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Umberto ChiarielloTelegiornaliste anno V N. 32 (203) del 14 settembre 2009

Umberto Chiariello: il Napoli è in buone mani
di Giuseppe Bosso

Giornalista pubblicista dal 1993, Umberto Chiariello è da sempre anima e voce dello storico programma sportivo Campania Sport, in onda la domenica sull'emittente Canale 21.

Il Napoli si rafforza, le grandi perdono i loro campioni. A cosa possono puntare gli azzurri?
«Aspetterei ad esprimere giudizi. Quando saranno individuati tutti i tasselli di questa squadra, bisognerà poi valutare sul campo, anche con il tridente che è un modulo da verificare. Non credo però che le grandi siano poi così indebolite: Inter e Juve hanno fatto investimenti importanti e sono sempre le più forti. Forse il Milan è un’incognita, ma penso che avendo sciolto il nodo Kakà-Ronaldinho a favore di quest’ultimo, questo giocatore farà un campionato migliore di quello precedente. Poi c’è la Roma che, per quanto sia al centro di una grande confusione a livello societario, resta la squadra con la rosa migliore e non credo possa incappare in una seconda stagione negativa. La Fiorentina, invece, ha indubbiamente perso molto cedendo Felipe Melo, ma ha ancora un organico competitivo. Per cui ritengo che la lotta del Napoli sarà quella per il sesto posto, utile per un piazzamento europeo nella competizione che ha sostituito la vecchia Coppa Uefa. L’obiettivo sarà migliorare l’ultima stagione, cercando di fare almeno una quindicina di punti in più rispetto alla stagione 2008-2009».

A distanza di mesi, ritiene sia stata giusta la scelta di anticipare in inverno il cambio in panchina tra Reja e Donadoni?
«Premetto che, secondo il mio giudizio, il miglior allenatore che il Napoli avrebbe potuto prendere era Delio Rossi. Ritengo comunque che la scelta operata sia stata quella di fargli subito prendere confidenza con l’ambiente-Napoli, e lui è rimasto alla finestra nelle partite che ha vissuto osservando molto e cercando di capire chi poteva andare bene per il suo gioco e chi no. Lo ritengo in ogni caso un professionista esemplare che ha potuto assimilare bene gli schemi e il gioco di Sacchi che, pur essendomi antipatico, è stato il più grande allenatore italiano. Professionalmente ha saputo finora farsi apprezzare, mostrando quel carattere tipico dei bergamaschi. Caratterialmente è un finto buono che sa essere duro, è consapevole che è venuto il momento di raccogliere quanto ha seminato in quelle partite che, con l’eccezione delle sfide con Inter e Milan in cui la squadra ha dato il massimo, le prestazioni non sono state buone».

Campania Sport è giunto ormai al ventesimo anno. La concorrenza di altre reti vi ha mai ostacolato?
«Non direi. L’unico programma con cui siamo in concorrenza è Tifosi di Telenapoli Canale 34, ma loro non vanno in onda 42 domeniche l’anno come noi. Semmai, il problema si pone con il posticipo Sky, a maggior ragione adesso con il digitale terrestre. Il telespettatore napoletano si sente un po' costretto a ‘palleggiare’, ma noi andiamo avanti».

Mesi fa ha criticato la puntata di Porta a Porta dedicata a Moggi. Ritiene che sia ancora in grado ancora di condizionare le scelte del mondo del calcio?
«E come potrebbe essere diversamente? Guardate quante società ci sono uomini rientranti nel suo entourage come Perinetti, Pavarese e Ceravolo. Per non parlare di tutti quei procuratori dell’orbita Gea che sono ancora attivi. Confido, comunque, che il processo in corso a Napoli possa finalmente far luce e far pagare duro e amaro a questo personaggio che ha rubato il grande sogno del calcio alla gente. Mi rammarica semmai vedere come alla Juve siano stati revocati solo quei due scudetti. E in queste ci metto anche il secondo scudetto del Napoli che, da tifoso, sento non mio».

Nelle sue celeberrime pagelle sulla partita del Napoli, quanto mette del tifoso e quanto dell’opinionista?
«Cerco solo di mettere il buon senso. Avendo giocato anch’io a calcio sono consapevole dell’impegno che lo sportivo dà in campo, per cui cerco di evitare voti eccessivamente bassi, tranne in casi estremi. Per esempio è capitato con il portiere Navarro dopo la sconfitta con la Samp, in cui meritava davvero il 3 che gli ho dato. A scuola ero abituato a prendere otto e nove e non condivido i criteri che molti colleghi seguono nella compilazione delle loro votazioni, molto basse e col freno a mano tirato anche di fronte a lusinghiere prestazioni. Nello stesso tempo credo che a fronte di prestazioni altamente negative, pur senza essere impietosi, sia doveroso sottolineare lo scarso rendimento».

Cosa si aspetta per il futuro di Campania Sport e del Napoli?
«Quest’anno, come già detto, raggiungiamo le 20 stagioni, e per me è un traguardo importante. Decideremo dopo se è il caso di continuare per arrivare alle nozze d’argento, oppure fermarci e dedicarci ad altro. Il Napoli credo sia destinato a fare grandi cose, e con un presidente come De Laurentiis che ha dimostrato di non essere sceso in campo tanto per apparire, prima o poi i risultati arriveranno. Siamo in buone mani».

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