Intervista a Giuseppe Arisco | tutte le interviste |
Telegiornaliste anno VI N. 16 (233) del 26 aprile 2010
Storie a tre dimensioni di Silvia Grassetti Se cercate un luogo dove scoprire e sperimentare nuove forme di comunicazione, internet è ciò che fa per voi. L’avevamo visto con i blog, le web communities, i social network. Storie al cubo è l’ultima tendenza. Ma di che si tratta? Ne parliamo con l’amministratore del sito, Giuseppe Arisco. «Storie al cubo è un progetto artistico. Il nostro scopo è quello di creare racconti tridimensionali. Siamo abituati a leggere su spazi bidimensionali, la pagina di un libro per esempio, noi invece sfruttiamo anche la terza dimensione, quella offerta dai link. In un racconto a 3D alcuni dei personaggi sono dotati di un collegamento: si clicca e si accede ad un altro racconto che li caratterizza di più, li descrive in altre situazioni, altre storie, di altri autori». E gli autori concordano le storie “al cubo”? «No, ma il sito è anche, forse soprattutto, una comunità. Tutti possono scrivere, tutti possono estendere e caratterizzare un personaggio di un racconto che hanno letto. Basta iscriversi». Come è nato Storie al cubo? A chi è venuta l'idea? «L'idea è nata in ufficio, prendendo il caffè. Lavoriamo tutti nel settore informatico. Un collega ha manifestato il desiderio di scrivere un libro “corale”, da pubblicare. Ho proposto qualcosa di diverso: una serie di racconti che si potessero collegare fra loro. Proprio come le voci di Wikipedia. Nel gennaio 2010 siamo andati online con una base di circa dieci racconti». Come si fa a diventare scrittori? «Chiunque può scrivere un racconto, ma bisogna ragionare "al cubo". Quindi c’è l'obbligo di inserire almeno due link nel racconto, e non più di 3500 parole: così chi ha scritto un racconto molto lungo è obbligato a spostare la caratterizzazione dei suoi personaggi in altri racconti collegati. Inoltre se l’autore decide di non estendere quel personaggio o frase, si incrementa la lista dei "titoli vuoti": una lista di possibili racconti non ancora scritti». Qualche esempio di racconti ancora da scrivere? «Una partita di calcio fra zecche, Corsa all’impazzata verso la questura, Hangover, L'Uzbeka. Se cerchi l’ispirazione, ti garantisco che quella lista è una miniera d'oro». Sembra molto intrigante... «Sopratutto è divertente. Dopo i primi racconti ti rendi conto di quanto sia bello far incrociare i personaggi, in situazioni sempre diverse, prenderne in prestito da altri e crearne di nuovi. Per esempio sono convinto che il mio socio si sia già innamorato di uno dei personaggi, La Giunonica Gianna, la mette quasi sempre nei suoi racconti!». L'interesse per Storie al cubo si manifesta nei reading che organizzate... «La storia dei reading ha sorpreso anche noi. Con il mio socio, Fabio Campoccia, abbiamo deciso di partecipare a una lettura a lume di candela organizzata in un locale di Palermo. È stato un successone! Da quel momento una delle autrici, Cinzia Accetta, entusiasta dell'idea, continua a proporre reading in giro per la città. All'ultimo reading avevamo anche l'accompagnamento musicale, con un ottimo risultato». Chi non può partecipare ai reading resta a bocca asciutta? «No, abbiamo deciso di registrare le letture e di metterle in formato MP3 sulla pagina del racconto. Ho da poco saputo che uno dei prossimi reading avrà come platea un pubblico di ipovedenti. Il fatto di poter regalare emozioni a chi non può leggere a video mi rende molto felice». |
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