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Telegiornaliste anno XI N. 21 (452) del 8 giugno 2015
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TGISTE Lisa
Marzoli: torno al Tg2 a svolgere la mia professione di giornalista
di Sara Ferramola
Per molto tempo conduttrice del programma Rai
Cronache animali, Lisa Marzoli
torna al Tg2 nei
suoi panni di giornalista, con l'idea di scrivere, un giorno, un libro
sulle donne.
Hai condotto il programma di Rai Due Cronache animali: nella
vita privata che rapporto hai con loro?
«Sono una giornalista del tg da quando ho 19 anni e mi sono occupata
nella mia vita sopratutto di politica e cultura; avevo però sempre a
casa animali e con il tempo ho maturato oltre alla passione una certa
competenza. Non avrei mai pensato però il giornalismo e la passione per
gli animali un giorno si sarebbero incontrati nella mia vita: è uccesso
quando mi hanno chiesto se volevo condurre Cronache animali che
ha poi avuto un grande successo, anche perché unisce questi due miei
mondi interiori e il telespettatore lo avverte. Nella mia vita privata
faccio tutto quanto mi è possibile per aiutare i canili e promuovere le
adozioni; tra poco partirò per Montecatini dove parteciperò ad una
maratona no stop di beneficienza per trovare casa a decine e decine di
cani. Ovviamente faccio tutto gratis, nel solo interesse degli animali».
Perché hai deciso di lasciare il programma?
«Perché la pubblicità non è compatibile con il mio ruolo di giornalista
professionista: il product placement che pare sarà introdotto nel
programma io non lo voglio nè posso fare; è cambiato il piano
editoriale, non lo condivido e dunque dico no e torno serenamente al Tg2
dove posso svolgere la mia professione di giornalista, qualifica per la
quale la Rai mi ha assunta; un'azienda per la quale ho sempre e
continuerò sempre a lavorare in serenità».
Quando hai capito di volere diventare una giornalista? È stato
difficile arrivare dove sei ora?
«Il giornalismo per me è la vita, non ci rinuncerò mai; ognuno di noi
nasce con un sogno, il mio già a 6 anni era di fare la giornalista e la
scrittrice. Mia madre mi conferma che non ho mai cambiato idea
dall'infanzia».
Tra le tante esperienze che hai affrontato, quale ti è rimasta più
impressa?
«Tutti i casi di cronaca di cui mi sono occupata da ragazza quando
lavoravo al Resto del Carlino nelle Marche. Qualcuno mi ha anche
spaventata: mi sono occupata di pedofilia, omicidi, prostituzione... ho
avuto anche qualche grana con qualche psicopatico. È stata una gavetta
dura, ma lì nelle Marche ho imparato questo mestiere. E ho profondo
rispetto per chi come la Sciarelli si
occupa di questi temi da 15 anni; ti coinvolgono a 360 gradi».
Che cosa consigli ai giovani che vorrebbero intraprendere questa
professione?
«Di iniziare prestissimo: io lavoravo di giorno al giornale e studiavo
la sera per dare gli esami; alla fine mi sono laureata e fatto il
praticantato con grande velocità; a 26 anni ero dottoressa con lode,
avevo fatto l'esame di stato ed ero giornalista professionista. Questa
velocità mi ha molto avvantaggiata nella seconda parte della carriera:
quando dico che sono 16 anni che faccio questo lavoro e che verso i
contributi all'Inpgi rimangono tutti sorpresi. Il consiglio è di
iniziare a collaborare con i giornali fin da subito, anche se vi pagano
poco e vi fanno lavorare tanto. La gavetta è durissima: prima inizi
meglio è. Poi se si è bravi e si è già nel sistema le occasioni
arrivano. Però occhio, umiltà e testa bassa: lavorare, lavorare,
lavorare!».
Progetti per il futuro, lavorativi e non?
«Vorrei forse per la prima volta nella mia vita dedicarmi un po' a me
stessa: ho avuto negli ultimi quindici anni ritmi molto stressanti di
lavoro, vorrei trovare il tempo di scrivere un libro sulle donne; questi
magnifici e fragili esseri capaci di dare la vita. Un anello tra la
terra e il cielo: ne ho conosciute di donne straordinarie, in primis mia
madre. Credo che il libro lo dedicherò a lei».
