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Telegiornaliste anno V N. 25 (196) del 29 giugno 2009
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MONITOR Annalisa
Anastasi, i valori di una giornalista
di Giuseppe Bosso
Annalisa Anastasi lavora al tg
dell’emittente friulana Videoregione da luglio 2008. Attualmente collabora anche
con il settimanale Il Friuli e con alcune associazioni Onlus.
Come ti sei avvicinata al giornalismo?
«È una passione che coltivavo da anni, ho sempre avuto una grande curiosità per
il mondo della comunicazione e per i media. Se usati bene, ti offrono grandi
cose. Amo il contatto con la gente, che siano persone comuni o rappresentanti
delle istituzioni».
Nel 2008 hai vinto il titolo di
Miss Friulitv.net. Le tue emozioni?
«Mi ritengo una persona riservata, contrariamente a quanto si potrebbe pensare
guardandomi in tv. È stata un'esperienza simpatica che mi ha fatto piacere, ma
per il resto preferisco guardare sempre avanti, osservare e compiere giorno dopo
giorno quei piccoli passi della crescita professionale. Comunque sono contenta
se riesco a trasmettere qualcosa di positivo a chi mi segue».
Hai un blog e, come molti nostri colleghi, uno spazio su Facebook.
Cosa hanno cambiato queste nuove forme di comunicazione?
«In realtà per me questi spazi sono più che altro uno svago, cerco di non
parlare del mio lavoro. Niente potrà mai sostituire il face to face,
anche se questo aspetto sta diminuendo a molti livelli. Il contatto è
fondamentale, è così che riesci a captare quelle emozioni che poi cerchi di
trasmettere al pubblico».
E il digitale terrestre? Ritieni possa dare una maggiore visibilità a chi,
come te, opera a livello locale?
«Lo spero, soprattutto perché le realtà locali costituiscono una grande risorsa:
rispetto alle emittenti nazionali, riescono ad essere più vicine al territorio
dove operano e a seguire attentamente le problematiche del cittadino».
Quale notizia ti piacerebbe dare un giorno?
«Ogni notizia, anche quella apparentemente piccola come la riparazione di una
buca per strada, è importante. Non sono alla ricerca assillante dello scoop
straordinario che ti può cambiare la carriera, ma cerco sempre di percorrere uno
step alla volta. Spero di conservare sempre questa mentalità e questa carica, è
una spinta per andare avanti».
Quali apprezzamenti ti ha fatto piacere ricevere? E il tuo rapporto con le
critiche?
«Parlando di apprezzamenti, la prima cosa che si presenta allo spettatore è
l’estetica. Fin da quando ho esordito in televisione, ho avvertito la
frustrazione di essere considerata una valletta muta, mentre io voglio parlare,
esprimermi, dire la mia. Per fortuna, con il tempo, sono riuscita a trasmettere
questa idea: alcune Onlus di cui ho parlato, per esempio, mi hanno riconosciuto
grande passione per come ho affrontato le loro problematiche. Per quanto
riguarda le critiche, non mi piace vedere sottovalutati i giovani in generale.
Capisco che all’inizio un po' di diffidenza ci possa essere, ma se non si
investe sulle nuove generazioni, se non si dà alle nuove leve la possibilità di
emergere, non ci potrà mai essere un ricambio in un gruppo di lavoro. Ho capito
che bisogna adeguarsi nei toni, purché ci sia sempre rispetto per la persona e
per la meritocrazia. Per fortuna, non ho ancora trovato qualcuno che abbia
discusso i miei valori». |
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CRONACA IN ROSA Giornalisti
di gossip di
Erica Savazzi
Cerco di ricordarmi perché ho voluto
fortemente diventare giornalista. La
risposta è quasi banale: per raccontare,
per scrivere, per guardare la realtà e farla
arrivare a chi non la può vedere di persona.
Credevo che scrivere e parlare delle cose
sarebbe servito anche a migliorarle. Visione
infantile e semplicistica? Certo, però l’idealismo
ci vuole, soprattutto all’inizio, quando il
giornalismo è una vera e propria vocazione.
Il difficile è riuscire a diventarlo
davvero, un giornalista, e poi vivere della
professione: oggi è praticamente
impossibile.
Immagino che anche la maggior parte dei
colleghi famosi, capaci, “arrivati”, abbiano
iniziato con questo slancio ideale. Ma mi
chiedo dove sia finito. Perso nel
tran-tran di chiudere le edizioni dei tg
e di riempire quei due minuti rimasti
vacanti con servizi sull’afa in cui si
consiglia di bere molto e immagini di
anziani al parco? Perso nelle “note
politiche” dove nessuno fa domande, ma si
raccolgono solo dichiarazioni, dove si
montano insieme affermazioni e repliche,
battute e ribattute, dove nulla si capisce –
a volte nemmeno l’argomento è chiaro – e
nulla si spiega?
