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Telegiornaliste anno V N. 32 (203) del 14 settembre 2009
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MONITOR Simona
Cataldo, il volto solare di Lira tv di Giuseppe
Bosso
Un percorso particolare quello di
Simona Cataldo. Dopo
essere stata notata al Festival cinematografico per ragazzi di Giffoni Valle
Piana, Simona Cataldo approda a
Lira tv, emittente salernitana, dove oggi conduce il tg.
Simona, nasci giornalisticamente al
Giffoni Film Festival che
anche quest’anno ha riscosso un grande successo. La rassegna può essere motrice
per lo sviluppo e la ripresa economica della nostra regione?
«Certo, ma dovrebbe essere valorizzata da quanti non ne hanno colto il valore.
Si tratta di un evento straordinario, ma spesso lotta ancora per poter dare il
meglio. Quella di Claudio Gubitosi è stata una grande intuizione portata avanti
con passione ed anche sacrificio. Il Gff ha dato tanto alla nostra provincia».
Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un uso improprio del termine ‘velina’
per indicare ragazze piacenti che cercano di farsi strada nello spettacolo o
nella politica. Cosa ne pensi?
«Credo che sulle ragazze carine che cercano di emergere nei loro campi piovano
spesso critiche ingiustificate, sia da parte delle donne che degli uomini
soprattutto. Ma alla fine ognuna recepisce a seconda della propria personalità,
e comunque sono ostacoli che con la tenacia e l’impegno si possono facilmente
superare».
Napoli e Salerno sono al tempo stesso due realtà lontane e vicine. Della
prima, i media narrano ogni giorno di tutto e di più. E di Salerno, quali pensi
siano le problematiche principali?
«Come buona parte del sud Italia, Salerno non riesce a trattenere i suoi bravi
giovani che non hanno quelle occasioni e quegli spazi che meriterebbero, quindi
sono costretti ad emigrare altrove. Le istituzioni dovrebbero farsi carico di
questo perché sono loro il futuro della società».
Il bello e il brutto di essere una telegiornalista a Salerno?
«Il bello è che la gente è molto affettuosa, ti si avvicina e si confida con te,
e lo riscontro ogni giorno nelle interviste che faccio ma anche quando cammino
per strada e mi riconoscono. Di contro, però, proprio per le ridotte dimensioni
della realtà sei anche facilmente riconoscibile e criticabile da chi non
condivide le tue idee e la linea editoriale che segui».
Violenza sulle donne, crisi economica, polemica politica: cosa non vorresti
più sentire?
«La violenza sulle donne è una cosa orribile sia per chi la subisce che per i
suoi cari, è un male che vorrei davvero sparisse. La crisi è stata ed è ancora
spaventosa, voglio essere ottimista per il futuro ma credo che anche quando
l’avremo superata se ne continuerà a parlare».
Hai una grande visibilità e lo possiamo riscontrare anche sulla tua pagina di
Facebook. Con il digitale terrestre cambierà qualcosa?
«Non penso che da questo punto di vista ci saranno stravolgimenti. Semplicemente
assisteremo a delle innovazioni tecnologiche che aumenteranno il bacino d’utenza
per molte emittenti, oltre a una crescita dei canali».
Ti sta stretta la dimensione provinciale?
«No, mi trovo benissimo qui nella mia città, con i miei affetti e il mio lavoro.
Non cerco ossessivamente il grande salto. Però, se dovesse capitare, non mi
dispiacerebbe. Ma credo che il nostro mestiere si possa fare benissimo anche in
una piccola provincia se fatto con passione e dedizione».
Credi che siano maturi i tempi perché una donna possa dirigere un grande tg?
«Certo, ma da tempo. Soprattutto perché noi donne, contrariamente ai maschietti,
abbiamo maggiore dimestichezza e caparbietà».
L’evento che avresti voluto seguire?
«La campagna elettorale americana e soprattutto l'elezione di Obama».
Cosa vedi nel tuo domani?
«Sicuramente dei figli e la famiglia. Da piccola ho sofferto molto le assenze di
mia madre per lavoro, e per questo sarò una mamma presente. Pur non dimenticando
il campo professionale, prima di tutto mi dedicherò ai miei cari».
Come ti descrivi come donna e come giornalista?
