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Telegiornaliste anno XII N. 32 (505) del 9 novembre2016
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Giulia
Dedionigi. L’aria che tira? Caotica…
di Giuseppe Bosso
Da un paio d'anni nella squadra di
L'aria che tira, programma condotto su La7 da
Myrta Merlino, incontriamo
Giulia Dedionigi.
Come scegli le storie per i servizi che realizzi per L’aria che
tira?
«Un programma che va in onda tutti i giorni per due ore e mezza si lega
alla strettissima attualità, in particolare e soprattutto alla cronaca e
alla politica. È come se fosse un quotidiano da sfogliare ogni giorno.
Gli argomenti sono dunque legati strettamente ai fatti del giorno. In
questi ultimi tempi il dramma dell’immigrazione, il caos di Roma e il
referendum di dicembre sono stati i principali temi».
Cosa rappresenta per te questa esperienza?
«La possibilità di entrare in una redazione dopo le mie esperienze da
collaboratrice freelance esterna, potendo contare per la prima volta su
un contratto da interna, a tempo determinato che si rinnova di stagione
in stagione. Significa far parte di una squadra, partecipare alle
riunioni, confrontarsi con gli autori e con un caporedattore che ti dà
le giuste linee guida e ti corregge, spronandoti a migliorare. È una
bella palestra».
La collocazione oraria penalizza un programma come questo?
«No. Andare in onda tutti i giorni anziché una volta a settimana è già
un bel banco di prova. La cosa che mi piace di più è seguire ‘in
diretta’ quello che accade: dai fatti della politica agli eventi di
cronaca. È un'occasione impagabile, che prescinde dall’orario della
messa in onda».
Che aria tira, parafrasando il titolo del programma, tra elezioni
americane, referendum, crisi economica tutt’altro che conclusa e
minaccia terroristica?
«È un momento caotico direi: per via delle incertezze legate alla nostra
politica e per l'esito che potrà avere il referendum. Per restare nella
metafora: all'orizzonte si vedono parecchie nubi».
Un’esperienza all’estero in prospettiva futura potrebbe interessarti?
«Sono molto legata all’Italia e vorrei poter continuare a lavorare qui.
A La7 ho avuto la possibilità di andare all’estero, per brevi periodi,
in concomitanza con gli attentati di Parigi e Bruxelles. La mia
aspirazione è comunque quella di continuare a seguire i fatti italiani,
con i piedi ben piantati per terra».
Come ti descrivi?
«Puntigliosa, discretamente secchiona – ride, ndr – e abbastanza
determinata».
Il tuo sogno nel cassetto.
«Poter fare per sempre questo lavoro che amo e mi dà tante
soddisfazioni. Farlo bene e farlo al meglio delle mie possibilità».
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TUTTO TV Ilaria
Stagni,
mi piacerebbe vedere la rinascita del doppiaggio
di Sara Ferramola
Proseguendo la nostra serie di interviste alle doppiatrici
italiane, questa settimana abbiamo l’onore e il piacere di
incontrare una delle voci più conosciute ed apprezzate dal
pubblico di grandi e piccini,
Ilaria Stagni.
Figlia dei doppiatori Vittorio Stagni e Lorenza Biella,
anche suo figlio Jacopo Castagna ha intrapreso la strada del
doppiaggio.
Jennifer Lopez, Winona Ryder, Scarlett Johansson ed Eva
Longoria solo alcune delle attrici a cui ha prestato voce
negli anni. La sua voce si è ben adeguata anche a personaggi
maschili, e non si può non citare per questo il suo
doppiaggio dell’ex bambino prodigio del cinema americano
Macaulay Culkin nei due film Mamma ho perso l’aereo,
pellicola cult anni’ 90; fino al 2012 ha doppiato il
turbolento Bart Simpson protagonista dell’omonima e
fortunata serie animata statunitense, per poi essere
sostituita dalla collega Gaia Bolognesi.
Da figlia di doppiatori, fare lo stesso lavoro è sempre
stato il suo obiettivo? Come vive il confronto generazionale
dal momento che anche suo figlio è un giovane doppiatore?
«I miei genitori sono attori in primo luogo e il bagaglio di
teatro cinema radio e quant’altro è quello che fa la
differenza! I doppiatori sono attori in primis e anch’io ho
fatto le mie esperienze a 360 gradi, forse è la differenza
tra la “vecchia scuola” e le nuove generazioni; è difficile
trovare un bravo doppiatore che non abbia fatto anche altro
e sicuramente la mancanza di esperienza ha fatto sì che il
nostro lavoro sia scaduto ultimamente. Il confronto
generazionale lo vivo con preoccupazione perchè quello che
era un bellissimo lavoro sino a qualche anno fa fatto di
etica di rispetto d’insegnamenti e di “artigianato” oggi non
fa altro che vivere una curva discendente; grazie al cielo
mio figlio fa anche il musicista quindi ha sempre pronto un
piano B. Certo per come si stanno mettendo le cose
sconsiglierei vivamente di approcciarsi al doppiaggio oggi,
è un lavoro che sta finendo per tantissime ragioni e la
qualità non è più un must. Mi dispiace molto ma è lo
specchio dei tempi».
