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Telegiornaliste anno X N. 42 (430) del 15 dicembre 2014
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TGISTE Valeria
Patané: l'impegno di tutti per uscire dalla crisi di
Giuseppe Bosso
Catanese, laureata in economia alla Bocconi, dopo una proficua
esperienza americana Valeria
Patané è tornata in Italia; attualmente è uno dei volti di punta di
Class Cnbc.
La giornata tipo di una giornalista economica al tempo della crisi.
«La mia sveglia suona molto presto da quando conduco Caffè Affari,
dalle 7 alle 10 del mattino. La cosa più bella è sfogliare i giornali
appena arrivati in redazione, e leggere le notizie prima di tutti:
riunione di redazione, poi ancora tanto lavoro, e il riposo a casa con
mio figlio e mio marito. Non credo sia una giornata diversa da quella
degli altri colleghi che conducono al mattino».
È un tunnel dal quale vedi una via d'uscita?
«Con l'impegno di tutti, sì; e quando dico tutti mi riferisco non solo
alle Banche Centrali, che già stanno facendo la loro parte, ma anche ai
Governi nel portare avanti le riforme necessarie; riforme di cui vedremo
i risultati però solo nel medio periodo, non nell'immediato. Adesso la
speranza dei mercati per l'Europa è riposta in Mario Draghi».
Chi può essere il vero protagonista della ripresa? Lavoratori,
imprenditori o mondo politico?
«La politica deve creare le condizioni per poter sviluppare la ripresa,
ed il ritorno alla fiducia a cui facevo riferimento prima; i lavoratori
credo si stiano già rimboccando le maniche, e vedo anche tanti
imprenditori che non si arrendono alle difficoltà; è anche una crisi di
fiducia questa, non solo economica. Manca la fiducia nel domani, nel
futuro. Senza il ritorno della speranza non si riparte».
Cosa ti ha dato l'esperienza all'Onu?
«Mi ha dato moltissimo, in termini di network che conservo tuttora, e di
basi nella comunicazione; non solo come scrivere un comunicato stampa o
come riferire una notizia, ma anche e soprattutto costruire una
reputazione, lanciare il messaggio giusto al momento giusto. Una scuola
pazzesca, oltre all'ambiente ultra dinamico ed internazionale».
Ripensandoci non ti è dispiaciuto aver lasciato un mondo come quello
newyorkese?
«Una delle cose migliori è riportare l'esperienza accumulata all'estero
nel proprio Paese, che è quello che ho fatto io; e a volte penso con
nostalgia a Manhattan, è vero; ma tornarci con mio marito e mio figlio
sarà ancora più bello. Lì ho ancora tanti contatti che mi fanno sentire
ancora parte di quella comunità».
Dalle testate siciliane ai grandi network: cosa ti ha aiutato in
questo percorso?
«La voglia di fare questo mestiere: la volontà di raccontare e rendere
semplici anche le storie più difficili, che nell'economia significa
spiegare parole come spread, rendimento, debito
pubblico. Non sapevo dove mi avrebbe portato questa passione
all'inizio, ma a questo punto del percorso posso dirmi soddisfatta.
Adesso poi bisogna ampliare la comunicazione anche ai social network; e
il bello non è solo pubblicare le notizie su altre piattaforme, ma anche
promuovere la discussione tra gli utenti su alcuni temi topici. Una
bella sfida».
Hai mai pensato di dedicarti ad altri settori del giornalismo?
«Sono laureata in Bocconi: nella mia formazione la conoscenza
dell'economia è fondamentale, e mi appassiona anche. Più che altro la
vera sfida è quella di estendere l'economia al giornalismo...».
Come convive Valeria giornalista con Valeria mamma e moglie?
«Faccio come tutte le mamme e le mogli che lavorano tanto: cerco di fare
bene tutto, non so se ci riesco. La cosa che più mi interessa è la
qualità del tempo che trascorro con i miei cari, non la quantità».
Il consiglio di Valeria Patané agli aspiranti giornalisti economici?
«Studiate tanto, perché poi dovete spiegare agli altri come funziona
l'economia!».
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NONSOLOMODA La seduzione parte dall'intimo: Jadea e la
nuova linea Galà di
Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 05 novembre
2014
Jadea, il noto brand di intimo 100% italiano, propone una nuova
capsule collection della sua linea per l’autunno/inverno
2014-2015 con pezzi super accattivanti e
seducenti.
Non se ricordate, ma ne avevo parlato anche in un altro
post
nel corso dell’anno. Nel cassetto dell’intimo ho ancora Jadea,
lo vesto quotidianamente, e mi trovo bene.
La nuova linea Galà di Jadea si compone di due completi
composti da push-up e slip a vita bassa; entrambi disponibili
nel colore simbolo di eleganza, il nero, ma uno arricchito da
dettagli in pizzo argento, e l’altro realizzato in uno
scintillante lurex, che crea un magico effetto brillantinato.