Ci sono voluti giorni prima che qualcuno
reagisse al silenzio del primo tg
nazionale sull’inchiesta di Bari su un
giro di ragazze che arriverebbe – secondo le
dichiarazione delle testimoni - a casa del
Premier. Silenzio interrotto da Augusto
Minzolini, il direttore, per spiegare
che aveva deciso di non parlarne perché si
trattava solo di gossip (quindi di
rilevanza pari alle notizie su Belen
Rodriguez, per dire). Ovviamente solo dopo
essere stato convocato per chiarimenti dal
Paolo Garimberti, presidente Rai e
innescando – giustamente – discussioni e
reazioni.
E i giornalisti? Quelli che il telegiornale
lo fanno? Dov’erano nei giorni scorsi? E i
comitati di redazione, che sono intervenuti
solo mercoledì 24? E l’Ordine, che non si è
proprio sentito?
In una professione già agonizzante per il
precariato, le leggi discutibili (vedi
intercettazioni), il controllo politico,
dove sono finiti i giornalisti? |
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FORMAT Il
pagellone di giugno di
Giuseppe Bosso
Sole splendente su
7
vite. Nuove avventure per la sgangherata
combriccola targata Rai e guidata da Luca Seta,
che si arricchisce di new entry d’eccezione
Magalli, Giarrusso, Stefanenko). Il risultato?
Ottimo!
Sereno su Elisabetta Canalis che, dopo un
anno non facile per il flop di Artù, si è
coraggiosamente rimessa in discussione
diventando vj per Trl. Stanca ormai di
essere associata all’immagine della velina e del
gossip, la bella Elisabetta ha iniziato un nuovo
percorso professionale che speriamo le porti
tanta gioia.
Soleggiante su Non smettere di sognare,
esperimento riuscitissimo di Mediaset.
Alessandra Mastronardi e Roberto Farnesi sono
stati azzeccati protagonisti di un film tv che
si è ispirato a Flashdance. E se l’ex
divo di Centovetrine è ormai un
interprete affermato, la ‘primogenita’ di casa
Cesaroni è destinata sempre più a
spiccare il volo, e non possiamo che augurarle
ogni bene.
Variabile sulla Confederations Cup.
Malgrado il disastroso epilogo per gli azzurri
di Lippi (che speriamo non venga bissato tra un
anno, quando torneremo in Sudafrica per
difendere il titolo conquistato nel 2006),
Raiuno totalizza buoni ascolti per una
competizione che, pur non riscuotendo grande
attenzione, mette in luce nuove realtà del
calcio mondiale come gli Stati Uniti e l’Egitto.
Poco nuvoloso su Lucilla Agosti,
decisamente personaggio rivelazione dell’anno,
pur avendole affidato un programma-fotocopia di
altre produzioni e format che tentano di
valorizzare talenti. A ben guardare, il
risultato di Lucilla è l'unico che si è messo in
luce.
Foschia su Belen Rodriguez alla quale
consigliamo, dopo aver riempito palinsesti e
rotocalchi dall’autunno scorso ad oggi, di
prendersi una piccola pausa per non consumarsi
prima del tempo. Ma a Canale 5 probabilmente non
la pensano così...
Nebbia su Uno Mattina Estate.
Niente contro la bella Miriam Leone, ancora per
poco più bella d’Italia, ma non possiamo non
condividere l’amarezza della collega
Valentina Renzopaoli riguardo i criteri che
dalle parti di Viale Mazzini talvolta vengono
impiegati per queste scelte.
Pioggia sulle solite e ripetitive
repliche che riempiono (e riempiranno) i
palinsesti estivi dei prossimi due mesi.
Temporale su 90210. Pochi episodi
sono stati sufficienti per comprendere come il
tentativo di ricalcare la serie cult per
eccellenza degli anni 90, Beverly Hills 90210,
sia miseramente naufragato nel trash totale,
malgrado la presenza di personaggi amati come
Brenda Walsh e Kelly Taylor.
Grandina su Augusto Minzolini, che ha
scelto decisamente il modo peggiore di iniziare
il suo mandato come direttore del primo tg del
servizio pubblico. Alcune notizie,
direttore, per quanto sgradevoli, meriterebbero
di essere comunque portate a conoscenza
dell’opinione pubblica che paga il canone.