Ha doppiato anche parecchi personaggi maschili: come ha
vissuto questa esperienza, è stato imbarazzante?
«Ho cominciato da piccola e grazie alla mia voce che è molto
duttile non ho mai avuto difficoltà a doppiare personaggi
maschili e femminili (è una cosa che succede spesso da noi)
non me la sono mai vissuta male non mi vergognavo affatto,
anzi era un punto di vanto».
Se dovesse fare una classifica tra i migliori doppiaggi
che ha fatto, quali metterebbe sul podio?
«Ci sono moltissimi film che ho amato doppiare e a cui sono
affezionata, io di solito non li rivedo quasi mai, perché
sono ipercritica nei miei confronti, ma se dovessi citarne
qualcuno, non so, direi Pomodori verdi fritti, perché
ho doppiato con mia madre al leggio, cosa che non capita
spesso; Frida, perché è la mia pittrice preferita;
Lucy, perchè adoro doppiare Scarlett Johansson, ma anche
Tarzan perché ho duettato con Phil Collins o
Pocahontas perché era la principessa Disney più sexy di
sempre… finisco con Full Metal Jacket, perché ho
avuto l’onore di fare una chiacchierata con Stanley Kubrick
e tutti i film di Woody Allen, perché secondo me è un
genio».
Al contrario, quale attore le piacerebbe doppiare?
«Mi piacerebbe moltissimo doppiare Meryl Streep, ma per
ovvie ragioni d’età è impossibile!»
Che progetti ha per il futuro?
«Tanti, non mi fermo mai! Mi piacerebbe vedere la rinascita
del mio lavoro questo sì, comunque mi piace molto dirigere
oltre che doppiare e devo dire che ancora mi diverto
moltissimo. Mi chiedono in tanti d’insegnare ma se dovessi
proprio farlo preferirei farlo con i bambini. Vi saluto e vi
ringrazio, sono convinta che di doppiaggio se ne parli poco
e male quindi il vostro lavoro e interessamento è
importante, una cosa aggiungo se i nostri registi italiani
attingessero di più dai nostri doppiatori invece che
stigmatizzarli, forse i lavori che si vedono in televisione
sarebbero migliori!». |
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DONNE
Le
tante vite di Miriam Leone
di Antonia Del Sambro
La bellissima attrice italiana del momento è una donna
che ha vissuto molto, non ha avuto paura di fare nessuna
esperienza e che a 30 anni dice finalmente di
amarsi e di accettarsi esattamente per quella che
è.
Nata in Sicilia e vissuta nella provincia di Catania,
tra quei paesini di mare e di pescatori molto
narrati nella letteratura italiana del secolo scorso,
Miriam cresce in una famiglia dove suo
padre è un intellettuale, professore di latino e greco,
uomo concreto e tradizionale e sua madre è una giovane
donna, ex allieva di suo padre che invece gioca con lei e si
diverte quasi come se fossero amiche.
Miriam passa buona parte della sua vita a studiare e
impegnarsi a scuola, ama leggere e andare ai cineforum.
Fino a che un giorno, tra lo stupore di tutti quelli che
la conoscono, decide di andare a Roma e provare una
vita e una carriera diverse.
Si iscrive al concorso di Miss Italia, prima va male ma
poi lo vince e da allora si convince che il suo
destino è nel cinema; lascia in fretta i
contratti televisivi dovuti alla sua vincita come più bella
di Italia e si mette prima a studiare e poi a
recitare.
Arrivano le prime parti in sceneggiati e fiction e
Miriam si scopre brava e portata oltre che bellissima e
videogenica e ovviamente il pubblico approva;
intanto, cresce anche di età e matura nuove esperienze
anche personali e private.
Fino a che a 30 anni può finalmente ammettere con se stessa di
avercela fatta: una fiction di produzione
internazionale e di importanza come I Medici
su Rai 1 dove affianca un cast di grandi nomi del cinema e
un film, in programmazione in tutte le sale italiane, da
protagonista insieme a Pif.
La bella ragazza dai capelli rossi che studiava
latino e filosofia è rimasta una donna di grande bellezza
ma anche di grande capacità di crescita interiore e
professionale e se tra qualche tempo la vedremo prendere il
“volo” per altri importanti progetti e set fuori dal Paese
è perché Miriam ha saputo meritarsi tutto questo.
Intanto, possiamo ammirarla in televisione e al cinema con
In guerra per amore dove il suo personaggio stile
e linguaggio anni ’40 è davvero una piccola chicca. |
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