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Telegiornaliste anno XIV N. 15 (562) del 9 maggio 2018
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Maria
Barresi, il bello della Calabria
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Maria Barresi, volto del
Tg1,
redazione cultura e autrice di vari libri.
La tua giornata tipo.
«Mi occupo di cultura e spettacoli in redazione, seguo il programma
della settimana come uscite di film in sala ed eventi musicali; mi
dedico anche alla scrittura, ho fatto romanzi di cui uno sul Crotone
calcio».
Per la tua esperienza da giornalista come definiresti la parola
cultura?
«È una ricchezza, uno scrigno di gioielli patrimonio che deve far parte
di noi, nel viaggio della vita, il primo bagaglio da portare con noi».
Partire dal profondo sud alla metropoli, quali difficoltà ti ha
portato?
«Cambiare città è stato difficile, passare dalla provincia alla città; è
stato un salto importante, che poi ho ripetuto da Milano a Roma».
Non hai comunque reciso il legame con la Calabria.
«Sì, tutti i miei romanzi sono ambientati nella mia regione, sono
orgogliosa di essere calabrese, viene al primo posto».
Parlando del tuo libro sul Crotone - Ma il cielo è sempre più
rossoblù, edito da Minerva Edizioni, ndr - che da due anni malgrado
le difficoltà riesce a resistere nella massima serie, si può dire che è
un segno della riscossa del sud questa impresa sportiva?
«Sì, rappresenta un po’ il rinascimento calabrese, uno dei punti di forza
su cui puntare oltre la cultura di cui la Calabria è ricca; lo sport è
un valore aggiunto, il Crotone ha riportato la regione in serie A non
solo in ambito calcistico; una terra che riemerge».
Qual è stata la tua più grande soddisfazione?
«Sicuramente essere una giornalista e una scrittrice che ha realizzato
nella vita quello che era il suo sogno, scrivere ed essere giornalista,
ed essere giornalista calabrese, ci tengo tantissimo a precisarlo, è il
mio modo di vivere di cui parlo nei libri che scrivo, e mi fa sentire
più forte. Giornalista nazionale ma legata alle sue radici profonde. Di
recente poi vedere il Crotone salvarsi è stato un altro momento di
soddisfazione, che ha permesso di parlare della Calabria in positivo e
non in negativo».
Tg1 punto d’arrivo o di ripartenza?
«No, è una soddisfazione che però considero un punto di partenza, sento
di dover ancora fare molta strada». |
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Nissolino ed Emanuela Ionica,
doppiatori protagonisti su YouTube
di Giuseppe Bosso
Mattia Nissolino ed
Emanuela Ionica sono due tra i giovani doppiatori
italiani più apprezzati degli ultimi anni. Lui ha
partecipato al doppiaggio di popolari film e serie tv come
Zack e Cody sul ponte di comando, Descendants,
Skin, Funny Games solo per citarne alcuni. Lei
è la voce italiana della popolarissima Violetta, ma
non solo. Da qualche tempo sono protagonisti di una
divertente serie visibile su YouTube,
Ema&Mat, di cui ci raccontano.
Com’è nato questo progetto?
Mattia. «Per caso. Davide Gravina, l’ideatore, mi ha
contattato su Facebook per parlarmi di questo progetto, che
intendeva realizzare con doppiatori; ho aderito volentieri,
e abbiamo cercato di coinvolgere altri colleghi, Emanuela ha
accettato; ci siamo visti per girare le prime scene,
trovandoci bene; vorremmo coinvolgere altri colleghi in
futuro».
Emanuela. «Davide ci ha contattati proponendoci la
cosa; mi è sembrata un’iniziativa carina e stimolante, ci ho
voluto provare e continua ad essere un esperimento
divertente».
Da dove traete spunti per le vostre storie?
M. «La prima puntata è stata realizzata su un’idea di
Davide, abbiamo preso in affitto un’ambulanza; man mano
stiamo cercando di sviluppare nuove idee per le prossime
puntate».
E. «Il lavoro che facciamo è sostanzialmente di set,
le iniziative sulle storie le prende Davide, nascono sul
momento e capiamo anche come poterle migliorare, è tutto
molto sperimentale».
Nelle vostre interpretazioni vi siete ispirati a qualcuno
degli attori che avete doppiato?
M. «Sì, quando doppi comunque hai molti di punti di
vista, puoi carpire qualcosa dagli attori a cui presti voce,
come dalla gente che incontri; è la spontaneità comunque che
occorre in questi sketch, per renderla più carina a chi lo
vede. Il pubblico inizia ad interessarsi, già il primo video
ha avuto buoni commenti».