Burrasca su chi piange adesso Michael
Jackson dopo avergli voltato le spalle per
anni. |
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CULT Dove
volano le favole
di Valeria Scotti
Sala gremita. Nessuna distinzione tra le file di
sedie subito occupate. Solo il desiderio di
ascoltare favole, anche se non si è più bambini.
Quelle Favole non dette che
Vladimir Luxuria ha deciso di narrare.
Alla Feltrinelli di Napoli per presentare il suo
ultimo libro, edito Bompiani, Vladimir ha
sottolineato il tema centrale di quelle pagine:
la trasformazione del corpo. «Quello che
mi interessava, nelle storie dei miei
personaggi, era mostrare ciò che avevano dentro
rispetto al corpo dato. Un po' come il rospo che
aspetta la fanciulla che lo baci per
trasformarsi in un principe. Da qui la scelta
non di sognare, ma di lottare e di
intraprendere un percorso tra avversità e
discriminazioni».
Sei favole, tre classici reinterpretati
(Pinocchio di Collodi che desidera essere una
bambina in carne e ossa, il Brutto anatroccolo
che si trasforma in un meraviglioso cigno, La
Sirenetta, ambientata nel cemento della
metropoli milanese) e tre storie inedite. Come
quella di Barbara, la bambina che inorridisce di
fronte a una creatura rinchiusa in una gabbia:
la donna-uomo.
Il libro, pensato prima della partecipazione
all'Isola dei Famosi, si è arricchito di
quell’avventura. Giorni in cui c’era tanto,
tantissimo tempo a disposizione per lavorare di
fantasia e delineare i personaggi.
Gli occhi vivi di Luxuria parlano, anche più
della sua bocca, scrutano il pubblico,
abbracciano e suggeriscono: mai arrendersi, mai
nascondersi. «La volgarità è negli
sguardi degli altri appiccicati addosso. Il
nostro non è un capriccio o il desiderio di
provocare, ma un percorso interno necessario.
Abbiamo le nostre sofferenze e i nostri sogni. E
sono convinta di una cosa: chi insulta e vuol
far sentire una persona diversa, vive di
problemi irrisolti».
Tra parole lette e interventi dei presenti, c’è
spazio anche per affrontare il tema della
spiritualità che «non è assolutamente
incompatibile con una condizione di diversità
sessuale. Ci sono tantissime persone che
fortemente credono, hanno il diritto di
credere». E la favola peggiore dei nostri
giorni? «Il trasformismo politico. Non fa
paura la transizione sessuale, semmai quelle
persone che cambiano più spesso partito che paio
di mutande». |
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DONNE Gli
Intoccabili in Parlamento
di
Chiara Casadei
Manmohan Singh ha assicurato che «questa è
una occasione storica». E se lo dice
lui, che è il Primo ministro indiano, non
possiamo di certo non crederci. La svolta di
cui parla è la recente elezione alla
presidenza del Lokh Saba, la camera bassa
del parlamento indiano, di Meira Kumar,
la prima donna ad ottenere questo incarico e
la prima figura femminile appartenente alla
casta dei Dalit, gli Intoccabili, a
raggiungere una posizione politica così
elevata.
Originaria dello stato settentrionale del
Bihar, figlia dell’ex vice Primo ministro
Jagjivan Ram e moglie di un giudice della
Corte Suprema, la Kumar, 64 anni, appena
ventenne ha intrapreso la carriera
diplomatica. Ministro, ex ambasciatrice
a Londra e Madrid, si è da sempre battuta
per cause importanti e attuali, come ad
esempio la promozione dei matrimoni tra
caste differenti.
Ora il suo scopo è quello di emancipare i
Dalit, detti Intoccabili, la casta
indiana più bassa che però costituisce una
massa elettorale significativa. A volere la
sua elezione è stata l’attuale leader del
Partito nel Congresso, Sonia Gandhi, e la
Kumar è subito emersa come rivale di
Kumari Mayawati, conosciuta come la
“regina dei Dalit”, premier dello stato
dell’Uttar Pradesh.
Più in generale, il valore di questa
elezione è davvero significativo: sottolinea
- e forse permetterà di migliorare - la
situazione di discriminazione in cui vivono
attualmente gli Intoccabili, e simboleggia
un avvicinamento delle donne indiane
– soltanto 59 su 543 deputati sono donna –
alla vita politica. |
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TELEGIORNALISTI
Marco
Frittella e il giornalismo politico
di Chiara Casadei
Uno dei volti più noti nel mondo del giornalismo politico italiano, in gran
parte sul fronte televisivo grazie al Tg1. E un nome associato anche a
quotidiani e settimanali come Il Mondo e Avvenire:
Marco Frittella.