A completare la collezione Galà troviamo la canotta in lurex,
un capo perfetto per le serate più importanti, e i leggings
neri in un’inedita versione in ciniglia.
Anche in questa occasione Jadea propone una serie di capi mai
banali, perfetti per chi ama cambiare e osare.
In questi bellissimi scatti Belen Rodriguez, confermata come
testimonial del brand, ci mostra i pezzi più importanti della
collezione.
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Greta Pierotti, la più amata delle fate
di Giuseppe Bosso
Volto di punta di
Rai
Yoyo, dove affianca Gipo Scribantino, alias Oreste
Castagna, in Le Storie di Gipo nei panni di Fata
Ariele e, di sera, è la narratrice di Buonanotte con le
favole di Yoyo, intervistiamo Greta Pierotti.
Come è iniziata la sua esperienza a Rai Yoyo?
«Con il programma Buonanotte con le favole di Yoyo,
la narrazione di una fiaba o favola che ogni sera mette al
letto i bambini. Sono stata selezionata dagli autori,
attraverso un provino audio dove si richiedeva capacità di
narrazione e dizione. La mia fortuna fu aver studiato teatro
dove una delle basi è proprio la dizione».
Com’è nato il personaggio di Fata Ariele?
«Nei vari progetti del canale, c'era quello del riportare i
giochi che i nostri nonni da bambini facevano nelle piazze;
nel programma vengono chiamati i giochi del tempo che fu,
e da qui il concetto di socializzazione dove in un' epoca
come la nostra, i bambini sono travolti dalla tecnologia e
passano la maggior parte del tempo davanti ai videogiochi; e
ovviamente, un altro elemento, la saggezza dei nonni stessi.
Il personaggio di Fata Ariele nasce dagli autori che
necessitavano di un personaggio magico accanto a quello di
Gipo Scribantino; decisero di creare una costola del
personaggio di narratrice, visto che era stato molto
apprezzato: da qui il personaggio magico di Fata Ariele, la
fata del vento buono che è in contrapposizione con il
vento cattivo della piazza; rappresenta anche la
dolcezza, la tenerezza, l accoglienza nei confronti dei
bambini; un personaggio materno che si rifà appunto al
personaggio delle favole».
Qual è stata, finora, l’esperienza che l’ha piacevolmente
colpita?
«Senza dubbio quella del volontariato all'ospedale Bambin
Gesù di Roma: stavo con i bambini nella ludoteca e andavo
nei vari reparti dove i bambini erano costretti al letto;
leggevo le favole e stavo con loro, mi ha arricchita molto,
un'esperienza bellissima, sicuramente più per me che per
loro. I bambini già regalano tanto, ma quelli che io
definisco speciali, ancora di più».
Veronica Maya, da
noi intervistata tempo fa, ci disse che gli spettatori più
piccoli sono i più esigenti per una sincerità che li
distingue dal pubblico adulto: è così anche per lei?
«Il bambino è verità in quanto non è ancora contaminato
dall'esterno, non ha schemi mentali formati, è nella sua
piena naturalezza, e proprio per questo la tv dei bambini
deve essere ben studiata perché il bambino cresce attraverso
quello che vede ed ascolta quindi il primo compito è quello
di saper trasmettere i valori giusti, la netta distinzione
tra bene e male ed in questo sono fondamentali tv, famiglia
e scuola per una sana crescita; un bambino con una giusta e
sana educazione sotto il profilo psicologico sarà un giusto
e sano adulto».
Quello di Rai Yoyo è un contesto che le sta stretto?
«Credo che nessun conduttore o attore che abbia iniziato la
carriera nei programmi per bambini possa aver pensato di
stare nel segmento per sempre; ovviamente vorrei proseguire
nella mia carriera di attrice e non conduttrice, ma di una
cosa sono convinta: il riscontro che si ha con un pubblico
infantile non sarà mai equiparabile con quello adulto;
l'affetto, la spontaneità che sanno dare i bambini è
veramente qualcosa di prezioso».
Rispetto a quella che vedeva lei da bambina, come crede
sia cambiata la tv dei più piccoli oggi?
«La tv dei bambini è cambiata soprattutto in conseguenza al
grande sviluppo tecnologico. I bambini di 4-5 anni oggi
giocano con i-pad e vari apparecchi; oggi esistono all'
incirca 20 canali tematici per bambini, ci sono cartoni
animati a tutte le ore; devo dire che la Rai ha sempre dato
cartoni o programmi di valore nel settore bambini. Nel mio
canale per esempio si può notare che a qualsiasi ora un
genitore può lasciare il bambino davanti alla tv con la
certezza che non incappi in cartoni violenti o programmi
comunque non adatti alla loro età. Prima questa sicurezza
non c'era, quindi direi che oggi c'è molta più attenzione
per il pubblico infantile».
Essere continuamente a contatto con i bambini ha
suscitato in lei desiderio di maternità?
