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Telegiornaliste anno XVI N. 15 (632) del 29 aprile 2020
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Anna
Biglietti, traguardi con dedizione
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Anna Biglietti,
volto di
Planet Web Tv e di
Gol del Napoli.
Giornalista sportiva per caso o per passione?
«Assolutamente per passione. Da quando frequentavo le scuole medie ho
sempre provato un grande amore per lo sport, ma soprattutto per il
calcio. Da bambina mi piaceva giocare con i miei amici nel campetto
della chiesa e durante i temi a scuola, mi piaceva poter raccontare di
una passione così grande come quella che provo per il calcio. Ho capito
di voler trasformare questa passione in un lavoro quando nel 2011 ho
partecipato ad un concorso indetto da Il Mattino e un mio articolo è
stato pubblicato sul giornale. In quel momento mi sono resa conto che
dovevo coltivare quel sogno e impegnarmi per farlo realizzare».
Come sta vivendo questi giorni non facili dell’emergenza?
«Non è un momento facile per il nostro paese e per il resto del mondo.
Ciò che possiamo fare è seguire le indicazioni che ci vengono date e
stare a casa. Non tutti hanno la possibilità di farlo, c’è chi lavora in
trincea come medici, infermieri e operatori socio sanitari; è a loro che
va il mio pensiero. Io nel mio piccolo cerco di seguire quelle che sono
le direttive, restando a casa e svolgendo le mie attività in modalità
smartworking».
Come pensa inciderà questa lunga sosta forzata sulla ripresa
dell’attività agonistica?
«Questa emergenza ha colpito tanti settori tra cui quello dello sport. È
una situazione davvero difficile da gestire, tutto è un'incognita e non
possiamo sapere quando si riuscirà a tornare alla normalità. I
professionisti dello sport stanno comunque continuando il loro lavoro,
allenandosi a casa e facendo il massimo per poter essere pronti quando
la macchina ritornerà in moto. Non è facile neanche per loro, ma in
questo momento di difficoltà viene a tutti chiesto di fare uno sforzo».
Che sensazioni ha avvertito dai tifosi con cui è in contatto?
«I tifosi sono la linfa vitale del calcio e di tutti gli sport, sono
loro che rendono speciale le partite e altri eventi di questo tipo.
Penso che siano un elemento fondamentale da non sottovalutare,
soprattutto in una piazza come quella di Napoli, conosciuta in tutto il
mondo per il grande calore e affetto del proprio pubblico. Ovviamente
ognuno deve fare la propria parte e anche i tifosi, a cui io riconosco
un ruolo importante, devono fare il proprio dovere, esprimendo la
propria passione nei limiti dell’educazione e del buonsenso. Io penso
che lo sport debba unire e non dividere, e vedere oggi dopo tante
battaglie, ancora tanti tifosi che sugli spalti danno vita a cori
razzisti e denigratori contro persone di colore ma anche cori con i
quali si incita un forte razzismo territoriale, è qualcosa di
inaccettabile».
Come valuta fin qui l’esperienza a Il Calcio in rosa con un
team prevalentemente femminile?
«Trovo che sia un’esperienza davvero magnifica e colgo l’occasione per
ringraziare l’organizzatrice e conduttrice
Anna
Barbuto per avermi dato l’opportunità di collaborare con lei e
far parte del programma. Molte donne amano il calcio ed è bello poter
riuscire ad esprimere la propria passione e farla diventare un lavoro.
Parlare di calcio in televisione per me significa, in qualche modo,
anche dare voce alle tante donne amanti di questo sport che spesso
vengono sottovalutate o prese di mira perché ritenute essere
incompetenti proprio perché donne».
E a proposito di questo, ha avvertito discriminazioni o ostracismi
nell’avvicinarsi ad un ambiente ancora molto maschile come il
giornalismo sportivo?
