Telegiornaliste anno VII N. 11 (271) del 21 marzo 2011
Marica Longini, un'estrosa
di successo di
Giuseppe Bosso
Nata in Puglia, trapiantata da anni a Milano, è ormai un volto noto del pubblico
televisivo, ospite ad Antenna 3 e a
Quelli che il calcio. Ma Marica
Longini è anzitutto un avvocato penalista ed agente FIFA che abbiamo il piacere
di intervistare alla scoperta dell'altro lato del pallone: quello dei
procuratori.
Hai avvertito più maschilismo tra i tuoi colleghi procuratori o in tv?
«Il calcio è un ambiente maschilista in tutte le sue sfaccettature. Tuttavia,
grazie al mio carattere aperto, alla mia determinazione, costanza e impegno sono
riuscita a conquistare credibilità tra gli addetti ai lavori e gli operatori di
mercato mi trattano oramai come se fossi un procuratore uomo».
C'è una vulgata molto diffusa che vede nei procuratori tra i principali, se
non i principali, responsabili dei mali del pallone: come parte in causa cosa
rispondi?
«Credo che i mali del calcio non siano da attribuire esclusivamente agli agenti
Fifa, coloro che "volgarmente" vengono definiti procuratori sportivi, ma a tutti
gli operatori del settore. Il calcio in fondo non è fatto solo di procuratori. E
comunque ritengo che non sia il caso di generalizzare, come in tutti gli ambiti
lavorativi anche nel calcio ci sono i "buoni" e i "cattivi"».
Senza riferimenti alla tua vita privata, dovessi assistere il tuo compagno
non pensi avresti difficoltà?
«Assolutamente no: in una situazione del genere credo che a fronte di un
rapporto stabile e affettivo mi dedicherei con una passione maggiore nello
svolgere la mia attività, anche se con tutti i miei assistiti ho un ottimo
rapporto basato sulla fiducia, stima e affetto reciproci, per cui ci metto
sempre l'anima nell'assisterli».
Le donne saranno sempre più protagoniste del calcio che verrà?
«Sì, se sapranno mostrarsi professionali sia come dirigenti che come agenti e
ovviamente, anche conduttrici e giornaliste televisive. Sfortunatamente non
mancano anche quelle ragazze che tendono ad avvicinarsi al calcio solo per scopi
frivoli, come quello ad esempio di conoscere i protagonisti del pallone e farsi
pubblicità. Fare il procuratore richiede molto spirito di sacrificio, io vado
spesso a vedere le partite, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche,
vado spesso da sola in Sudamerica per scoprire nuovi talenti o vedere all'opera
giocatori che mi segnalano, cerco di curare sempre al meglio la redazione dei
contratti per gli atleti, e ciò richiede preparazione e competenze specifiche.
Per cui ben vengano le donne, purché siano preparate e abbiano realmente voglia
di lavorare in quest'ambito».
Cosa farai da grande?
«Non pongo limiti alla provvidenza, amo dire che mi rinnovo giorno per giorno,
mi sveglio ogni mattina con il sorriso e sono sempre pronta ad affrontare nuove
sfide. Senz'altro continuerò a fare quello che sto facendo ora con lo stesso
entusiasmo, poi chissà. La televisione mi ha sempre affascinata e la faccio da
quand'ero piccola; non mi dispiacerebbe condurre un programma sportivo tutto
mio».
I cappelli che sfoggi in tv sono una tua trovata o è nata per caso?
«Sono sempre stata creativa, estrosa e ci metto una buona dose di teatralità
spontanea in tutto ciò che faccio, e così capita che al momento in diretta mi
invento scene comiche. Fa parte del mio modo di essere, stare davanti alle
telecamere è come essere a casa sul divano. Insomma, sono sempre me stessa».