Il giornalista, nato a Orte nel 1958, è conosciuto da giovani universitari
anche come docente di Giornalismo Politico Radiotelevisivo – che
sembra oltretutto inquadrare in tre semplici parole la posizione lavorativa
più consona del personaggio – all'Università di Roma Tor Vergata nel corso
di laurea magistrale in Informazione e Sistemi Editoriali della
Facoltà di Lettere e Filosofia e nel Master in Comunicazione
Istituzionale della Facoltà di Giurisprudenza.
Lunga la sua collaborazione con il Tg1 nel ruolo di giornalista
parlamentare, iniziata negli anni 80. Da Tangentopoli al giuramento di ben
tre Presidenti della Repubblica, dalla scomparsa di Dc e Pci alla nascita
della Seconda Repubblica, è stato sempre un eccellente cronista televisivo
dei principali eventi politici per tutti gli italiani.
Interpellato sul giornalismo italiano in un'intervista accessibile online su
Mediapolitika.com,
Frittella sottolinea l’aspetto accomodante riguardo l’ambito politico: «I
giornalisti politici italiani vengono dalla politica e questo li porta ad
avere con i politici un rapporto quasi di colleganza. Naturalmente sarebbe
meglio avere una ripartizione dei compiti e delle funzioni più netta, come
avviene all’estero. Il problema nostro è di avere un giornalismo
intellettualmente onesto, non militante, non fazioso, non incline al
compromesso».
E una "colpa" principale di questo ramo d’informazione: l’assenza di una
salda imparzialità.
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SPORTIVA Stacy
Keibler monta in sella!
di Pierpaolo Di Paolo
Il wrestling americano è un mondo dove sport e
spettacolo si fondono. Un binomio capace di tenere
incollati al teleschermo milioni di telespettatori,
per lo più giovanissimi. Un universo dove i
protagonisti devono avere doti ben precise: uomini
cattivi e irriverenti e donne dal fisico esplosivo,
pronte a esibirsi in pose micidiali e sexy,
buone per abbattere l'avversaria ma soprattutto
ottime per stamparsi nelle pupille dell'attento
spettatore, che resta incollato al video in attesa
di altri dettagli anatomici delle contendenti.
Stacy Keibler, capelli biondi, occhi verdi e
curve da bambolina gonfiabile, ha avuto proprio
tutte le carte in regola per sfondare. Dopo
l'esordio come
Nitro Girl nel 1999 per la WCW, la bellezza
statunitense conquista una repentina ascesa
nell'ambiente, venendo immediatamente assunta come
wrestler dalla
WWE.
Di qui il lancio nei programmi di maggior successo:
SmackDown nel 2002 e
Raw immediatamente dopo.
È questo probabilmente il passaggio che segna la sua
definitiva consacrazione nell'ambiente: Stacy
diviene fidanzata e manager di Andrew "Test" Martin
e ne rilancia l'immagine. Dopo avergli consigliato
di tagliare i capelli e "ripulire" la sua immagine,
ha l'idea di fargli chiamare i suoi fans "testicles".
Un' intuizione impudente con la quale la wrestler
dimostra di aver non solo le curve giuste, ma reale
intuito per le logiche del sistema-spettacolo nel
quale si è calata.
Terminata la relazione con Test, Stacy si fidanza
con
Randy Orton. La loro storia è destinata però a
finire presto ed in maniera burrascosa quando Randy,
in diretta, la prende a sediate sul ring. Nello
stesso anno (2005), è protagonista di un gossip rosa
rilanciato da riviste scandalistiche secondo le
quali la ragazza avrebbe partecipato a un triangolo
amoroso con Geoff Stults e Jennifer
Aniston.
Ma chi aveva previsto come epilogo naturale della
carriera della Keibler l'approdo a
Play Boy, è destinato a ricredersi. L'atleta
sorprende tutti e rifiuta per ben tre volte le
offerte della rivista patinata più famosa del mondo:
«Preferisco che i miei fan lavorino di
immaginazione», spiega sorniona.
Nel suo futuro, dopo il definitivo abbandono della
WWE, sembra esserci nientemeno che un approdo in
MotoGp. Pare che, piuttosto che seguire la
strada delle riviste scandalistiche e delle
paparazzate, la bellissima e non certo stupida
atleta voglia cimentarsi in qualcosa di veramente
impegnativo. |
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