Intervista a Massimo Tadorni | tutte le interviste |
Telegiornaliste anno V N. 45 (216) del 14 dicembre 2009
Massimo Tadorni, alla ricerca di editori coraggiosi di Giuseppe Bosso Giornalista professionista, Massimo Tadorni nasce a Torino e muove i primi passi nel mondo della radio. Docente di Tecnica di giornalismo radio al Master di giornalismo dell'Università del Piemonte Orientale, oggi lavora a Videogruppo, storica emittente locale piemontese. Pro e contro di essere giornalista in Piemonte? «Ci sono molti aspetti contro, non lo nascondo. La nostra è una realtà che non offre molte prospettive dal punto di vista editoriale, siamo l’unica regione del Nord che non dispone di un’emittente radio che trasmetta a livello nazionale, tanto per dirne una, e nemmeno di un canale tv come, per esempio, Canale Italia per il Triveneto. Mancano le risorse, manca soprattutto il coraggio di editori pronti a rischiare. I contributi vengono sempre destinati ai soliti pochi, e questo non crea molti sbocchi. E così, chi ha delle potenzialità preferisce spostarsi altrove, sperando di trovare quelle occasioni che, a Torino e dintorni, non ha». Quanto è stata importante per te l’esperienza radiofonica? «Fondamentale direi. Se hai la fortuna di poter lavorare con emittenti radio importanti, acquisisci un bagaglio notevole. Devo dire che per la mia esperienza ho visto molte più persone che dalla radio sono riuscite a lavorare in tv con più scioltezza rispetto a quanti hanno fatto il percorso inverso. Insomma, è una scuola molto formativa». Come vi siete attrezzati con il digitale terrestre a Videogruppo? «Abbiamo il vantaggio di far parte di un grande gruppo come Mediapason di Sandro Parenzo, proprietario anche di Telelombardia e Antenna 3, il quale non è rimasto certo a guardare il passaggio dall'analogico al digitale sul quale siamo già operativi». Ti sta stretta la realtà torinese? «Ho vissuto 7 anni a Milano per lavorare a R101 e poi alla Radio Kiss Kiss Napoli come responsabile di alcuni programmi e co-conduttore della fascia mattutina. Sono tornato a Torino e devo dire che non mi sta stretta. Ribadisco che non è importante tanto il posto dove lavori, quanto la possibilità di poter contare su editori che credono e investono nelle tue idee, che riescano a dare al pubblico quel qualcosa che gli altri non danno in termini di qualità e contenuti». La notizia che vorresti dare? «Più che una notizia, mi piacerebbe poter dire che finalmente la politica ha imparato a fare la politica in modo diverso nel rapportarsi al cittadino, nell’ascoltare quelle voci che non ascolta. Vorrei soprattutto che si impegnasse a investire in quelle zone a rischio, in tutto il Paese, che richiedono una vera riqualificazione, e nel Piemonte ce ne sono tante». |
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