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Archivio Telegiornaliste anno XX N. 15 (762) del 8 maggio 2024
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TGISTE
Rossella Graziuso, i sogni ci rendono unici
di Giuseppe Bosso

Incontriamo la giornalista e speaker radiofonica Rossella Graziuso, volto dell’emittente Radio Play Tag, che la domenica la vede condurre la trasmissione Tagga che ti passa, ogni settimana un diverso hashtag e tanti ospiti per approfondire varie tematiche anche attraverso l'interazione con gli spettatori.

Benvenuta su Telegiornaliste, Rossella. Per presentarti ai nostri lettori, chi sei e quali sono state le tue esperienze più significative?
«Nasco come speaker radiofonica, ho condotto format fin dagli anni universitari per vari emittenti campane ed ora la mia avventura prosegue con Radio Play Tag. Ho anche condotto su Telecolore un programma di approfondimento chiamato Specchio. Oltre alla radio sono anche giornalista pubblicista e scrivo articoli per testate locali».

Diventare mamma di una splendida bambina chiamata Giorgia cosa ha rappresentato per te?
«Sicuramente un cambio di rotta per l’aspetto professionale, la nascita di un figlio innegabilmente stravolge tutto; inizialmente al di là della gioia che ti dà devi mettere un freno a tante proposte lavorative; sono anche buyer per un’azienda salernitana molto conosciuta. Ma col tempo ti rendi conto che con la maternità diventi donna a 360 gradi, la maternità ti fa vedere la vita sotto una diversa prospettiva e mi ha reso sicuramente più empatica verso le altre persone».

Un tempo si pensava che la maternità fosse la realizzazione definitiva per una donna; oggi è ancora così?
«No. È una parte della realizzazione, ma non è detto che ci si senta realizzate solo attraverso questo passaggio. Conosco donne che pur non avendo provato questa gioia, sono pienamente realizzate sotto altri aspetti, imprenditrici che riescono a gestire la loro vita senza sentirsi private di qualcosa. La maternità è una scelta, un completamento ma non la chiave di lettura».

Parliamo del tuo lavoro giornalistico che oggi è soprattutto la trasmissione della domenica su Radio Play Tag, Tagga che ti passa: com’è nata e come l’hai sviluppata finora?
«Per caso. È bello e tutto nuovo, ho alle spalle editori fantastici che mi hanno dato la possibilità di esprimermi e di creare dal nulla questo contenitore di musica, arricchito da tante testimonianze di persone più o meno note. Ogni domenica lanciamo un hashtag tematico, un tag diverso, in modo da interagire anche con gli ascoltatori (e spettatori, è anche Radio tv) attraverso immagini e messaggi».

Quali sono gli ospiti che più ti hanno coinvolto tra i vari artisti, esponenti dello spettacolo e del mondo sociale che hai avuto modo di intervistare?
«Negli ultimi tempi hanno preso parte gli esponenti di varie associazioni no profit, il cui operato ha qualcosa di veramente incredibile. Al tempo stesso, tra gli artisti, Manuel Aspidi è uno dei cantanti che più mi ha maggiormente coinvolto per la sua storia personale ed artistica. Un ragazzo che ha fatto coming out, che non si è arreso di fronte alle difficoltà della vita, poiché uscito da un talent non ha avuto immediato successo, ma con impegno e sacrificio ha saputo aspettare fino ad arrivare anche negli Stati Uniti con la sua musica».

Non solo Tagga che ti passa, sei sempre coinvolta nella presentazione di eventi in giro per la tua regione: ci puoi anticipare qualcosa dei prossimi mesi?
«Sicuramente presentazioni di libri, vengo spesso contattata per fare da moderatrice ad autori più o meno conosciuti. Molti di loro trattano tematiche legate al mondo delle donne come la violenza di genere».

Rossella, in conclusione della nostra chiacchierata, cosa senti di dire?
«In primis ti ringrazio per questa possibilità che tu e Telegiornaliste mi avete dato. Sento di dire a tutte le persone che vogliono intraprendere la strada della comunicazione radiofonica e non solo, di perseverare e di credere nella bellezza dei loro sogni, perché solo i sogni e le passioni ci rendono persone uniche e speciali».
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TUTTO TV
Daniela Ioia, Rosa un personaggio positivo
di Giuseppe Bosso

L’avevamo incontrata per la prima volta nel 2020, quando iniziava a essere un volto familiare per il pubblico. Ormai Daniela Ioia è a tutti gli effetti un’attrice affermata; da anni il suo personaggio, Rosa Picariello, recentemente promosso da ‘guest’ a membro fisso del cast, è tra i protagonisti di punta della storica soap opera di Rai 3 Un posto al sole. L’abbiamo vista anche in un’altra, non meno fortunata, serie di successo ambientata nella sua natia Napoli, Mare Fuori. È un piacere ritrovarci nuovamente.

Bentrovata Daniela, ci eravamo incontrati la prima volta a ridosso dei tuoi riconoscimenti per r Gomorra e poi la tua vita professionale ha avuto una svolta importante con il tuo ingresso nel cast di Un posto al sole: com’è iniziata la tua partecipazione alla storica soap opera di Rai 3?
«È iniziata come tutti i lavori a cui ho preso parte, con un provino. Mi richiesero un self tape e quando lessi la scena da interpretare mi sembrò un personaggio interessante. Dopo una settimana il mio agente mi chiamò per comunicarmi che mi avevano scelta.