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NONSOLOMODA #Coffeelovers: l’hashtag per gli amanti del caffè di
Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 27 maggio 2015
Come sapete tutto quello che è social mi piace, alla fine è il
mio lavoro, e se poi questo tutto rientra in una delle più
grandi passioni mi ritengo più che fortunata!
Dai miei scatti su
Instagram credo abbiate capito che sono una
degustatrice di caffè incallita. Mi piace però lo preparo o lo
ordino al bar sempre nella stessa versione: macchiato e caldo.
Si tratta di un mio marchio di fabbrica, come l’amore per il
rosa e tutti gli oggetti a forma di cuore (chi mi deve fare un
regalo sapendolo va sul sicuro).
Il caffè per me non è solo una bevanda ma un rito, proprio come
il tè (qui puoi leggere il mio rito del tè). Solo che il tè lo
associo ad un momento di pausa e tranquillità, magari in
famiglia, invece il caffè lo accosto al lavoro, agli affari…
Insomma al business!
Non a caso quando devo fissare un appuntamento di lavoro non
invito il mio interlocutore per un tè, ma per un caffè. Oppure
quando mi trovo in ufficio non offro un tè o altro ma un caffè.
Sui social è nata una community ben definita e aggiornatissima,
soprattutto su Instagram, che risponde al nome di
#Coffeelovers. La seguo da un po’ – ammetto di farne parte in
un certo senso anche io perché appena posso e condivido il mio
caffè uso questo hashtag – e ogni minuto viene aggiornata con
scatti di caffè meravigliosi da chi ama questa bevanda.
I #Coffeelovers sono ovunque! Tant’è che amo curiosare i caffè
fuori dai nostri confini. Perché se noi italiani amiamo la moka
e la tazza piccola, ad esempio gli americani amano il caffè
allungato in tazza XXL; alla Starbucks per intenderci. Che fa
molto fashion e anche molto blogger, ma a me non piace.
Da #Coffeelovers made in Italy e made in Emilia, vi svelo
qualche segretuccio su come prepararlo a casa:
1. Per ottenere la stessa cremina del bar, dopo aver versato il
caffè nella tazzina, aggiungete un cucchiaino di zucchero e
shakerate con il frullino da cappuccino per 10-15 secondi.
2. Preparate sempre il caffè fresco sul momento perché
lasciandolo nella moka o in un bicchiere per qualche giorno il
sapore si altererà, ahimè.
3. Per intensificare il sapore del caffè sul palato accostate
un pezzettino di cioccolato fondente, magari al peperoncino.
4. In vista dell’estate, per una colazione più fresca,
aggiungete allo yogurt greco o magro una tazza di caffè. Il
risultato è buonissimo!
E ora se anche voi siete appassionati come me, taggatemi oppure
condividete i vostri caffè non solo con l’hashtag che vi ho
citato ma anche con #Coffeeloversglossy.
Buona degustazione!
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Addio
Aurora! Colpo di scena a Le tre rose di Eva
di Giuseppe Bosso
Dalla sua prima edizione, trasmessa su Canale 5
nella primavera del 2012, ha catturato l’attenzione
dei tantissimi spettatori che man mano si sono
affezionati alle vicende passionali e intriganti che
ruotano intorno a Villalba; ma giunta alla terza
stagione, che si avvia alla conclusione,
Le tre rose di Eva, nell’episodio
andato in onda lo scorso 22 maggio, ha riservato ai suoi
fan il più inaspettato e terribile dei colpi di scena:
la morte (che però, stando ai rumors che
circolano in rete e non solo, potrebbe anche essere finta:
tutti ci sperano) della principale protagonista della serie,
Aurora Taviani, spirata tra le braccia del suo unico,
grande e tormentato amore, Alessandro Monforte.
Quasi in contemporanea con la messa in onda della drammatica
scena, è la stessa attrice che dal 2012 presta il volto alla
protagonista della serie, Anna Safroncik, sulla sua
pagina Facebook, a salutare così i fan: «Cari
amici, qui finisce la mia avventura nei panni di Aurora.
