva o
negativa?
«Un'esperienza positiva avendomi messo di fronte
ad una realtà che non conoscevo, quella contadina, fatta di tanti sacrifici e
lavoro. Così sono riuscita ad apprezzare ancora di più tutto ciò che ho».
È stato importante per te lavorare accanto un
personaggio come Emilio Fede?
«Certo, è un professionista».
Cosa sogni per la tua carriera, Elisa?
«Nella vita mai smettere di sognare, e i miei
sogni si stanno realizzando poco alla volta. Sono così felice che vorrei volerne
di più». |
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HOT GIRLS Sesso,
perché le donne lo fanno di
Valeria Scotti
Ci provano da anni, ormai, a spiegarci cosa sono
l’amore e il sesso. Concetti indivisibili per
alcuni, perfettamente autonomi per altri. Fatto
sta che la molla che manda avanti il mondo ha da
oggi l’ennesima spiegazione scientifica. Ben
237 risposte a quell’unico grande perché.
Merito del libro Why Women Have Sex
e dei suoi autori Cindy Meston e David Buss,
rispettivamente psicologo clinico e
dell'evoluzione dell’Università del Texas, che
hanno intervistato un campione di 1.006 donne
per poi spiegarci il perché della loro vita
sessuale. E ci hanno permesso di aprire gli
occhi sull’unica verità che credevamo
inattaccabile: l’amore. Perché per le donne, i
sentimenti restano sempre più in un angolo.
Oggi, a prendere piede, sono le motivazioni
biologiche ed economiche. Utilitaristiche.
Insomma, fine della poesia.
Il primo obiettivo del sesso al femminile è l’orgasmo.
Poi si fa l'amore per marcare il territorio,
tenere in pugno il proprio uomo e allontanare le
nemiche pronte a sferrare l’attacco. Oppure per
fare semplicemente un’esperienza da confrontare
poi, carta alla mano, con il gruppo ristretto di
amicizie. Altre poi fanno sesso per puro
esercizio, per scacciare la noia, per
pietà, come rimedio al mal di testa (ma una
volta non era fonte di rifiuto?) e alla sindrome
premestruale, come ringraziamento dei regali
ricevuti (e sottinteso messaggio di volerne
riceverne altri).
C’è poi quel gruppo di donne che lo fa giusto
per far credere al partner che la vita coniugale
vada a gonfie vele (e magari ha l’amante
nascosto nell’armadio), e quelle che addirittura
utilizzano il sesso come coppa di fine torneo,
una sorta di premiazione – o chiamatelo
baratto - per indurre i mariti a partecipare
alle faccende di casa, a portare fuori il cane e
l’odiata l'immondizia.
Il quadro? Sostanzialmente catastrofico. Noi
donne non abbiamo più un cuore, o forse abbiamo
davvero capito tutto della vita. |
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DONNE Lizzie
e la nuova silhouette della moda di
Chiara Casadei
Prendete un Glamour di settembre,
apritelo e andate a pagina 194. Ecco,
proprio lì campeggia la foto di Lizzie
Miller, una modella bionda di appena 20
anni, californiana. Finora non c’è niente di
strano, direte. E invece quel semplice
articolo sull’autostima e sulla fiducia,
corredato da una foto di lei seduta e
discinta, ha provocato un’ondata di
messaggi, e-mail, telefonate piene di
entusiasmo. Il motivo? I suoi 80 kg
suonati, e sicuramente le forme e le
rotondità che una soffice taglia 46 le dona.
È già diventata un idolo, l’icona vivente di
una possibile e profonda sensibilizzazione
nel campo della moda verso taglie più
generose e verso una salute più genuina che
le attuali indossatrici, nonché taglie
36-38, non riuscivano a esibire.
Nell’articolo la Miller svela: «Accettare il
proprio corpo, sorridere e mangiare senza
problemi, questa è la mia filosofia». E
da quella comparsa su Glamour è
diventata una vera star, ambita e richiesta
in numerosi talk show americani.
Approdata a New York da San Jose, fan di
Jennifer Lopez, amante della danza del
ventre e giocatrice di softball, Lizzie è
riuscita a creare scompiglio e a mettere
finalmente a soqquadro le cosiddette misure
d’oro, 90-60-90, rimpiazzandole con le sue:
101-78-107. Alle domande dei giornalisti,
dichiara: «Quando ero giovane, ho lottato
con il mio corpo, poi crescendo ho
imparato ad amarlo per come è, per ogni
curva. Ogni persona ha un corpo differente e
non è solo questione di fisico: se camminate
sulla spiaggia col vostro bikini fiduciose e
vi sentite sexy, anche la gente vi vedrà
così».
