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Archivio Telegiornaliste anno XVI N. 32 (649) del 2 dicembre 2020
 
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TGISTE Lucia Duraccio, vi racconto le elezioni Usa di Giuseppe Bosso

Caporedattrice agli esteri al Tg1, incontriamo Lucia Duraccio, reduce dalla lunga maratona delle elezioni presidenziali che hanno proclamato Joe Biden nuovo inquilino alla Casa Bianca.

Si aspettava la vittoria di Biden alle presidenziali statunitensi?
«Era nell'aria come era nell'aria l'incertezza e il timore tra i Dem che potesse finire come nel 2016, con una vittoria annunciata che si trasforma in sconfitta. Stavolta non è andata a finire come allora ma i sondaggi comunque hanno in parte fallito: la vittoria di Biden alla fine è stata molto convincente ma non lo tsunami blu che era stato messo in conto dai sondaggisti. E soprattutto i voti per Trump sono stati una marea, comunque. Più del previsto».

Quanto pensa abbia influito la pandemia e la gestione di questa emergenza per come è stata affrontata da Trump nel suo ultimo anno?
«Credo che la pandemia e la sua gestione da parte di Trump abbiano influito soprattutto sui potenziali indecisi, che in questa tornata elettorale alla fine dei conti non ci sono stati e sui democratici meno mobilitati che alla fine hanno partecipato al voto spinti dalle paure sul virus. Invece non hanno affatto influenzato il sostegno per Trump, che alla fine ha vinto e convinto proprio nei paesi maggiormente colpiti dal Covid19. Diciamo che non mi sentirei di dire che Trump ha perso per la gestione della pandemia».

Molta attenzione hanno riservato i media alla figura di Kamala Harris: quali sono le sue impressioni della neo vice presidente e in prospettiva futura ritiene possa essere lei stessa una aspirante alla Casa Bianca?
«Kamala Harris è una figura solida e convincente. I servizi segreti la chiamano Pioneer, Pioniera. Prima Vicepresidente donna, ma il suo curriculum racconta già di molti primati nella sua carriera di procuratrice. Ritengo non solo che potrà aspirare alla Casa Bianca ma che è stata scelta - accuratamente - proprio guardando già al 2024, quando Biden sarà troppo anziano per ritentare. È una donna che lascia il segno. Il suo primo discorso è la prova di quanto sia capace. Racchiude competenza e sa far sognare. Un mix felice di ideali, immagine, esperienza, storia di vita. Tra marketing politico e sogno americano».

Cosa ha rappresentato per lei, da giornalista, la possibilità di seguire in prima linea queste elezioni presidenziali?
«Negli ultimi due anni, da quando sono Caporedattrice agli Esteri Tg1 ovviamente ho avuto un ruolo più defilato come è giusto che sia, ho fatto più la regista che l'attrice se vogliamo usare una metafora cinematografica. Seguire queste elezioni - che si sono rivelate ancor più faticose del solito, vista l'incertezza e il confronto serrato tra due contendenti e due Americhe - è stata una sfida e un privilegio. Un'esperienza impegnativa di 15/20 giorni che vale 10 anni in termini di consapevolezza e arricchimento umano e professionale. Grazie anche all'aiuto prezioso del collega cameraman Rai, Marco Sanga e ai collaboratori della sede di New York».

Gioie e dolori di essere parte della redazione esteri del Tg1.
«Non potrei pensarmi altrove. L'obiettivo da sempre sognato. Raggiunto dopo molti sacrifici e a un prezzo molto alto pagato anche dalla mia famiglia, mio marito Marco e mia figlia Ludovica hanno avuto e hanno un ruolo "pesante" nella mia storia professionale e nel mio quotidiano. Gli Esteri sono un settore duro e stimolante, ci sono periodi in cui non hai tempo di rifiatare, per esempio in occasione di guerre, attentati, episodi eccezionali come quando la Cattedrale di Notre Dame va a fuoco... straordinarie e sommari impegnativi. Ci sono poi degli altri periodi in cui le hardnews sonnecchiano ma siamo comunque chiamati e mobilitati dal nostro direttore Giuseppe Carboni a "coprire" tutta una parte degli Esteri che prima non esisteva nel nostro giornale: crisi climatica, tecnologia, intelligenza artificiale... in sostanza: in che direzione sta andando il mondo e quanto siamo già dentro al Futuro».