Sono state 3 stagioni meravigliose e voglio ringraziare Voi
tutti per la gioia che mi avete dato in questi tre anni. Il
vostro affetto mi ha fatto essere ancora più grata di avere
l'opportunità di fare questo lavoro, che amo e con il quale
cerco, attraverso i miei personaggi, di portare
spensieratezza insieme a coraggio e forza d'animo alle donne
che si rivedono in me. Ringrazio i miei produttori, Endemol,
la rete, Mediaset per l'opportunità , i miei colleghi per
l'affetto e tutti coloro che hanno partecipato alla
realizzazione di questa serie meravigliosa, Le tre rose di
Eva, che sono certa continuerà a regalarvi sorprese e
emozioni grandissime».
Ucraina, figlia di artisti, Anna è da molti anni un
volto amato dai telespettatori italiani, che l’hanno
sempre apprezzata per le sue interpretazioni a volte
drammatiche (per molti anni è stata tra le principali
interpreti di Centovetrine nel ruolo della
problematica Anna Baldi; ha affiancato Lando Buzzanca
nell’ultima stagione de Il restauratore) a
volte spiritose (è stata la figlia di Carlo Verdone
nell’esilarante C’era un cinese in coma; ha
affiancato Ficarra e Picone in La matassa
nel 2009; ha temporaneamente sostituito Roberta Giarrusso
nella seconda serie del poliziesco a tinte umoristiche
Il commissario Manara) e proprio nel ruolo di
Aurora ha potuto dare saggio del suo talento artistico,
affiancata da un cast di attori di altissimo livello,
a cominciare proprio dal suo partner Alessandro,
interpretato da un altro dei beniamini degli appassionati
del piccolo schermo, Roberto Farnesi, senza
dimenticare gli altri, da Luca Ward a
Euridice Axen.
Cosa ne sarà adesso di Alessandro e di Eva, la
piccola figlia dei due innamorati di Villalba? Aurora è
davvero morta oppure, come dicevamo, è in serbo
un’altra grande sorpresa? Quali saranno, nelle ultime
puntate, gli ulteriori tormenti che attendono i
protagonisti della serie? Queste domande troveranno risposta
nelle prossime settimane; al momento l’unica certezza
assodata è che anche questa serie ha riscosso un enorme
successo, in termini di ascolti e di critica.
Altro punto interrogativo, al momento, è anche relativo alla
produzione di una quarta serie della fiction:
Mediaset ci pensa, valutando anche la possibilità,
analogamente a quanto fatto per esempio dall’altra serie di
punta, spagnola, in onda su Canale 5, Il Segreto,
di operare un balzo temporale degli eventi narrati
dalla serie, in modo che la nuova protagonista sia, appunto,
la figlia di Aurora, Eva, cresciuta e non più bambina come
stiamo vedendo adesso.
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PINK NEWS Carmen
Vurchio e Noelle Hancock:
un “salto nel vuoto” con la valigia! di
Daniela D'Angelo
«Basta! Ho deciso! Mollo tutto e vado ai Caraibi!».
Quanti avranno detto queste parole al termine di una
giornata stressante? Si è lì con la valigia sul letto,
la porta di casa aperta, e il sito di prenotazione
del volo, intenzionati a fare quel salto nel vuoto...
Ma poi timori e incertezze si palesano, ed ecco che
la porta si chiude e la valigia viene spostata in
soffitta.
Cambiare vita è una scelta spesso difficile:
lasciarsi alle spalle affetti, abitudini, le certezze che
si sono costruite negli anni; c'è bisogno di coraggio,
ma anche di una forte determinazione e soprattutto di
una valutazione molto attenta.
Lo ha dimostrato Carmen Vurchio, giornalista professionista di Torino, che
per un anno ha meditato la sua “fuga”, realizzatasi
poi nell'ottobre del 2011.
Carmen dopo aver lavorato per 14 anni in televisione e
aver costruito un curriculum brillante, decide di
mollare il suo contratto a tempo indeterminato per
trasferirsi a Capo Verde, con precisione a Ilha do Sal,
continuando la sua attività di giornalista e aprendo nel
frattempo una lavanderia self-service.