«Sono un incontro tra opposti. So essere dolce, ma anche poco piacevole con chi
lo merita. Mi ritengo solare, ma anche bisognosa di spazi di solitudine. Come
giornalista, tendo troppo a immedesimarmi nelle cose che racconto. Insomma, vivo
i miei alti e i miei bassi in entrambe le sfere, affettiva e professionale,
alternando momenti in cui potrei spaccare il mondo ad altri in cui non riesco a
sbloccarmi, ma cerco sempre di vivere le cose secondo il loro lato positivo». |
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CRONACA IN ROSA Storie di quotidiana
disinformazione
di Federica Santoro
La trasmissione di inchieste di Rai Tre,
Report, rischia di rimanere senza
copertura legale. Questa è la decisione
dell’attuale direttore generale Mauro Masi.
Dal 2007, anno in cui l’allora
amministratore, Claudio Cappon, decise di
concedere piena assistenza legale -
penale, ma anche civile - a tutti i
collaboratori della
Gabanelli, il programma ha sempre goduto
della tutela dell’azienda.
Ciò ha garantito massima libertà
nelle indagini, cosa non da poco per chi fa
un lavoro duro come quello del giornalista
d'inchiesta, tenuto sotto scacco da politici
e industriali, facendo scudo contro la
pioggia di querele che di puntata in puntata
inevitabilmente si abbatteva sulla
redazione.
Verità scomode, traffici loschi, inciuci e
mezze verità smascherate grazie allo
scrupolo di una squadra di free lance, su
cui la Rai garantiva una sorta di
paracadute legale, evitando ai
giornalisti di provvedere di tasca propria
alle spese legali cui, da bravi reporter,
vanno continuamente incontro.
Un altro buco si aggiungerà a quelli che
vediamo già da tempo nell’informazione
fornita dal servizio pubblico, che sempre
più somiglia alla forma di un Gruviera?
L’inizio di AnnoZero viene
rimandato di settimana in settimana
perché mancano i contratti per la redazione,
mentre il Tg1 di
Minzolini continua a nascondere gli
scandali che interessano il Premier. Il
pericolo reale per noi è quello di rimanere
in mano con solo i buchi della forma,
continuando ad assaporarlo come fosse ancora
formaggio. |
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Addio, Mister Allegria
di Pierpaolo Di Paolo
È morto Mike Bongiorno. Il volto più noto
della tv italiana assieme a Pippo Baudo e
Raimondo Vianello. Considerato da tutti il padre
dei quiz, Mike ha fatto la storia del piccolo
schermo.
La televisione italiana nasce nel 1954 con il
programma Arrivi e Partenze, ovviamente
lui ne è il presentatore. L'anno successivo
Bongiorno viene scelto per presentare il
primo quiz della RAI: Lascia o Raddoppia.
Il successo è eccezionale, il programma segna un
vero e proprio fenomeno sociale, tenendo
incollati al teleschermo milioni di
telespettatori e condizionando le abitudini
degli italiani. In giro non si parla d'altro, le
gesta dei concorrenti, primi eroi della storia
della tv, divengono il leitmotiv delle
italiche giornate.
Da allora, una sequenza innumerevole di quiz e
altre trasmissioni di successo, da
Rischiatutto alla Ruota della Fortuna,
da Bravo Bravissimo a Genius,
senza dimenticare ben 11 edizioni del
Festival di Sanremo, tra le quali quella
tragica del 1967 in cui perse la vita il
cantante Luigi Tenco.
Trasmissioni che ci hanno accompagnato per
generazioni, proiettando Mike Bongiorno nelle
case degli italiani e rendendolo uno di
famiglia.
La sua è una tv allegra ma educata, mai urlata.
Anche negli anni moderni dei reality, del trash
in tv, delle risse orchestrate per fare
audience, non va mai alla ricerca dello
scandalo.
Il suo stile resta sempre quello scanzonato,
dall'ironia divertita e irrefrenabile che spesso
- non si saprà mai quanto spontaneamente e
quanto scientificamente - lo conduceva a
clamorose gaffes, gag che l'hanno reso
ancora più celebre e simpatico. Significativa
(ma falsa) quella leggendaria in cui il
presentatore avrebbe detto a una concorrente che
aveva appena sbagliato una domanda su un
volatile: «Ahi! ahi! ahi! Signora Longari... Mi
è caduta sull'uccello!».
Con Mike Bongiorno non c'è soltanto un pezzo
della tv italiana che se ne va, ma anche della
Storia d'Italia. Appena maggiorenne si
ritrova a vivere uno dei periodi più drammatici
della nostra storia: la II guerra mondiale.
Combatte nella Resistenza, dove fa da messaggero
tra Alleati e partigiani, ma viene fatto
prigioniero dai nazisti. Sono momenti tragici:
Mike viene condotto al muro per la
fucilazione, ma la sua cittadinanza
americana gli salva la vita. Rinchiuso nel
carcere di San Vittore, condividerà l'esperienza
della detenzione con un altro grandissimo
personaggio: Indro Montanelli.