L’inserimento di Rosa nella sigla di apertura, passando quindi da personaggio ricorrente a membro fisso, cos’ha rappresentato per te?
«Sicuramente grande gioia e soddisfazione. Ma anche tanta gratitudine verso tutti: il pubblico affettuoso e caloroso, la produzione, i colleghi. Dopo qualche giorno è cominciato a venir fuori anche un sentimento strano, tra la responsabilità e la paura di essere ancora di più meritevole di quel posto e di non viverlo come un punto di arrivo, ma come una partenza e una spinta a fare sempre meglio per crescere insieme a Rosa».

Possiamo definire il tuo personaggio una figlia del nostro tempo, per la sua vicenda che fin dall’inizio ha appassionato e coinvolto i telespettatori?
«Assolutamente sì, Rosa esiste, alle volte è la nostra vicina di casa, un’amica, una parente, una conoscente. È una donna comune, con un modo di fare unico. Dal suo primo ingresso nella serie ha dovuto fronteggiare varie difficoltà. La sua è una costante scalata verso la sua affermazione e accettazione. Sbaglia alle volte, commette i suoi errori, ma alla fine è un personaggio positivo».

Si fa spesso, forse troppo spesso, polemica per le fiction ambientate a Napoli che raccontano storie di degrado, di delinquenza e così via: dal tuo punto di vista di interprete cosa rispondi?
«Il degrado e la delinquenza esistono dappertutto. È impossibile immaginare che non ci siano, soprattutto in una metropoli come Napoli. Raccontare di situazioni difficili, di degrado, è importante perché fornisce spunti di riflessione. Solo parlandone possiamo comprendere a fondo il problema e tentarlo di risolvere».

Oltre a Un posto al sole a cosa stai lavorando in questo periodo?
«In questo periodo mi divido tra teatro e televisione. Sono alle prese con la preparazione del nuovo spettacolo con la mia compagnia e tra un po’ riprendono le repliche dello spettacolo di Paolo Caiazzo. Intanto continuo a dare voce, corpo e anima alla nostra Rosa».

Tuo figlio che inizia a crescere sempre più è cosciente della popolarità della mamma?
«Mio figlio si diverte ora a vedermi in tv. L’ho portato anche dietro le quinte dello spettacolo ed è stato emozionante. Si incuriosisce nel vedere le persone che mi riconoscono e si fermano a chiacchierare. Per lui è tutto un gioco e va bene così».
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DONNE
Elisabetta Bittante, sentirsi sempre vivi
di Giuseppe Bosso

Incontriamo Elisabetta Bittante, scrittrice che ha dato alle stampe un libro il cui titolo potrebbe apparire banale e scontato, ma così non è, per l’importante messaggio che l’autrice ha cercato di trasmettere.

Elisabetta, come nasce il suo libro Non è mai troppo tardi per essere felici?
«Era da molti anni che non scrivevo più; una sera ho ripensato alle tante chiacchierate con amiche e conoscenti (dai 60 anni in su) e ho riscontrato una costante stonata che diceva “adesso i figli sono grandi, non lavoro più, sto in casa, mi sento inutile ormai, ma è la vita!”… ogni tanto prendeva anche me questo pensiero e allora mi sono messa a scrivere creando due protagonisti che si incontrano in chat e cominciano a raccontarsi, e si rendono conto che hanno tante passioni, tante cose da fare, tanto da dare, compreso l’amore, il sesso, il senso di appartenenza… e che la vita va vissuta con passione, innamorandosi di ogni cosa per sentirsi vivi».

A chi è rivolto in particolare e a chi, se è stato così, lo ha voluto dedicare?
«Il libro è per tutti: per gli over 60 che non devono lasciarsi andare, ma ritrovare entusiasmi perduti; e per gli under 60, i nostri figli, che già dai 50 anni ci trattano da rimbambiti!».

Possiamo definirei suoi personaggi ‘figli del nostro tempo’, per così dire?
«I personaggi usano la tecnologia come strumento per comunicare, ma sono persone senza tempo, le sensazioni sono quelle di tante generazioni».

Quali sono i riscontri che ha avuto dai lettori, anche interagendo con loro tramite i social?
«Ho ricevuto pareri favorevoli soprattutto perché il romanzo è un cocktail di emozioni e un alternarsi di trame; ci sono racconti di vita vissuta, racconti fantasy, momenti di cronaca;; ma la cosa essenziale è l’empatia tra i protagonisti».

Pubblichiamo l’intervista a pochi giorni dalla festa della mamma; lei, per chi non lo sapesse, è madre di una bravissima e amata doppiatrice che ho avuto il piacere di intervistare, Valentina Pallavicino: cosa vuol dire a lei in questo giorno anche a voi dedicato?
«Di leggersi il libro! A lei e a tutte le ragazze e ragazzi per capire che la vita, nella fase dell’autunno, è ancora piena di magia e passione, di colori caldi ed entusiasmanti».

Grazie, Elisabetta, e a conclusione della nostra chiacchierata cosa sente di dire, pensando a tutte le mamme del mondo?
«Alle mamme del mondo che dire? Dico di pensare che sono in primis donne, di non riversare sui figli tutte le loro aspettative perché arriverà il giorno che verranno deluse e sentiranno come le persone che mi hanno dato l’input per scrivere il libro».  
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