«Ho scelto Capo Verde - spiega Carmen - perché ha
fatto nascere in me il desiderio di disintossicarmi da
consumismo e arrivismo, per provare a lasciar spazio alla
semplicità, che oggi definisco un lusso».
Ma cosa le manca dell'Italia? «Tante cose -
continua Carmen - niente cinema, librerie, ipermercati, il
teatro è quello dei villaggi... in compenso, le tasse sono
poche e basse, la giustizia funziona, non ci sono semafori,
code, c’è un sole stupendo, la spiaggia, l’oceano, il pesce
fresco tutti i giorni, che si compra direttamente dai pescatori
sul pontile a prezzi bassi».
Carmen ha trasformato radicalmente la sua vita e per ora
non ha intenzione di tornare sui suoi passi, e come lei
c'è un'altra ragazza che ha deciso di compiere un salto
nel vuoto.
Sto parlando di Noelle Hancock, giornalista
newyorkese che ha rinunciato a un contratto da 95mila
dollari per trasferirsi ai Caraibi e vendere
gelati!
«New York è una città competitiva - ha scritto - devi
passare la maggior parte del tuo tempo a lavorare per
permetterti di viverci, e il lato negativo di vivere in mezzo a
così tante persone ambiziose è che loro sono spesso super
impegnate... è ironico sentirsi soli su un'isola di 4 milioni
di persone, ma mi sembrava di passare la mia vita a fissare
schermi: pc portatile, telefono cellulare, iPad. Mi sentivo
stressata, non ispirata, e disconnessa».
Ed ecco che prende vita in lei l'idea di partire per un
viaggio di sola andata, zaino in spalla e calarsi in
una nuova avventura.
Sono passati 4 anni da quel salto nel vuoto: ora Noelle
lavora come barista in un piccolo locale che vende
gelati e finalmente si sente felice e serena.
Piccole esperienze che dimostrano che molte volte
abbandonare le certezze e abbracciare le incertezze,
lasciarsi avvolgere dall'istinto per compiere “quel”
salto, può aiutarci a ritrovare noi stessi, la nostra
personalità annegata dal conformismo, dalle corse
quotidiane e da una tecnologia che ci ha trasformato
in freddi automi.
Dunque cosa occorre mettere in valigia per affrontare un
simile viaggio? Tanta stima in noi stessi e un
pizzico di coraggio. |
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Annarita
Sidoti, un diamante dell’atletica
di Deborah Palmerini
Un diamante brilla per sempre.
Annarita Sidoti era un piccolo diamante dell’atletica
italiana: siciliana, alta appena un metro e
cinquanta, è stata una delle sportive italiane più forti
nella disciplina massacrante della marcia.
Campionessa mondiale ad Atene nel 1997 nella 10 km di
marcia, il suo è un lungo palmares ricco di riconoscimenti
internazionali e di tanti primati nazionali: conta
quarantasette convocazioni nella squadra nazionale di
atletica leggera, tre partecipazioni olimpiche e sei
mondiali.
La determinazione, la tenacia e la forza
di Annarita Sidoti sono stati l’esempio per più generazioni
di sportivi: con altre atlete italiane, alcune
giovanissime, aveva composto un team temuto sulle piste di
tutto il mondo finché, cinque anni fa, ha dovuto
impegnare tutte le sue forze per combattere la battaglia
per la vita contro il cancro.
Cinque anni di battaglie nelle corsie d’ospedale come
sulle piste, con determinazione e tenacia, e con la
forza dell’ottimismo: il sorriso limpido sulle labbra
le illuminava il viso come il sole della sua
Sicilia; purtroppo però, la marcia della vita l’ha vista
soccombere sotto la scure potente del male che
l’aveva colpita.
È morta lo scorso 21 maggio all’età di soli quarantacinque
anni, lasciando stravolti di dolore i suoi tre bambini
e il marito Pietro. Nulla potrà consolarli, forse una
stella minuscola in cielo, brillante come un diamante.
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