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Archivio Telegiornaliste anno XX N. 6 (753) del 14 febbraio 2024
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TGISTE
Carlotta Dessì sempre con noi
di Giuseppe Bosso

Un giorno, tra tanti anni, ricordando questi momenti, cosa racconterai ai tuoi figli o comunque a chi nascerà dopo?
«Che la libertà non ha prezzo. E che certe situazioni prima di giudicarle, bisognerebbe viverle. 14 giorni in una casa non tua, senza un abbraccio, senza un bacio o un semplice sorriso, senza nessun contatto fisico ti fanno sentire vuota, persa, completamente sola».

Ci eravamo lasciati così, all’inizio di marzo del 2020, proprio nelle ore in cui il Governo allora presieduto da Giuseppe Conte stava varando il decreto che per fronteggiare l’emergenza coronavirus istituiva il lockdown; era appena reduce da due settimane di isolamento forzato e ci aveva raccontato le angosce e le preoccupazioni che avevano accompagnato in quei giorni lei e i suoi cari.

Abbiamo appreso come un fulmine a ciel sereno nella mattina del 7 febbraio la notizia della scomparsa di Carlotta Dessì, inviata di varie trasmissioni Mediaset come Pomeriggio Cinque e Fuori dal coro, che ci ha rattristati profondamente proprio nel ricordo di quella chiacchierata di quei giorni non facili per l’Italia e per tutto il mondo.

Crudele il destino nei confronti di una giovane donna che a dispetto dell’età vantava già una consolidatissima esperienza giornalistica in diverse redazioni dove tutti l’avevano sempre apprezzata umanamente e professionalmente.

A dicembre aveva partecipato alla trasmissione di cui era stata lungo inviata, condotta da Mario Giordano su Rete 4, e malgrado la malattia la stesse a poco a poco consumando aveva deciso comunque di lanciare un messaggio di speranza, appena dimessa dall’ospedale.

Bisogna lottare, non bisogna arrendersi. Una cosa è certa. Non sono sola. Non lo sono mai stata dal primo giorno in cui ho scoperto la mia malattia, 4 mesi fa, in una caldissima estate milanese. Da quel giorno la mia vita è cambiata. È cambiata per me, per la mia famiglia, per il mio compagno… vincerò, anzi vinceremo. Ma soprattutto grazie a Mario Giordano e alla splendida squadra di Fuori dal coro. 5 mesi di ospedale, sono felicissima”.

Commozione e dolore da parte di tutti i colleghi che avevano accompagnato Carlotta nei suoi anni da giornalista, che hanno variamente voluto ricordare l’amica e compagna di viaggio sui social e idealmente, come noi, stringono forte i familiari e il compagno per il loro lutto.
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TUTTO TV
Marilina Succo, tra meteo e arte
di Giuseppe Bosso

Dallo scorso autunno è diventata un volto familiare per il pubblico di Rainews 24. Abbiamo il piacere di incontrare Marilina Succo, originaria del Canavese, che ogni mattina ci racconta le previsioni del tempo.

Com’è iniziata questa sua avventura al meteo di Rainews e come ha cambiato la sua vita e i suoi impegni?
«Sono originaria di Torino e mi sono laureata in un’accademia di Arte Drammatica: la mia agenzia mi ha indirizzata a partecipare a questo provino per Rainews che ha rappresentato una novità inaspettata; in quanto attrice sono abituata a calarmi nei panni di personaggi che non siano me, anche se questo ruolo da conduttrice mi sta divertendo molto perché mi ha permesso di entrare a far parte di una importante redazione che ha deciso di puntare su di me».

‘Entrare in casa delle persone’ per questo spazio breve ma importante per lei è più responsabilità o piacere?
«Entrambe le cose: responsabilità derivata dall’essere stata scelta per essere il volto di questo spazio di Rainews 24, che inizia con le riunioni di redazione e si concretizza con la messa in onda, ma anche piacere, legato al pensiero che entro in casa delle persone che stanno iniziando la loro giornata in quelle ore mattutine; ho ricevuto dei feedback molto positivi».

Ha avuto modo di rivedersi o di ascoltare consigli di persone a lei vicine per individuare possibili accorgimenti o punti da migliorare?
«Ogni giorno possiamo migliorare, a maggior ragione in un’emittente innovativa come Rainews che è in continua evoluzione e crescita anche a livello di strutture. I consigli posso riceverli dall’emittente televisiva, dal pubblico ricevo per fortuna complimenti e sostegno per il mio buon lavoro, e di questo credo che ne sia felice anche la rete».

