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Archivio Telegiornaliste anno XVI N. 24 (641) del 30 settembre 2020
 
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TGISTE Marianna Canè, il Covid allontana le persone di Giuseppe Bosso

Il desiderio di essere protagonista del mondo dell’informazione ha prevalso su tutto, anche su una promettente carriera di dottore commercialista. Marianna Canè, dopo uno stage alla Rai in Puglia, approda a Mediaset, dove si è alternata a varie trasmissioni del network, l’ultima delle quali – per adesso! – è Fuori dal Coro, condotto da Mario Giordano.

Come sta vivendo, da giornalista e da cittadina, le incertezze che l’emergenza covid 19 ancora agitano il mondo?
«Lavorare durante l'emergenza Covid non è facile, soprattutto per le mascherine. Il mio è un mestiere dove bisogna comunicare con le persone e il Covid, invece, le allontana».

Dopo l’estate che Italia sta ritrovando in queste prime settimane d’autunno?
«Un'Italia che ha voglia di ripartire e sono sicura che riuscirà a riprendersi da questa crisi improvvisa che ha travolto tutti».

Quali sono state finora le esperienze che l’hanno maggiormente gratificata?
«Bella domanda. Penso sia molto difficile scegliere perché mi gratifica il mio lavoro. Amo quello che faccio e non lo cambierei con nessun'altra professione».

Su twitter si presenta così: tre grandi passioni, economia, Giappone, giornalismo; è riuscita a conciliarle?
«Economia e giornalismo sì, mi occupo spesso di tematiche economiche quindi direi di essere riuscita a conciliarle molto bene. Il Giappone invece è una passione a parte, ma chissà, potrei fare l'inviata per le Olimpiadi di Tokyo!».

Le sta stretta una vita da inviata?
«Assolutamente no, ho scelto questa vita, non ci sono capitata per caso. Quindi è proprio quella che desideravo».

Conciliare lavoro e affetti è una cosa che è riuscita a gestire?
«Penso di sì, è tutta questione di organizzazione. Alla fine un modo per far andare tutto nella maniera migliore possibile lo si trova».
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TUTTO TV Claudia Adamo, la ricerca è il futuro di Giuseppe Bosso

Abbiamo il piacere di intervistare nuovamente Claudia Adamo, meteorologa in forza a Rai Pubblica Utilità.

Bentrovata Claudia, partiamo da dove ci eravamo lasciati la prima volta: dicesti che prima o poi gli scienziati avrebbero dovuto intraprendere un percorso finalizzato a sviluppare il lato divulgativo in modo da suscitare interesse nella gente. A distanza di anni pensi siano stati fatti passi in avanti in questa direzione?
«Credo che gli scienziati italiani stiano facendo molti sforzi in questo senso, per loro volontà. La ricerca di un paese è il futuro del paese stesso, dovrebbe essere sostenuta e finanziata il più possibile, per poter avere tutti i supporti necessari».

Clima ed emergenza ambiente sono purtroppo temi più che mai all’ordine del giorno: da questo punto di vista il futuro è qualcosa che ti preoccupa?
«Le misure che stiamo adottando per contrastare il riscaldamento globale non sono ancora adeguate. La certezza che perderemo gran parte dei ghiacciai Alpini o che saremo sempre più vulnerabili agli eventi estremi preoccupa me e dovrebbe preoccupare tutti al punto di chiedere impegni da parte dei governi e di iniziare a cambiare i nostri comportamenti».

Eppure nonostante appelli e solleciti, governi e istituzioni internazionali non sembrano molto attenti a queste problematiche, con il rischio che in futuro le nuove generazioni debbano pagare conti salatissimi: esagerazione o scenario realistico secondo te?
«Realistico. Scenari che dagli anni'80 gli scienziati prevedevano adesso sono realtà. Non c'è dubbio che così facendo - senza cambiare nulla - cambierà la vita sulla Terra per come la conosciamo adesso, dal punto di vista del territorio, delle biodiversità, del clima e quindi alla fine del nostro modo di vivere. Allora bisogna agire in modo deciso e responsabile perché la buona notizia è che sappiamo cosa fare!».

Quando ti incontrammo eri reduce da una esperienza americana che però, come ci raccontasti, alla fine aveva ceduto alla nostalgia per l’Italia e per i tuoi affetti: a distanza di anni è una scelta che rifaresti?
«Si! Sono contenta di aver vissuto quell'esperienza ma anche di essere tornata in Italia, dove ho avuto la fortuna di vivere sfide lavorative bellissime, come questa nuova avventura in Rai, a Rai Pubblica Utilità, che sto affrontando con molto impegno ed entusiasmo».

Nel corso degli anni che tipo di attenzione hai riscontrato nel pubblico per gli argomenti di cui parli?
«Clima, meteo, ambiente sono argomenti che interessano molto, in questi ultimi anni l'attenzione è aumentata, anche perché gli eventi hanno assunto sempre più caratteristiche estreme. Le persone scrivono per sapere di più, per farmi domande. È aumentato nei singoli anche il senso di responsabilità».

Che idea ti sei fatta del nostro sito, dove sei molto seguita?
«Grazie, un sito pieno di informazioni e molto curato, vi ringrazio per l’interesse che dimostrate verso di me!».
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DONNE Anna Lou Castoldi, non chiamatemi bad girl di Giuseppe Bosso

Essere figli d’arte non è sempre, contrariamente a quanto potrebbe pensarsi, una cosa che facilita la propria crescita professionale. E se oltre che figli si è anche nipoti d’arte a maggior ragione.

Quando poi i propri genitori sono due personaggi che hanno fatto discutere e continuano ancora, nel bene e nel male, a essere protagonisti delle cronache, non solo per la propria professione, come Morgan, alias Marco Castoldi, e Asia Argento, le cose possono essere molto più complicate.

Ma Anna Lou Castoldi, 19 anni compiuti lo scorso mese di giugno, nonostante tutto questo, è riuscita a non farsi travolgere da questa esposizione mediatica; dopo aver debuttato come attrice, diretta proprio da mamma Asia, nel film Incompresa del 2014, ora si appresta ad approdare su Netflix come interprete della terza stagione della serie Baby, ispirata al famigerato scandalo sessuale dei Parioli.

Ma Anna Lou ha saputo soprattutto dimostrare di non essere la classica “bad girl” quando, due anni fa, si era resa protagonista di uno spiacevole episodio, imbrattando i sedili di un autobus di Roma, documentandolo anche sulla propria pagina instagram, scatenando le inevitabili polemiche di quanti molto precipitosamente avevano intravisto l’inizio di una discesa pericolosa. E invece, anche grazie al sostegno e alla vicinanza della famiglia, ha saputo fare ammenda dell’accaduto, sottoponendosi a tre mesi di servizi sociali proprio a favore del servizio di trasporto pubblico della capitale, e dichiarandosi pentita dell’episodio.

Non sa, tuttavia, se la recitazione sarà il suo futuro: l’esperienza a Netflix è una cosa che ha accettato con la curiosità e l’entusiasmo di una ragazza ancora in cerca della sua strada, che nel frattempo frequenta l’accademia delle belle arti.

Di sicuro c'è un profondo legame con mamma Asia, con cui è recentemente apparsa al programma Live Non è la D'Urso, che l'ha chiamata così in memoria della sorella Anna Ceroli, tragicamente scomparsa nel 1994 in un incidente stradale.
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