Uomo dal temperamento energico ed esplosivo,
dalla vitalità irrefrenabile anche fuori della
tv, Mike non si è mai risparmiato, a dispetto
degli anni che passavano, intraprendendo
numerose attività sportive e avventure
estreme. Esperto sciatore e appassionato
alpinista, nel 1976 rimane intrappolato da una
terribile bufera mentre è sul Cervino a 4.478
metri di altitudine. Nel 2001, quasi ottantenne,
parte da Milano in una spedizione diretta al
Polo Nord per fini scientifici.
L'8 settembre 2009, a 85 anni, un infarto lo ha
stroncato verso l'ora di pranzo in una stanza
dell'albergo Metropole di Montecarlo. Non resta
che salutare, un uomo così, con la sua
espressione più celebre che è anche un inno alla
vita: «Allegria!». |
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HOT GIRLS Datemi
un orgasmo di
Valeria Scotti
Questa sera si recita a soggetto. Alla ricerca
dell’orgasmo perduto, e così via. Fingere a
letto è destino comune di molte donne.
Orgasmo: in quelle sette lettere si
racchiude un universo. Croce e delizia di lei
che, talvolta, non sa se confessare o no la sua
'incapacità'.
Ci sono invece quelle che l’orgasmo lo provano
in tutte le salse, neanche fossimo in un
ristorante etnico: multiplo, simultaneo.
Chapeau, e tanta invidia. Per non parlare delle
leggende metropolitane che arrivano dall’estero,
storie di donne che raccontano di soffrire di
orgasmi continui. In fondo la PGAD -
persistent genital arousal disorder - è
stata riconosciuta come una vera e propria
malattia che causa un eccitamento genitale
permanente. Orgasmi spontanei in qualsiasi
momento del giorno o della notte, questo il
succo.
E c'è chi addirittura ha provato l’
orgasmic birth durante il parto (dolori
permettendo), tanto da girarci un documentario
vincitore dell'Audience Choice Award al
Motherbaby International Film Festival.
Insomma, qui non si chiede la luna ma un
semplice, umile, orgasmo. Pure silenzioso, ci si
accontenta. Nell’attesa, si continua con la
recita per non svilire le capacità amatorie
di lui. Confessare? Giammai. «Non ho mai
provato un orgasmo con te» potrebbe essere un
duro colpo per il suo cuore.
Come magra consolazione allora, la speranza di
migliorare le proprie capacità interpretative.
Vuoi mai che un giorno assegnino gli Oscar per
il "miglior orgasmo non protagonista". |
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DONNE Goodbye
Fernanda di
Deborah Iaizzo
«Non ho mai voluto accettare le malattie
dell’età e ne ho le scatole piene di dover
prendere tutte queste pastiglie che i medici
mi prescrivono. Ho sempre cercato di vivere
di passioni e tutto questo mi riporta solo
alla disperazione dei miei 92 anni, con le
vene che non reggono la pressione di una
semplice iniezione. Ma grazie a Dio ci sono
questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le
loro poesie, i loro racconti, i loro auguri
e mi chiedono suggerimenti su come fare a
superare le tragedie della vita. Ahimè. A 92
anni ancora non so cosa rispondere. Dico
loro di sperare. Di battersi per vivere
in un mondo senza guerre volute solo da
capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere
senza il rimorso di non aver aiutato
nessuno. E proprio questi giovani sono una
grande, meravigliosa, consolazione.
Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto
ha lasciato un piccolo segno, un piccolo
seme».
Sono queste le parole pronunciate da
Fernanda Pivano, in occasione del suo
compleanno, un mese prima del 18 agosto,
data in cui si è spenta in una clinica
privata di Milano. Lei, che ha cercato
attraverso le sue traduzioni di
analizzare lo scrittore e la sua vita
personale, ha stravolto i luoghi comuni
italiani arrivando a tradurre opere che
durante la seconda guerra mondiale venivano
censurate, come Addio alle armi di
Ernest Hemingway. Oggi quindi la speranza è
nelle mani dei giovani, di ragazzi con una
predisposizione nei confronti della
letteratura, che potrebbero arrivare ad
essere arrestati - come è successo a lei, in
seguito alla pubblicazione della traduzione
di Spoon River di Edgar Lee Masters -
pur di far arrivare un messaggio di libertà.
Nasce a Genova, durante gli studi liceali
conosce Cesare Pavese, che più tardi
l’affiancherà nel suo lavoro di traduzione.