«Qualche occhiataccia durante il cammino non è mancata, però spesso è
bastata una chiacchierata per far ricredere chi aveva qualche dubbio
sulla mia preparazione o professionalità. Ricorderò sempre le lunghe
discussioni fatte durante le ore di scuola con i miei compagni che
spesso mi prendevano in giro, perché mi sono servite ad essere più
sicura di me stessa».
Le sue aspettative future.
«Io sono una laureanda magistrale in Lingue e comunicazione
all’Università Orientale di Napoli. Spero di riuscire a conciliare le
mie due passioni e a raggiungere obiettivi importanti in questo settore.
La gavetta da fare è ancora tanta, ma i risultati più belli sono quelli
che si conquistano con le proprie forze e con le proprie capacità,
quindi con impegno e dedizione cercherò di tagliare i traguardi futuri». |
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Addio a Franco Lauro
di Antonia Del Sambro
Se ne è andato a 58 anni, lo scorso 14 aprile,
dopo aver fatto la Pasquetta in famiglia con la sua
compagna, Franco Lauro, elegante, educato
e preparatissimo giornalista sportivo della Rai.
La sua compagna Francesca Mezzo che ha condiviso ben
trentuno anni di vita insieme, parla della grande
professionalità di Franco e della sua imparzialità
nei commenti, nelle interviste, nella
conduzione dei suoi programmi, e conclude dicendo
che la sua memoria è un dono da custodire.
Una affermazione non solo dettata da ragioni di cuore e di
affetto, ma corroborata dalle tante attestazioni
di stima da parte di tutti i suoi colleghi. E non
solo del giornalismo Rai.
Fare il giornalista sportivo, infatti, non è quel
compito facile e spensierato che molti potrebbero
immaginare. Ci sono i club con i loro agguerritissimi
uffici stampa, ci sono gli allenatori che si
risentano facilmente e gli stessi atleti che a
volte guardano al giornalista che li intervista o che
commenta le loro performance come se fosse un nemico.
Senza parlare dei tifosi con i quali bisogna
interagire sempre in punta di fioretto.
E sarà stata per la sua indole da uomo perfettamente
educato e rispettoso, per la grande passione
che metteva nel suo lavoro, per i suoi completi sempre
impeccabili quasi da lord inglese, ma Franco Lauro era
riuscito a conquistare la simpatia e la fiducia di
tutti.
Ai tempi del Covid19 morire per altre cause o
altre patologie sembra quasi una cosa minore, ma
perdere un grande professionista come Lauro sarà una
mancanza che si farà sentire molto di più nel
prossimo futuro, quando lo sport tornerà a occupare
buona parte dei pensieri degli italiani e in
televisione mancherà una figura di eccellenza del
giornalismo più nobile, quello fatto solo di
professionalità e mai di sterile polemica. |
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DONNE Alba
Rohrwacher, stella consolidata
di Silvestra Sorbera
Per la regia di Ginevra Elkann, al suo esordio dietro
la macchina da presa, presentato a Locarno in
anteprima la scorsa estate, Magari vede tra i
protagonisti, oltre a Riccardo Scamarcio e
l’americano Brett Gelman, la fiorentina Alba
Rohrwacher, bravissima e bellissima attrice che
abbiamo visto in diversi film "di peso" italiani, da
Mio fratello è figlio unico a Perfetti
sconosciuti.
Di recente è stata anche la voce narrante nella serie
L'amica geniale tratta dai romanzi di Elena
Ferrante.
Nel corso della sua carriera ha collezionato vari premi,
tra cui due David di Donatello, un Nastro
d'argento, due Globi d'oro e tre Ciak d'oro
(di cui uno come Rivelazione dell'anno).
Nel 2014 partecipa al film, diretto dalla sorella
Alice, Le meraviglie, ispirato alla loro
infanzia, in cui interpreta il ruolo di una donna,
madre di quattro bambine, sposata ad un apicoltore
tedesco che non vuole fare avere contatti alla
famiglia con il progresso e la televisione.
Un nome ormai non più emergente, ma certezza
consolidata di un cinema italiano sempre più in
ripresa. |
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