E. «Sì e no. Nel senso che ogni parte, ogni attrice
può formare, far capire cose nuove. Quando doppio metto
sempre molto di mio, certamente cerco di rendere al meglio
quello che ha voluto comunicare l’attrice, ma in un modo
molto naturale e istintivo, in modo tale che le emozioni
arrivino. Cerco di dare sempre il più possibile. Sicuramente
ogni attrice e ogni ruolo che ho avuto modo di doppiare mi
ha lasciato qualcosa e mi ha fatto crescere. È diverso
metterci la faccia».
Avete parlato qualche settimana fa di queste strisce a
Radio Cigliano, da
Alessio che il giovedì e il sabato nelle sue
trasmissioni dà molto spazio ai vostri colleghi. Come vi
siete trovati e come giudicate questo lavoro di questo
vostro collega?
M. «Alessio è uno straordinario collega e una persona
fantastica che mette tanta dedizione in quello che fa, ci
siamo trovati benissimo. La sua è una radio fatta benissimo
e siamo stati felici di accettare».
E. «Mi sono trovata benissimo, Alessio è un amico e
un collega che incontro spesso al leggio, sicuramente la sua
iniziativa è interessante e piacevole; lo è stato per me;
anche Alessandro Bianconi l’altro conduttore del sabato ci
ha trattati benissimo».
Dove potremo ‘ascoltarvi’ prossimamente?
M. «Al momento sono in uscita serie tv, niente di
specifico».
E. «Anch’io ho tante cose in corso, tra cui la serie
israeliana The Lodge dove doppio Skye, la
protagonista, e Bella Thorne nel film da poco uscito Il
sole a mezzanotte, bellissima storia, come Noi siamo
tutto, uscito a febbraio, dove ho lavorato sempre con
Manuel Meli; o ancora da poco usciti Love, Simon e
A Beautiful Day; sono film che vale la pena doppiare
davvero».
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Sara Rattaro: ho sempre creduto all'amicizia tra donne
di Antonia del Sambro
Abbiamo incontrato e intervistato
Sara Rattaro, scrittrice, narratrice, vincitrice di
prestigiosi premi letterari e tra le autrici più amate dal
pubblico femminile. Il suo ultimo lavoro, Uomini che restano,
uscito lo scorso mese di marzo e pubblicato con Sperling &
Kupfer è già tra i libri più venduti del momento e conferma il
grande talento della scrittrice ligure.
Sara, ogni romanzo un successo di pubblico e un ampio
consenso degli addetti ai lavori, dato tutti i concorsi che
vinci, quale è il tuo segreto?
«Credere in un sogno e credere che lo stesso sia realizzabile
attraverso la costruzione e la perseveranza. Non dare mai nulla
per scontato. Io quando vado in giro, quando incontro la gente
cerco sempre di avere una visione originale delle cose, non
parto con pregiudizi o costruzioni mentali già predefiniti.
Questo fa sì che io riesca a individuare le storie che mi
circondano. Presentandomi senza maschere e per quella che sono
di fronte ai miei lettori li conquisto perché racconto qualcosa
che per prima emoziona proprio me. Questo feeling tra me e loro
è probabilmente il segreto del mio gradimento».
Tu hai una laurea in biologia e una in comunicazione, ma
quando ti scopri anche una scrittrice?
«Ho capito di essere una scrittrice perché tutto quello che mi
capitava e mi capita tuttora io, poi, lo infilo in tutte le mie
storie. Sono come una spugna che assorbe quello che la circonda
e poi mi metto a comporre. E quando mi chiedono se mi sento una
scrittrice io rispondo sempre di sì. Sono una scrittrice. Al di
là della mia formazione professionale».
Come è stato essere ambasciatrice Expo per il nostro Paese?
«Ne sono stata onorata. È stato per me un grande riconoscimento
e una esperienza che mi ha fatto molto riflettere sulle Risorse
e la Sostenibilità in un mondo che va avanti soprattutto grazie
al grande contributo che in questo senso danno le donne».
Uomini che restano a discapito del titolo parla, in realtà,
di una profonda, importante e meravigliosa amicizia tra donne.
Quanto c’è di te in entrambe le protagoniste e quanto una
simile amicizia può travalicare le pagine di un romanzo ed
essere così anche nella vita reale?
«Sono due donne della mia generazione. Potrei essere entrambe e
reagire proprio come ognuna di loro due fa nel romanzo. Ripeto,
è proprio una questione generazionale. Noi siamo un po’ state
tutte figlie della pubblicità del Mulino Bianco, della famiglia
perfetta che i nostri anni ci propinava attraverso pubblicità e
costume imperante. E da grandi abbiamo dovuto sbattere la
faccia contro una realtà del tutto diversa, imparare da quello
che ci stava accadendo e affrontare passo dopo passo le
problematiche di vita che ogni giorno di presentavano il conto.
Per quello che riguarda l’amicizia tra donne: ci credo! Ci ho
sempre creduto moltissimo. Così come ho sempre creduto nella
solidarietà tra donne, nel rispetto reciproco. Uomini che
restano è un inno anche a questo».
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