Meteo oggi è anche fare i conti con le problematiche legate ai cambiamenti climatici: cosa ha potuto riscontrare da questo punto di vista anche interagendo con le persone che la seguono da ottobre?
«Ahimè, questo è legato anzitutto al fatto che l’essere umano oggi è troppo preso dalla frenesia della propria vita per comprendere la necessità di pensare al bene comune, che è anche attenzione per l’ambiente e per le conseguenze climatiche che comporta la sua noncuranza. Non ci rendiamo conto che esiste uno spazio più ampio del nostro singolo orticello, ed è una cosa molto grave che mi lascia anche un senso profondo di impotenza, perché singolarmente non siamo nessuno, ma lavorando insieme possiamo davvero migliorare le cose. Purtroppo andiamo sempre più verso un degrado di educazione che mi spaventa, appartenendo a una generazione che è nata poco prima del nuovo millennio e che è riuscita ad apprendere dei valori dai nostri genitori e che progressivamente stanno venendo meno negli ultimi anni. Ne ho parlato anche nei miei ultimi spettacoli».

Oltre a questa esperienza lei è anche attrice e artista: a cosa sta lavorando in questo periodo?
«Io nasco come attrice, la mia attività artistica per molti anni è rimasta isolata rispetto a tutto il resto, ma a un certo punto possiamo dire che la pittura e la scultura si siano unite al mio percorso di recitazione. Il mio vero trampolino di lancio come artista si è verificato ad aprile dello scorso anno, quando i miei lavori sono stati esposti nello showroom aperto in occasione della Milano Design Week dalla Erco, tra le principali del settore dell’illuminazione museale con sedi in tutto il mondo; lo scorso 25 novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ho preso parte a una mostra, durata dieci giorni, che si è svolta a Roma presso la Galleria la Nuvola in Via Margutta; ho in programma altre mostre per marzo, che si svolgeranno a Cassino e a Roma; per quanto riguarda il mio lavoro da attrice sono appena stata in scena con uno spettacolo scritto da me intitolato The Process e che conto di replicare la prossima primavera».

Qualche anno fa sarebbe stata probabilmente definita “meteorina”, ricordo del periodo in cui anche sulle tv commerciali si è preferito delegare a ragazze con una formazione più artistica che specialistica questi spazi di comunicazione: si sarebbe sentita sminuita?
«E che vuol dire meteorina? Non è questione di sminuire o meno, ma anzitutto di significato di questo termine. Le parole e i modi di usarle contano: esistono le conduttrici, le giornaliste; se lei mi definisse ‘meteorina’ semplicemente non mi starebbe definendo».

Quello che sta facendo oggi in futuro potrebbe essere sostituito da un’intelligenza artificiale o comunque dalla tecnologia: è una inquietudine per il futuro?
«Spaventosa, direi. Non sono contro la tecnologia e l’intelligenza artificiale, ma a condizione, mi conceda il gioco di parole, che vengano usate con intelligenza. Può essere comoda e fruibile da utilizzare, certo, ma proprio per la mia formazione teatrale so bene quanto essenziale sia l’empatia tra le persone. Anche quando conduco il meteo realizzo uno scambio energetico impagabile con le persone che mi guardano, che nessuna intelligenza artificiale potrà mai dare. Mi spaventa molto anche per le ripercussioni che questa cosa sta avendo sulle relazioni umane sempre più artificiali, sempre più fluide».

Usando una metafora meteorologica si può dire che pioggia e freddo possono non piacere, ma che servono per apprezzare di più il bel tempo?
«Assolutamente sì. Bisogna passare attraverso al buio per trovare la luce».
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DONNE
Carola Chelotti, la mia risposta al dolore
di Tiziana Cazziero

Autrice per la casa editrice EllediLibro by Arpod del romanzo Perla, incontriamo Carola Chelotti.

Ciao Carola e ben trovata. Quando ti sei avvicinata alla scrittura?
«Mi sono avvicinata alla scrittura, dopo qualche mese dalla scomparsa della mia cagnolina Kira.
Lei è stata la mia favola. Non esiste un termine per poterla definire o contenere. Insieme a mio marito Fabio, ci ha regalato sette anni di puro e intenso Amore. Kira era speciale, molto pigra. Non giocava molto come solitamente fanno i cani. Ci aspettava in un angolo del divano, e non si muoveva fino al nostro arrivo. Quando qualcuno di noi due tornava, lei scendeva, correva da noi con la coda ad elica, e poi andava nella direzione del pannolino! Sembrava finta per la sua bellezza e dolcezza, forse per questo le persone, mi fermavano sempre durante le passeggiate, erano calamitate dalla sua energia. L’emozione che provai la prima volta che la presi in braccio fu immensa. Purtroppo anche le favole finiscono. Ma questa si interruppe improvvisamente, con la scoperta di una sua malformazione congenita nell’apparato respiratorio. Quando i veterinari ci informarono che nonostante avesse sette anni, dentro ne dimostrava quindici, per lo stato della malattia avanzato, ci venne spontaneo chiedere come poteva essere possibile che lei avesse vissuto in quelle condizioni. Mio marito rispose:” per il nostro amore».