Dopo l’articolo, la rivista ha pensato bene
di darle più visibilità nella copertina del
numero seguente, e la stessa direttrice
Cindi Leive, esterrefatta dall’onda di
reazioni inaspettata, scrive sul suo blog:
«Tutto questo mi ha fatto pensare. Dobbiamo
riconsiderare la scelta delle nostre
modelle». Sarà vero? Non resta che
incrociare le dita e aspettare che questa
presunta rivoluzione regali qualche chilo in
più alle modelle più bisognose. |
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TELEGIORNALISTI Andrea
Atzori, la vita fuorionda dei giornalisti
di Giuseppe Bosso
«Quello che la tv non mostra mai. Tutti i giorni dietro le quinte delle
news. "Fuori onda" tv esclusivi: Rai, Mediaset, Sky Tg24, La7 e non solo.
Telegiornalisti, non macchine, ma uomini e donne normali, con emozioni e
passioni». Esordisce così il blog del giornalista
Andrea Atzori, tra
i più seguiti della rete.
Andrea, da cosa nasce l’idea dei fuorionda del tuo
blog?
«Tv e il giornalismo sono da sempre due mie grandi passioni. Mettendole
insieme, il mio blog personale è diventato quasi automaticamente
FUORIONDA NEWS, il Blog dei Fuorionda, uno spazio unico che sta
conoscendo un successo straordinario grazie all’apprezzamento degli stessi
protagonisti dei fuorionda: i telegiornalisti. L’idea è infatti quella di
far conoscere come nasce una notizia e chi sono davvero gli operatori
dell’informazione. Il mio è interesse è esclusivamente
giornalistico-conoscitivo. Il fuorionda può costituire una fonte stessa di
notizie: non solo “papere”, insomma. Gli oltre mille fuorionda vanno a
scavare nell’aspetto professionale, caratteriale e non solo nelle gag. Per
mia scelta non ho mai voluto pubblicare sul mio Blog fuorionda che
potenzialmente potessero arrecare danno ai giornalisti. I fuorionda del mio
blog vengono pubblicati sempre con il consenso dei protagonisti, sempre a
favore degli stessi, mai contro. Ora, a testimoniare il crescente successo,
è nata anche la web channel tv FUORIONDA TV che trasmette 24 ore su 24
fuorionda, arrivando a una programmazione di ben 4 ore».
Quali pensi siano state le reazioni dei colleghi?
«In un primo momento alcuni si sono infastiditi, spaventati al solo fatto di
sapere di essere stati colti in fuorionda. Tanti avevano timore che fosse
reso pubblico qualcosa che potesse causare loro dei problemi. Una volta
visto il fuorionda e conosciuto il mio blog, la paura si è dissolta.
L’attenzione del blog è incentrata principalmente sul dietro le quinte del
lavoro giornalistico. Mai intacco dati sensibili, volgari o riguardanti la
vita privata. Oltre ai fuorionda, ho pubblicato trenta intervista ai più
noti telegiornalisti Mediaset, Rai e Sky. Da
Toni Capuozzo a
Mimosa Martini,
da Alessio Viola a
Raffaella Daino, e i complimenti sono stati smisurati.
Oggi penso non ci sia telegiornalista in Italia di network nazionali che non
conosca FUORIONDA NEWS, e i giornalisti stessi sono diventati i primi
sostenitori del mio blog. Pensa che su Facebook è nato anche il gruppo dei
Fans di Fuorionda News e la maggior parte degli iscritti sono proprio i
giornalisti di tutte le testate tv».
Quali sono i fuorionda che più ti hanno colpito?
«Sicuramente quello più famoso, con un record incredibile di visite su
YouTube - 40 mila accessi - è quello riguardante le elezioni europee che
vede protagonista il conduttore del Tg 5 Gioacchino Bonsignore. Il
giornalista chiedeva a una sua collaboratrice di sapere il raffronto
numerico con le precedenti elezioni del Pdl, ma spiegava poi che non lo
avrebbe detto in onda. Ce ne sono comunque tanti molto interessanti e belli:
per esempio la grande emozione di un esordio in diretta tv che ho potuto
cogliere nei fuorionda di Beatrice Bortolin del Tg 5 o do Eva Nuti e
Francesca Fagnani di Sky. Sotto l’aspetto di puro divertimento, i più
esilaranti sono quelli di Marco Melegaro e Nicola Veschi di Sky che oggi
comunicano direttamente con me fuorionda…».
Quello che la tv non mostra mai è il titolo che hai dato al blog.
Per la verità, potrebbe anche essere esteso a molte notizie importanti che
non vengono mai divulgate. Cosa ne pensi?
«Vero. E nel mio piccolo cerco di fare anche questo, divulgare
immagini-notizia che non passano nella nostra tv. In “fuorionda” passano
anche i riversamenti, ovvero le immagini utilizzate per poi fare i servizi,
e tra queste può capitare che vengano censurate o comunque non utilizzate
per il montaggio del servizio. Esempio è il caso dell’attacco bellico di
Israele a Gaza: le immagini più cruente sono state trasmesse dai circuiti
occidentali, ma spesso non mandate in onda. Nel mio blog, prendendole
dall’Agenzia tv Palestinese Ramattan, ho messo il drammatico video del
cadavere di una bambina palestinese uccisa dalle forze israeliane. Sono
contrario alla censura di immagini e interviste dettate da motivazioni e
interessi politici. So di essere una minoranza, ma secondo me non esistono
notizie e immagini da non mandare in onda».