Si laurea in lettere, con una tesi su
Moby Dick, poi in filosofia. Lo stesso
anno inizia l’attività di traduzione, dall'Antologia
di Spoon River, che, a causa della
censura fascista, viene trasformata in
Antologia di San River. Viene comunque
incarcerata: «Era super proibito quel
libro in Italia. Parlava della pace, contro
la guerra, contro il capitalismo, contro in
generale tutta la carica del
convenzionalismo. Era tutto quello che il
governo non ci permetteva di pensare [...],
e mi hanno messo in prigione e sono molto
contenta di averlo fatto».
Il 1948 è una data fondamentale per la
Pivano: incontra a Cortina Ernest
Hemingway, con il quale instaurerà un
intenso rapporto professionale e di
amicizia. L’anno successivo pubblica la
traduzione di Addio alle armi. Sarà
lei, negli anni 60, a portare in Italia le
traduzioni degli autori della Beat
Generation.
Fernanda Pivano lascia ai suoi successori il
difficile compito di cambiare il mondo: «Con
molto dolore per i morti e per la tragedia
devo dichiararmi perdente e sconfitta perché
ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente
in onore e in amore della non violenza e
vedo il pianeta cosparso di sangue».
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TELEGIORNALISTI Umberto
Chiariello: il Napoli è in buone mani
di Giuseppe Bosso
Giornalista pubblicista dal 1993,
Umberto Chiariello
è da sempre anima e voce dello storico programma sportivo Campania Sport,
in onda la domenica sull'emittente Canale 21.
Il Napoli si rafforza, le grandi perdono i loro campioni. A cosa possono
puntare gli azzurri?
«Aspetterei ad esprimere giudizi. Quando saranno individuati tutti i
tasselli di questa squadra, bisognerà poi valutare sul campo, anche con il
tridente che è un modulo da verificare. Non credo però che le grandi siano
poi così indebolite: Inter e Juve hanno fatto investimenti importanti e sono
sempre le più forti. Forse il Milan è un’incognita, ma penso che avendo
sciolto il nodo Kakà-Ronaldinho a favore di quest’ultimo, questo giocatore
farà un campionato migliore di quello precedente. Poi c’è la Roma che, per
quanto sia al centro di una grande confusione a livello societario, resta la
squadra con la rosa migliore e non credo possa incappare in una seconda
stagione negativa. La Fiorentina, invece, ha indubbiamente perso molto
cedendo Felipe Melo, ma ha ancora un organico competitivo. Per cui ritengo
che la lotta del Napoli sarà quella per il sesto posto, utile per un
piazzamento europeo nella competizione che ha sostituito la vecchia Coppa
Uefa. L’obiettivo sarà migliorare l’ultima stagione, cercando di fare almeno
una quindicina di punti in più rispetto alla stagione 2008-2009».
A distanza di mesi, ritiene sia stata giusta la scelta di anticipare in
inverno il cambio in panchina tra Reja e Donadoni?
«Premetto che, secondo il mio giudizio, il miglior allenatore che il Napoli
avrebbe potuto prendere era Delio Rossi. Ritengo comunque che la scelta
operata sia stata quella di fargli subito prendere confidenza con
l’ambiente-Napoli, e lui è rimasto alla finestra nelle partite che ha
vissuto osservando molto e cercando di capire chi poteva andare bene per il
suo gioco e chi no. Lo ritengo in ogni caso un professionista esemplare che
ha potuto assimilare bene gli schemi e il gioco di Sacchi che, pur essendomi
antipatico, è stato il più grande allenatore italiano. Professionalmente ha
saputo finora farsi apprezzare, mostrando quel carattere tipico dei
bergamaschi. Caratterialmente è un finto buono che sa essere duro, è
consapevole che è venuto il momento di raccogliere quanto ha seminato in
quelle partite che, con l’eccezione delle sfide con Inter e Milan in cui la
squadra ha dato il massimo, le prestazioni non sono state buone».
Campania Sport è giunto ormai al ventesimo anno. La concorrenza di
altre reti vi ha mai ostacolato?
«Non direi. L’unico programma con cui siamo in concorrenza è Tifosi
di Telenapoli Canale 34, ma loro non vanno in onda 42 domeniche l’anno come
noi. Semmai, il problema si pone con il posticipo Sky, a maggior ragione
adesso con il digitale terrestre. Il telespettatore napoletano si sente un
po' costretto a ‘palleggiare’, ma noi andiamo avanti».
Mesi fa ha criticato la puntata di Porta a Porta dedicata a Moggi.
Ritiene che sia ancora in grado ancora di condizionare le scelte del mondo
del calcio?
«E come potrebbe essere diversamente? Guardate quante società ci sono uomini
rientranti nel suo entourage come Perinetti, Pavarese e Ceravolo. Per non
parlare di tutti quei procuratori dell’orbita Gea che sono ancora attivi.