Con quali prospettive crede il mondo affronterà il nuovo anno, dopo quello che tutti abbiamo vissuto in questi difficili mesi?
«I mesi difficili non sono alle nostre spalle, non ancora. Il mondo ha ancora un anno in cui dovrà gestire paura e cambiamento. Cominciando a costruire un'altra normalità».
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TUTTO TV Il silenzio dell'acqua, secondo capitolo di Giuseppe Bosso

Come ci aveva anticipato qualche settimana fa Camilla Filippi nell'intervista in cui abbiamo parlato del suo libro, è partita su Canale 5 la seconda stagione de Il silenzio dell'acqua, fiction che vede appunto l'attrice bresciana tra i protagonisti.

Avevamo lasciato, quasi due anni fa, il vicequestore Andrea Baldini e la collega Luisa Ferrari, alias Giorgio Pasotti e Ambra Angiolini, alle prese con l'efferato delitto di una sedicenne, caso che era stato risolto non senza colpi di scena, come da prassi consolidata di ogni thriller che si rispetti.

E anche stavolta la tranquillità di Castel Marciano, immaginaria località della provincia triestina, verrà scossa da un nuovo, agghiacciante, omicidio, che impegnerà in prima linea i due protagonisti, che dovranno districarsi nuovamente tra lavoro e vita privata.

Per l'ex ragazza terribile di Non è la Rai una nuova interpretazione di alto livello, che giunge in contemporanea con la sua prima fatica letteraria, InFame, edito da Rizzoli, dove ha messo nero su bianco il suo incubo tenuto segreto per anni, la bulimia che ha saputo sconfiggere soprattutto grazie all'amore per i figli Jolanda e Leonardo, nati dalla relazione con il cantante Francesco Renga.

Più defilato, rispetto alla collega, ma non per questo meno importante il percorso professionale di Giorgio Pasotti, che in quasi trent'anni ha spaziato dal cinema di alto livello de L'ultimo bacio di Gabriele Muccino alla fiction di successo, indimenticabile protagonista di Distretto di polizia uscito di scena in modo drammatico nella quarta stagione.

Completano il ricchissimo cast altri noti interpreti, come Alessandro Cremona e Stefano Pesce e, nel ruolo della piccola Giulia, il cui ritrovamento in stato di shock darà il via alla vicenda principale, l'esordiente Jessica Claudia Paun.
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DONNE Kamala Harris, le donne e la politica di Silvestra Sorbera

Kamala Devi Harris è la vicepresidente eletta degli Stati Uniti d'America.

Nata a Oakland da madre indo-americana immigrata da Chennai e da padre di origine giamaicana, studia alla Howard University e all'Hastings College of the Law di San Francisco. Dopo gli studi, lavora come vice procuratrice distrettuale della Contea di Alameda; dopo due anni presso quell'ufficio, nel 2003 è eletta procuratrice distrettuale di San Francisco, sconfiggendo il procuratore in carica Terence Hallinan. Rieletta nel 2007, resta in carica fino al 2011. Nel 2010 viene eletta procuratrice generale della California e rieletta ancora nel 2014. La Harris è stata quindi la prima donna a ricoprire tale carica, oltre che la prima figura asioamericana.

Kamala Harris è sempre stata considerata una candidata di prim'ordine e una potenziale vincitrice nel processo di nomination democratica per le presidenziali 2020. Nel giugno 2018 si disse che lei "non lo escludeva".

Un mese dopo si annunciò che avrebbe pubblicato un'autobiografia, un indizio del fatto che volesse "scendere in campo". Il 21 gennaio 2019 Harris annuncia la sua candidatura per le primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2020 raccogliendo nelle successive 24 ore la somma di 1,5 milioni di dollari e superando il record stabilito da Bernie Sanders nel 2016.

Il 27 gennaio più di 20.000 persone hanno partecipato all'evento per il lancio ufficiale della candidatura alla Frank Ogawa Plaza nella sua città natale di Oakland, in California. La Harris ha fatto da apripista ad una nuova rivoluzione femminile.
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Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
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