A tuo giudizio, sbagliano più i giovani o i giornalisti esperti?
«Papere ed errori sono normali per tutti. Ed è forse questo uno degli
aspetti positivi del blog. Fa vedere esattamente i giornalisti senza veli
con i loro pregi e difetti».
Ti dispiacerebbe sapere che qualcuno dei tuoi 'bersagli' non ne è
contento?
«Tutti i video sul mio blog vengono pubblicati sempre con il consenso dei
giornalisti e con una semplice richiesta diretta vengono immediatamente
rimossi. Mi è capitato di dover rimuovere i filmati di due giornaliste
italiane. Con la prima - cantava e ballava davanti al Tribunale di Milano -
è nata una polemica durissima e trasparente, la seconda invece mi ha
richiesto in via privata un taglio di una sua esclamazione. Una richiesta
che però non mi son sentito di accogliere, avrebbe fatto perdere significato
al contesto e ho così preferito rinunciare alla sua presenza in toto nel
blog».
In effetti la registrazione e la diffusione dei segnali satellitari
televisivi è un'attività legale.
«Sì, non esiste alcuna norma che vieti questo tipo di attività. Ogni mio
fuorionda comunque viene prima attentamente vagliato».
Riguardo alcuni fuorionda in occasione di eventi tragici come il recente
disastro di Viareggio, sono emerse critiche da parte del pubblico per molti
atteggiamenti non consoni ad un contesto simile: ti sei posto il problema
nel segnalare anche questi fatti?
«Le critiche nascono dalla convinzione sbagliata di molti che ritengono i
giornalisti una sorta di extraterrestri. Persone infallibili, veri e propri
miti. I giornalisti, però, sono persone umane e pretendere che non abbiano
le loro debolezze è impossibile. Hanno il compito di dare le notizie, di
raccontare la realtà, e se nei fuorionda sdrammatizzano, non intaccano a mio
giudizio la loro professionalità».
Per concludere, c’è qualcuno che ancora non hai 'pizzicato'?
«Ho pubblicato splendidi fuorionda di Alessio Vinci, Gerry Scotti, di
giornalisti sportivi di Mediaset e Sky e sono davvero poche le star che
mancano ancora all’appello. Per ragioni tecniche, i fuorionda dei
giornalisti della Rai sono davvero rari. Ma conto di colmare questa lacuna.
Anche qui non mancheranno le sorprese». |
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SPORTIVA Il
ruggito di mamma Clijsters
di Pierpaolo Di Paolo
È tornata.
Ed è come se non se ne fosse mai andata.
Kim Clijsters, fortissima tennista belga di
26 anni ed ex numero 1 al mondo, ha conquistato il
2° torneo del grande slam della sua carriera
vincendo l'Open degli Stati Uniti.
Nel maggio 2007, all'apice della sua carriera, la
giovanissima Clijsters aveva annunciato il suo
ritiro, immediato e definitivo. La decisione era
piombata come una bomba nel mondo dello sport,
sorprendendo tutti. In un primo momento la 24enne
fuoriclasse aveva spiegato le ragioni della scelta
facendo riferimento ai numerosissimi infortuni che
l'avevano condizionata nel corso di tutta la sua
carriera. Le reali motivazioni erano ben altre.
Stanca dei ritmi stressanti del tennis
professionistico, Kim da tempo coltivava il sano
desiderio di dedicarsi alla sua vita privata.
Due mesi dopo, la campionessa sposa infatti Brian
Lynch, giocatore americano di basket. Nel febbraio
2008, a 9 mesi esatti dall'annuncio, la Clijsters
dà alla luce la biondissima e bellissima Jada Elly.
Sembra finita. A questi livelli è impossibile
pensare ad un rientro in grande stile dopo 2 anni di
inattività. Ma l'impossibile accade.
Nel 2009, vinta dalla nostalgia, l'atleta
annuncia il ritorno. Ed è un ritorno devastante.
Kim Clijsters è l'unica tennista della storia ad
aver vinto un torneo del grande slam cui ha
partecipato in virtù di una wild card
concessa dagli organizzatori. È diventata anche
l'unica ad aver mai battuto, nello stesso torneo,
entrambe le sorelle Williams.
«È fantastico, provo delle sensazioni
indescrivibili», spiega la tennista. «Non avrei mai
pensato di poter tornare e vincere un torneo
importante come questo».
Adesso anche l'altra ex numero 1 belga,
Justin Henin, ha deciso di tornare. La
connazionale Henin è da sempre l'incubo, la
bestia nera della Clijsters. Si preannunciano
dunque nuove epiche sfide? |
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