Confido, comunque, che il processo in corso a Napoli possa finalmente far
luce e far pagare duro e amaro a questo personaggio che ha rubato il grande
sogno del calcio alla gente. Mi rammarica semmai vedere come alla Juve siano
stati revocati solo quei due scudetti. E in queste ci metto anche il secondo
scudetto del Napoli che, da tifoso, sento non mio».
Nelle sue celeberrime pagelle sulla partita del Napoli, quanto mette del
tifoso e quanto dell’opinionista?
«Cerco solo di mettere il buon senso. Avendo giocato anch’io a calcio sono
consapevole dell’impegno che lo sportivo dà in campo, per cui cerco di
evitare voti eccessivamente bassi, tranne in casi estremi. Per esempio è
capitato con il portiere Navarro dopo la sconfitta con la Samp, in cui
meritava davvero il 3 che gli ho dato. A scuola ero abituato a prendere otto
e nove e non condivido i criteri che molti colleghi seguono nella
compilazione delle loro votazioni, molto basse e col freno a mano tirato
anche di fronte a lusinghiere prestazioni. Nello stesso tempo credo che a
fronte di prestazioni altamente negative, pur senza essere impietosi, sia
doveroso sottolineare lo scarso rendimento».
Cosa si aspetta per il futuro di Campania Sport e del Napoli?
«Quest’anno, come già detto, raggiungiamo le 20 stagioni, e per me è un
traguardo importante. Decideremo dopo se è il caso di continuare per
arrivare alle nozze d’argento, oppure fermarci e dedicarci ad altro. Il
Napoli credo sia destinato a fare grandi cose, e con un presidente come De
Laurentiis che ha dimostrato di non essere sceso in campo tanto per
apparire, prima o poi i risultati arriveranno. Siamo in buone mani». |
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SPORTIVA Ballo
d'oro di Pierpaolo Di
Paolo
Di atlete belle, dal fisico statuario e, in alcuni
casi, dal grande fascino, i mondiali di Berlino ne
hanno annoverate davvero parecchie. Un posto d'onore
spetta sicuramente a Blanka Vlasic, da tempo
considerata come una delle sportive su cui rifarsi
gli occhi. Blanka, ragazza croata di 25 anni e
campionessa nel salto in alto, era attesa da
televisioni e appassionati.
La ragazza, nel suo costumino da saltatrice, non
soltanto può sfoggiare un corpo perfetto, ma anche e
soprattutto un viso bellissimo i cui lineamenti sono
esaltati dagli enormi occhi azzurri. Alla bellezza
oggettiva, si può sommare una altrettanto evidente
eleganza e femminilità nelle movenze. E se a ciò
aggiungiamo che la sportiva regala al pubblico dei
balletti simpatici e sexy per festeggiare il
salto vincente, ecco che il mix è completo.
In Croazia è diventata una vera e propria stella,
esaltata dalla stampa e osannata dai supporters. Non
c'era alcun dubbio, quindi, che la conquista dell'oro
a Berlino da parte della bella eroina slava
avrebbe scatenato i media. Un traguardo raggiunto
pochi giorni dopo un incidente che ha
dell'incredibile: Blanka ha provato il salto
nella sua stanza d'albergo dando una 'craniata'
pazzesca sotto lo stipite della porta. L'episodio le
è costato una profonda ferita alla testa e sei punti
di sutura.
L'inconveniente non ha però fermato la gigantesca
atleta (alta 1.93 cm) che ha poi saltato in pista -
e stavolta senza stipiti a fermarla - la misura di
2,04m. La regina Blanka per la seconda volta
sulla vetta del mondo, hanno titolato i
quotidiani. Lei, per nulla intimidita dalla
popolarità, si è mostrata evidentemente esaltata da
tanto affetto: «Avevate qualche dubbio? Sono la
migliore!», ha rilanciato non senza una buona dose
di presunzione.
La febbre Vlasic oramai imperversa e in
tanti, tra giornalisti e sportivi, si chiedono
quando la ragazza batterà il record mondiale di 2,09
della bulgara Stefka Kostadinova. È un record che
resiste da ben 22 anni, e la stessa croata non è mai
andata al di là dei 2,08 m, suo record personale.
Lei comunque non si nasconde: «Non so quando lo
batterò, ma sento che il momento non è lontano. Sono
pronta mentalmente e fisicamente a farlo», ha
rassicurato.
La speranza è che per raggiungere questo traguardo,
stavolta, la campionessa scelga di allenarsi fuori
delle mura domestiche. |
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