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Telegiornaliste anno XVII N. 15 (665) del 28 aprile 2021
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TGISTE Maria
Barresi, l’essenza della felicità
di Giuseppe Bosso
Abbiamo il piacere di incontrare nuovamente
Maria Barresi,
volto del Tg1,
che nel 2019 ha riscosso successo anche in libreria con L’essenza
della felicità, edito da Minerva edizioni.
Bentrovata,
Maria: perché questo titolo?
«Dalla voglia di raccontare una storia importante, legata alle mie
radici. Ed è proprio nelle nostre radici che io ritengo si possa trovare
l’essenza della nostra felicità».
Quale può essere l’essenza della felicità al tempo del Covid?
«Fare squadra. Il Covid ci ha insegnato quanto sia bello e importante
non stare da soli, ma aiutarci l’uno con l’altro. La pandemia ci ha
fatto riscoprire quanto sia gratificante porgere una mano a chi si sente
solo o sta soffrendo».
Quali sono i riscontri che più ti hanno fatto piacere tra la gente
che lo ha letto?
«Sicuramente quello che mi ha detto qualche giorno fa una mia amica che
lavora in un albergo: Maria, il tuo libro mi ha fatto sentire davvero
felice ed ho voluto ricominciare a leggerlo daccapo. È la più bella
dimostrazione il sentire di aver lasciato qualcosa tramite la tua
opera».
Come ha cambiato il tuo modo di affrontare la professione la pandemia
e le restrizioni che ha comportato?
«La professione è rimasta la stessa, come giornalisti passiamo molte ore
davanti a un computer; mi è sicuramente mancato tantissimo il contatto
umano, è molto più piacevole ed emozionante confrontarsi direttamente
guardandosi negli occhi piuttosto che attraverso uno schermo».
Il domani ti suscita più speranza o timori?
«Speranza, credo che questo momento delicato ci abbia insegnato a dare
più valore ai sentimenti come l’amore e l’amicizia».
Guardandoti indietro c’è qualcosa che non rifaresti?
«No, anzi mi sarebbe piaciuto mandare a quel paese qualcuno in più ma,
si sa, nella vita non si finisce mai di imparare e per apprendere si fa
sempre in tempo». |
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Serena Rossi: sorrisi e semplicità
di Lisa Pinto
Cinema, teatro, musica e tv:
non sbaglia un colpo Serena Rossi, letteralmente alla
conquista del pubblico di Rai1. Dopo il grande successo
della fiction Mina Settembre, infatti, la
35enne napoletana, che ha conosciuto il successo grazie
alla soap più longeva della tv italiana Un
posto al Sole, è al timone del programma tv
Canzone segreta.
Sorriso contagioso, ospiti, grandi emozioni
e buona musica sono gli ingredienti del programma tv
del venerdì sera in cui anche la stessa Serena interpreta
alcune delle sue canzoni del cuore. Tanti i
riconoscimenti collezionati nel tempo e che hanno
contribuito sempre più a farla conoscere al grande pubblico
senza dimenticare mai le sue origini.
Una carriera costellata di successi fin dal suo esordio,
nel 2002, a teatro, come cantante nel musical
C'era una volta... Scugnizzi e conquistando,
poi, il pubblico grazie alla sua semplicità con il ruolo di
Carmen in Un Posto al Sole. Tanti i lavori che
le hanno portato una serie di riconoscimenti importanti: nel
2018 grazie al film Ammore e Malavita
conquista un David di Donatello per la Migliore
canzone originale Bang Bang ed un Nastro
d'argento come Migliore Attrice di Commedia e Migliore
canzone originale.
Nel 2020 è candidata al Ciak d'oro come
migliore attrice protagonista per Io sono Mia
e 7 ore per farti innamorare, solo per citarne
alcuni. Ed ora è caduta su di lei la scelta per il Premio
Napoli per l’eccellenza 2021 di Civicrazia,
riservato a "chi ha mostrato un particolare impegno in
ambito etico e civile" e per quelle persone che "si sono
distinte nel campo artistico-culturale per aver promosso
l’immagine partenopea in tutto il mondo".