«Io amo e ho sempre amato i bambini e già ha 15 anni
insegnavo catechismo ai bambini nella diocesi del mio paese
in provincia di Perugia. Dire desiderio di maternità non è
corretto nel mio caso, io vorrei una famiglia: un bambino è
un gioiello prezioso che prima di tutto ha bisogno di
stabilità, sicurezza e tanto amore, quindi tutto starà nel
trovare prima un bravo padre per mio figlio. I miei genitori
si sono separati quando avevo un anno e sinceramente la cosa
che mi auguro con tutto il cuore è quella di avere un giorno
la mia famiglia».
In prospettiva futura cosa le piacerebbe fare, oltre alla
tv dei piccoli?
«Mi piacerebbe fare l attrice di cinema impegnato, ma la mia
più grande passione è il teatro, le tragedie».
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PINK NEWS Samantha
Cristoforetti e le altre:
la luna non è solo un sogno per la donna
di Lisa Pinto
Uno dei più grandi desideri dell’uomo è sempre stato
conquistare i cieli; arrivare là; oltre l’occhio umano
riesce ad arrivare alla scoperta di stelle e pianeti
sconosciuti.
Un sogno che per secoli è stato tipicamente maschile,
e per le donne il firmamento ed il cielo rappresentavano
solo un luogo a cui affidare i propri desideri più nascosti.
La possibilità per il gentil sesso di esplorare lo spazio
è stato a lungo un sogno, fino al 1963, quando alla
missione a bordo della Vostok 6 per la prima volta
partecipava Valentina Vladimirovna Tereškova, la
prima donna lanciata nello spazio.
L’allunaggio del 1969 ha fatto sognare intere
generazioni, che crescevano con il mito dell’Apollo 11
e della prima passeggiata sulla luna; nel frattempo però anche
le donne pilota iniziavano a farsi strada, non
senza difficoltà, in un contesto storico in cui l’emancipazione
femminile era contrastata a partire dalla famiglia e
dove i pregiudizi che volevano la donna dedicarsi
solo alla famiglia erano sempre più frequenti. Era il
1912 e alla scuola d’aviazione la ventenne Rosina
Ferrario ottiene il brevetto di aviatrice, la
prima donna italiana a pilotare un aereo e che sarà
fonte di ispirazione per tante altre donne con questo sogno
nel cassetto.
A distanza di oltre un secolo la prima donna italiana
partecipa ad una missione aerospaziale: Samantha
Cristoforetti, una donna tenace che si è distinta
tra tutti i suoi colleghi e che ha creduto fermamente
nel suo sogno di navigare nello spazio; ma è proprio grazie
alla tecnologia che Samantha condivide le emozioni e
le sensazioni incredibili che vive proprio in questi giorni
a bordo della stazione spaziale:
grazie a twitter infatti pubblica le foto dei
panorami mozzafiato che le si presentano ogni giorno.
Sicuramente i social network contribuiscono a creare un
filo diretto con l’astronauta e che sicuramente
rappresenta una fonte di ispirazione per tante giovanissime.
Un mondo, quello dello spazio e dei cieli, che suscita da
sempre curiosità e fascino e dove le donne, da
poco più di un secolo, iniziano a prendere parte in maniera
sempre più attiva.
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Stella
Young, una (troppo) breve vita per i più deboli di
Giuseppe Bosso
Se n'è andata (assicurano i familiari, senza soffrire)
ad appena 32 anni lo scorso 9 dicembre. Ma per quanto
breve - e non facile - la sua vita è stata sicuramente
piena e sempre all'insegna dell'impegno verso i più deboli.
Fin dalla nascita Stella Young, australiana, ha dovuto
convivere con l'osteogenesi imperfetta, malattia delle
ossa, a causa della quale ha vissuto sempre sulla sedia a
rotelle; tuttavia, non per questo si è data per vinta, e ha
dedicato tutta la sua esistenza a una missione: far
capire al mondo che la disabilità del corpo non è un
ostacolo ad inseguire la propria felicità e a realizzare le
proprie aspirazioni.
“Sono per il modello sociale di disabilità, secondo cui
siamo disabilitati più dalla società in cui viviamo che dai
nostri corpi e dalle nostre diagnosi”.
Avvocato, ma anche giornalista, scrittrice
e attrice comica, ha conquistato grande visibilità come
conduttrice, per otto stagioni, di No limits, format
dedicato a quel mondo dei disabili di cui si era fatta
portavoce e portabandiera, collezionando per questo
incarichi in svariati enti e associazioni no profit.
Cordoglio e commozione ha ovviamente suscitato nel mondo
la notizia della sua scomparsa, a cominciare ovviamente da quei
ragazzi e quelle ragazze che in lei avevano trovato un punto
di riferimento per superare le tante difficoltà che la vita
pone loro, e che sicuramente vorranno continuare a portare
avanti il suo insegnamento, per gridare forte al mondo che
anche la disabilità è vita.
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