Cosa ha significato per te pubblicare il tuo libro dal titolo Perla?
«Alcuni psicologi spiegano che alla morte del proprio cane, si vivono tutti i distacchi e le perdite della nostra vita, per questo si sta molto male. “Perla” è la mia risposta a tanto dolore. Un Racconto/favola che affronta il tema del distacco, lasciando al lettore di qualsiasi età, un profondo senso di armonia».

Nel libro racconti il legame forte e intenso che ci può essere tra una bambina e il suo cane. L’idea nasce da un’esperienza personale? Perché raccontarla?
«Una volta ho sognato Kira. Mi portava ai confini del mio giardino, guardava oltre. Per molto tempo mi sono chiesta perché guardasse così oltre. Poi ho compreso il suo messaggio. Guardare oltre ogni cosa, leggere dentro noi stessi, dentro i nostri sogni dentro la nostra anima. Tutto si congiunge, tutto è armonia».

Ho letto che ci sono state altre esperienze editoriali in passato, sono collegate a Perla?
«Il mio primo libro è stato una favola che ho dedicato alla mia piccola Kira, trasformandola in un giudice arbitro di golf. L’Eredità Di Kira e il Golf a Quattro Zampe, un’avventura per piccoli lettori, che non conoscono il golf. Infatti il racconto si sviluppa in due campi da golf, uno in Inghilterra, nello Yorkshire, e l’altro nel golf club castelli romani. Due campi gestiti da animali, inclusa la commissione sportiva, con talpe che avevano pensato ad un sistema di controllo del gioco sotto la superficie del campo!».

Che idea ti sei fatta del mondo editoriale moderno? Hai trovato grandi difficoltà? Puoi raccontare la tua esperienza a qualche aspirante autore che ci sta leggendo?
«Naturalmente da “neofita” mi sono affidata a chi aveva più esperienza di me, quindi sono andata da un editore, Christian Soddu, per capire se il mio racconto su Kira potesse essere d’interesse in qualche modo. A lui piacque moltissimo, da quel momento nacque una collaborazione di editing, con Matteo Sarlo, di corsi di scrittura con la loro Westegg ed anche di editing».

Oggi si parla molto di selfpublishing, l’autopubblicazione sta diventando per tanti scrittori una scelta, cosa ne pensi?
«Penso che è un’esperienza che vorrei fare, adesso che ho maturato molti aspetti della scrittura. Sono agli inizi, ma la pubblicità, il mio profilo Instagram, e tutto ciò che ne consegue, fino ad ora, lo sto portando avanti con le mie energie, le mie idee, le mie ispirazioni».

Hai altri progetti nel futuro, a cosa stai lavorando?
«Sto lavorando ad un romanzo fantasy e ad un altro autobiografico. Le sfide impossibili sono la mia passione».

Perché rivolgersi a un pubblico di lettori giovanissimi, cosa ti ha spinto?
«Il pensiero che molti genitori possano trovarsi in difficoltà nel comunicare ai propri figli che il nonno, o qualcuno a cui loro tengono, non c’è più. Adesso esiste una favola per loro ed un racconto per noi. Nel primo corso di scrittura, ho fatto molti sogni che mi hanno spinto a vivere questo aspetto dentro di me. Le migliori ispirazioni sono tra il sogno e la veglia, quando la mente lascia lo spazio all’immaginazione di creare cose fantastiche».

Pensi che cambierai genere nel futuro e se sì, in quale ti vorrai cimentare?
«In un romanzo fantasy e la storia mia e di Kira, quello che sto incominciando a scrivere, ma saranno i miei sogni a guidarmi”.

Chi è Carola Chelotti quando non scrive?
«Una semplice segretaria di un golf club, che vorrebbe regalare agli altri i suoi sogni».

Grazie per il tuo tempo, se vuoi aggiungere qualcosa che non abbiamo detto, questo spazio è a tua disposizione.
«Credo che le persone non abbiano ben compreso l’importanza dei propri sogni, quelli che tutti noi facciamo durante la notte. La scienza ci insegna che ne facciamo circa quattro/cinque a notte. Oltre ad un significato tecnico che la psicanalisi ci ha trasmesso, credo ci siano molte ragioni per cui li dimentichiamo con facilità. Forse nei sogni è possibile leggere il nome della nostra anima. Qualcosa che la ragione non riuscirebbe a contenere. Perciò si dimentica».

Grazie per quest’ultima considerazione che ci porta una riflessione attenta al mondo dei sogni.
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