Un prestigioso omaggio a chi, a Napoli e per Napoli,
ha fatto dell’eccellenza un obiettivo costante
del proprio lavoro, e che per la XII edizione ha
scelto la giovane artista partenopea. Ogni anno, con il
Patrocinio del Presidente emerito della Repubblica
Italiana Giorgio Napolitano e dell’Università
degli studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, il premio
“Napoli per l’eccellenza Civicrazia” conferisce il
prezioso riconoscimento.
Semplicità, spontaneità e talento alla
base di un meritato successo, cresciuto sempre
più nel tempo. Continua così, Serena! |
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DONNE Christine
GZ, le sfide non mi spaventano
di Giuseppe Bosso
Una vita in giro per il mondo sulle quattro ruote,
incontriamo
Christine GZ, all’anagrafe Giampaoli Zonca, pilota
italo-spagnola reduce dall’ennesima, entusiasmante,
esperienza, al prestigioso
Extreme E, dove ha rappresentato il nostro Paese.
Come nasce il tuo amore per i motori?
«Rischierei di parlare per tre ore – ride, ndr – ti dico
solo che fin da bambina i motori mi hanno sempre
appassionata, fin quando non mi sono innamorata di una
macchina da rally e decisi che ci sarei salita. L’ho fatto,
e da allora non ne sono più scesa. Era quello che volevo
fare nella vita».
Com’è cambiata la vita per te, abituata sempre a girare
per il mondo fin dalla nascita, l’ultimo anno all’insegna di
una pandemia che ha limitato la possibilità di spostarsi?
«Essendo iperattiva è stato un trauma fin da quando è
iniziato tutto questo; mi trovavo negli Stati Uniti quando
mi è stato detto che dovevo rientrare a Barcellona, dove ho
trovato davvero una città fantasma; ho cercato di prendere
il lato positivo, per quanto possibile il meglio. Devo
restare a casa? Ok, mi sono detta, mi allenerò tra le
quattro mura, cercando di non farmi prendere dal panico.
Alla fine sono comunque riuscita a viaggiare quest’anno».
L’esperienza all’Extreme E, che ha potuto contare anche
sulla copertura tv di Mediaset 20, come l’hai vissuta?
«E un campionato diverso rispetto a quello a cui ero
abituata, e qui devo fare un plauso ad Alejandro Agag,
presidente della rassegna, per essere riuscito a creare una
cosa ‘fighissima’ con veicoli elettrici che si sono sfidati
in zone remote, minacciate dai cambiamenti climatici, scelta
azzeccata. Per me competere con questi top driver è una
grande opportunità, appoggiata dai miei sponsor».
Girare continuamente il mondo non ti ha mai fatto sentire
il bisogno di mettere radici da qualche parte?
«No, sinceramente, amo viaggiare, avere casa in una valigia.
Quando torno alle Canarie mi sento un po’ a casa, ma non del
tutto, mi piace pensare di avere tanti posti del cuore».
Hai fatto parte del primo team di rally interamente
femminile: pensi che questo ambiente, prevalentemente
maschile, abbia ormai accettato pienamente la vostra
presenza o la strada è ancora incompiuta, contrariamente a
quanto sta accadendo per esempio riguardo il calcio
femminile?
«Quando indossiamo il casco non c’è differenza tra uomo e
donna, dico sempre. I pedali sono tre, il volante è quello,
al di là delle differenze, siamo sempre di più pilote donne
che a poco a poco stiamo dicendo la nostra».
I tuoi prossimi impegni?
«Con Avatel, il mio team, adesso abbiamo il campionato del
mondo in Andalusia, e gare tra Spagna e Senegal a maggio.
Sfide impegnative che, ti ripeto, non mi spaventano». |
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